MA QUANTO SI “AMANO” TRAVAGLIO E BATTISTA? - ORMAI E’ UNA TELENOVELA: PIGI CORRE IN DIFESA DEL “GRANDE SCRITTORE” ALESSANDRO PIPERNO, “GENIO INCOMPRESO” CHE RASCHIA IL FONDO DELLE CLASSIFICHE PERCHE’ “ANTIPATICO” AI RADICAL CHIC, E MARCOLINO SCODELLA, DA AL BANO A BOLDI, I “PERSEGUITATI DALLA POLITICA” CHE ATTRIBUISCONO I LORO FLOP ALL’“OSTILITÀ COCCIUTA DELLA CRITICA”…
Marco Travaglio per "l'Espresso"
C'è un complotto dei lettori, fors'anche dei librai, certamente dei critici, contro l'ultimo romanzo di Alessandro Piperno, "grande scrittore", anzi "erede italiano di Bellow e di Roth", peraltro all'insaputa dei più. Chi lo dice? Pierluigi Battista, che smaschera sul "Corriere della Sera" la feroce macchinazione: "Ogni weekend, sbirciando le classifiche dei libri, si rinnova la sofferenza della confraternita ultrà di Piperno. Il suo "Inseparabili" va giù, non decolla. Uno dei più bei romanzi italiani non scala le vette".
Colpa dell'"ostilità cocciuta della critica", appena mitigata dal fatto che "anche Philip Roth venne massacrato, esattamente come Saul Bellow". Insomma "Piperno risulta misteriosamente "antipatico" a una Repubblica delle Lettere solitamente propensa a elargire con grande prodigalità attestati di grandezza a delle mezze calzette".
L'idea che alla gente, semplicemente, non piaccia Piperno (nemmeno quando lo scorso anno recensì l'ultimo libro di Battista), è scartata a priori. Battista non si dà pace: "Piperno non sta nei cuori dell'establishment, ma anche quel partito culturale che si vive come contro-establishment, tipo "Il Foglio", stavolta latita o addirittura partecipa al rituale dell'isolamento. E così un grande scrittore italiano non viene adottato da nessuno".
"Il Giornale" di Sallusti concorda: "Piperno paga il fatto di non essere abbastanza radical chic". Che fare? Deportare qualche migliaio di lettori in libreria e costringerli ad acquistare i suoi libri? Varare un decreto che imponga recensioni encomiastiche su tutti i giornali e in tutti i programmi tv? Adottare obbligatoriamente il capolavoro piperniano in tutte le scuole di ogni ordine e grado, e magari anche nelle carceri, come pena accessoria, in sostituzione del 41-bis? Battista ci farà sapere.
Quel che è certo è che il caso Piperno si inscrive in una lunga tradizione di geni incompresi che attribuiscono (o lasciano attribuire) i propri insuccessi di critica e di pubblico non a cause endogene (il prodotto non funziona), ma esogene, quasi sempre politico-ideologiche.
Qualche anno fa Al Bano Carrisi, la cui autobiografia era stata ignorata dalla critica letteraria, denunciò che "i comunisti" lo ostracizzavano "fin dagli anni '70", quand'era "nel mirino delle Br forse perché avevo sposato Romina, un'americana" e preferì emigrare all'estero pur di non piegarsi al diktat di "iscriversi a partiti di sinistra". Chi invece lo fece, "come Lauzi (che votava liberale, ndr) e Modugno che s'iscrisse ai radicali (noti comunisti, ndr)", ebbe il successo garantito.
La geremiade albaniana seguiva a stretto giro quelle di altri perseguitati politici, come Enzo Ghinassi in arte Pupo, Fred Bongusto e Memo Remigi. Per non parlare di Raoul Casadei, emarginato nel 2010 dalla Notte Rosa romagnola "perché ho detto di aver votato Berlusconi". E di Umberto Tozzi, di cui "Libero" raccolse tre anni fa il grido di dolore sull'"ostracismo politico da parte della cosiddetta cultura degli anni '70".
Nel campo dell'architettura, il geometra Filippo Panseca, quello che erigeva piramidi per i congressi di Craxi, denunciò nel 2010 l'ingratitudine dei politici ("Mi hanno ucciso").
Stesso gramo destino per un altro ideologo del craxismo: Massimo Boldi, vergognosamente escluso dai David di Donatello del 2009 mentre l'ex gemello Christian De Sica ritirava un premio speciale.
"Mi discriminano perché sono milanese, un corpo estraneo", si sfogò Boldi sul "Corriere", che i nuovi martiri li colleziona a mazzi. Intanto al governo c'erano il milanese Berlusconi e il lumbard Bossi: corpi estranei anche loro. L'anno seguente Boldi sparò anche sul Festival di Venezia, che l'aveva ancora una volta escluso perché "sono fuori dalla casta, da una certa élite". Il mese scorso, all'Arcipelago Gulag de noantri, s'è iscritto buon ultimo Daniele Piombi con una straziante intervista a "Libero": "Non ho mai avuto un programma mio perché non sono di sinistra". Si sa come son fatti quei bolscevichi di Saccà , Masi, Del Noce, Mazza e Lorenza Lei: non perdonano.
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