luca lotti cosimo ferri luca palamara

PALAMARA, IL CAPRO ''SPIATORIO'' - CON IL TROJAN NEL CELLULARE DEL MAGISTRATO, È STATO ACCHIAPPATO TUTTO IL CSM E MEZZO PARLAMENTO. IL DEPUTATO RENZIANO COSIMO FERRI, CHE S'ERA RIVOLTO ALLA CORTE COSTITUZIONALE RITENENDO VIOLATE LE SUE PREROGATIVE DI DEPUTATO QUANDO HA SCOPERTO DI ESSERE STATO INTERCETTATO. FERRI È UN GIUDICE IN ASPETTATIVA, E ANCHE NEI SUOI CONFRONTI È PARTITA L' AZIONE DISCIPLINARE A CAUSA DELLE TRAME IMBASTITE PER PILOTARE LA NOMINA DEL PROCURATORE DELLA CAPITALE, E ALTRI PRESUNTI ILLECITI

 

Giovanni Bianconi per il “Corriere della Sera

 

palamara

Il «caso Palamara» approderà in Parlamento. Ce lo porterà l' onorevole renziano Cosimo Ferri, che s' era rivolto alla Corte costituzionale ritenendo violate le sue prerogative di deputato quando ha scoperto di essere stato intercettato negli incontri e nei dialoghi via chat con il magistrato indagato per corruzione. Ferri è un giudice in aspettativa, e la Procura generale della Cassazione ha avviato anche nei suoi confronti l' azione disciplinare a causa delle trame imbastite un anno fa per pilotare dall' esterno del Consiglio superiore della magistratura la nomina del procuratore della Capitale, e altri presunti illeciti.

 

luca lotti

Lui ha sollevato davanti alla Consulta un conflitto di attribuzione tra poteri, sostenendo che le intercettazioni seppure indirette nei suoi confronti sono illegali e quindi inutilizzabili, ma i giudici costituzionali l' hanno dichiarato inammissibile: non spetta al singolo deputato rivolgersi alla Corte, bensì al presidente della Camera su mandato dell' assemblea. Dunque Ferri porrà la questione prima alla Giunta per le autorizzazioni e poi all' aula di Montecitorio, per bloccare l' utilizzo di quelle intercettazioni nel suo procedimento disciplinare.

 

I dialoghi registrati dalla microspia inserita nel telefono di Palamara, assieme alle chat conservate nell' apparecchio sequestrato dai pubblici ministeri di Perugia, sono l' architrave del procedimento per corruzione a carico dell' ex componente del Csm e delle azioni disciplinari connesse (sulle quali il procuratore generale Giovanni Salvi si appresta a prendere le prime decisioni, dopo aver messo al lavoro una squadra di sostituti per esaminare tutti gli atti arrivati da Perugia da pochi giorni).

 

cosimo ferri 2

Poi ci sono le relazioni e i contatti extra-giudiziari dell' ex pm, che spaziano da politici a personaggi dello sport, da esponenti degli apparati statali a personaggi dello spettacolo. Ma le conversazioni con i colleghi sono un' antologia di manovre e pratiche spartitorie, soprattutto al capitolo nomine ai vertici degli uffici giudiziari, che va persino oltre le logiche correntizie. Come dimostra proprio il tentativo del duo Ferri-Palamara di scegliere il procuratore di Roma.

 

Il deputato era talmente interessato alla questione che il 29 aprile 2019 scrive a Palamara (uscito dal Csm da oltre sei mesi) di aver chiamato una segreteria per sincerarsi quali documenti mancassero su uno dei candidati in lizza, per far andare avanti la pratica. E spiega: «Deve farlo il consiglio direttivo della Cassazione, da noi non passa proprio», e non si capisce a che cosa si riferisca quel «noi», visto che Ferri è un deputato.

 

Per due volte Palamara entra in agitazione per emendamenti che propongono di spostare l' età del pensionamento dei magistrati a 72 anni, che avrebbero fatto slittare gli avvicendamenti che gli interessavano: «Se fosse vero saltano Procure Roma e Perugia ... ne sai qualcosa??», scrive allarmato a Ferri. E ancora: «Ma è concreta? Speriamo di no. Sarebbe una sciagura».

 

luca palamara 5

Dei movimenti del deputato sulle nomine c' è traccia pure in un messaggio del procuratore di Firenze Giuseppe Creazzo a Palamara, nel maggio 2018, quando ancora era al Csm: «Oggi ho incontrato Cosimo Ferri che mi ha espressamente chiesto chi preferisco per il terzo aggiunto fra i due di Magistratura indipendente», vale a dire la corrente di cui Ferri è stato ed è rimasto leader. Creazzo dà una valutazione su attitudini e provenienza di uffici e conclude: «Questo è il mio pensiero, per quel che vale, nell' ovvio rispetto di ogni decisione che verrete a prendere».

cosimo ferri 3

 

Di altro tenore, invece, sembrano le indicazioni che il magistrato emiliano Gianluigi Morlini inviava al consigliere Palamara (della sua stessa corrente, Unità per la costituzione) sugli incarichi da distribuire nella sua regione: il 25 novembre 2017 gli manda un elenco di sette posti (dal presidente del tribunale di Piacenza ai procuratori di Forlì e Ferrara, passando per altri incarichi), affiancati ai nomi da piazzare e il grado di rilevanza di ogni specifica nomina: «assolutamente», «molto importante», «dobbiamo parlarne, è importante che sia nostra», lasciandogli libera scelta su alcuni: «Fai tu».

 

Il 17 dicembre è Palamara che chiede a Morlini: «Presidente sezione lavoro Bologna, che dici?». Risposta: «Caro Luca, come ti dicevo te lo lascerei come "scambio": S. è Magistratura democratica storico, la V. è un' altra talebana di Md, il terzo non lo conosco».

GIANLUIGI MORLINI

A luglio 2018 c' è passaggio del testimone: Morlini viene eletto al Csm nelle liste di Unicost e Palamara, che ne è appena uscito, lo coinvolge negli incontri con Ferri (e Lotti, in almeno un' occasione) per l' eterodirezione della nomina del procuratore di Roma.

 

Morlini s' è dimesso dal Consiglio lo scorso anno ed è uno degli ex consiglieri finiti sotto indagine disciplinare.

Quando sedeva al Csm, erano decine i colleghi, non solo del suo gruppo, che esigevano nomine contando sull' appoggio di Palamara, che tentava di accontentare tutti. Alla fine del 2017 l' attuale procuratore di Terni Alberto Liguori, magistrato calabrese, insiste perché venga ribaltato un voto espresso in commissione per la presidenza di una sezione del tribunale di Cosenza: «Parti subito con qualcuno di Area, poi con i laici di sinistra e i membri di diritto... Fatti valere». Palamara risponde: «Fino in fondo... E sarà l' antipasto». «Così mi piaci, salutami Renzi». Ancora Palamara: «A Ciccio, li sfondo, lo sai».

Ultimi Dagoreport

elon musk donald trump bitcoin dollaro

A.A.A. ATTENZIONE ALLA MONETA: RITORNA MINACCIOSA SULLA SCENA GEOPOLITICA DEL MONDO - SUCCEDE CHE QUELLO SVALVOLATO ALLA KETAMINA DI ELON MUSK, DA QUANDO HA FINANZIATO LA CORSA PRESIDENZIALE DI DONALD TRUMP, SI È MESSO IN TESTA DI TRASFORMARE LA CASA BIANCA IN CASA MUSK. E COME “PRESIDENTE VIRTUALE” DEGLI STATI UNITI, L'UOMO PIU' RICCO DEL MONDO HA IN MENTE DI SOSTITUIRE LA MONETA REALE CON UNA VIRTUALE, CON UNA LEGGE CHE PREVEDA GLI ACQUISTI DI BITCOIN PER LE RISERVE VALUTARIE DEGLI STATI UNITI - MA FATTI DUE CONTI, ALL’AMERICA FIRST DI TRUMP CONVIENE DI TENERSI STRETTO IL SACRO DOLLARO CHE, AD OGGI, RAPPRESENTA LA MONETA DI SCAMBIO DEL 60% DEL MERCATO INTERNAZIONALE -NEL 2025 TRUMP DOVRÀ VEDERSELA NON SOLO COL MUSK-ALZONE CRIPTO-DIPENDENTE: IN CAMPO È SCESO PREPOTENTE IL PIU' ANTICO NEMICO DEL “VERDONE” AMERICANO: L’ORO…

maria rosaria boccia gennaro sangiuliano giorgia meloni

IL BOTTO DI FINE ANNO: IL 1 AGOSTO 2024 (DUE SETTIMANE DOPO IL TAGLIO SUL CAPOCCIONE) GENNARO SANGIULIANO FIRMO' IL DECRETO DI NOMINA DI MARIA ROSARIA BOCCIA A SUA CONSULENTE – IL DOCUMENTO SBUGIARDA “GENNY DELON” (CHE AL TG1 MINIMIZZO' IN MODO VAGO “MI ERA VENUTA L’IDEA DI NOMINARLA”) E SOPRATTUTTO GIORGIA MELONI, CHE MISE LA MANO SUL FUOCO SULLA BUONA FEDE DEL MINISTRO (“HA DECISO DI NON DARE L’INCARICO DI COLLABORAZIONE. MI GARANTISCE CHE QUESTA PERSONA NON HA AVUTO ACCESSO A NESSUN DOCUMENTO RISERVATO”) – L’ITER SI BLOCCO', DANDO IL VIA ALL’INCHIESTA DI DAGOSPIA CHE PORTÒ ALLE DIMISSIONI DEL MINISTRO. MA QUESTO DOCUMENTO APRE NUOVE DOMANDE: 1) PERCHÉ, DOPO UN PRIMO STEP, LA NOMINA NON È STATA FINALIZZATA? 2) COSA È AVVENUTO TRA IL GIORNO DELLA NOMINA, E IL 26 AGOSTO, GIORNO DEL DAGO-SCOOP? 3) QUALCUNO È INTERVENUTO A BLOCCARE LA NOMINA A CONSULENTE DELLA BOCCIA? 4) CHI SI È MOBILITATO PER SILURARE L'IMPRENDITRICE? 5) DAVVERO TUTTO È AVVENUTO A COSTO ZERO PER LO STATO? 

pierferdinando casini e matteo renzi nel 2009

DAGOREPORT – RENZI CI AVEVA VISTO GIUSTO: VOLEVA COME LEADER DEL CENTRO PIERFERDINANDO CASINI - PECCATO CHE L’EX PRESIDENTE DELLA CAMERA ABBIA DETTO DI NO NELLA SPERANZA DI ARRIVARE, UN DOMANI, AL QUIRINALE. MA IL SUCCESSORE DI MATTARELLA VERRÀ ELETTO SOLTANTO NEL 2029 E FINO AD ALLORA, CAMPA CAVALLO, PUÒ SUCCEDERE DI TUTTO E DI BRUTTO -  “PIERFURBY” POSSIEDE I CROMOSONI PERFETTI PER FEDERARE LE DIVERSE ANIME ORFANE DI UN PARTITO LIBERALE CONSERVATORE A FIANCO DEL PD: DEMOCRISTIANO, BUONI RAPPORTI CON IL VATICANO, POI NELLE FILE DEL BERLUSCONISMO FINO ALL'ARRIVO COME INDIPENDENTE, GRAZIE A RENZI, NELL'AREA PD, IL BELL'ASPETTO, L'ELOQUIO PIACIONE E I 40 ANNI IN PARLAMENTO... (SE L’AMORE PER IL DENARO NON L'AVESSE RINCOJONITO, CHISSÀ DOVE SAREBBE OGGI RENZI)

antonio tajani cecilia sala giorgia meloni ali khamenei

DAGOREPORT - CON UN MINISTRO DEGLI ESTERI (E UN GOVERNO) ALL'ALTEZZA, CECILIA SALA NON SAREBBE FINITA IN UNA GALERA DI TEHERAN - LA NOTIZIA DELL'ARRESTO A MILANO DELLA ''SPIA'' IRANIANA ABEDINI, SU "ORDINE" USA, E' DEL 17 DICEMBRE. DUE GIORNI DOPO LA SALA VIENE IMPRIGIONATA - BENE, CONOSCENDO LA "DIPLOMAZIA DEGLI OSTAGGI" PRATICATA DALL'IRAN (ARRESTI UNO DEI MIEI, IO SEQUESTRO UNO DEI TUOI), PERCHE' LA FARNESINA E PALAZZO CHIGI, SOTTOVALUTANDO I "SEGNALI" DELL'INTELLIGENCE-AISE, NON SI SONO SUBITO ATTIVATI PER METTERE IN SICUREZZA GLI ITALIANI IN IRAN? - SCAZZO CROSETTO-TAJANI - NON SAREBBE LA PRIMA VOLTA CHE IL GOVERNO MELONI SI TROVA A GESTIRE NEL PEGGIORE DEI MODI UN DETENUTO NEL MIRINO DI WASHINGTON (NEL 2023 IL RUSSO ARTEM USS). IL VICEMINISTRO AGLI ESTERI, EDMONDO CIRIELLI (FDI), GIÀ ANNUNCIA CHE LA “SPIA” IRANIANA ''POTREBBE NON ESSERE ESTRADATA, HA COMMESSO UN REATO SOGGETTIVO, NORDIO STA STUDIANDO LE CARTE” (A NORDIO E MELONI CONVIENE FARE IN FRETTA, PRIMA CHE TRUMP SBARCHI ALLA CASA BIANCA) - VIDEO

carlo freccero dago ferragni fagnani de martino meloni giambruno

TE LO DO IO IL 2024! - CARLO FRECCERO: “NELL’EPOCA DELLA NOTIZIA TAROCCATA, IL GOSSIP RAPPRESENTA IL PRESENTE DELL’INFORMAZIONE. E DAGOSPIA VINCE (IL 2024 È L’ANNO DEL SUO MAGGIORE SUCCESSO)’’ – ‘’ IDEOLOGIE NELLA POLVERE, IDEE NEL CASSETTO, IDEALI NEI CASSONETTI. ANCHE LA POLITICA È CONIUGATA A PARTIRE DAL GOSSIP. I DUE FAMOSI FUORIONDA DI GIAMBRUNO IN CALORE SONO DIVENTATI UN EVENTO POLITICO - DI FRONTE AL NUOVO DISORDINE MONDIALE, LA TELEVISIONE HA CHIUSO FUORI DALLA PORTA LA CRUDA REALTÀ E L’HA SOSTITUITA CON IL MONDO REALITY, IN CUI NULLA È SERIO, TUTTO È ARTIFICIO - OGGI IL VERO MISTERO DEL MONDO DIVENTA IL VISIBILE, NON L’INVISIBILE. E, COME BEN SAPPIAMO, TUTTO CIÒ CHE NON VIVE IN TELEVISIONE NON HA UNA DIMENSIONE REALE”

matteo salvini daniela santanche giorgia meloni renzi giovanbattista giovambattista fazzolari

DAGOREPORT – MATTEO FA IL MATTO E GIORGIA INCATENA LA SANTANCHÈ ALLA POLTRONA: SALVINI, ASSOLTO AL PROCESSO OPEN ARMS, TURBA QUOTIDIANAMENTE I SONNI DELLA MELONI CON IL “SOGNO DI TORNARE AL VIMINALE” – PER LA DUCETTA, PERÒ, IL RIMPASTO È INDIGERIBILE: TEME, A RAGIONE, UN EFFETTO A CASCATA DAGLI ESITI INCONTROLLABILI, SPECIE IN CASO DI RINVIO A GIUDIZIO PER DANIELA SANTANCHÈ – E COSÌ, ECCO IL PIANO STUDIATO INSIEME A “SPUGNA” FAZZOLARI: IL PROCESSO DI SALVINI ERA DI NATURA POLITICA, QUELLO DELLA “PITONESSA” È “ECONOMICO”, COME QUELLO SULLA FONDAZIONE OPEN CHE VEDEVA IMPUTATO RENZI. E VISTO CHE MATTEONZO È STATO POI ASSOLTO IN PRIMO GRADO, PERCHÉ LA “SANTADECHÈ” DOVREBBE LASCIARE? (C’È UNA GROSSA DIFFERENZA NEL CASO VISIBILIA: NON ERA MAI ACCADUTO DI UN MINISTRO ACCUSATO DI AVER TRUFFATO LO STATO IN MERITO A VERSAMENTI ALL’INPS…)