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NON SEMBRA, MA ANCHE L’ITALIA FA LA SUA PARTE SULLA CRISI TRA MOSCA E KIEV - OGGI DI MAIO È A KIEV, DOMANI DRAGHI ANDRÀ A PARIGI PER DISCUTERE CON MACRON. E INTANTO “MARIOPIO” RICEVE L’APPREZZAMENTO DEL PRESIDENTE UCRAINO ZELENSKY: “APPREZZO IL SOSTEGNO DELL’ITALIA. CON IL PREMIER DRAGHI ABBIAMO AVUTO UNO SCAMBIO DI OPINIONI SULL’INTENSIFICAZIONE DEL LAVORO E SULLO SBLOCCO DEL PROCESSO DI PACE”

mario draghi in conferenza stampa 3

1 - ZELENSKY, HO SENTITO DRAGHI, APPREZZO SOSTEGNO DELL'ITALIA

(ANSA) - "Con il premier Mario Draghi abbiamo discusso delle sfide della sicurezza che affrontano oggi l'Ucraina e l'Europa. Abbiamo avuto uno scambio di opinioni sull'intensificazione del lavoro di tutti i formati negoziali e sullo sblocco del processo di pace. Apprezzo il sostegno dell'Italia all'Ucraina". Lo scrive in un tweet il presidente dell'Ucraina, Volodymyr Zelensky.

 

2 - LA TELA DI EUROPA E ITALIA PER EVITARE IL CONFLITTO

Alessandro Barbera per “La Stampa”

 

MARIO DRAGHI MOHAMMED AL THANI

La situazione è così confusa che nemmeno a Palazzo Chigi hanno le idee chiare su come andrà a finire. La guerra di nervi fra Washington e Mosca sulla possibile invasione russa dell'Ucraina lascia aperto ogni scenario. Come accade in queste ore in tutte le cancellerie europee, Mario Draghi e il ministro degli Esteri Luigi Di Maio giocano la carta della diplomazia ma si preparano al peggio.

SERGEI LAVROV AL G20 CON IL LIBRO DI LUIGI DI MAIO

 

I due ieri hanno incontrato il vicepremier qatarino Al-Thani. Il Qatar è uno dei grandi produttori mondiali di gas liquido, una delle possibili alternative in caso di blocco delle forniture russe.

 

Oggi Di Maio sarà a Kiev per incontrare il collega ucraino, domani Draghi - prima di volare a Bruxelles per il vertice fra Unione europea e Africa - sarà a Parigi per cenare con Emmanuel Macron. Se la guerra non scoppierà prima, giovedì Di Maio ha fissato un incontro a Mosca con il ministro degli esteri russo Sergey Lavrov. Anche a Bruxelles si preparano al peggio.

emmanuel macron mario draghi trattato del quirinale 3

 

I Paesi baltici hanno chiesto che la cena di giovedì dei Ventisette sia dedicata all'emergenza, e di convocare un nuovo vertice ad hoc. La Commissione sta preparando un piano per gestire sia l'eventuale crisi energetica, sia la fuga degli ucraini verso i confini dell'Unione: a spingere in questa direzione è anzitutto la Polonia, dove c'è già una comunità residente di circa 250mila persone.

 

La linea italiana si può riassumere così: si faccia qualunque sforzo per evitare il conflitto, ma senza mettere in discussione le decisioni Nato. Vista la delicatezza del momento, Draghi ha chiesto ai leader della maggioranza di evitare dichiarazioni. Il comunicato con cui venerdì il premier ha dato la linea italiana è chiaro: se Mosca dovesse invadere l'Ucraina, andranno adottate «sanzioni gravi».

EMMANUEL MACRON Volodymyr ZELENSKY

 

Di Maio oggi a Kiev ribadirà che l'Italia difende la sovranità dell'Ucraina, ma di non chiudere la porta ai russi. Se il conflitto scoppiasse davvero, la prima conseguenza per l'Italia sarebbe una crisi degli approvvigionamenti di gas e il blocco dell'entrata in funzione del gasdotto Nord Stream 2, che raggiunge l'Europa passando da Polonia e Germania. L'Unione riceve da Mosca il 40 per cento del fabbisogno, e l'Italia ne dipende più di altri.

 

L'incontro di Draghi e Di Maio con Al-Thani va letto in questa chiave: in caso di conflitto gli americani hanno chiesto al Qatar di dirottare verso l'Unione tutte le navi di gas liquido a disposizione. Se per tutte queste ragioni l'Europa non vuole la guerra, occorre in ogni caso prepararsi a tutto. Domani e giovedì, sempre a Bruxelles, è prevista la riunione dei ministri degli Esteri Nato.

 

VLADIMIR PUTIN LUIGI DI MAIO

Lorenzo Guerini è pronto a schierare da subito almeno 250 uomini in Ungheria, i quali si aggiungono a quelli già dislocati nelle basi Nato dell'ex patto di Varsavia. Se dalla riunione di Bruxelles dovesse partire la richiesta, Guerini dovrà chiedere al Parlamento l'autorizzazione all'invio delle truppe. Non è ancora deciso se in quel caso si procederà per decreto o con atto di indirizzo, in ogni caso dovrà votare l'aula. Non potrà essere un mandato a combattere - così prevede la nostra Costituzione - ma di peacekeeping o peace-enforcement. In caso di conflitto il numero dei militari da coinvolgere salirà. Ai piani alti dei vertici interforze si ipotizzano mille, forse duemila unità. «Viviamo alla giornata», ammette un'autorevole fonte di governo.

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