‘O MASA-GRILLO! - BEPPE A NAPOLI SI TRAVESTE DA ULTRÀ: “ANCHE IO AVREI FISCHIATO L’INNO D’ITALIA. È GRAZIE A GENNY A’ CAROGNA CHE NON È SUCCESSO NULLA ALLO STADIO” - MA LA PIAZZA È PIENA SOLO A METÀ

Jacopo Iacoboni per www.lastampa.it

Il primo striscione che viene srotolato, alle sei e mezzo, è il simbolo di una fusione calcio-politica, dove convergono malesseri e speranze. Recita «Ciro non mollare», riferito ovviamente al tifoso del Napoli che lotta in ospedale per non morire, dopo esser stato colpito da una pistolettata in un agguato di ultras romani, prima della finale di Coppa tra Napoli e Fiorentina. Ma qui non siamo a una manifestazione di tifosi, siamo al comizio di Beppe Grillo alla Sanità.

E Grillo che fa? Camaleonte come non mai, la prima cosa che dirà, gridando, è «noi siamo gli ultras della politica, sì, perché noi ci incazziamo!!», oppure «se la sono presa con questo ragazzo, questo Genny, io l'unica cosa che non m'è piaciuta era la maglietta, ma per il resto se non è successo nulla è stato grazie a lui, le carogne sono altri, il ministro, la polizia che si fa vedere solo per manganellare, il governo!». «Fossi stato napoletano anch'io avrei fischiato l'inno». Incredibile furbata. Boato. Due giorni fa aveva detto «sopra, Genny a carogna, sotto, Renzi a menzogna». Che è diverso.

E' un mondo rovesciato, in tutti i sensi. Dove davvero percepiscono lo stato come assente o nemico, e i comizi elettorali vanno visti dando le spalle al palco - dove leader e eletti del Movimento ripetono il loro format - e rivolti invece alle persone e alle cose. Sulla facciata di fronte al palco la scritta campeggia davanti al «Pocho pub», il bar (pizza e kebab) ancora innamorato di Lavezzi.

Te lo indicano con qualche gomitatina, qui, perché è un bar di tifosissimi, non organizzati come i Mastiffs, ma vanno anche loro in curva A. A uno dei ragazzi del bar chiediamo qualcosa, ha molti tatuaggi e la coda di cavallo, non gli importa di Grillo, usa la facciata con scaltra consapevolezza pubblicitaria. Al secondo, piu giovane, Grillo piace, «nun è cumm a chillat» - non è come quegli altri - ma sostanzialmente gli importa del Napoli, «Mertens è nu ddio, ma Lavezzi era Lavezzi, c'aveva il cuore».

Si vedono bandiere argentine inneggianti al Pibe de oro, bandiere del Napoli, un ragazzo con la maglia di Insigne, poi il melting pot del Movimento, bandiere del Che, la bandiera della pace sul balconcino dietro la Chiesa, è il piccolo alloggio dove vive padre Zanotelli. E poi le bandiere cinque stelle su sfondo bianco. Di Maio star locale, ormai. Vittorio Genovese, uno dei giovani della parrocchia di don Antonio Loffredo, prete eroe civile, che sottrae i ragazzini al degrado, racconta: «Una ventina di noi ha lavorato qui sul territorio per far sì che non ci fossero problemi». Segno che il timore c'era.

La Sanità, il quartiere simbolo dei problemi di Napoli. La Sanità, quello coi tassi di disoccupazione al 70 per cento, di un disincanto totale, doloroso, verso il mondo. Quello degli ultras, anche («Rione Sanità», curva A), degli scippi, della polizia «solo quando vengono i politici, e sono venuti tutti, da Andreotti e Pomicino a De Magistris». Ma anche delle splendide catacombe archeologiche.

O delle chiese mozzafiato. Il macellaio, Sandro, sosia di Bruce Willlis, dice «Grillo qua piace perché la gente è incazzata, e lui è un'alternativa». «Io sono di destra - dice il fruttivendolo, Gianni - ho sempre votato Berlusconi ma ci ha pigliato per il c..., non parliamo della sinistra, perciò da un anno provo con Grillo». Passa un'intera famiglia, in quattro, sul motorino. Il casco non si usa per un semplice motivo: chi ha il casco qui è visto male. E' uno che non vuole farsi riconoscere. L'altro bar, all'angolo, fu il fondale di uno storico omicidio di camorra dei tempi recenti.

E' qui che il rabdomante Grillo si traveste: da capotifoso, e senza problemi. Un rione dove la domenica gli spazzini non passano a pulire la strada. Le forze dell'ordine si vedono «solo per minacciare la multa a me se non metto dentro i bancarielli, oggi», si lagna Gianni, che un lavoro ce l'ha. «Loro, i guaglioni degli scippi - dice Vittorio -, i duri ragazzini delle curve, ci sono, stasera, sono incuriositi più dal comico che dal politico, qualcuno è perplesso, me l'hanno detto, ma ci stanno, non sono venuti, li vedi, là, la strada è la loro casa. E Grillo ci va, in strada».

C'è gente, ma la piazza è piena solo a metà; è anche vero che è un posto dove pochi si avventurerebbero oggi. Peppe, come lo chiamano qui, ci prova. Furbizia o amor di popolo. «Gli abbiamo impedito di andare a Porta porta per la par condicio», lo acclama Roberto Fico. «Noi stiamo in mezzo al popolo».

E se serve un asciugamano per il performer, dal vascio si affaccia la signora Nunziatina, che lo regala agli organizzatori. Signora, lei lo vota questo? «E ch'aggia fa, pruvamm». Proviamo. Ha un nipote giovane, torna a casa, le porte sempre aperte sul vico, le scarpe del Napoli, si parla di calcio, dice che s'è stufato e «a partita è meglio». La signora del rione Sanità offre il pollo con le melanzane e il vino bianco, «ci arricreamm, buonasera».

 

 

luigi di maio a napoli beppe grillo e roberto fico a napoli beppe grillo e roberto fico a napoli Beppe Grillo a napoli nel rione sanita Beppe Grillo a napoli Grillo Napoli IMG U C F U UND x LaStampa NAZIONALE k UE U UND x LaStampa it

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