CONCLAVE CON CALMA - LE PORPORE DI MEZZO MONDO PENSANO CHE IL MARCIO IN VATICANO SIA UN AFFARE TUTTO ROMANO E VOGLIONO PRENDERE TEMPO: NON SARÀ FACILE PER BERTONE IMPORRE UN “TICKET” PAPA-SEGRETARIO DI STATO STUDIATO A TAVOLINO - IN ASSENZA DI UN “CANDIDATO FORTE”, ANCHE I VOTI CONTROLLATI DA SODANO E RUINI POTREBBERO FINIRE SU UN OUTSIDER (BRASILE O STATI UNITI)…

Andrea Tornielli per "la Stampa"

La data d'inizio del conclave potrebbe essere anticipata dai cardinali, anche grazie all'annunciato motu proprio di Benedetto XVI, ma diversi dei porporati in arrivo a Roma per il saluto al Papa che abbandona il pontificato non sembrano avere alcuna fretta.

Vogliono prendersi il tempo necessario per discutere approfonditamente sulle principali necessità della Chiesa, vagliare le varie opzioni. Vogliono soprattutto conoscersi e conoscere meglio la reale situazione in cui versa la Curia romana.

Nessuno al momento ipotizza una replica dell'elezione-lampo di otto anni fa, conclusasi con l'ascesa al Soglio di Joseph Ratzinger dopo sole quattro votazioni e meno di un giorno di conclave. Non c'è il candidato forte con un'autorità universalmente riconosciuta come allora. Molti dei «grandi elettori» del 2005, che pure cercheranno di influenzare il voto con la loro esperienza saranno esclusi dalla Sistina per motivi d'età.

Quando vennero a Roma per il concistoro del febbraio 2012, con la bufera dei vatileaks appena iniziata, alcuni autorevoli cardinali stranieri si erano interrogati sullo stato della Curia romana e sull'immagine che emergeva dalle carte riservate che l'aiutante di camera di Papa Ratzinger aveva fatto filtrare.

L'idea che si erano fatti, negli scambi di opinione e negli incontri all'ombra del Cupolone, era che Vatileaks fosse una vicenda molto italiana oltre che molto curiale. Nonostante il borsino sui «papabili» contenga sempre i nomi di diversi porporati del Bel Paese, in questo momento le candidature italiane non appaiono così forti e sicure.

Gli incidenti che hanno caratterizzato il pontificato di Benedetto non sono certo tutti imputabili agli attacchi dai «nemici esterni della Chiesa», come amano invece sottolineare quei collaboratori del Papa sempre propensi ad attribuire le responsabilità ai media o alle lobby anticattoliche e mai ai loro errori. C'è un malessere evidente e diffuso Oltretevere, c'è mancanza di coordinamento, e più volte il Papa si è trovato esposto e solo in prima linea.

Certo, la realtà Curia romana non corrisponde all'immagine che la rappresenta come dilaniata dalle lotte di potere. Ma appare altrettanto risibile anche la «leggenda rosa» che molti in Vaticano vorrebbero accreditare sui media.

I cardinali vogliono avere il tempo di discutere quanto è accaduto negli ultimi anni. Non sarà facile far loro accettare scorciatoie, candidature precostituite, «ticket» con l'abbinata Papa e Segretario di Stato studiati da chi spera nel perpetuare il proprio potere e la propria influenza.

Una riforma della Curia, progetto che molti si attendevano da Benedetto XVI, è considerata non più procrastinabile. Non è un caso che in queste ore «grandi elettori» come l'ex Segretario di Stato Angelo Sodano o l'ex presidente della CEI Camillo Ruini entrambi esclusi dal conclave ma ancora in grado di orientare dei voti stiano riconsiderando le ipotesi italiana e guardino con maggiore attenzione a candidature straniere come in Brasile o negli Stati Uniti.

 

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