grillo conte di maio draghi

CONTE E’ GIA’ PASSATO - IL PATTO TRA DI MAIO E GRILLO PER DARE IL VIA LIBERA A DRAGHI: “NON POSSIAMO DIRE DI NO AL QUIRINALE” - PER EVITARE UN’IMPLOSIONE DEL M5S, DOPO LE CAZZATE CONTRO DRAGHI DI VITO CRIMI E PAOLA TAVERNA, LUIGINO HA DOVUTO CALMARE I SUOI: “IL M5S DEVE LAVORARE PER INCIDERE, SIAMO NATI PER OFFRIRE QUALCOSA ALL'ITALIA” - PRIMO DI NICOLA RICORDA L’IDENTITÀ FLESSIBILE DEL M5S: “QUANDO PASSAMMO DA SALVINI AL PD, IO SOSTENNI I DEM TRA I PRIMI E VENNI FATTO A PEZZI DA PERSONE POI DIVENTATE MINISTRI”

giuseppe conte e luigi di maio

Alessandro Trocino per il “Corriere della Sera”

 

Un gruppo ferocemente ostile, che solo a sentire la parola Draghi andava in escandescenze, parlando di «macelleria sociale», di «lacrime e sangue», di «banchieri dracula», dell' uomo che «ha sottratto diritti sociali ai popoli» (Nicola Morra). Al Senato si parlava del «90 per cento» del gruppo contrario. Alla Camera volavano insulti.

 

beppe grillo luigi di maio

Vito Crimi, imprudentemente, era già uscito con il de profundis di Draghi. In questo quadro, Luigi Di Maio non poteva che muoversi con cautela, evitando strappi, indorando la pillola con i «no al governo tecnico ma», con l' apprezzamento di quel Draghi che gli aveva fatto «buona impressione» e mettendo l'accento sulla locuzione, passpartout perché ambigua, «governo politico».

 

Un'operazione di persuasione quasi occulta che sta dando i suoi frutti e che ha avuto bisogno della spinta finale di altre figure chiave del Movimento, Beppe Grillo e Giuseppe Conte. I primi due si sono sentiti ripetutamente per trascinare il Movimento fuori dalle secche nelle quali rischiava di restare impantanato, l'ex premier alla fine si è accodato.

vito crimi

 

Di Maio da mesi è il leader de facto del Movimento, perché ha imparato a fare politica, lasciando da parte veti ideologici e reazioni istintive (tipo la richiesta di impeachment per Mattarella dopo il no del Quirinale a Paolo Savona ministro). Molto tempo è passato, Di Maio si è dimesso da leader, le sue colpe sono state espiate e sono in molti a rimpiangere una guida forte, visto anche l'immobilismo di Vito Crimi, contestato e accusato quasi di usurpazione di potere, visto che è leader in scadenza da una vita. Il 9 si cambierà lo Statuto, per dar vita alla leadership a 5, ma Di Maio resterà il leader virtuale.

BEPPE GRILLO E GIUSEPPE #CONTE

 

Beppe Grillo ha condiviso con Di Maio prima e con Conte poi la necessità di non perdere quest' occasione. «Non possiamo dire di no al Quirinale», gli ha detto Di Maio. E Grillo ha convenuto: «Sono convinto anche io». A quel punto è partita l' opera di «pontiere», dove ogni pezzo è stato posato con cautela, per evitare un cedimento strutturale «dovete mantenere sangue freddo e lucidità», ha spiegato Di Maio ai suoi, in preda alla rabbia.

 

«Dobbiamo mettere Draghi nelle migliori condizioni per la costruzione di un governo che dia stabilità al Paese». Di Maio è convinto di avere dalla sua parte «almeno l' 80% dei gruppi». E di poter guidare questa transizione. Perché in questi mesi ha intessuto una tela che può essere utile. Ha incontrato Draghi, sentendolo più volte al telefono e ha mantenuto buoni rapporti con le opposizioni, come dimostrano gli elogi di Renato Brunetta (e dell' appena fuoriuscito Emilio Carelli).

 

beppe grillo giuseppe conte luigi di maio

«Il M5S - dice a chi gli è vicino - deve lavorare per incidere, siamo nati per offrire qualcosa all' Italia». C'è chi ricorda la sua intervista al Foglio del 27 novembre dove citava, forse non casualmente, Draghi, che gli aveva fatto «un'ottima impressione». E dopo aver fatto un'autocritica sul reddito di cittadinanza - «Bisogna separare gli strumenti di lotta alla povertà dai sostegni al reddito in mancanza di occupazione» - elencava «dieci punti per la svolta», parlando di «debito buono», espressione usata spesso anche da Draghi. Con Conte, assicura, i rapporti «sono ottimi», e Di Maio lo ha chiamato personalmente per congratularsi delle dichiarazioni del «predellino».

 

grillo e conte

Certo, la sua ombra incombe, Conte con il suo «Ci sono, ci sarò» sembra essersi autoproclamato leader in pectore del Movimento. Ma c'è chi la legge diversamente, come una sorta di spartizione, con Di Maio che resta ai vertici M5S e Conte garante della coalizione con Pd e Leu e federatore in attesa delle elezioni. Per questo Di Maio ha costruito il cambio di passo, annunciando dapprima un governo politico, che sembrava prefigurare un altro esecutivo. Ma era solo una tessera del puzzle, confidando nella «flessibilità» del Movimento.

 

PRIMO DI NICOLA

Perché è vero che ci sono molti senatori ancora astiosamente contrari. Ma bisogna ascoltare Primo Di Nicola: «Quando passammo da Salvini al Pd, io sostenni i dem tra i primi e venni fatto letteralmente a pezzi da persone che poi sono diventati ministri».

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