OPERA KAPUTT – ZEFFIRELLI ALL’ATTACCO DELL’INTOCCABILE MUTI: “PERSONAGGIO DEPRECABILE, SAPEVA QUELLO CHE SAREBBE SUCCESSO, IN PARTE È RESPONSABILE, NON CI SI DIMETTE COSÌ”

Nicoletta Tamberlich per ANSA

 

zeffirelli E CHER zeffirelli E CHER

''Un dolore enorme, che mi strazia, mi spezza il cuore, un segno dei tempi che attraversa il nostro paese in generale. Attenzione, se perdiamo questi baluardi della cultura siamo davvero nei guai. Non sottovalutiamo quello che e' successo, non ci sono scuse. L'opera di Roma e' un pezzo della mia vita. Dietro ogni lavoratore, c'e' una famiglia. Quello che e' successo e' una sconfitta per tutti, ma e' la colpa a mio avviso e' da attribuirsi a un personaggio deprecabile, Riccardo Muti''.

franco zeffirelli franco zeffirelli

 

Franco Zeffirelli, regista, sceneggiatore, un rapporto ultraventennale con l'Opera di Roma, dove sono andate in scena numerose rappresentazioni da lui dirette dall'Aida al Falstaff, ai Pagliacci parla con un filo di voce e si scusa piu' volte per questo: ''mi perdoni ho mal di gola e non posso stare troppo al telefono'', ma quello che dice e' come una doccia gelata.

 

FRANCO ZEFFIRELLI CON ADRIANO PINTALDI FRANCO ZEFFIRELLI CON ADRIANO PINTALDI

''Sono davvero sconvolto - fa sapere -, un epilogo traumatico per una delle piu' importanti istituzioni culturali, sulla quale si sono dette tante cose in questi giorni. Ma chi ama davvero come me l'opera, la cultura e quel Teatro con cui tra l'altro ho avuto un rapporto viscerale, puo' capire. Lui, il 'grande direttore', che io non ho mai amato particolarmente, sapeva. Guarda cosa ha finito con il combinare''.

 

Lui chi Maestro? ''Riccardo Muti. Sono certo che sia in parte responsabile di quello che e' successo, non ci si dimette cosi'. Anni fa ebbi con lui uno scontro ferocissimo a Milano, ma e' inutile rivangare il passato. Diciamo, ripeto, che non e' tra i mie direttori preferiti''.

la lettera di riccardo muti che abbandona l opera di romala lettera di riccardo muti che abbandona l opera di roma

 

''La cultura - conclude Zeffirelli - e' una competenza del cittadino. La nostra forza e' sempre stata l'Opera, a Roma come alla scala di Milano ovviamente. Siamo conosciuti in tutto il mondo per questo, ma forse lo stiamo dimenticando e parliamo troppo spesso di quello che fanno all'estero''.   

 

 

 2. VIA IL CORO, IL SUO DIRETTORE RESTA PAGATO 99MILA EURO

Emiliano Liuzzi per “Il Fatto Quotidiano”

 

All’azzeramento dell’Opera di Roma manca solo un’immagine: quella della violinista di Atene che suona con le lacrime agli occhi per l’ultima volta, prima di perdere il lavoro. Nella distanza tra Grecia e Italia poco cambia: 182 orchestrali che forse non suoneranno neppure l’ultima.

 

riccardo muti cornariccardo muti corna

Perché è assai difficile che l’Aida, prevista per il 27 novembre, vada in scena: mancano gli orchestrali e i coristi, cacciati con un tweet, e manca un direttore che da Chicago, dove guida la Filarmonica, ha fatto sapere di non essere più disponibile per Roma. “Causa mancanza di serenità”, firmato Riccardo Muti.

 

Dieci giorni dopo l’Opera è stata azzerata. Via il cuore, restano i dirigenti: non c’è chi fa volare gli strumenti, ma un plotone di impiegati e dirigenti che mantengono saldo il loro posto. Illogico, se vogliamo.

 

Ma gli impiegati a cottimo non esistono ancora, i musicisti sì. Chissenefrega se poi sono bravi o meno, se rappresentano un’eccellenza: la cultura viene evocata in campagna elettorale, poi si applica un po ’ alla buona. Decisione sofferta, come dicono il ministro Dario Franceschini, il sindaco Ignazio Marino, il soprintendente Carlo Fuortes. “Con Muti sono fuggiti gli sponsor”, spiegano, “le casse sono vuote”.

riccardo muti opera di romariccardo muti opera di roma

 

Ma più che vuote sembrano svuotate: 30 milioni di euro è il buco certificato, nonostante sia stato tenuto nascosto per anni. Non sappiamo come il vecchio e nuovo Consiglio d’amministrazione non se ne fossero accorti. Trenta milioni. “Avevano bisogno di un colpevole, lo hanno trovato in noi”, spiega una musicista, nascosta dall’anonimato per evitare “ulteriori ritorsioni”, dice lei.

 

“Io guadagnavo 1600 euro al mese. Mi sembra che un addetto stampa ne prenda 80 mila all’anno, di euro. E il loro posto non è stato toccato”. Il vertice, a parte il soprintendente, che ha un rimborso spese di 13 mila euro l’anno, e il Cda, che si riunisce per prestigio, ma senza nessun gettone di presenza, costa qualcosa come un milione di euro all’anno.

riccardo muti opera di romariccardo muti opera di roma

 

Poi c ’ è lo stipendio per gli impiegati, in totale 248, che non verranno licenziati. Per ora. Anche perché più che di crisi quella in scena a Roma assomiglia molto a una bancarotta, visto che il teatro romano ha accumulato nel tempo più di trenta milioni di debiti, apparsi da un giorno all’altro, e che, nel gioco dello scaricabarile, vengono imputati alla precedente amministrazione.

Carlo Fuortes Carlo Fuortes

 

Più di 30 milioni di debiti e un deficit calcolato in 12 milioni. Impiegati da pagare. E dirigenti. Se Riccardo Muti aveva accettato a costo zero, sono 95 mila gli euro che percepisce ogni anno Alessio Vlad, direttore artistico. Roberto Gabbiani, invece, direttore di un coro che non c’è più, di euro ne percepisce 99 mila, Stefano Bottaro, direttore delle risorse umane, poi, è sotto contratto a 90 mila euro l’anno. Maurilio Fraboni, direttore dei servizi generali, è a circa 93 mila.

 

Ettore Scola Simona Marchini Ettore Scola Simona Marchini

E, non ultimo, il capo ufficio stampa, Filippo Arriva, che costa all’Opera 80 mila euro l’anno. Stipendi elevati se si considera che, mediamente, uno strumentista costa dai 38 mila ai 42 mila euro l’anno, quasi la metà dei dirigenti. Il risparmio, con l’operazione licenziamenti, è calcolato in 3 milioni e spiccioli, ma la gestione del personale, nel totale, ne costa almeno 9.

 

E senza il sipario che si alza saranno guai per tutti. “In realtà”, spiega Simona Marchini, membro del Cda, “gli spettacoli si faranno. E si faranno con gli orchestrali che erano assunti a tempo indeterminato. Questa è una condizione che abbiamo posto in maniera netta”.

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