OGGI CI SARÀ L’ENNESIMA FUMATA NERA SULLA CONSULTA – NONOSTANTE I RICHIAMI DI MATTARELLA, I PARTITI NON HANNO TROVATO LA QUADRA SUI NOMI DEI QUATTRO GIUDICI COSTITUZIONALI. L’ORGANO È BLOCCATO DA MESI E IL QUIRINALE NON VUOLE PIÙ ATTENDERE – LA QUESTIONE È CRUCIALE ANCHE PER IL GOVERNO: LA CONSULTA IL 20 GENNAIO DOVRÀ ESPRIMERSI SUI QUESITI REFERENDARI PER LA RIFORMA DELL’AUTONOMIA (MELONI SPERA CHE NON SI VADA AL VOTO, PER EVITARE DI INCASSARE UNA SCONFITTA SULLA NORMA LEGHISTA…)
1. LA CORTE AMMORTIZZATORE DELLE CAMERE
Estratto dell’articolo di Marcello Sorgi per “La Stampa”
GIORGIA MELONI CONSULTA – VIGNETTA DI ELLEKAPPA
Se, a meno di sorprese, dalla seduta delle Camere riunite convocata per l'elezione dei quattro giudici mancanti della Corte costituzionale uscirà una fumata bianca, sarà davvero fitta l'agenda che la Consulta si troverà ad affrontare fin dalla prima udienza a ranghi completi. E non perché si sia accumulato dell'arretrato; semplicemente perché la Corte ha assunto ormai il ruolo improprio di ammortizzatore di tutte le questioni che il Parlamento non riesce a risolvere.
Lo scontro tra maggioranza e opposizione ha assunto ormai dimensioni e metodi che non consentono il normale funzionamento del sistema parlamentare. Si pensi […] al referendum sull'autonomia rafforzata […]. Adesso tornerà all'esame dei supremi magistrati per decidere se dev'essere sottoposta a referendum.
meloni francesco saverio marini
All'atto della prima sentenza erano stati in molti a chiedersi: se la legge, praticamente, non c'è più, che senso ha far celebrare il referendum? Ma poi è intervenuta la Cassazione, il più delle volte chiamata a controllare le firme, e a sorpresa ha deciso che il referendum s'ha da fare.
L'ultima parola, appunto, spetterà alla Consulta. Con conseguenze politiche molto diverse, nei diversi casi. Se infatti la decisione sarà concorde a quella della Cassazione, le urne dovrebbero aprirsi tra aprile e giugno, con una campagna che potrebbe intrecciarsi con quella delle regionali, potenziando il valore nazionale del voto.
augusto barbera in conferenza stampa dopo l elezione a presidente della corte costituzionale 1
Se invece la Consulta ribalterà la sentenza degli ermellini, il compito di riscrivere la legge sull'autonomia […] ritornerà al Parlamento […]. In una situazione in cui, però, con evidenza, né Meloni e il suo partito, né Forza Italia, sono così felici di rimettersi al lavoro su un testo che […] una volta riapprovato rischia di essere una delusione per gli elettori del Nord.
2. CONSULTA AL PALO, L'INTESA SLITTA ANCORA
Estratto dell’articolo di Francesco Malfetano per “La Stampa”
A sera, dopo l'ennesima giornata di trattative convulse, non c'è ancora l'intesa per l'elezione dei quattro giudici costituzionali mancanti. A meno di sorprese successive a nuovi incontri mattutini, quando a ora di pranzo gli eletti di Camera e Senato si ritroveranno oggi a Montecitorio per il voto, le urne si riempiranno di schede bianche.
VOTAZIONE PER ELEGGERE GIUDICE DELLA CORTE COSTITUZIONALE
Per di più con il rischio che il caos oscuri l'inizio delle votazioni per la riforma della separazione delle carriere. Tant'è che, da fonti di maggioranza, filtra l'indicazione di un'ipotetica riconvocazione dell'assemblea per questo giovedì. D'altro canto il Quirinale non è più disposto ad attendere, la Consulta «deve tornare» ad agire nella sua formazione completa. La questione da mesi va incistandosi, nonostante la corsa contro il tempo compiuta a dicembre per abbassare i quorum. Neppure i vertici paralleli di centrodestra e centrosinistra di ieri avrebbero risolto del tutto la partita.
COMPOSIZIONE ATTUALE DELLA CORTE COSTITUZIONALE
I punti fissi restano tre. Ovvero lo schema e due dei quattro nomi necessari. Il primo, per il momento, regge con le stesse modalità con cui era stato annunciato: due giudici espressione del centrodestra, un tecnico e un giudice di centrosinistra. Per quanto riguarda i nomi la partita è un po' più complicata. Vengono considerati certi dell'elezione il consulente giuridico di palazzo Chigi Francesco Saverio Marini, in quota FdI, e il costituzionalista Massimo Luciani, come espressione del centrosinistra. Sui due restanti, invece, ieri è andato in scena l'ennesimo psicodramma.
Pd e M5S si erano detti pronti a sostenere l'indicazione dell'avvocata generale dello Stato Maria Alessandra Sandulli come tecnico. Sandulli, che fu indicata nel 2019 da Giuseppe Conte per la sua attuale carica, è però diventata anche la carta favorita di Forza Italia. Quando Antonio Tajani ieri lo ha chiarito a Giorgia Meloni e Matteo Salvini nel vertice tenuto a palazzo Chigi, il banco è quindi saltato. Sandulli è accettabile come tecnico, avrebbe spiegato la premier all'azzurro, ma non come indicazione di parte della maggioranza, proprio in virtù dei suoi rapporti passati con il M5S. Un'opposizione che, spiegano fonti di centrosinistra, è stata confermata dalla minoranza.
[…] La situazione, quindi, è tornata caotica. Anche perché Meloni avrebbe chiesto – anche per evitare ulteriori frizioni con il Quirinale – di arrivare all'elezione dei giudici prima che la Consulta potesse esprimersi sull'ammissibilità dei requisiti referendari contro l'Autonomia differenziata. Desiderata che rischiano di rimanere disattesi. […]
VOTAZIONE PER ELEGGERE GIUDICE DELLA CORTE COSTITUZIONALEVOTAZIONE PER ELEGGERE GIUDICE DELLA CORTE COSTITUZIONALE