LA SORA GIORGIA RIFILA DUE SCHIAFFONI A NORDIO – A PALERMO, UNA MELONI NERVOSISSIMA SBRANA PUBBLICAMENTE IL GUARDASIGILLI PER LA SUA USCITA SUL CONCORSO ESTERNO IN ASSOCIAZIONE MAFIOSA: “NON C'È E NON CI SARÀ ALCUNA INIZIATIVA SU QUESTO. NORDIO HA RISPOSTO A UNA DOMANDA DA MAGISTRATO, MA DOVREBBE ESSERE PIÙ “POLITICO’” – E SULLE CRITICHE MOSSE DAI FAMILIARI DELLE VITTIME DI MAFIA: “FANNO BENE SOLO AI MAFIOSI”
#Meloni a Palermo chiede: "chi è che dovrebbe contestarmi esattamente? Perché la mafia mi può contestare, quello sì, non so se le persone che in buona fede combattono la mafia possano contestare un governo che come primo atto ha messo in sicurezza il carcere ostativo" #Borsellino pic.twitter.com/8dqkAHyKHP
— askanews (@askanews_ita) July 19, 2023
Estratto dell'articolo di Fed.Cap. per “La Stampa”
[…] Vorrebbe mantenere un tono alto, istituzionale, […] Giorgia Meloni, ma al suo arrivo a Palermo appare nervosa. Si sente ancora inseguita dalle polemiche innescate dal ministro della Giustizia, Carlo Nordio, che la scorsa settimana ha preso a picconate il reato di concorso esterno in associazione mafiosa. È una macchia, questa, che Meloni non riesce a togliersi di dosso.
Prova a uscirne usando toni duri nei confronti del Guardasigilli, smentendo la possibilità di intervenire sul concorso esterno - «Non c'è e non ci sarà alcuna iniziativa su questo» - e ricordandogli che si deve lavorare solo sugli obiettivi del programma di governo, mentre «di tutto il resto si può evitare di parlarne».
patrizia scurti mario sechi giorgia meloni
Perché ciò che più la infastidisce sono gli errori comunicativi del suo ministro: «Nordio ha risposto a una domanda, ma lo ha fatto da magistrato. Sicuramente - lo punge Meloni - dovrebbe essere più "politico" in questo».
Invece "politico", agli occhi della premier, Nordio non lo è abbastanza. E questo la spinge a sostenere che «la risposta di Nordio si basa su una sua convinzione personale che non si traduce in fatti. Sono opinioni che non possono valere più dei fatti».
Insomma, per Meloni sembra quasi che si debbano considerare le opinioni di un ministro della Giustizia alla stregua di chiacchiere di un cittadino qualunque. Un ministro che, poche ore dopo, alla Camera, proverà a porre riparo, assicurando che «non c'è alcun affievolimento nel contrasto alla criminalità organizzata», ma ormai è tardi.
CARLO NORDIO GIORGIA MELONI - FOTOMONTAGGIO IL FATTO QUOTIDIANO
Meloni è infastidita. I giornalisti, incontrati al termine della visita a Palermo, continuano a incalzarla e la reazione, alla fine, è sopra le righe. Usa parole violente per mettere a tacere le polemiche, mosse anche dai familiari delle vittime, definendole «sterili». Anzi, di più: «Fanno bene solo ai mafiosi che stiamo combattendo».
Il nervosismo è palpabile anche nello scatto che ha di fronte a chi le chiede delle posizioni di Marina Berlusconi sui giudici: «Con tutto il rispetto, non posso considerarla un soggetto della coalizione, perché non è un soggetto politico». Il suo staff coglie la difficoltà. Le chiede di chiudere l'incontro con la stampa, ma Meloni vuole puntualizzare un'ultima cosa: che non teme contestazioni. «Se qualcuno vuole venirmi a contestare sono i mafiosi, e non ne dubito».
Eppure nell'organizzazione della sua visita vengono accuratamente evitate tutte le manifestazioni pubbliche in ricordo della strage, così come sono stati tenuti a distanza i giornalisti da ogni cerimonia alla quale ha partecipato, precludendo persino l'accesso alla stampa (come mai era successo prima) al momento della deposizione della corona d'alloro alla caserma Lungaro, di fronte alla lapide in ricordo dei cinque poliziotti della scorta uccisi nell'attentato mafioso.
giorgia meloni alla fiaccolata per borsellino del 2019
Nel corso della mattinata visita le tombe di Borsellino e Giovanni Falcone, dove incontra il figlio di Borsellino, Manfredi, «che mi ha donato un ritratto del padre», racconta Meloni, e poco più tardi, alla chiesa di San Domenico dove è sepolto Falcone, incontra Maria, la sorella del giudice, ringraziandola per «il sacrificio di suo fratello e di Borsellino, di cui sono grati tutti gli italiani».
[...] Non parteciperà quindi alla tradizionale fiaccolata organizzata dai movimenti di destra in ricordo di Borsellino. «Ho preferito fare la cosa più istituzionale – spiega Meloni -. Se avessi partecipato solo alla fiaccolata mi avrebbero detto "eh, ma non partecipi alle cose istituzionali". Ho fatto quindi quello che era giusto fare da presidente del Consiglio». Curioso, perché invece solo tre giorni fa, quando le polemiche per la frase di Nordio stavano ancora montando, aveva assicurato la sua presenza: «Ci sarò, come ogni anno».
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