VIENI AVANTI MARINO! – RIVOLTA NEL PD PER IL PANDA-GATE: “IL SINDACO VENGA IN CONSIGLIO A RIFERIRE” – LUI DA LONDRA FA LO SBRUFFONE: “ARRIVO A MEZZANOTTE” – SE NE RIPARLA MARTEDÌ E FINO AD ALLORA IL SINDACO MARZIANO RESTERÀ SULLA GRATICOLA
1. MULTAGATE, RIVOLTA PD “IL SINDACO VENGA IN AULA A RIFERIRE” LITE COI MARINO BOYS
Giovanna Vitale per “la Repubblica”
Multagate, la telenovela continua. Oggi — dopo il giallo delle contravvenzioni congelate, la spy-story sulla manomissione del sistema informatico, la commedia del database ubriaco che fa sparire e ricomparire il pass intestato al sindaco — siamo in pieno psicodramma. Con Marino che prima promette una comunicazione in assemblea e poi fa l’ennesima retromarcia: “colpa” dell’assessore Guido Improta, autore di una ricostruzione che metteva in evidenza tutti i pasticci le deficienze del gabinetto del sindaco, subito bocciata dal capo Luigi Fucito, col quale finisce a parolacce.
E il Pd che, stanco delle continue giravolte di un cavallo ormai azzoppato, si ammutina e chiede che sia l’inquilino del Campidoglio in persona a metterci la faccia: «Quanto è accaduto in questi giorni ha bisogno di un chiarimento», dice Panecaldo in apertura dei lavori, «noi crediamo che non si possa proseguire questo consiglio senza il primo cittadino in aula».
Un colpo di scena che nessuno, nello staff, si aspettava. Il segno che il principale azionista della maggioranza è pronto «a staccare la spina», la metafora più usata nella riunione del gruppo che ha preceduto la seduta. D’accordo come mai prima sul fatto che «il multagate segna un punto di non ritorno, per cui o Marino corregge subito la rotta oppure basta e torniamo a votare».
Anche perché «se continuiamo così per altri tre anni, nel 2018 saremo tutti morti». Una prospettiva ormai condivisa. Corroborata dalla sferzata via radio del segretario Cosentino: «Marino arriva a fine consiliatura se fa poche cose utili: se paga le multe e se ci mettiamo tutti assieme a lavorare sui problemi veri di Roma, a cominciare dalle periferie. Ci vuole uno scatto».
E mentre pure Sel va all’attacco («Vogliamo la verità, qualcuno nella catena di comando deve pagare», avverte il capogruppo Peciola), i fedelissimi del sindaco provano a fermare la valanga diffondendo un parere dell’avvocatura secondo cui spetta agli uffici del gabinetto occuparsi dei permessi e che la panda poteva anche essere guidata da qualcun altro (per esempio, la moglie).
Il chirurgo dem annusa l’aria e tenta la mossa della disperazione: «Io sono a Londra, atterro alle 23,30, se vogliono posso essere in aula dopo mezzanotte» dice al telefono al presidente Coratti. La speranza è chiudere la partita in fretta. Ma il Pd non ci sta: quel fritto misto di abusi e menzogne verrebbe derubricato a boutade. L’assessora Cattoi e il caposegreteria Tricarico, braccio destro e sinistro di Marino, sono furibondi: «Ma come vi permettete?», urlano, «Noi siamo sotto tiro e voi vi schierate con chi ci attacca?».
Il gruppo Pd si riunisce di nuovo e ribadisce la linea della fermezza: «Il sindaco dovrà venire a riferire nella prima seduta utile». Dunque martedì: altri 4 giorni sulla graticola. Altri 4 giorni di veleni, inseguimenti, accuse incrociate. E oggi c’è pure la direzione: il processo a Marino è assicurato.
2. IL DESTINO IN BILICO DI UNA PANDA ROSSA (E DI UN SINDACO)
Ernesto Menicucci per il “Corriere della Sera”
LA PANDA DI MARINO IN DIVIETO DI SOSTA
In principio fu una bicicletta. Una vecchia Schwinn rossa, con la quale — il 12 giugno 2013, data della proclamazione dopo la vittoria al ballottaggio di due giorni prima — il neosindaco di Roma Ignazio Marino «scalò», nel senso letterale del termine, il Campidoglio, uno dei sette colli capitolini, quello che domina i Fori e che è dominato da Palazzo Senatorio. Foto, applausi, curiosità. Era il sindaco «ciclista», quello che incontravi per strada ai semafori, con caschetto e vigili pedalatori al seguito. Quello che, una volta, finì per terra a villa Borghese, per aver dato il «cinque» ad una famiglia a bordo di un risciò.
Ora, però, dopo una settimana di pasticci, errori, confusione, il simbolo del multa-gate (e in qualche modo l’immagine che resterà attaccata a lungo al chirurgo dem) è un altro, sempre rosso, ma a quattro ruote: la famosa, o famigerata, Panda del sindaco, che si è trasformata nel più fiero oppositore politico di Ignazio Marino. Da quando è comparsa sulla scena, qualche mese dopo il successo elettorale, gli ha creato solo grattacapi. Prima la sosta davanti a San Luigi dei Francesi, nei posti riservati (in orario d’ufficio) ai senatori, dove la Panda è rimasta per un anno e mezzo, notte e giorno.
LA PANDA DI MARINO IN DIVIETO DI SOSTA
Un parking privato, e gratuito, a cielo aperto, in pieno centro, mentre per tutti i romani parcheggiare dentro la Ztl è diventato un salasso: tariffe alle stelle per il pass, e parcometri aumentati ad 1,5 euro l’ora, senza più «facilitazioni» o prezzi forfettari. Fino a quel giorno, non si sapeva neppure che Marino avesse un’auto. Neppure, forse, che avesse la patente. E nessuno, anche ora, lo ha mai immortalato al volante.
Eppure la Panda era lì, con una «strisciata» sulla fiancata periziata dai Cinque Stelle (graffio da 18 centimetri, fatto probabilmente con una chiave), coperta da un’autorizzazione rilasciata dal Senato su «invito» della Prefettura, a causa «degli atti vandalici e delle minacce ai familiari» denunciati dallo stesso Marino in un esposto. Scoppiato il caso, trenta senatori (tutti i partiti, tranne il Pd) scrissero a Pietro Grasso, e la Panda per qualche giorno sparì dalla circolazione.
CITTADINI PROTESTANO PER LA PANDA DI MARINO
Salvo, però, ricomparire poco dopo, nell’ormai noto multa-gate. E, allora, sono cominciare a fioccare le domande. La prima, forse la più importante: ma chi usa la macchina del sindaco? Lui, visti gli impegni che ha e le abitudini di vita (c’è una «scorta» di vigili che lo va a prendere sotto casa, oppure va in bici), pochissimo. La moglie, la signora Rossana, magari un po’ di più. Tanto che le otto contravvenzioni prese ai varchi Ztl, a causa del permesso scaduto, sono tutte in orari difficilmente compatibili con quelli del sindaco che, quasi sempre, era impegnato altrove.
LA PANDA DI MARINO NELL'AREA RISERVATA DEL PARCHEGGIO DEL SENATO
Lei, la signora Marino, neppure smentisce: «Tanto sapete già tutto, non c’è bisogno che vi aiuti...». E anche dallo staff del primo cittadino arrivano mezze verità: «Ma anche se guidava la moglie, qual è il problema?». Una popolarità inaudita, per una comunissima Panda rossa, 875 di cilindrata, alimentazione a benzina, 14 cavalli fiscali. Marino l’ha acquistata quando era ancora senatore (l’immatricolazione è del 18 gennaio 2013), pagandola circa 14 mila euro.
È l’unica auto di famiglia, e ormai spopola sulla Rete: le foto (anche le ultime, quando è stata avvistata in divieto di sosta) sono ovunque, le trasmissioni tivù ci scherzano sopra («Panda della Magliana», uno dei refrain lanciati). Però, dall’ultimo filmato delle Iene , l’auto è sparita. Che diventi lei, alla fine, il capro espiatorio di questa storia?