OGGI LONDRA, DOMANI L’EUROPA - NELLA CAPITALE INGLESE I BIANCHI SONO ORMAI IN MINORANZA - UN MILIONE GLI AFRICANI E I CARAIBICI, UN MILIONE E MEZZO GLI ASIATICI, 100 MILA GLI ARABI, 405 MILA CHE SI DEFINISCONO DI “RAZZA MISTA”, UN MILIONE E 175 MILA ALTRE ETNIE - IL VOLTO NUOVO DEL REGNO UNITO: BHULLAR, IL PRIMO SIKH A SFILARE NEL CAMBIO DELLA GUARDIA A BUCKINGHAM PALACE CON IL TURBANTE AL POSTO DEL TRADIZIONALE COPRICAPO…
Fabio Cavalera per il "Corriere della Sera"
Il suo nome faremo fatica a ricordarlo a memoria. Ma Jatenderpal Bhullar, venticinquenne di religione sikh, entrerà nella storia del Regno Unito e della monarchia. Soldato delle «Scots Guards» che sono inquadrate dal 1642 in uno dei reggimenti d'élite al fianco di Sua Maestà , due giorni fa Bhullar ha rotto una tradizione plurisecolare, naturalmente con il consenso dei vertici militari e di Elisabetta, comandante supremo delle forze armate.
Chi se lo sarebbe mai aspettato che davanti a Buckingham Palace comparisse impettita una sentinella armata con il turbante in testa anziché il tradizionale cappello di pelliccia d'orso? Nell'esercito britannico sono una ventina i sikh in servizio permanente e Bhullar è il primo ad essere chiamato a presidiare gli ingressi del Palazzo. Ha vinto la sua personale battaglia. Del resto, che senso avrebbe avuto in una società multiculturale escluderlo e impedirgli di indossare il turbante e persino obbligarlo a tagliare barba e capelli come da regolamento? Sorpresa dunque e curiosità per l'unica guardia senza l'impeccabile rasatura e senza quel colbacco alto la bellezza di 47,5 centimetri.
Soprattutto, però, la definitiva consacrazione della nuova Gran Bretagna (anche se i dati sono relativi a Inghilterra e Galles, con l'Irlanda del Nord coinvolta in alcuni rilevamenti mentre la Scozia fa un censimento a parte). Un Paese meno «bianco», meno cristiano, più interetnico, più musulmano, più ateo.
Sono i dettagli che spiegano i profondi mutamenti che avvengono e il soldato Bhullar davanti al gabbiotto di Buckingham Palace non ne è che una conferma. Il caso ha voluto che l'ufficio di statistica in coincidenza perfetta con la cerimonia di alternanza delle guardie pubblicasse i risultati del censimento 2011 e, così, è saltata fuori l'ultima fotografia del Paese. Che Inghilterra e Galles in testa avessero ritoccato il loro look sociale lo si sapeva. Ma che la trasformazione, rispetto al decennio precedente, sia stata tanto radicale un po' ha sorpreso.
I Giochi olimpici ci avevano già anticipato qualcosa: bastava osservare il numero degli atleti di casa ma di origine africana o asiatica per rendersi conto del melting pot realizzato. Ora abbiamo la dimensione di ciò che è accaduto con le migrazioni e con l'integrazione. Gli analisti parlano di esplosione della «Jessica Ennis generation»: ovvero i giovani con papà e mamma «stranieri», oggi con radici stabili in Gran Bretagna, proprio come l'olimpionica di eptathlon Jessica Ennis.
Le terminologie usate per le classificazione non sono sempre simpatiche ma il primo dato è che nel 2001 il 91 per cento della popolazione si autocollocava nel gruppo dei «bianchi britannici». Nel 2011 è l'86%, il calo è stato di 5 punti. Gli indiani sono i più numerosi, seguiti dai polacchi (che nel 2001 erano pochissimi) e dai pachistani, cresce persino la «colonia tedesca». Il picco di questo terremoto è a Londra che consolida la sua «diversità ».
Nella capitale (circa 8,2 milioni di residenti) i «bianchi britannici» sono la minoranza, ovvero il 45 per cento, erano il 59,8 una decade fa: un milione gli africani e i caraibici, un milione e mezzo gli asiatici, 100 mila gli arabi, 405 mila coloro che si definiscono di «razza mista», un milione e 175 mila gli altri gruppi etnici e tre milioni e 700 mila i «bianchi britannici». Lungo le rive del Tamigi piantano le tende poveri e ricchi. L'emigrazione non è solo un trend da indigenza. I tempi cambiano.
Nella zona di Kensington-Chelsea, una delle più facoltose, i banchieri, gli oligarchi e i professionisti sia russi, sia cinesi, sia arabi, sia indiani, sia anche italiani costituiscono un esercito pari al 30% della popolazione.
Rivoluzione sociale-demografica (persino le coppie sposate sono minoranza: il 47%). E rivoluzione di fede. Inghilterra e Galles registrano un pesante deficit di cristianità : coloro che si dichiaravano cristiani erano il 72%, sono adesso il 59. Il cinque per cento (2,7 milioni) è musulmano (nel borough londinese di Tower Hamlet che comprende la nuova City di Canary Wharf gli islamici sono maggioranza).
Il numero più significativo è quello dei «senza religione»: erano 7,7 milioni nel 2001, sono 14,1 milioni, ovvero raddoppiati. Inghilterra e Galles si allontanano dalla Chiesa anglicana e dalla Chiesa di Roma. à un declino senza precedenti.
Che fra le guardie di Buckingham Palace sia comparso il soldato sikh Bhullar non è un piccolo fatto di costume. à il volto del nuovo Regno Unito.








