palazzo grazioli

PREFETTO IN LIBERTÀ – GIUSEPPE PECORARO, EX PREFETTO DI ROMA, RACCONTA DI QUELLA VOLTA CHE LA PIAZZA VOLEVA ASSALTARE LA CASA DI BERLUSCONI – A TUTELA DI MANLIO CERRONI, IL RE DI MALAGROTTA, “C’ERA UNA VERA CUPOLA POTENTISSIMA” – “ALLE PRIMARIE DEL PD VOTARONO CANI E PORCI”

Barbara Romano per “Libero quotidiano”           

 

giuseppe pecorarogiuseppe pecoraro

«Qua, scusi, si può fumare?», chiede Giuseppe Pecoraro al cameriere del «Gran Caffè Roma», a due passi dal Campidoglio e dalla Prefettura, il suo quartiere generale fino a qualche giorno fa. Ma come, il Prefetto che viola la legge? «Ex», tiene a precisare lui, che il 2 aprile scorso ha passato il distintivo al capo della Protezione civile, Franco Gabrielli. «E poi, senta, dopo sette anni in trincea giorno e notte a vigilare sull’ordine pubblico, una sigaretta me la potrò concedere, o no?».

 

E come sono stati questi sette anni da Prefetto di Roma?

«Mi darei un voto ottimo».

 

Nientemeno.

«Le sembrerò immodesto, ma sono stati anni complicatissimi, in cui abbiamo evitato tensioni e fatto sì che la città continuasse a vivere in serenità, anche nel passaggio non indolore tra un governo di centrodestra a uno di centrosinistra».

 

Qual è stato il dies horribilis?

«Ce ne sono stati due. Il primo, la sera delle dimissioni di Berlusconi da premier, il 12 novembre 2011. Tornavo in prefettura da una cerimonia e notai agitazione in via del Plebiscito. Mi misi in jeans e scesi in piazza Venezia. Lì sentii gente che voleva assaltare Palazzo Grazioli, urla festanti, insulti. Mi spaventai, anche per l’esiguo numero degli addetti alla vigilanza. Chiamai il questore, che mi raggiunse in piazza. Insieme telefonammo a Palazzo Grazioli e decidemmo di far scendere una alla volta le persone che erano in casa di Berlusconi, tre le 23 e l’una, facendole evacuare di nascosto, dall’uscita posteriore».

giuseppe pecoraro (2)giuseppe pecoraro (2)

 

Il secondo giorno da incubo?

«Il 15 ottobre 2011, quando un corteo fece scoppiare la guerriglia a San Giovanni. Temetti davvero che gli antagonisti avessero il sopravvento sulle forze dell’ordine».

 

Uno dei leit motiv del suo mandato è stata la lotta al business dei rifiuti.

«Appena arrivato mi resi conto che a Roma c’era un monopolio da 40 anni. Non venivano fatte gare. Tutto era riconducibile a Manlio Cerroni».

 

Il «re dei rifiuti», proprietario della discarica di Malagrotta arrestato per truffa.

«Cerroni ha potuto gestire il business dei rifiuti a Roma totalmente indisturbato perché le varie amministrazioni che si sono succedute lo hanno lasciato fare. Io mi mossi per chiudere Malagrotta. Ma quando eravamo a un passo dalla chiusura della discarica, nell’ottobre 2013, mi trovai di fronte a due ministri e ad altre autorità che si opponevano al progetto alternativo. Mi resi conto che c’era una vera cupola potentissima, che andava dalla politica all’imprenditoria, alla cultura».

GIANNI ALEMANNO GIUSEPPE PECORARO - copyright PizziGIANNI ALEMANNO GIUSEPPE PECORARO - copyright Pizzi

 

Com’è andata la convivenza con i sindaci Alemanno e Marino?

«Due convivenze diverse. Di Alemanno sindaco all’inizio ebbi una buona impressione. Andavamo d’accordo e insieme trovammo il modo per far fronte all’emergenza nomadi, grazie anche al professor Pizzetti, allora garante per la Privacy».

 

Che giudizio dà dell’era Alemanno?

«Luci e ombre. Sui cortei avevamo una divergenza di vedute, perché io ho sempre difeso il sacrosanto diritto di manifestare. E sulla faccenda dei rifiuti Alemanno smise di stare al mio fianco, perché ritengo che anche lui fosse condizionato da quel sistema di potere che faceva capo a Cerroni».

cerroni cerroni

 

La luna di miele con Marino, invece, è finita prima delle nozze.

«Alcuni dei suoi progetti, come la chiusura dei Fori Imperiali, li ho condivisi. Ma ci siamo sentiti pochissime volte. Si vede che non sentiva la necessità di consultarmi».

 

Sui matrimoni gay vi siete fatti la guerra.

«Io avevo proposto al suo capo di gabinetto di fare insieme una conferenza stampa sulle unioni civili. Marino mi rispose trascrivendo sui registri comunali i matrimoni gay contratti all’estero».

 

E lei non ci vide più.

images images

«Rimasi esterrefatto. Era mio dovere di prefetto intervenire perché quella di Marino era una scelta illegittima, che creava aspettative sbagliate nelle persone».

 

Cosa crede che farà adesso Gabrielli con le unioni civili?

«Anche lui è un funzionario dello Stato, non credo che possa muoversi diversamente da me. Comunque, sarebbe bene che il Viminale desse un’indicazione chiara».

 

Matrimoni gay a parte, come si sta comportando Marino?

«Il progetto dei Fori Imperiali è andato bene. Per il resto, non mi sembra che i risultati e i consensi siano quelli da lui sperati, anche a causa della sua inesperienza come amministratore».

ignazio marino e il dalai lama che sbadigliaignazio marino e il dalai lama che sbadiglia

 

L’ex ministro Barca ha stilato un dossier impietoso sul Pd romano. Si aspettava una diagnosi così dura?

«Così dura no. Quel documento è la fotografia di una lontananza abissale delle istituzioni e dei partiti dal territorio, che non riguarda solo Roma».

 

Da prefetto lei non aveva avuto sentore del partito «cattivo, pericoloso e dannoso» descritto da Barca?

«Io ricordo soltanto che alle primarie del Pd ha partecipato cani e porci».

 

Anche lo scandalo di Mafia Capitale esplose senza che nessuno di voi lo avesse previsto.

DECADENZA BERLUSCONI TENSIONE A PALAZZO GRAZIOLI DECADENZA BERLUSCONI TENSIONE A PALAZZO GRAZIOLI

«Quando arrivai alla prefettura di Roma, alla fine del 2008, feci il giro delle sette chiese e nessuno mi parlò di mafia, neanche al ministero. Poi successero due fatti: il duplice omicidio a Ostia e il sequestro del “Café de Paris” a via Veneto da parte della procura di Reggio Calabria. Questi due episodi mi fecero capire che la realtà era ben diversa da quella che mi era stata rappresentata. Così, nel dicembre 2011, quando fui chiamato dalla commissione Antimafia, dissi che c’erano chiari segnali di infiltrazioni mafiose a Roma».

 

Si era accorto che i politici c’erano dentro fino al collo?

«Sui rifiuti avevo capito da anni che il malaffare arrivava a livelli molto alti».

 

Livelli di destra o di sinistra?

«È un sistema trasversale».

 

Come si combatte la corruzione?

gianni alemanno valeria licastrogianni alemanno valeria licastro

«Agendo più sulla prevenzione che sulla repressione, eliminando lo spoil system e selezionando le persone in base al merito».

 

Vedremo altri arresti, come ipotizzano in molti?

«Gli arresti hanno inflitto un duro colpo alla cupola. Ma non credo che le indagini siano finite qui, anche perché chi è stato chiamato a testimoniare non escludo che possa avere fornito ulteriori informazioni. Ma a un recente convegno della Cgil, il giudice Sabella, assessore alla Legalità del Comune capitolino, che sta stilando un regolamento sugli appalti, ha confessato che non ha trovato una sola gara a Roma».

 

Sabella è il vero uomo forte della giunta Marino. Siamo al commissariamento delle istituzioni e del Pd da parte della magistratura?

stretta di mano uni con pecorarostretta di mano uni con pecoraro

«Dopo che tutti si sono lamentati per vent’anni delle interferenze delle procure nella vita politica italiana, mi sembra una contraddizione che oggi il potere esecutivo chieda aiuto alla magistratura: è il fallimento della politica, che da sola non riesce ad assicurare la legalità».

SCONTRI A PIAZZA SAN GIOVANNISCONTRI A PIAZZA SAN GIOVANNISCONTRI A PIAZZA SAN GIOVANNISCONTRI A PIAZZA SAN GIOVANNISCONTRI A PIAZZA SAN GIOVANNISCONTRI A PIAZZA SAN GIOVANNI

Ultimi Dagoreport

banca generali lovaglio francesco gaetano caltagirone philippe donnet alberto nagel milleri

DAGOREPORT - DA QUESTA MATTINA CALTAGIRONE HA I SUDORI FREDDI: SE L’OPERAZIONE DI ALBERTO NAGEL ANDRÀ IN PORTO (SBARAZZARSI DEL CONCUPITO “TESORETTO” DI MEDIOBANCA ACQUISENDO BANCA GENERALI DAL LEONE DI TRIESTE), L’82ENNE IMPRENDITORE ROMANO AVRÀ BUTTATO UN PACCO DI MILIARDI PER RESTARE SEMPRE FUORI DAL “FORZIERE D’ITALIA’’ - UN FALLIMENTO CHE SAREBBE PIÙ CLAMOROSO DEI PRECEDENTI PERCHÉ ESPLICITAMENTE SOSTENUTO DAL GOVERNO MELONI – A DONNET NON RESTAVA ALTRA VIA DI SALVEZZA: DARE UNA MANO A NAGEL (IL CEO DI GENERALI SBARRÒ I TENTATIVI DI MEDIOBANCA DI ACQUISIRE LA BANCA CONTROLLATA DALLA COMPAGNIA ASSICURATIVA) - PER SVUOTARE MEDIOBANCA SOTTO OPS DI MPS DEL "TESORETTO" DI GENERALI, VA BYPASSATA LA ‘’PASSIVITY RULE’’ CONVOCANDO  UN’ASSEMBLEA STRAORDINARIA CHE RICHIEDE UNA MAGGIORANZA DEL 51% DEI PRESENTI....

volodymyr zelensky donald trump vladimir putin moskva mar nero

DAGOREPORT - UCRAINA, CHE FARE? LA VIA PER ARRIVARE A UNA TREGUA È STRETTISSIMA: TRUMP DEVE TROVARE UN ACCORDO CHE PERMETTA SIA A PUTIN CHE A ZELENSKY DI NON PERDERE LA FACCIA – SI PARTE DALLA CESSIONE DELLA CRIMEA ALLA RUSSIA: SAREBBE UNO SMACCO TROPPO GRANDE PER ZELENSKY, CHE HA SEMPRE DIFESO L’INTEGRITÀ TERRITORIALE UCRAINA. TRA LE IPOTESI IN CAMPO C'E' QUELLA DI ORGANIZZARE UN NUOVO REFERENDUM POPOLARE NELLE ZONE OCCUPATE PER "LEGITTIMARE" LO SCIPPO DI SOVRANITA' - MA SAREBBE UNA VITTORIA TOTALE DI PUTIN, CHE OTTERREBBE TUTTO QUEL CHE CHIEDE SENZA CONCEDERE NIENTE…

funerale di papa francesco bergoglio

DAGOREPORT - COME È RIUSCITO IL FUNERALE DI UN SOVRANO CATTOLICO A CATTURARE DEVOTI E ATEI, LAICI E LAIDI, INTELLETTUALI E BARBARI, E TENERE PRIGIONIERI CARTA STAMPATA E COMUNICAZIONE DIGITALE, SCODELLANDO QUELLA CHE RESTERÀ LA FOTO DELL’ANNO: TRUMP E ZELENSKY IN SAN PIETRO, SEDUTI SU DUE SEDIE, CHINI UNO DI FRONTE ALL’ALTRO, INTENTI A SBROGLIARE IL GROVIGLIO DELLA GUERRA? - LO STRAORDINARIO EVENTO È AVVENUTO PERCHÉ LA SEGRETERIA DI STATO DEL VATICANO, ANZICHÉ ROVESCIANDO, HA RISTABILITO I SUOI PROTOCOLLI SECOLARI PER METTERE INSIEME SACRO E PROFANO E, SOPRATTUTTO, PER FAR QUADRARE TUTTO DENTRO LO SPAZIO DI UNA LITURGIA CHE HA MANIFESTATO AL MONDO QUELLO CHE IL CATTOLICESIMO POSSIEDE COME CULTURA, TRADIZIONE, ACCOGLIENZA, VISIONE DELLA VITA E DEL MONDO, UNIVERSALITÀ DEI LINGUAGGI E TANTE ALTRE COSE CHE, ANCORA OGGI, LA MANIFESTANO COME L’UNICA RELIGIONE INCLUSIVA, PACIFICA, UNIVERSALE: “CATTOLICA”, APPUNTO - PURTROPPO, GLI UNICI A NON AVERLO CAPITO SONO STATI I CAPOCCIONI DEL TG1 CHE HANNO TRASFORMATO LA DIRETTA DELLA CERIMONIA, INIZIATA ALLE 8,30 E DURATA FINO AL TG DELLE 13,30, IN UNA GROTTESCA CARICATURA DI “PORTA A PORTA”, PROTAGONISTI UNA CONDUTTRICE IN STUDIO E QUATTRO GIORNALISTI INVIATI IN MEZZO ALLA FOLLA E TOTALMENTE INCAPACI…- VIDEO

andrea orcel gaetano caltagirone carlo messina francesco milleri philippe 
donnet nagel generali

DAGOREPORT - COSA FRULLAVA NELLA TESTA TIRATA A LUCIDO DI ANDREA ORCEL QUANDO STAMATTINA ALL’ASSEMBLEA GENERALI HA DECISO IL VOTO DI UNICREDIT A FAVORE DELLA LISTA CALTAGIRONE? LE MANGANELLATE ROMANE RICEVUTE PER L’OPS SU BPM, L’HANNO PIEGATO AL POTERE DEI PALAZZI ROMANI? NOOO, PIU' PROBABILE CHE SIA ANDATA COSÌ: UNA VOLTA CHE ERA SICURA ANCHE SENZA UNICREDIT, LA VITTORIA DELLA LISTA MEDIOBANCA, ORCEL HA PENSATO BENE CHE ERA DA IDIOTA SPRECARE IL SUO “PACCHETTO”: MEJO GIRARLO ALLA LISTA DI CALTARICCONE E OTTENERE IN CAMBIO UN PROFICUO BONUS PER UNA FUTURA PARTNERSHIP IN GENERALI - UNA VOLTA ESPUGNATA MEDIOBANCA COL SUO 13% DI GENERALI, GIUNTI A TRIESTE L’82ENNE IMPRENDITORE COL SUO "COMPARE" MILLERI AL GUINZAGLIO, DOVE ANDRANNO SENZA UN PARTNER FINANZIARIO-BANCARIO, BEN STIMATO DAI FONDI INTERNAZIONALI? SU, AL DI FUORI DEL RACCORDO ANULARE, CHI LO CONOSCE ‘STO CALTAGIRONE? – UN VASTO PROGRAMMA QUELLO DI ORCEL CHE DOMANI DOVRA' FARE I CONTI CON I PIANI DELLA PRIMA BANCA D'ITALIA, INTESA-SANPAOLO…

donald trump ursula von der leyen giorgia meloni

DAGOREPORT - UN FACCIA A FACCIA INFORMALE TRA URSULA VON DER LEYEN E DONALD TRUMP, AI FUNERALI DI PAPA FRANCESCO, AFFONDEREBBE IL SUPER SUMMIT SOGNATO DA GIORGIA MELONI - LA PREMIER IMMAGINAVA DI TRONEGGIARE COME MATRONA ROMANA, TRA MAGGIO E GIUGNO, AL TAVOLO DEI NEGOZIATI USA-UE CELEBRATA DAI MEDIA DI TUTTO IL MONDO. SE COSÌ NON FOSSE, IL SUO RUOLO INTERNAZIONALE DI “GRANDE TESSITRICE” FINIREBBE NEL CASSETTO, SVELANDO IL NULLA COSMICO DIETRO AL VIAGGIO ALLA CASA BIANCA DELLA SCORSA SETTIMANA (L'UNICO "RISULTATO" È STATA LA PROMESSA DI TRUMP DI UN VERTICE CON URSULA, SENZA DATA) - MACRON-MERZ-TUSK-SANCHEZ NON VOGLIONO ASSOLUTAMENTE LA MELONI NEL RUOLO DI MEDIATRICE, PERCHÉ NON CONSIDERANO ASSOLUTAMENTE EQUIDISTANTE "LA FANTASTICA LEADER CHE HA ASSALTATO L'EUROPA" (COPY TRUMP)...