PD, CONTA O SCISSIONE? - LA PALERMO CONNECTION APRE LA CRISI DEL PD - ENRICHETTO LETTA E WALTERLOO VELTRONI METTONO SOTTO ACCUSA BERSANI SULLA ‘’FOTO DI VASTO’’ CON GLI “ESTREMISTI” DI PIETRO E VENDOLA - E NEL PEGGIORE DEGLI INCUBI DI CULATELLO SPUNTA L'IDEA CHE LEOLUCA ORLANDO VOGLIA USCIRE DAI BLOCCHI PER CANDIDARSI A SINDACO E SFASCIARE TUTTO - UFFICIALIZZATA LA VITTORIA DI FERRANDELLI MA C'E' IL RISCHIO CH

Tommaso Labate per il Riformista

«Leoluca Orlando vuole candidarsi a sindaco. Là finisce male». Il peggiore degli incubi di Pier Luigi Bersani prende forma alle 8 di sera, prima che a Palermo finiscano di controllare i verbali del voto che ha premiato Fabrizio Ferrandelli.
Per il leader del Pd è il giorno più duro da quando è alla guida del partito. Il giorno in cui la resa dei conti sul futuro della «ditta» - si va col centrosinistra alle elezioni del 2013 oppure si punta sul replay del governo Monti? - entra ufficialmente nel vivo.

Quando guadagna l'ingresso del centro congressi di Piazza Montecitorio per partecipare insieme a Pierferdinando Casini alla presentazione di un libro su Angelo Vassallo, Bersani prova un estremo tentativo di mediazione. «Le primarie vanno fatte», certo. «Ma si devono fare meglio». Segue citazione presa in prestito dal mastodontico bouquet di Mao, «le primarie non sono un pranzo di gala».

Fino alla stoccata, con cui prova a rispondere a chi - dai veltroniani ai lettiani - aveva chiesto sin dalla mattinata l'archiviazione definitiva dell'alleanza con Italia dei Valori e Sinistra e libertà. «Non so cosa c'entri la foto di Vasto con Palermo», mette a verbale «Pier Luigi». Tutto inutile. Neanche un'ora dopo, in un'intervista rilasciata al Tg3, il vicesegretario riapre la contesa.

«Dopo il Governo Monti nulla sarà più come prima», scandisce Letta. «Il tema di Vasto è messo da parte come tutto ciò che appartiene alla fase precedente al governo Monti. A mio avviso l'errore della Borsellino è stato quello di dire chiaramente che lei stava dentro quello schema politico. Penso si debba essere molto più attenti e molto più larghi».
È l'apertura ufficiale di una crisi che, nella migliore delle ipotesi, porterà il partito a una conta.

E, nella peggiore, a una scissione. Veltroni, che gioca di sponda con Letta, per adesso tace. Ma ai suoi collaboratori più stretti l'ex segretario ha affidato parole chiare: «Non possiamo andare avanti in questo stato di incertezza. Ma vi pare normale che il Pd non sia riuscito a sciogliere una volta per tutte il tema del sostegno del governo Lombardo in Sicilia? Serve un chiarimento immediato».

La convocazione della Direzione, che Giorgio Tonini chiede di buon mattino. Oppure, è la soluzione indicata da «Walter», quella «di un'assemblea nazionale».
Impossibile, dopo Palermo, nascondere la polvere sotto un tappeto. «Vasto, non Vasto... Al tempo giusto le alleanze nella politica di domani non potranno non farsi sui sì e sui no alle varie politiche di governo oggi», insiste Letta. «Il Pd chiuso a sinistra perde la sua sfida riformista», incalza il veltroniano Walter Verini.

«Il problema del Pd è nazionale. Discutiamone», aggiunge Paolo Gentiloni.
I bersaniani provano a reagire colpo su colpo. «È indecente che si cerchi di strumentalizzare i risultati delle primarie di Palermo per vicende nazionali», è la replica piccata del giovane responsabile Cultura Matteo Orfini.

Bersani, tolta l'apparizione pubblica alla presentazione del libro su Vassalli, sceglie il silenzio. Ma gli uomini della sua segreteria ne hanno per tutti. Per Sergio D'Antoni e per il segretario siciliano Giuseppe Lupo, che avrebbero minato alle fondamenta «ogni possibilità di accordo con l'ala del Pd che sosteneva Ferrandelli» (e il governatore Lombardo).

Per Enrico Letta, che avrebbe dirottato «i suoi voti nel capoluogo al candidato che ha sconfitto la Borsellino». E soprattutto per Leoluca Orlando, che «in queste ore starebbe meditando di candidarsi a sindaco».
Fossero confermati i più oscuri presagi del segretario e della sua cerchia ristretta, il Pd si troverebbe di fronte a uno scenario addirittura peggiore di quello che si materializzò a Napoli l'anno scorso, quando la sfida tra Cozzolino e Ranieri venne annullata per far spazio alla candidatura del prefetto Morcone, scalzato poi da Luigi de Magistris al primo turno.

E i segnali che arrivano dall'Isola vanno in questa direzione. Bersani dice che il Pd sosterrà il vincitore delle primarie? Orlando, intervistato dalla trasmissione di RaiTre Agorà, insiste sulle «primarie truccate» e rilancia: «Comunque vada noi sosteniamo e sosterremo Rita Borsellino». È l'inizio dell'ultima grande guerra. Il tutto mentre, a Palermo, la vittoria di Ferrandelli sta per essere ufficializzata. Anche se, ammettono dal comitato del giovane candidato, Borsellino potrebbe impugnare l'arma dei ricorsi. «Magari rivolgendosi direttamente al Tar...».

 

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