BENEDETTO PAPA, MALEDETTI CORVI! PAPA BENEDETTO E LE SPIE IN VATICANO: UNA STORIA CHE DURA DA UN SECOLO

Maria Antonietta Calabrò per "Corriere della Sera"

Mentre si avvicina il centenario dell'inizio della Grande guerra (1914), riemerge una vicenda che presenta curiose analogie con l'attualità e sembra dare ragione a Giambattista Vico e alla sua teoria dei corsi e ricorsi storici. Gli ingredienti sono questi: una spy story che coinvolge il Vaticano; un Papa, di nome Benedetto; un maggiordomo, che in realtà era una spia.

Tranquilli. Si tratta di Benedetto XV (al secolo Giacomo Della Chiesa) e non XVI (cioè Joseph Ratzinger), ma la vicenda riguarda pur sempre un maggiordomo di sua Santità, o meglio come si diceva allora, un cameriere segreto, monsignor Rudolph Gerlach, un nobile bavarese, che in realtà era un agente dei tedeschi e degli austriaci durante la Grande guerra, mentre il Pontefice si prodigava contro «l'inutile strage».

Nella vicenda gioca un ruolo centrale un alto funzionario italiano discreto e affidabile di nome Monti - Carlo, direttore all'epoca dell'ufficio per gli Affari del culto nonché trait d'union del governo presso la Santa Sede (visto che i Patti Lateranensi erano di là da venire e non c'erano ambasciatori). Monti svolse un ruolo chiave per aiutare il Vaticano in quel momento così difficile, permettendo a Gerlach di mettersi in salvo in Svizzera, nonostante l'accusa di spionaggio e un processo.

Annibale Paloscia, che è stato capocronista dell'Ansa ed è un esperto di storia dello spionaggio italiano, aveva ricostruito la storia già nel 2007, grazie ai documenti storici conservati presso l'Archivio centrale dello Stato, gli archivi del Tribunale militare e dell'Ufficio storico della marina militare italiana, ma adesso il volumetto è tornato da pochi giorni nelle librerie per l'editore Mursia.

Benedetto XV, dopo più di ottant'anni di oscurità, era stato in qualche modo riportato all'attenzione dal fatto che il successore di Giovanni Paolo II avesse scelto il suo nome, ma nessuno, al momento dell'elezione di Ratzinger, avrebbe potuto immaginare che le analogie tra i due pontificati, pur cambiando completamente il contesto e le circostanze dei fatti, potessero arrivare fino alla cronaca del recente processo vaticano contro il cosiddetto Corvo.

Benedetto XV non crederà mai alla colpevolezza del suo maggiordomo (anche se nel frattempo il monsignore venne condannato all'ergastolo in contumacia) e in un affettuosa lettera di conforto fattagli recapitare in Svizzera lo rassicurò dell'«antico, immutato affetto».

Sostiene Paloscia che «all'origine della lunga oscurità su quel Pontefice ci sono i gravi segreti non ancora svelati del suo rapporto con il monsignore». Anche il biografo di Benedetto XV, John Pollard (nel volumeIl Papa sconosciuto, edizioni San Paolo, 2001), suppone che «Benedetto XV avesse "uno speciale affetto" per Gerlach», che era bello, aitante e soprattutto dotato di una personalità affascinante, ed era stato suo allievo all'Accademia diplomatica della Santa Sede di piazza della Minerva.

Resta il fatto che «il legame tra il Papa e Rudolph, quale ne fosse la natura, generò un grande intrigo di Stato». Perché Gerlach, che era a capo di una potente rete di spionaggio al servizio degli Imperi centrali in guerra contro il nostro Paese, per la sua posizione, e godendo della piena fiducia del Papa, era in grado di carpire i più importanti segreti militari italiani.

 

vaticano VATICANO RATZINGER E BERGOGLIO jpegIL MAGGIORDOMO DEL PAPA

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