PAR “SUDICIO” - SALUTAMI LA PARITÀ TELEVISIVA! PERCHE’, DOPO LA SBORNIA DI SANREMO, CHE RUBERÀ 5 GIORNI CHIAVE ALLA CAMPAGNA ELETTORALE, SOLO I LEADER DELLE 3 COALIZIONI (BERSANI, MONTI E BERLUSCONI) AVRANNO DIRITTO A UN “BONUS”, UNA CONFERENZA STAMPA EXTRA, PER RECUPERARE I MINUTI PERDUTI? - GRILLO, INGROIA E GIANNINO RESTANO FUORI DAL PALINSESTO RAI: SONO APPESTATI?…
Ugo Magri per "La Stampa"
Da 63 anni il Festival si tiene a metà febbraio. E pure stavolta Sanremo non farà eccezione: inizierà il 12 (che è martedì) e si concluderà il 16 (cioè sabato). Dunque agli strateghi della campagna elettorale sarebbe bastata una semplice consultazione del calendario per accorgersi che il massimo appuntamento nazional-popolare cadrà sul più bello della contesa. E per scoprire che a pochi giorni dal voto la politica verrà praticamente espulsa dalle serate degli italiani.
Già , perché il Festival va in onda su RaiUno subito dopo il tigì, mediamente lo seguono 15 milioni di telespettatori, in qualche occasione perfino 20. A tutti gli altri programmi restano soltanto le briciole, figurarsi poi se si tratta di triste propaganda. Proviamo a immaginare che accoglienza di pubblico riceverebbe una tribuna politica su RaiDue o sui RaiTre, proprio mentre sulla rete ammiraglia sta andando in onda la manifestazione canora... Chiaro che nessun partito vorrà tenere la conferenza stampa nei giorni consacrati a Sanremo. Eppure a qualcuno toccherà per colpa del sorteggio, e quel qualcuno (fosse pure Grillo, o Monti, o Berlusconi) sarà condannato al cono d'ombra.
Non è l'unico impatto che il Festival eserciterà sulle urne. Proprio perché nell'arco dei cinque giorni la politica sarà azzerata, è come se la campagna elettorale subisse un colpo di forbici. Col risultato di rendere ancora più imprendibile la «lepre» Bersani e ancora più vani gli sforzi dei suoi inseguitori. Per Silvio in particolare, saranno giorni di autentica sofferenza. Sembra escluso che voglia godersi lo spettacolo dal vivo, come fece due anni fa Bersani in prima fila al teatro Ariston sollevando polemiche.
Nel suo entourage c'è grande sospetto per la conduzione di Fazio, considerato (a ragione) un intelligente giornalista di parte avversa, capace di far respirare all'Italia valori e sentimenti molto lontani dal berlusconismo. Pare che tra gli ospiti non vedremo Celentano, né ci sarà Benigni, per cui almeno sotto questo profilo il Cavaliere è salvo. Però forse sarà invitato Richard Gere, che anni fa sul «tycoon» di Arcore espresse opinioni feroci. E la Littizzetto, vogliamo dimenticarla? Dalla sua bocca potrebbe uscire qualunque battuta, sebbene ultimamente la saga di Veronica Lario sia stata tra le gag preferite dell'attrice e cabarettista torinese.
Archiviato il Festival 2013, prima del voto resteranno sei serate, non una di più. Mercoledì si riunisce la Commissione di vigilanza Rai, appunto per definire le ultime scadenze politicoelettorali. Intenzione dei maggiori partiti pare sia quella di accordare un «bonus», sotto forma di conferenza stampa extra, a ciascun leader di coalizione. Le coalizioni sono tre, dunque una serata a Monti, una a Berlusconi e una a Bersani.
Grillo dovrà accontentarsi di qualche minuto per l'appello finale, come tutti gli altri capipartito, la sera di venerdì 22 febbraio: questo gli dirà la Commissione di vigilanza. Tanto lui quanto Ingroia potranno trovare altro spazio in tivù, ma con enorme difficoltà perché la «par condicio» mette ostacoli di ogni tipo, specie per la presenza dei politici nei talkshow. Difatti Grillo non ha ancora ben chiaro dove andrà nell'ultima settimana.
E il faccia-a-faccia BersaniBerlusconi? Non c'è emittente televisiva che abbia rinunciato a farsi avanti per ospitare un confronto «all'americana», tipo quello tra Obama e Romney tre mesi fa. Ma sussiste il solito intoppo: dopo Sanremo, e prima delle tre conferenze stampa finali, sarebbero disponibili due sole serate, o domenica 17 oppure lunedì 18 febbraio. Non sarà facile far combaciare le agende dei leader, anche perché i rispettivi interessi sono divergenti.
Berlusconi, che vorrebbe riguadagnare terreno, ha grande voglia di incrociare la sciabola con Bersani, il quale proprio per questo si domanda chi glielo fa fare. L'unica certezza, al momento, è che se confronto avrà luogo, non sarà a due ma a tre. Perché la «par condicio» impedisce di escludere Monti, sempre più a suo agio nei panni del Terzo Incomodo.
BERLUSCONI E MARONI A MONTECITORIO casini monti NICHI VENDOLA E PIERLUIGI BERSANI gubitosi-tarantolaANTONIO INGROIA CON IL SIMBOLO DELLA SUA LISTA L'URLO DI BEPPE GRILLO jpegfazio saviano littizzetto