luca zaia

“PER ME BOSSI ERA CHE GUEVARA, SCRIVEVO I SUOI SLOGAN SUI MURI” – LUCA ZAIA APRE LE VALVOLE: “IL CONFRONTO TRA IL SENATUR E SALVINI? SONO DUE EPOCHE DIVERSE. OGGI SCRIVERE UN MESSAGGIO AL SEGRETARIO DELLA LEGA È FACILISSIMO CON I SOCIAL. AL TEMPO DI BOSSI NON C’ERA INTERNET - IO SINDACO DI VENEZIA? SONO CONCENTRATO SULLA REGIONE. E POI SONO FATALISTA. NON VOLEVO FARE IL MINISTRO. NON MI SENTIVO ALL’ALTEZZA. SBAGLIAVO” – I CONSIGLI DI BERLUSCONI SULLE BASETTE E IL LOOK, LE LACRIME DELLA MOGLIE, SINNER. E SULL’AUTONOMIA…

Giovanni Viafora per il "Corriere della Sera" - Estratti

 

 

luca zaia cover

Un altro libro!

«Sì, è il sesto. Il quarto per Marsilio. Non sono di sicuro le Memorie di Adriano, ma guardi che vanno bene, eh».

 

Sì, ma come fa?

«Usciamo dall’idea dello scrittore con gli occhialini, a lume di candela. Io ho il mio sistema: registro file audio che poi vengono sbobinati. E via. In sei mesi si fa il lavoro. Ma così è tutto molto diretto, al lettore sembra di sentirmi parlare».

 

Dopo il viaggio della vita (in Spagna), un saggio sull’autonomia («La rivoluzione necessaria»). Questa volta il lettore lo mette alla prova...

«Ma non è un trattato noioso! Il mio “driver” è stata l’agendina sulla quale in questi anni mi sono appuntato oltre 150 osservazioni e falsità sull’autonomia. Con serenità e disponibilità al confronto ho voluto rispondere a tutti, anche ai più scettici.

 

(..)

luca zaia bossi

 

Tra i più scettici ci sono i vescovi. Quello di Cassano allo Jonio, Savino, ha detto che l’autonomia è un «pericolo mortale per l’Italia». Si è chiesto perché?

«Il pastore raccoglie lo stato d’animo del suo gregge, ma bisogna anche che non sia prevenuto. Savino non lo conosco, ma dopo le sue esternazioni ho scritto al cardinale Zuppi. Nel libro c’è il testo integrale della lettera che gli ho mandato, dove dico: “Noi siamo qui”. Perché non esistono cattolici buoni o cattolici cattivi, non è un peccato essere autonomisti».

 

È vero che poi con Zuppi vi siete anche incontrati?

«Posso dire che ci siamo visti. In ufficio da lui. Una conversazione riservata».

luca zaia salvini

 

Ma l’ha convinto?

«Il cardinale è una persona profonda e intelligente. Sono certo che abbia compreso che dietro a questo progetto autonomista non c’è la volontà di lasciare indietro nessuno. Per altro io cito sempre don Sturzo: “Sono unitario, ma federalista impenitente”».

 

(…)

 

Sull’autonomia scrive: «La secessione di Bossi ha paradossalmente favorito il percorso verso l’autonomia e il federalismo. Non era possibile ma ha preparato il terreno per una riforma più concreta». È andata così?

«Bossi in un mondo analogico faceva della provocazione la sua forma di politica. Ricordo nel 1996 i pullman di turisti che si fermavano per firmare i referendum per la secessione, una cosa di un’anarchia e di una illegalità assolute. Ma la Lega così arrivò all’11% e smosse dal torpore i palazzi romani, che si inventarono la riforma del titolo quinto. Se oggi siamo qui è il merito di quella azione lì».

 

Qualcuno potrà dire che si era tirata la corda.

luca zaia alla fiera del folpo di noventa padovana

«Ci sono stati momenti caldi in cui la piazza era aizzata. Ricordo quando Bossi si inventò la Guardia padana. Non era facile gestire quelle cose a livello locale. Ma era tutto funzionale ad un progetto. Era strategia».

 

Quando assaltarono il campanile di San Marco lei cosa faceva?

«Ero assessore in Provincia a Treviso. Avevo 29 anni. Quel giorno andavo in auto a Sassuolo a comprare mattonelle per un appartamentino. I venetisti sottovalutarono la portata di quel gesto, ma le pene per loro furono troppo pesanti. Neanche agli assassini».

 

Con Bossi che rapporto ha?

«Sono distante da Gemonio, non lo vedo mai. Lo chiamo per gli auguri a Natale e al compleanno. L’ultima volta era fresco, stava dietro alla nipotina. Ma io non sono mai stato nel suo clan».

 

Però lui ha plasmato una generazione di leghisti.

luca zaia alla fiera del folpo di noventa padovana

«Lo conobbi la prima volta 34 anni fa. Era un leone, inavvicinabile. Mi sembrava Che Guevara. Non beveva alcolici, solo Coca-Cola. E fumava il sigaro. Ho questa immagine in testa: una cena post comizio, lui sopra al tavolo, super magro, adrenalinico, con la mano tutta nervi che reggeva il mozzicone. E sotto una distesa di lattine».

 

Una scena alla Sorrentino.

«Noi ragazzi eravamo ammaliati dalla sua figura. Mettevamo i manifesti sui platani, scrivevamo sui muri. Bossi ci diceva sempre: i muri sono i libri del popolo. E andavo anche io. Una volta per avere la tessera della Lega dovevi fare tre anni di militanza e c’era il tutor che verificava che andassi veramente a fare le scritte».

 

Il confronto con Salvini?

«Entrambi leader, ma sono due epoche diverse. Oggi scrivere un messaggio al segretario della Lega è facilissimo con i social. Al tempo di Bossi non c’era Internet».

luca zaia sul palco di pontida foto lapresse

 

Dal referendum sull’autonomia all’approvazione della legge ci sono voluti 7 anni.

«Su quel referendum mi giocai la faccia. Misi il quorum al 50%: se non passava sarei andato a casa. Ricordo quelle ore frenetiche in cui mandavo messaggi audio ai miei per evitare che i festeggiamenti sui social facessero desistere chi ancora doveva votare. Verso sera, il mio audio in cui invitavo alla moderazione diventò così virale che mi arrivò sul mio cellulare da un numero sconosciuto. Alla mattina al seggio fui il primo a presentarmi con mia moglie».

 

Di lei, Raffaella, non parla mai.

roberto calderoli luca zaia

«Me la presentò un amico con cui lavoravo in discoteca. Siamo sposati dal 1998 e non ha idea di quante proposte mi fanno i settimanali per posare con lei sul divano, in cucina. Ma ho sempre voluto proteggerla».

 

In questi anni come le è stata vicino?

«È stata provatissima durante il Covid. Avevo presidi fuori casa, minacce di tutti i tipi, gente che ha fatto filmati con le istruzioni per arrivare a casa mia. Ha sofferto tanto la prima fase, io andavo via da casa, lei piangeva: non sapevi se ti infettavi e morivi».

 

Cita la Serenissima come modello, oggi Venezia rischia di ridursi a lunapark.

«Un grave errore. Venezia dovrebbe avere come Roma lo status di città capitale. Quando Trump verrà in visita in Italia, Meloni o Mattarella dovrebbero riceverlo a Palazzo Ducale».

 

Dicono che potrebbe candidarsi a sindaco?

LUCA ZAIA ROBERTO CALDEROLI

«Non ci sto pensando, sono concentrato sulla Regione. E poi sono fatalista. Ricordo quando Bossi e Calderoli mi chiamarono per fare il ministro dell’Agricoltura. Ero talmente sorpreso che andai avanti un mese a dire che non volevo farlo. Non mi sentivo all’altezza. Sbagliavo: fu una delle esperienze più bella della mia vita».

 

Avrebbe votato Trump?

«Sì, se fossi stato negli Usa. Neanche i miei amici democratici di New York hanno votato Harris. L’Italia ora è l’unico Paese europeo del G7 “Trump friendly”, dobbiamo intestarci questo ruolo di pontieri. Sarebbe una bella sfida per Giorgia. Con lei eravamo ministri con Berlusconi: due ragazzi».

 

E con Berlusconi che rapporto c’era?

luca zaia giorgia meloni

«Mi voleva bene. Mi manca moltissimo. Mi fece conoscere Gheddafi, Lula, Sarkozy. Un giorno ce l’avevo davanti in un salottino a palazzo Chigi: mi guardava con un occhio chiuso e il pollice puntato, come a prendere la mira. Mi disse: “Stavo vedendo se vieni meglio con le basette o senza”. Quando è morto mollai le vacanze in mezzo al Mediterraneo e feci una giornata di taxi per raggiungerlo».

 

Nel libro loda Sinner come esempio di integrazione federalista.

«Un orgoglio per l’Italia».

 

 

ZAIA URSOMatteo Salvini e Luca Zaia LUCA ZAIA JACOPO BERTI

(...)

Ultimi Dagoreport

volodymyr zelensky donald trump vladimir putin

DAGOREPORT – PUTIN NON HA PER NULLA DIGERITO L’INTESA TRA USA E UCRAINA (MEDIATA CON TRUMP DA BIN SALMAN E STARMER) PER UN CESSATE IL FUOCO DI 30 GIORNI: IL “MACELLAIO” DI MOSCA (CIT. BIDEN) VOLEVA I NEGOZIATI SUBITO, NON LA TREGUA, CHE INVECE RICALCA LE RICHIESTE DI ZELENSKY – “MAD VLAD” SI STA RENDENDO CONTO CHE IN GIRO C’È UNO PIÙ PAZZO DI LUI: L’INSOSTENIBILE BIPOLARISMO DEL CALIGOLA DI MAR-A-LAGO È LOGORANTE ANCHE PER MOSCA. UNO CHE DOPO AVER ANNUNCIATO DI AVER SOSPESO ARMI E CIA A KIEV, OPLÀ!, ORA HA RINCULATO. E MINACCIA “SANZIONI DEVASTANTI” SE PUTIN NON ACCETTERÀ L’ACCORDO…

wanna marchi stefania nobile davide lacerenza

CRONACHE DI CASA MARCHI – QUANDO WANNA DICEVA AL “GENERO” LACERENZA: “PORCO, TI DOVRESTI VERGOGNARE, MERITI SOLO LA MORTE” – TRA LE INTERCETTAZIONI DELL’ORDINANZA DI ARRESTO DEL TITOLARE DELLA ''GINTONERIA'' E DI STEFANIA NOBILE, SONO CUSTODITE ALCUNE FRASI STRACULT DELL’EX TELE-IMBONITRICE – LA MITICA WANNA RACCONTA UNA SERATA IN CUI DAVIDONE “TIRA FUORI LA DROGA”: “L’HA FATTA DAVANTI A ME, IO HO AVUTO UNA CRISI E MI SONO MESSA A PIANGERE” – LA DIFESA DI FILIPPO CHAMPAGNE E LA “PREVISIONE”: “IO CREDO CHE ARRIVERÀ UNA NOTIZIA UNO DI ‘STI GIORNI. ARRIVERÀ LA POLIZIA, LI ARRESTERANNO TUTTI. PERCHÈ DAVIDE ADDIRITTURA SI PORTA SEMPRE DIETRO LO SPACCIATORE..."

volodymyr zelensky bin salman putin donald trump xi jinping

DAGOREPORT – COME SI E' ARRIVATI AL CESSATE IL FUOCO DI 30 GIORNI TRA RUSSIA E UCRAINA? DECISIVI SONO STATI IL MASSICCIO LANCIO DI DRONI DI KIEV SU MOSCA, CHE HA COSTRETTO A CHIUDERE TRE AEROPORTI CAUSANDO TRE VITTIME CIVILI, E LA MEDIAZIONE DI BIN SALMAN CON TRUMP - E' BASTATO L’IMPEGNO MILITARE DI MACRON E STARMER PER DIMOSTRARE A PUTIN CHE KIEV PUÒ ANCORA FARE MOLTO MALE ALLE FRAGILI DIFESE RUSSE - NON SOLO: CON I CACCIA MIRAGE FRANCESI L'UCRAINA PUÒ ANDARE AVANTI ALTRI SEI-OTTO MESI: UN PERIODO INACCETTABILE PER TRUMP (ALL'INSEDIAMENTO AVEVA PROMESSO DI CHIUDERE LA GUERRA “IN 24 ORE”) – ORA CHE MOSCA SI MOSTRA “SCETTICA” DAVANTI ALLA TREGUA, IL TYCOON E IL SUO SICARIO, JD VANCE, UMILIERANNO PUBBLICAMENTE ANCHE PUTIN, O CONTINUERANNO A CORTEGGIARLO? - LA CINA ASPETTA AL VARCO E GODE PER IL TRACOLLO ECONOMICO AMERICANO: TRUMP MINIMIZZA IL TONFO DI WALL STREET (PERDITE PER 1000 MILIARDI) MA I GRANDI FONDI E I COLOSSI BANCARI LO HANNO GIÀ SCARICATO…

elly schlein nicola zingaretti donald trump giorgia meloni

DAGOREPORT - CHE FIGURA DI MERDA PER IL PD MALGUIDATO DA ELLY SCHLEIN: A BRUXELLES, TOCCATO IL FONDO, IL PD HA COMINCIATO A SCAVARE FACENDOSI SCAVALLARE ADDIRITTURA DAL PARTITO DI GIORGIA MELONI – SE FDI NON POTEVA NON VOTARE SÌ AL PROGETTO “REARM EUROPE” DELLA VON DER LEYEN, I DEM, CHE ADERISCONO AL PARTITO SOCIALISTA, SI SONO TRASFORMATI IN EURO-TAFAZZI: 10 HANNO VOTATO A FAVORE, 11 SI SONO ASTENUTI (E SOLO GRAZIE ALLA MEDIAZIONE DEL CAPOGRUPPO ZINGARETTI I FEDELISSIMI DI ELLY, DA TARQUINIO A STRADA, NON HANNO VOTATO CONTRO URSULA) – I FRATELLINI D’ITALIA, INVECE, DOPO AVER INGOIATO IL SI', PER NON FAR INCAZZARE TRUMP, SI SONO ASTENUTI SULLA RISOLUZIONE SULL’UCRAINA. LA SCUSA UFFICIALE? "NON TIENE CONTO" DELL’ACCORDO A RIAD TRA USA E UCRAINA. INVECE GLI EURO-MELONI PRETENDEVANO UN RINGRAZIAMENTO DEL  PARLAMENTO EUROPEO A "KING DONALD" PER IL CESSATE IL FUOCO TRA MOSCA E KIEV (CHE, TRA L'ALTRO, PUTIN NON HA ANCORA ACCETTATO...)

philippe donnet andrea orcel francesco gaetano caltagirone

DAGOREPORT: GENERALI IN VIETNAM - LA BATTAGLIA DEL LEONE NON È SOLO NELLE MANI DI ORCEL (UNCREDIT HA IL 10%), IRROMPE ANCHE ASSOGESTIONI (CHE GESTISCE IL VOTO DEI PICCOLI AZIONISTI) - AL CDA DEL PROSSIMO 24 APRILE, ORCEL POTREBBE SCEGLIERE LA LISTA DI MEDIOBANCA CHE RICANDIDA DONNET (E IN FUTURO AVER VIA LIBERA SU BANCA GENERALI) – ALTRA IPOTESI: ASTENERSI (IRREALE) OPPURE POTREBBE SOSTENERE ASSOGESTIONI CHE INTENDE PRESENTARE UNA LISTA PER TOGLIERE VOTI A MEDIOBANCA, AIUTANDO COSI’ CALTA (E MILLERI) A PROVARE A VINCERE L’ASSEMBLEA - COMUNQUE VADA, SI SPACCHEREBBE IN DUE IL CDA. A QUEL PUNTO, PER DONNET E NAGEL SARÀ UN VIETNAM QUOTIDIANO FINO A QUANDO CALTA & MILLERI PORTERANNO A TERMINE L’OPA DI MPS SU MEDIOBANCA CHE HA IN PANCIA IL 13% DI GENERALI…

ursula von der leyen giorgia meloni elon musk donald trump

DAGOREPORT – IL CAMALEONTISMO DELLA DUCETTA FUNZIONA IN CASA MA NON PAGA QUANDO METTE I BOCCOLI FUORI DAI CONFINI NAZIONALI - MELONI PRIMA SI VANTAVA DELL’AMICIZIA CON MUSK E STROPPA E DELLA “SPECIAL RELATIONSHIP” CON TRUMP, ORA È COSTRETTA A TACERE E A NASCONDERSI PER NON PASSARE COME "AMICA DEL GIAGUARO" AGLI OCCHI DELL'UE. E, OBTORTO COLLO, E' COSTRETTA A LASCIARE A STARMER E MACRON IL RUOLO DI PUNTO DI RIFERIMENTO DELL'EUROPA MENTRE SALVINI VESTE I PANNI DEL PRIMO TRUMPIANO D’ITALIA, L'EQUILIBRISMO ZIGZAGANTE DELLA GIORGIA DEI DUE MONDI VIENE DESTABILIZZATO ANCOR DI PIU' DAL POSIZIONAMENTO ANTI-TRUMP DEL PROSSIMO CANCELLIERE TEDESCO MERZ CHE FA SCOPA COL POLACCO TUSK, E LEI RISCHIA DI RITROVARSI INTRUPPATA CON IL FILO-PUTINIANO ORBAN - IL COLPO AL CERCHIO E ALLA BOTTE DEL CASO STARLINK-EUTELSAT...