italia egitto al sisi giuseppe conte enrico letta giorgia meloni

BASTA PRESE PER IL CAIRO – IL PD, CHE OGGI CONDANNA LA MELONI PER AVER INCONTRATO AL SISI NONOSTANTE IL CASO REGENI, DOVREBBE RICORDARSI CHE, QUANDO ERA AL GOVERNO CON CONTE, L’ITALIA HA VENDUTO ALL’EGITTO DUE FREGATE. E ALLORA, IN CONSIGLIO DEI MINISTRI, NESSUNO DEL PD DISSE UNA PAROLA – E PEPPINIELLO APPULO, CHE ORA MANTIENE UN IMBARAZZATO SILENZIO, NEL SUO PRIMO GOVERNO GIALLOVERDE AVEVA DECISO DI VENDERE ARMI PER 4 MILIARDI DI EURO AD AL SISI...

Francesco Verderami per il “Corriere della Sera”

 

GIORGIA MELONI AL SISI

Il colloquio tra la premier italiana e il presidente egiziano è stato criticato da quasi tutte le forze di opposizione, che hanno contestato a Meloni una forma di appeasement con Al Sisi nonostante pesino nei rapporti tra i due Paesi l'omicidio Regeni e il caso Zaki.

 

L’altro ieri il leader di Sinistra italiana Fratoianni e il portavoce di Europa Verde Bonelli hanno additato «l’indecente incontro» di Sharm el Sheik.

 

E ieri il Pd ha attaccato con alcuni suoi dirigenti l’inquilina di Palazzo Chigi: la capogruppo del Senato Malpezzi, l’ex presidente della Camera Boldrini, il coordinatore dei sindaci Ricci e l’europarlamentare Moretti le hanno chiesto polemicamente «che fine ha fatto la dignità della nazione» e l’hanno accusata di aver «barattato i diritti umani con la ragion di Stato». La tesi comune è che, in nome degli approvvigionamenti energetici e delle commesse militari, sia stata archiviata la drammatica fine del giovane ricercatore italiano.

 

AL SISI GIUSEPPE CONTE

Il punto è che quella vicenda era stata di fatto messa tra parentesi già dai governi Conte. Il primo — alleato della Lega — aveva deciso di vendere armamenti per quattro miliardi di euro ad Al Sisi. Il secondo — alleato del Pd — aveva completato il passaggio all’Egitto di due delle sei fregate Fremm, che facevano parte di una commessa in cui erano compresi 20 pattugliatori, 24 caccia Eurofighter, 20 velivoli di addestramento e un satellite.

 

Non è un caso quindi se nella girandola di dichiarazioni contro Meloni sia mancata la voce del leader grillino, che oggi veste i panni del pacifista e avvisa la premier di non «azzardarsi» a inviare altre armi a Kiev «senza passare dal Parlamento». Ma che due anni fa venne contestato dalle organizzazioni pacifiste per aver ceduto le navi da guerra all’Egitto «con una decisione che non è mai stata sottoposta all’esame del Parlamento».

 

MELONI AL SISI 2

Il Pd avrebbe dovuto rammentare la compartecipazione alla scelta, se è vero che in Consiglio dei ministri nessuno dei suoi rappresentanti mosse obiezione. Dunque è un po’ contraddittorio il ricordo di Malpezzi, secondo la quale «i nostri governi si erano battuti per ottenere trasparenza e chiarezza» sui casi Regeni e Zaki.

 

E cadde nel vuoto l’appello attuale di Boldrini di «fermare il commercio di armi» con il Cairo. Forse perché a quei tempi — per usare le parole odierne di Moretti — «gli interessi commerciali» pesarono «più del rispetto dei diritti umani». E chissà se anche allora a Ricci fece «male vedere un esecutivo freddo» come quello retto da Meloni.

 

PATRICK ZAKI GIULIO REGENI MURALE MURALES

Prudentemente Conte e i dirigenti del Movimento non hanno preso parte alla polemica sul vertice di Sharm el Sheik. Hanno preferito sfilare alla marcia per la pace, magari anche per sbianchettare il passato dell’ex premier, che ai tempi del gabinetto giallorosso decise — dopo le sollecitazioni di Trump — il maggior incremento di investimenti della storia repubblicana nel settore della Difesa. Se così stanno le cose, non si capisce come mai il dem Bettini — che di Conte è un sostenitore — nell’intervista di ieri al Corriere abbia detto: «Bisogna ridefinire la nostra identità. Dobbiamo stare con l’elmetto della Nato?». Una stilettata, non si sa quanto involontaria, contro la linea di Letta (e Guerini) coerentemente filo-atlantica e a sostegno di Kiev.

 

AL SISI GIORGIA MELONI

Insomma della tragica sorte di Regeni e delle vicissitudini giudiziarie di Zaki non c’è finora traccia tra le dichiarazioni dei grillini. Eppure da presidente della Camera Fico aveva addirittura sospeso le relazioni diplomatiche con il Parlamento egiziano, in segno di protesta verso il regime del Cairo. Era il novembre 2018. «Su Regeni saremo inflessibili fino alla verità», commentò Conte. Che un anno e mezzo dopo annunciò in Consiglio dei ministri la vendita delle fregate Fremm ad Al Sisi. «La vendita non è stata ancora autorizzata», ribattè per tamponare le polemiche. Poi firmò però la fattura. In fondo, piazzare navi da guerra in giro per il mondo è una propensione che lo accomuna ad alcuni suoi amici di sinistra, diciamo.

giulio regenial sisi giorgia meloni antonio guterres

Ultimi Dagoreport

fedez chiara ferragni game over matrimonio x

“CHIARA, TI RICORDI QUANDO HAI AMMESSO A FEDEZ CHE TI SEI SCOPATA ACHILLE LAURO?” - IL “PUPARO” DEL RAPPER, FABRIZIO CORONA, BUTTA BENZINA SUL FUOCO: “RACCONTERÒ LA MOGLIETTINA PERFETTA CHE SEI, QUANTE STRONZATE RACCONTI DA 15 ANNI, I TUOI AFFARI SPORCHI E L'AMORE CHE PERÒ HAI VISSUTO TRADENDOLO COSTANTEMENTE" - L’IRRESISTIBILE SCENEGGIATA, RICCA DI MIRATISSIMI COLPI ALL'INGUINE MESSA IN SCENA DALL’EX DUO FERRAGNEZ, CONFERMA LA PIÙ CLASSICA CONVINZIONE FILOSOFICA-EUCLIDEA: L'IDIOZIA È LA PIÙ GRAZIOSA DISTANZA FRA DUE PERSONE (SALVO POI SCOPRIRE CHE, AL LORO CONFRONTO, I COSIDDETTI MEDIA TRASH SCANDALISTICI SONO INNOCENTI COME TUBI) - AMORALE DELLA FAVA: IL LORO MATRIMONIO CELEBRATO NEL 2018 IN UNA LOCATION DI LUSSO DI NOTO, TRASFORMATO IN LUNA PARK VERSIONE FLOWER POWER, CON RUOTE PANORAMICHE E CONSOLLE DI DEEJAY, ERA UNA PROMESSA DI FUTURO: PAGLIACCIATA ERA, PAGLIACCIATA È STATA - VIDEO

luigi lovaglio - francesco gaetano caltagirone - giancarlo giorgetti - milleri - alberto nagel - philippe donnet mediobanca mps

DAGOREPORT - NEL GRAN RISIKO BANCARIO, L’UNICA COSA CERTA È CHE MONTE DEI PASCHI DI SIENA È ORA NELLE MANI DI DUE IMPRENDITORI PRIVATI: MILLERI E CALTAGIRONE. ALTRO CHE BANCA LEGHISTA COME CIANCIA SALVINI - ALTRA CERTEZZA: L’OPS SU MEDIOBANCA SARÀ COMPLETATA DOPO L’ASSALTO A GENERALI - SE L’IMMOBILIARISTA CALTARICCONE SOGNA LA CONQUISTA DELLA SECONDA COMPAGNIA EUROPEA CHE GESTISCE 32 MILIARDI DI EURO DI BENI IMMOBILI, ALCUNI EREDI DEL VECCHIO ACCUSANO MILLERI DI ESSERE SUBALTERNO AL DECISIONISMO DI CALTA - SULLA PIAZZA DI MILANO SI VOCIFERA ANCHE DI UNA POSSIBILE DISCESA IN CAMPO DI UN CAVALIERE BIANCO CHE LANCI UN’OPA SU MEDIOBANCA PIÙ RICCA DELL’OPS DI CALTA-MILLERI-LOVAGLIO...

giorgia meloni nordio mantovano almasri francesco franco lo voi

DAGOREPORT - QUANDO LA MELONI DICE "NON SONO RICATTABILE", DICE UNA CAZZATA: LA SCARCERAZIONE DEL TORTURATOR ALMASRI È LA PROVA CHE LA LIBIA USA I MIGRANTI A MO' DI PISTOLA PUNTATA SULL'ITALIA - CHE POI PALAZZO CHIGI NON SAPPIA GESTIRE LE SITUAZIONI DI CRISI E' LAMPANTE: SAREBBE BASTATO METTERE IL SEGRETO DI STATO, INVECE CHE MANDARE PIANTEDOSI A CIANCIARE DI " ALMASRI, PERICOLO PER LA SICUREZZA", E NESSUNO SI SAREBBE FATTO MALE - L'ATTO GIUDIZIARIO DELLA PROCURA DI ROMA NON C'ENTRA NIENTE CON IL CASO SANTANCHÈ - LO STRETTO RAPPORTO DI LI GOTTI CON I MAGISTRATI - LE VOCI DI VOTO ANTICIPATO PER CAPITALIZZARE ''GIORGIA MARTIRE DELLA MAGISTRATURA''. CHE NON È SUL TAVOLO: SOLO MATTARELLA DECIDE QUANDO SCIOGLIERE LE CAMERE (E SERVIREBBE CHE O LEGA O FORZA ITALIA STACCASSERO LA SPINA AL GOVERNO...)

friedrich merz donald tusk giorgia meloni trump emmanuel macron olaf scholz mario draghi

DAGOREPORT - AL PROSSIMO CONSIGLIO EUROPEO SARANNO DOLORI PER LA MELONI INEBRIATA DAL TRUMPISMO - IL PRIMO NODO DA SCIOGLIERE SARÀ LA RATIFICA, UNICA MANCANTE DEI 27 PAESI, ALLA RIFORMA DEL MECCANISMO EUROPEO DI STABILITÀ (MES), A GARANZIA DI UNA CRISI BANCARIA SISTEMICA. LA DUCETTA AVEVA GIA' PROMESSO DI RATIFICARLO DOPO LA FIRMA DEL PATTO DI STABILITÀ. MA ORA NON POTRÀ INVENTARSI SUPERCAZZOLE DAVANTI A MACRON, SCHOLZ, TUSK, SANCHEZ, LEADER CHE NON NASCONDONO DIFFIDENZA E OSTILITÀ NEI CONFRONTI DELL'UNDERDOG CHE SI È MESSA IN TESTA DI ESSERE IL CAVALLO DI TROIA DELLA TECNODESTRA AMERICANA IN EUROPA - MA IL ROSPO PIÙ GROSSO DA INGOIARE ARRIVERÀ DALL’ESTABLISHMENT DI BRUXELLES CHE LE FARÀ PRESENTE: CARA GIORGIA, QUANDO VAI A BACIARE LA PANTOFOLA DI TRUMP NON RAPPRESENTI LE ISTANZE EUROPEE. ANZI, PER DIRLA TUTTA, NON RAPPRESENTI NEMMENO L’ITALIA, MEMBRO DELLA UE QUINDI SOGGETTA ALLE REGOLE COMUNITARIE (CHE HANNO TENUTO A GALLA IL PIL ITALIANO CON I 209 MILIARDI DI PNRR), MA RAPPRESENTI UNICAMENTE TE STESSA…

donald trump elon musk

DAGOREPORT – SIC TRANSIT GLORIA MUSK: A TRUMP SONO BASTATI MENO DI DIECI GIORNI DA PRESIDENTE PER SCAZZARE CON IL MILIARDARIO KETAMINICO – LA VENDITA DI TIKTOK A MICROSOFT È UN CAZZOTTO IN UN OCCHIO PER MR. TESLA (BILL GATES È UN SUO ACERRIMO NEMICO). POI C’È LA DIVERSITÀ DI VEDUTE SUL REGNO UNITO: MUSK VUOLE ABBATTERE IL GOVERNO DI STARMER, CHE VUOLE REGOLAMENTARE “X”. E TRUMPONE CHE FA? DICE CHE IL LABURISTA STA FACENDO UN “GOOD JOB” – L’INSOFFERENZA DEL VECCHIO MONDO “MAGA”, L’INTELLIGENZA ARTIFICIALE E I DAZI ALL’EUROPA: IL TYCOON ASPETTA PERCHÉ VUOLE DISCUTERE CON LONDRA…

stefano boeri cino zucchi beppe sala

DAGOREPORT! LA "POLITECNICO CONNECTION" MILANESE, CHE HA PORTATO AI DOMICILIARI STEFANO BOERI E CINO ZUCCHI ERA STATA RACCONTATA SUL “FATTO” DA EMILIO BATTISTI NELL’AGOSTO DEL 2022 – L’ARCHITETTO SQUADERNAVA LA RETE DI RELAZIONI PROFESSIONALI TRA I VINCITORI DEL CONCORSO E I COMMISSARI BOERI E ZUCCHI LA “RIGENERAZIONE URBANA” A COLPI DI GRATTACIELI, SULLA QUALE IL SINDACO SALA TRABALLA, NASCE SEMPRE NELLA SCUOLA DI ARCHITETTURA DEL POLITECNICO, DOVE IMPAZZA DA DECENNI UNA LOTTA INTESTINA TRA DOCENTI, QUASI TUTTI DI SINISTRA - L’INUTILITÀ DEI CONCORSI, OBBLIGATORI, PERÒ, PER LEGGE, QUANDO SAREBBE PIÙ ONESTO CHE...