PER IL BANANA LE CONDANNE SO’ MEJO DI UNA BEAUTY FARM: “NON DORMO DA 55 GIORNI, HO PERSO 11 CHILI”

Paola Di Caro per "Corriere della Sera"

«Quando parliamo, negli ultimi tempi, è solo per organizzare la campagna elettorale», diceva nei giorni scorsi Daniela Santanchè, che sulla evoluzione inattesa in questi termini e improvvisa ha sicuramente avuto un ruolo, come il resto dell'ala dura del partito, anche se la proposta formale - nel vertice di ieri - l'ha fatta Brunetta: «Presidente, se votano la decadenza ci dimettiamo tutti», ed è stata approvata come un sol uomo dallo stato maggiore del partito lì presente.

Non c'erano i ministri però, e nemmeno Alfano, in missione a Torino. E non c'erano tanti big che per tutto il pomeriggio si sono chiesti cosa stesse succedendo, se davvero era maturata «così, a caso, di colpo» la scelta di dimissioni di massa, che fino a ieri mattina nessuno metteva minimamente in preventivo perché «se si rompe - era la vulgata comune - sarà sul terreno dell'economia».

Ma nel vertice il clima è stato talmente teso, talmente da ultima spiaggia che la svolta sembra ormai impressa. Perché Berlusconi ha detto con tono accorato, quasi disperato, le stesse parole poi ripetute alla riunione dei gruppi, commuovendosi davanti alle ovazioni: «Non mollo, è mio dovere resistere e combattere» anche se «non dormo da 55 giorni, non posso passare per uno che ruba agli italiani, per me è insopportabile. C'è in atto un'operazione eversiva da parte di Magistratura Democratica che mina lo stato di diritto» e la sinistra «che ha un'ideologia criminale, e spera di avere campo libero ora per eliminarmi» si illude e «se ne accorgerà».

Parole che nello stato maggiore del Pdl hanno ascoltato già tante volte, ma che - rese pressoché pubbliche nella riunione dei gruppi, con conseguente decisione anche se solo annunciata e rimandata a dopo il voto definitivo dell'Aula - trascinano quasi giù il governo. E non sembra esista più alcun margine, se come raccontano è stato Berlusconi, durante il vertice, a decidere che «adesso basta, non possiamo più sopportare, ma lo capite che questi vogliono solo mettermi dentro e buttare la chiave? Basta!».

Eppure, cosa succederà da oggi in poi è ancora imprevedibile. E non a caso, uscendo alla spicciolata dalla riunione dei gruppi, parlamentari del Pdl avvertivano che «le dimissioni sono state in qualche modo affidate a Berlusconi, ma mai formalizzate», e che comunque «ancora bisogna capire che sviluppi ci saranno» perché «non c'è stato alcun dibattito, siamo stati tutti presi di sorpresa...».

Non è l'annuncio di rotture interne, ma certo è la testimonianza del clima di sconcerto che regna nel partito, esposto a stop and go sempre più incomprensibili. E nessuno sa ancora bene neanche cosa voglia davvero Berlusconi: l'ultima, disperata, impossibile trattativa o lasciando il cerino acceso Pd? Nella riunione dei gruppi infatti ha fatto un discorso tutto d'attacco ma senza mai evocare la caduta del governo, ha parlato di Forza Italia e della possibilità che «arrivi al 36%» ma non ha detto che la campagna elettorale è iniziata.

Poi certo, tutte le mosse fanno pensare a un esito inevitabile, anche le ultime decisioni sul suo destino di condannato: ha spostato ufficialmente la sua residenza a Roma, a Palazzo Grazioli, e sembra sia intenzionato a chiedere l'affidamento ai servizi sociali presso la comunità di don Picchi, quella dove anche Previti aveva scontato la sua pena. Un modo per rimanere accanto a quei palazzi della politica da dove stanno per espellerlo. E dove può ancora contare se «non diventa troppo tardi: tra qualche mese - gli hanno detto i falchi ieri - tu sarai fuori dalla scena e sarà troppo tardi per salvarci».

Che poi serva a qualcosa andare al voto, e su questo terreno, in tanti dubitano. Ma per un Cavaliere che vede in atto l'offensiva sul processo Ruby bis, su quello di Napoli con le rogatorie dall'estero, la salvezza passa solo attraverso il suo popolo. Quello che non gli ha mai voltato le spalle, a differenza di «tutti quelli che mi hanno accoltellato e che continuano a farlo».

 

brunetta ravello.jpgMANIFESTAZIONE PDL A VIA DEL PLEBISCITO AGOSTO DENIS VERDINI DANIELA SANTANCHE ANGELINO ALFANO E GIORGIA MELONI AD ATREJU FOTO LAPRESSE previti berlusconi hp sede csm consiglio superiore della magistratura Ruby rubacuori

Ultimi Dagoreport

donald trump joe biden benjamin netanyahu

DAGOREPORT - SUL PIÙ TURBOLENTO CAMBIO D'EPOCA CHE SI POSSA IMMAGINARE, NEL MOMENTO IN CUI CRISI ECONOMICA, POTERI TRADIZIONALI E GUERRA VANNO A SCIOGLIERSI DENTRO L’AUTORITARISMO RAMPANTE DELLA TECNODESTRA DEI MUSK E DEI THIEL, LA SINISTRA È ANNICHILITA E IMPOTENTE - UN ESEMPIO: L’INETTITUDINE AL LIMITE DELLA COGLIONERIA DI JOE BIDEN. IL PIANO DI TREGUA PER PORRE FINE ALLA GUERRA TRA ISRAELE E PALESTINA È SUO MA CHI SI È IMPOSSESSATO DEL SUCCESSO È STATO TRUMP – ALL’IMPOTENZA DEL “CELOMOLLISMO” LIBERAL E BELLO, TUTTO CHIACCHIERE E DISTINTIVO, È ENTRATO IN BALLO IL “CELODURISMO” MUSK-TRUMPIANO: CARO NETANYAHU, O LA FINISCI DI ROMPERE I COJONI CON ‘STA GUERRA O DAL 20 GENNAIO NON RICEVERAI MEZZA PALLOTTOLA DALLA MIA AMMINISTRAZIONE. PUNTO! (LA MOSSA MUSCOLARE DEL TRUMPONE HA UN OBIETTIVO: IL PRINCIPE EREDITARIO SAUDITA, MOHAMMED BIN SALMAN)

giorgia meloni tosi matteo salvini luca zaia vincenzo de luca elly schlein

DAGOREPORT - MENTRE IL PD DI ELLY, PUR DI NON PERDERE LA CAMPANIA, STA CERCANDO DI TROVARE UN ACCORDO CON DE LUCA, LEGA E FRATELLI D’ITALIA SONO A RISCHIO DI CRISI SUL VENETO - ALLE EUROPEE FDI HA PRESO IL 37%, LA LEGA IL 13, QUINDI SPETTA ALLA MELONI DEI DUE MONDI - A FAR GIRARE VIEPPIÙ I CABASISI A UN AZZOPPATO SALVINI, IL VELENO DI UN EX LEGHISTA, OGGI EURODEPUTATO FI, FLAVIO TOSI: ‘’IL TERZO MANDATO NON ESISTE, ZAIA NON HA NESSUNA CHANCE. TOCCA A FDI, OPPURE CI SONO IO”

emmanuel macron ursula von der leyen xi jinping donald trump giorgia meloni

DAGOREPORT – PER TRUMP L'EUROPA NON E' PIU' UN ALLEATO MA SOLO UN CLIENTE PER IMPORRE I SUOI AFFARI - ALL’INAUGURATION DAY CI SARÀ SOLO GIORGIA (QUELLA CHE, TRUMP DIXIT, "HA PRESO D'ASSALTO L'EUROPA") MA NON URSULA VON DER LEYEN - CHE FARE DI FRONTE ALL'ABBANDONO MUSK-TRUMPIANO DI UNA CONDIVISIONE POLITICA ED ECONOMICA CON I PAESI DELL'OCCIDENTE? - CI SAREBBE IL PIANO DRAGHI, MA SERVONO TANTI MILIARDI E VOLONTÀ POLITICA (AL MOMENTO, NON ABBONDANO NÉ I PRIMI, NÉ LA SECONDA) - L’UNICA SOLUZIONE È SPALANCARE LE PORTE DEGLI AFFARI CON PECHINO. L'ASSE EU-CINA SAREBBE LETALE PER "AMERICA FIRST" TRUMPIANA

giorgia meloni daniela santanche galeazzo bignami matteo salvini antonio tajani

DAGOREPORT - ‘’RESTO FINCHÉ AVRÒ LA FIDUCIA DI GIORGIA. ORA DECIDE LEI”, SIBILA LA PITONESSA. ESSÌ, LA PATATA BOLLENTE DEL MINISTRO DEL TURISMO RINVIATO A GIUDIZIO È SUL PIATTO DELLA DUCETTA CHE VORREBBE PURE SPEDIRLA A FARE LA BAGNINA AL TWIGA, CONSCIA CHE SULLA TESTA DELLA “SANTA” PENDE ANCHE UN EVENTUALE PROCESSO PER TRUFFA AI DANNI DELL’INPS, CIOÈ DELLO STATO: UNO SCENARIO CHE SPUTTANEREBBE INEVITABILMENTE IL GOVERNO, COL RISCHIO DI SCATENARE UN ASSALTO DA PARTE DEI SUOI ALLEATI AFFAMATI DI UN ''RIMPASTINO'', INDIGERIBILE PER LA DUCETTA - DI PIU': C’È ANCORA DA RIEMPIRE LA CASELLA RESA VACANTE DI VICE MINISTRO DELLE INFRASTRUTTURE, OCCUPATA DA GALEAZZO BIGNAMI…

giancarlo giorgetti francesco miller gaetano caltagirone andrea orcel nagel

DAGOREPORT – CON L'OPERAZIONE GENERALI-NATIXIS, DONNET  SFRUTTA UN'OCCASIONE D'ORO PER AVVANTAGGIARE IL LEONE DI TRIESTE NEL RICCO MERCATO DEL RISPARMIO GESTITO. MA LA JOINT-VENTURE CON I FRANCESI IRRITA NON SOLO GIORGETTI-MILLERI-CALTAGIRONE AL PUNTO DI MINACCIARE IL GOLDEN POWER, MA ANCHE ORCEL E NAGEL - PER L'AD UNICREDIT LA MOSSA DI DONNET È BENZINA SUL FUOCO SULL’OPERAZIONE BPM, INVISA A PALAZZO CHIGI, E ANCHE QUESTA A RISCHIO GOLDEN POWER – MENTRE NAGEL TEME CHE CALTA E MILLERI SI INCATTIVISCANO ANCOR DI PIU' SU MEDIOBANCA…

papa francesco spera che tempo che fa fabio fazio

DAGOREPORT - VOCI VATICANE RACCONTANO CHE DAL SECONDO PIANO DI CASA SANTA MARTA, LE URLA DEL PAPA SI SENTIVANO FINO ALLA RECEPTION - L'IRA PER IL COMUNICATO STAMPA DI MONDADORI PER LA NUOVA AUTOBIOGRAFIA DEL PAPA, "SPERA", LANCIATA COME IL PRIMO MEMOIR DI UN PONTEFICE IN CARICA RACCONTATO ''IN PRIMA PERSONA''. PECCATO CHE NON SIA VERO... - LA MANINA CHE HA CUCINATO L'ENNESIMA BIOGRAFIA RISCALDATA ALLE SPALLE DI BERGOGLIO E' LA STESSA CHE SI E' OCCUPATA DI FAR CONCEDERE DAL PONTEFICE L'INTERVISTA (REGISTRATA) A FABIO FAZIO. QUANDO IL PAPA HA PRESO VISIONE DELLE DOMANDE CONCORDATE TRA FABIOLO E I “CERVELLI” DEL DICASTERO DELLA COMUNICAZIONE È PARTITA UN’ALTRA SUA SFURIATA NON APPENA HA LETTO LA DOMANDINA CHE DOVREBBE RIGUARDARE “SPERA”…