PAPA FRANCESCO APRE LA PORTA SANTA E INAUGURA IL GIUBILEO 2025, DEDICATO ALLA SPERANZA, CON UNO SCHIAFFONE ALLE FACCE DI BRONZO DI PUTIN, NETANYAHU E COMPAGNIA BOMBARDANTE – L’OMELIA INTEGRALE CONTRO LE GUERRE: “CE NE SONO TANTE DI DESOLAZIONI IN QUESTO MONDO, PENSIAMO ALLE GUERRE, AI BAMBINI MITRAGLIATI, ALLE BOMBE SULLE SCUOLE E SUGLI OSPEDALI" – “QUESTO È IL TEMPO DELLA SPERANZA! LO DIVENTI PER LA NOSTRA MADRE TERRA, DETURPATA DALLA LOGICA DEL PROFITTO; LO DIVENTI PER I PAESI PIÙ POVERI, GRAVATI DA DEBITI INGIUSTI; LO DIVENTI PER TUTTI COLORO CHE SONO PRIGIONIERI DI VECCHIE E NUOVE SCHIAVITÙ” – OGGI NUOVO APPELLO, DURANTE IL MESSAGGIO URBI ET ORBI: “SI APRA UN NEGOZIATO PER LA PACE IN UCRAINA E CESSI IL FUOCO A GAZA” - VIDEO
Il Papa, si apra un negoziato per la pace in Ucraina
papa francesco messa della vigilia di natale 2024 foto lapresse
(ANSA) - CITTÀ DEL VATICANO, 25 DIC - "Tacciano le armi nella martoriata Ucraina! Si abbia l'audacia di aprire la porta al negoziato e a gesti di dialogo e d'incontro, per arrivare a una pace giusta e duratura". Lo ha detto il Papa nel Messaggio Urbi et Orbi. (ANSA).
Il Papa, cessi il fuoco a Gaza, si liberino gli ostaggi
(ANSA) - CITTÀ DEL VATICANO, 25 DIC - Il Papa chiede pace per la Terra Santa: "Tacciano le armi in Medio Oriente! Con gli occhi fissi sulla culla di Betlemme, rivolgo il pensiero alle comunità cristiane in Israele e in Palestina, in particolare alla cara comunità di Gaza, dove la situazione umanitaria è gravissima.
Cessi il fuoco, si liberino gli ostaggi e si aiuti la popolazione stremata dalla fame e dalla guerra", ha detto nel Messaggio Urbi et Orbi.
"Sono vicino anche alla comunità cristiana in Libano, soprattutto al sud, e a quella in Siria, in questo momento così delicato. Si aprano le porte del dialogo e della pace in tutta la regione, lacerata dal conflitto. E voglio ricordare qui anche il popolo libico, incoraggiando a cercare soluzioni che consentano la riconciliazione nazionale", ha detto ancora Papa Francesco nel Messaggio Urbi et Orbi.
papa francesco messa della vigilia di natale 2024 foto lapresse
Il Papa apre la Porta Santa, dolore per le guerre
(ANSA) - CITTÀ DEL VATICANO, 24 DIC - E' ufficialmente cominciato il Giubileo. Papa Francesco questa sera ha aperto la Porta Santa della basilica di San Pietro dando ufficialmente il via a questo anno dedicato alla speranza. Il Pontefice ha varcato il simbolo del perdono sulla sedia a rotelle.
Alla cerimonia era presente anche la premier Giorgia Meloni, con il sindaco di Roma Roberto Gualtieri e il presidente della Regione Lazio Francesco Rocca.
Tra i fedeli in basilica anche John Elkann e la moglie Lavinia Borromeo. Lo sguardo di Francesco è per le terre martoriate dalla guerra, per i Paesi poveri gravati da debiti ingiusti, per una terra consumata e distrutta dall'incuria. E allora la speranza cristiana non è attendere che accada qualcosa.
papa francesco apre la porta santa foto lapresse
La speranza "non tollera l'indolenza del sedentario e la pigrizia di chi si è sistemato nelle proprie comodità; non ammette la falsa prudenza di chi non si sbilancia per paura di compromettersi e il calcolo di chi pensa solo a sé stesso; è incompatibile col quieto vivere di chi non alza la voce contro il male e contro le ingiustizie consumate sulla pelle dei più poveri", ha detto il Papa nell'omelia della messa di Natale, iniziata subito dopo l'apertura della Porta Santa, aggiungendo che la speranza cristiana "esige da noi l'audacia di anticipare oggi questa promessa, attraverso la nostra responsabilità e la nostra compassione".
La speranza non è quindi "attendere passivamente" ma, al contrario, "sdegnarci per le cose che non vanno e avere il coraggio di cambiarle". Poi il Pontefice torna a fare sentire il suo dolore per le guerre: "Ce ne sono tante di desolazioni in questo mondo, pensiamo alle guerre, ai bambini mitragliati, alle bombe sulle scuole e sugli ospedali".
E allora bisogna lasciarsi "inquietare dal sogno di Dio, il sogno di un mondo nuovo, dove regnano la pace e la giustizia". "Con l'apertura della Porta Santa abbiamo dato inizio a un nuovo Giubileo: ciascuno di noi può entrare nel mistero di questo annuncio di grazia. Questa è la notte in cui la porta della speranza - ha concluso il Papa - si è spalancata sul mondo; questa è la notte in cui Dio dice a ciascuno: c'è speranza anche per te!".
OMELIA DEL SANTO PADRE FRANCESCO
Il testo integrale dell’omelia di Papa Francesco, da www.vatican.va
Un angelo del Signore, avvolto di luce, illumina la notte e consegna ai pastori la buona notizia:
lorenzo fontana roberto gualtieri giorgia meloni messa di natale 2024 foto lapresse
«Vi annuncio una grande gioia, che sarà di tutto il popolo: oggi, nella città di Davide, è nato per voi un Salvatore, che è Cristo Signore» (Lc 2,10-11). Tra lo stupore dei poveri e il canto degli angeli, il cielo si apre sulla terra: Dio si è fatto uno di noi per farci diventare come Lui, è disceso in mezzo a noi per rialzarci e riportarci nell’abbraccio del Padre.
Questa, sorelle e fratelli, è la nostra speranza. Dio è l’Emmanuele, è Dio-con-noi. L’infinitamente grande si è fatto piccolo; la luce divina è brillata fra le tenebre del mondo; la gloria del cielo si è affacciata sulla terra. E come? Nella piccolezza di un Bambino. E se Dio viene, anche quando il nostro cuore somiglia a una povera mangiatoia, allora possiamo dire: la speranza non è morta, la speranza è viva, e avvolge la nostra vita per sempre! La speranza non delude.
papa francesco apre la porta santa foto lapresse
Sorelle e fratelli, con l’apertura della Porta Santa abbiamo dato inizio a un nuovo Giubileo: ciascuno di noi può entrare nel mistero di questo annuncio di grazia. Questa è la notte in cui la porta della speranza si è spalancata sul mondo; questa è la notte in cui Dio dice a ciascuno: c’è speranza anche per te! C’è speranza per ognuno di noi. Ma non dimenticatevi, sorelle e fratelli, che Dio perdona tutto, Dio perdona sempre. Non dimenticatevi questo, che è un modo di capire la speranza nel Signore.
Per accogliere questo dono, siamo chiamati a metterci in cammino con lo stupore dei pastori di Betlemme. Il Vangelo dice che essi, ricevuto l’annuncio dell’angelo, «andarono, senza indugio» (Lc 2,16).
Questa è l’indicazione per ritrovare la speranza perduta, rinnovarla dentro di noi, seminarla nelle desolazioni del nostro tempo e del nostro mondo: senza indugio. E ci sono tante desolazioni in questo tempo! Pensiamo alle guerre, ai bambini mitragliati, alle bombe sulle scuole e sugli ospedali. Non indugiare, non rallentare il passo, ma lasciarsi attirare dalla bella notizia.
Senza indugio, andiamo a vedere il Signore che è nato per noi, con il cuore leggero e sveglio, pronto all’incontro, per essere capaci di tradurre la speranza nelle situazioni della nostra vita.
papa francesco messa della vigilia di natale 2024 foto lapresse
E questo è il nostro compito: tradurre la speranza nelle diverse situazioni della vita. Perché la speranza cristiana non è un lieto fine da attendere passivamente, non è l’happy end di un film: è la promessa del Signore da accogliere qui, ora, in questa terra che soffre e che geme.
Essa ci chiede perciò di non indugiare, di non trascinarci nelle abitudini, di non sostare nelle mediocrità e nella pigrizia; ci chiede – direbbe Sant’Agostino – di sdegnarci per le cose che non vanno e avere il coraggio di cambiarle; ci chiede di farci pellegrini alla ricerca della verità, sognatori mai stanchi, donne e uomini che si lasciano inquietare dal sogno di Dio, che è il sogno di un mondo nuovo, dove regnano la pace e la giustizia.
papa francesco messa della vigilia di natale 2024 foto lapresse
Impariamo dall’esempio dei pastori: la speranza che nasce in questa notte non tollera l’indolenza del sedentario e la pigrizia di chi si è sistemato nelle proprie comodità – e tanti di noi, abbiamo il pericolo di sistemarci nelle nostre comodità –; la speranza non ammette la falsa prudenza di chi non si sbilancia per paura di compromettersi e il calcolo di chi pensa solo a sé stesso; la speranza è incompatibile col quieto vivere di chi non alza la voce contro il male e contro le ingiustizie consumate sulla pelle dei più poveri.
papa francesco apre la porta santa foto lapresse
Al contrario, la speranza cristiana, mentre ci invita alla paziente attesa del Regno che germoglia e cresce, esige da noi l’audacia di anticipare oggi questa promessa, attraverso la nostra responsabilità, e non solo, anche attraverso la nostra compassione. E qui forse ci farà bene interrogarci sulla nostra compassione: io ho compassione? So patire-con? Pensiamoci.
Guardando a come spesso ci sistemiamo in questo mondo, adattandoci alla sua mentalità, un bravo prete scrittore così pregava per il Santo Natale: «Signore, Ti chiedo qualche tormento, qualche inquietudine, qualche rimorso. A Natale vorrei ritrovarmi insoddisfatto. Contento, ma anche insoddisfatto. Contento per quello che fai Tu, insoddisfatto per le mie mancate risposte. Toglici, per favore, le nostre paci fasulle e metti dentro alla nostra “mangiatoia”, sempre troppo piena, una brancata di spine. Mettici nell’animo la voglia di qualcos’altro» (A. Pronzato, La novena di Natale). La voglia di qualcos’altro. Non stare fermi. Non dimentichiamo che l’acqua ferma è la prima a corrompersi.
La speranza cristiana è proprio il “qualcos’altro” che ci chiede di muoverci “senza indugio”. A noi discepoli del Signore, infatti, è chiesto di ritrovare in Lui la nostra speranza più grande, per poi portarla senza ritardi, come pellegrini di luce nelle tenebre del mondo.
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Sorelle, fratelli, questo è il Giubileo, questo è il tempo della speranza! Esso ci invita a riscoprire la gioia dell’incontro con il Signore, ci chiama al rinnovamento spirituale e ci impegna nella trasformazione del mondo, perché questo diventi davvero un tempo giubilare: lo diventi per la nostra madre Terra, deturpata dalla logica del profitto; lo diventi per i Paesi più poveri, gravati da debiti ingiusti; lo diventi per tutti coloro che sono prigionieri di vecchie e nuove schiavitù.
A noi, tutti, il dono e l’impegno di portare speranza là dove è stata perduta: dove la vita è ferita, nelle attese tradite, nei sogni infranti, nei fallimenti che frantumano il cuore; nella stanchezza di chi non ce la fa più, nella solitudine amara di chi si sente sconfitto, nella sofferenza che scava l’anima; nei giorni lunghi e vuoti dei carcerati, nelle stanze strette e fredde dei poveri, nei luoghi profanati dalla guerra e dalla violenza. Portare speranza lì, seminare speranza lì.
papa francesco apre la porta santa foto lapresse
Il Giubileo si apre perché a tutti sia donata la speranza, la speranza del Vangelo, la speranza dell’amore, la speranza del perdono.
E torniamo al presepe, guardiamo al presepe, guardiamo alla tenerezza di Dio che si manifesta nel volto del Bambino Gesù, e chiediamoci: «C’è nel nostro cuore questa attesa? C’è nel nostro cuore questa speranza? […] Contemplando l’amabilità di Dio che vince le nostre diffidenze e le nostre paure, contempliamo anche la grandezza della speranza che ci attende. […] Che questa visione di speranza illumini il nostro cammino di ogni giorno» (C. M. Martini, Omelia di Natale, 1980).
Sorella, fratello, in questa notte è per te che si apre la “porta santa” del cuore di Dio. Gesù, Dio-con-noi, nasce per te, per me, per noi, per ogni uomo e ogni donna. E, sai?, con Lui fiorisce la gioia, con Lui la vita cambia, con Lui la speranza non delude.
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