LA CAPORETTO DEL PD: CERCASI LEADER - ASPIRANTI RENZI IN CAMPO IN CAMPO: CALENDA VUOLE SUPERARE IL PD E CANDIDA GENTILONI, CHE, COME SEMPRE, “È DISPONIBILE”. ZINGARETTI STUDIA DA SEGRETARIO, SALA NON PRENDE IMPEGNI MA ORGANIZZA TAVOLATE ETNICHE CON SAVIANO E SFIDA SALVINI – RENZI? ASPETTA SULLA RIVA DEL FIUME...
Paolo Bracalini per “il Giornale”
CAPORETTO PD PARTITO DEMOCRATICO
Su una cosa sono tutti d' accordo: le elezioni per il Pd sono state una Caporetto, il centrosinistra va ricostruito dalle fondamenta se non si vogliono collezionare altre batoste elettorali a partire dalle Europee della primavera prossima. Sul come, sui tempi del ricambio, e soprattutto sul chi possa guidare la nuova fase del Pd, però, le opinioni sono diverse.
Neppure sulla data del congresso i Dem si muovono compatti: i renziani prendono tempo per rimandare la resa dei conti, gli altri chiedono di accelerare e farlo al più presto. La disfatta ha fatto precipitare le divisioni e rimesso in moto il magico mondo delle correnti Pd. La ricetta generale è sempre quella, allargare ad altri movimenti e partiti di sinistra. Ma Calenda la vede in un modo, gli altri notabili del Pd in un altro.
TRAMONTO PD PARTITO DEMOCRATICO
Per Orfini, ad esempio, «serve un soggetto europeo che vada da Macron a Tsipras», mentre l' ex ministro dello Sviluppo economico vuole rottamare il Pd e fondare un contenitore nuovo, un «fronte repubblicano», con dentro materiale vario. L' opzione Calenda è una delle cinque in gara.
maurizio martina tra i colleghi pd
L' attivissimo ex montezemoliano, però, candida Gentiloni a leader di questo nuovo soggetto. Anche se l' ex premier, insieme a Minniti e ad altri ex suoi ministri, lavora anche lui ad un «progetto di alternativa al governo gialloverde». Poi c' è il governatore del Lazio Nicola Zingaretti, che punta alla segreteria Pd con un piano di allargamento, pure lui, del centrosinistra.
Renzi invece si disinteressa del Pd, è impegnato a girare il mondo e preparare un programma tv col suo amico Lucio Presta. Insomma cercarsi disperatamente salvatore del Pd. Che possa arrivare da Milano? Beppe Sala si autoelegge «anti-Salvini» ma con il cartello «occupato» fino al 2021, scadenza del mandato da sindaco.
Calenda finge disinteresse ma fa l' anti-sovranista
Carlo Calenda si è da poco iscritto al Pd e non fa che ripetere che non è interessato a diventarne il leader, ma solo perché ha in mente un piano più ambizioso: «Bisogna andare oltre il Pd subito, serve un fronte repubblicano che aggreghi sia esperienze civiche, come i sindaci tipo Pizzarotti, che persone che rappresentano dei mondi, come Marco Bentivogli per il sindacato, per creare un' alternativa a un' Italia sovranista e anche un po' cialtrona».
Nel Pd non gli danno molta corda (Orfini gli ha risposto che «oltre il Pd c' è la destra»), ma l' ex ministro dello Sviluppo economico è un uomo di molte relazioni e se c' è da allargare il campo sa come muoversi. Calenda è molto amato in Confindustria, dove ha anche avuto un ruolo di vertice durante la presidenza Montezemolo.
E sempre al suo fianco ha lavorato in Ferrari e poi a Italia Futura, il movimento politico montezemoliano, che è poi sfociato nella sfortunata esperienza di Scelta civica con Monti. Qualcuno potrebbe dire, non esattamente il profilo per un leader della sinistra italiana. Ma Calenda lo ha detto, vuole andare «oltre».
Il mediano Gentiloni pronto alla chiamata
Quando c' è da proporre un nome che metta d' accordo le varie anime del centrosinistra, viene sempre fuori quello di Paolo Gentiloni, il mediano del Pd. Grazie alle riconosciute doti di savoir-faire ed equilibrio che gli fecero guadagnare la poltrona di Palazzo Chigi quando Renzi doveva scegliere un successore affidabile, Gentiloni è ancora in pista per il futuro del Pd, pur non avendo il carisma del leader trascinatore di folle.
Eppure, dopo la sbornia renziana, la sua premiership discreta non ha lasciato un ricordo tragico negli italiani, tanto che in un sondaggio recente di Ixè Gentiloni è sopra Di Maio nel gradimento tra i leader (e sopra Martina e Renzi). Non è un caso che Giuliano Ferrara l' abbia candidato (insieme a Marco Minniti) come anti-Salvini e leader di un nuovo contenitore di sinistra.
L' ex premier si è detto disponibile, come sempre: «Penso che la cosa più urgente per noi sia ricostruire un progetto di alternativa di governo che deve avere basi sociali, politiche. Io mi voglio mettere a lavorare per questo». Nel frattempo ha girato le città dove il Pd era al ballottaggio. Non è finita benissimo.
Renzi alla finestra tra tv e conferenze all' estero
L' unico progetto chiaro sul suo futuro («Sento di dover riprendere in mano la leadership del Pd») lo ha fatto un Renzi fake su Twitter. Sui progetti del vero Renzi, invece, si resta sul vago. L' ex leader ed ex premier, disarcionato violentemente dal potere, sembra essersi preso un periodo sabbatico per seguire le proprie inclinazioni, anche se è pagato dal Senato per fare il senatore del Pd. «Starò fuori dal giro per qualche mese» ha detto, facendo sapere che viaggerà per il mondo per tenere conferenze e incontrare leader e potenti.
Più il lavoro di un lobbista di alto livello che di un parlamentare, a dire il vero. Ma non basta, c' è anche la tv nell' agenda di Renzi. L' indiscrezione è confermata dal produttore televisivo Lucio Presta, suo amico: «Ho proposto a Matteo Renzi un progetto televisivo sulla città di Firenze, un programma ambizioso. E lui lo sta valutando».
Un format che dovrebbe andare in onda su un «canale in chiaro». I primi ciak sono già scattati nel fine settimana scorso a Firenze. Significa che Renzi cambia mestiere, da politico a presentatore tv? Non sembra per ora. Secondo El Pais, anzi, l' ex premier starebbe lavorando con Macron e Ciudadanos ad una piattaforma politica comune per le Europee 2019.
Zingaretti vuole la conta per diventare segretario
nicola zingaretti presidente regione lazio
Dal Lazio con furore, ma ci riuscirà? Nicola Zingaretti, fratello meno noto del commissario Montalbano e governatore del Lazio, è da tempo che studia da leader del Partito Democratico. Prima come alternativa a Renzi, ora come candidato alla segreteria al prossimo congresso Pd (ma quando non si sa) perché, dice, «è finito un ciclo storico», e quello nuovo va aperto al più presto sennò sono guai.
«C' è un lavoro collettivo da realizzare. Deve partire subito e coinvolgere non solo il Pd», insomma l' ingrediente della ricetta salvifica a sinistra è sempre quello: allargare, a sindaci, associazioni etc.
SALVINI E ZINGARETTI NELLA VILLA SEQUESTRATA AI CASAMONICA 4
Zingaretti può vantarsi di averlo fatto, nel piccolo del suo Lazio, avendo battuto M5s e centrodestra alle regionali con un' alleanza allargata di centrosinistra (anche Leu, gli europeisti della Bonino, e altri). Avendo nel curriculum politico i Ds e non essendosi mai macchiato di renzismo, Zingaretti è più gradito alla ditta storica e ai suoi maggiorenti. Certo, tra vincere nel Lazio e competere a livello nazionale con Salvini e il M5s, ce ne passa. Ma non è che nel Pd ci sia l' imbarazzo della scelta di possibili segretari, specie ora che si perde.
Sala e il modello Milano come ricetta anti-Salvini
«Sono l' anti-Salvini, a Milano c' è un modello che può funzionare». C' è anche Beppe Sala tra le ipotesi per risollevare il Pd dal letto di morte in cui sembra calato. Quando glielo chiedono, il sindaco meneghino non prende impegni, perché «dopo la malattia sono cambiato, non faccio più progetti per il futuro, il mio presente si chiama Milano e durerà fino al 2021. Poi vedremo».
Ma certo la Milano efficiente e innovativa che l' ex ad di Expo amministra è un biglietto da visita che pochi nel centrosinistra possono sfoderare, anche se - ha ammesso lui stesso - è più facile governare Milano che Roma o altre città italiane. Il sindaco non è al momento interessato alla guida del Pd, per il congresso ha anzi lanciato l' idea di una leadership femminile («Vedrei molto bene una donna alla segreteria del Pd»).
beppe sala e virginia raggi (6)
Organizza tavolate etniche con i migranti e sfida il ministro dell' Interno: «L' accoglienza è irrinunciabile, basta con le sbruffonate, battiamolo con i fatti». Ma Sala resta un corpo estraneo per il Pd, un manager in prestito alla politica. Al massimo fino al secondo mandato a Palazzo Marino, poi si vedrà.