LE PECORELLE DI BEPPE VOGLIONO SCAPPARE DAL GREGGE - I GRILLINI “VOLENTEROSI” (AD ALLEARSI CON IL PD) PRONTI A FORMARE UN GRUPPO AUTONOMO AL SENATO

Alessandro Trocino per Corriere.it

«Non ricordo un solo caso di proposta dall'alto non approvata plebiscitariamente dalla base. Per farla breve, lunga vita a Grillo finché il M5S sarà ancora un nano politico». Le agenzie di stampa attribuiscono a Francesco Campanella - senatore palermitano dalla barba bianca, pacioso e con buon senso dell'umorismo - queste parole durissime. E altre ancora: «Finché saremo un gregge avremo bisogno di un pastore e anche di cani da guardia».

Al telefono, Campanella cade dalle nuvole: «Quale gregge? Ah, quelle parole sono di un attivista, che le ha postate sul mio profilo. Noi non siamo certo un gregge e io non siluro il M5S. Al limite mi è scappato un mi piace, ma comunque non le ho scritte io e non le condivido».

Ammessa la rettifica di Campanella, che certo non nasconde le sue opinioni critiche, resta la sostanza di un Movimento in cui «il dissenso viene interpretato come lesa maestà». E in cui, per decrittare la metafora del post, c'è «un gregge» di parlamentari, un paio di pastori (Grillo e Casaleggio) e i cani da guardia della comunicazione.

Mai come ora gli eletti sono in ebollizione. E stavolta non c'entrano i soldi. Niente diaria e niente scontrini. Qui il gioco si fa duro, perché si parla di politica. In questi ultimi giorni di vacanza gli «incidenti» sono stati diversi. Il post del comunicatore Claudio Messora che «invitava» a non «giocare al piccolo onorevole».

Una poesia in romanesco di Paola Taverna, che esponeva plasticamente il rapporto tra ortodossi e dissidenti: «...Proponi accordi strani e vedi prospettive. Mentre io guardo 'ste merde e genero invettive». Ciliegina sulla torta, il contrordine di Grillo sul Porcellum, prima feticcio da abbattere ad ogni costo, ora utile strumento per ribaltare il sistema.

Tra i senatori più critici, nei giorni scorsi, oltre a Campanella, Elena Fattori, Alessandra Bencini (minacciata d'espulsione), Luis Orellana, Monica Casaletto, Lorenzo Battista, Maria Mussini e Fabrizio Bocchino. Otto nomi, ma tra gli irrequieti «silenziosi» la quota sale.

Considerando che fuori dai gruppi ci sono già due espulsi (Adele Gambaro e Marino Mastrangelo) e cinque fuoriusciti (Vincenza Labriola, Alessandro Furnari, Paola De Pin, Fabiola Anitori e Adriano Zaccagnini), non è difficile capire che sono allo studio le manovre per una piccola secessione, con eventuale creazione di un gruppo autonomo, almeno al Senato.

Tutto prematuro, naturalmente, fin quando il governo sta in piedi. Ieri Giuseppe Vacciano ha pubblicato un brano del «Non Statuto» che rivendica il libero confronto. Polemico anche il senatore Francesco Molinari (subito definito «venduto»), secondo il quale «andare alle urne con il Porcellum è una pericolosa contraddizione». E chiude il post (condiviso da Ivan Catalano e Fabrizio Bocchino), con una domanda: «Siamo diventati quelli dello sfascio, del muoia Sansone con tutti i filistei?».

Campanella in un post, stavolta suo, chiede un referendum sul Porcellum. Con parole accorate: «Amo il Movimento come un figlio, anche se mi fa incazzare. Ma per farlo crescere c'è un solo metodo: quello democratico». Concorda Walter Rizzetto: «Continuo a pensare che la legge elettorale vada cambiata. Dobbiamo discuterne tra noi. All'assemblea del 2 settembre, dovrà esserci un contradditorio vero, de visu . I problemi non si risolvono con una poesia».

 

 

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