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UN PAESE ARRABBIATO - PER IL CENSIS LA RIPRESA C'E' MA SI DIFFONDE  IL RANCORE SOCIALE - NEL 51ESIMO RAPPORTO SUL PAESE, VIENE FOTOGRAFATA LA PAURA DEL DECLASSAMENTO E DELLA POVERTÀ - I NUOVI “MITI” DEGLI UNDER 30? I SOCIAL E IL POSTO FISSO - I "MILLENNIALS" SONO CONVINTIPER RIUSCIRE NELLA VITA CONTINO LA CURA DEL CORPO (22,7), I SELFIE (18,9%) E POI LO STUDIO (14%)

Alessandra Camilletti per “il Messaggero”

 

CENSIS

I numeri dicono che la ripresa c' è. L' industria va. I consumi crescono. L' Italia cerca una felicità soggettiva quotidiana. Ma in un clima allo stesso tempo di soddisfazione - perché il 78,2 per cento degli italiani si dichiara soddisfatto della vita che conduce - e di grande rancore. Già, pesa il blocco della mobilità sociale, per l' 87,3 per cento del ceto popolare, come per l' 83,5 del ceto medio e pure per il 71,4 del ceto benestante. Una convinzione particolarmente forte tra i millenial.

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Allo stesso tempo, però, gli under trenta cambiano i propri miti. Massimiliano Valerii, direttore generale del Censis, parla di «crisi dell' immaginario collettivo del Paese», di quell' insieme di valori di riferimento che «definiscono un' agenda sociale collettiva». Senza la forza propulsiva del passato. Così indica il 51esimo Rapporto sulla situazione sociale del Paese proprio del Censis, presentato ieri al Cnel. «Il primo mito di riferimento per gli under trenta sono i social - dice Valerii -, poi viene il posto fisso ma subito seguono smartphone e cura del corpo e soltanto dopo il famoso pezzo di carta, la casa di proprietà, l' auto nuova».

 

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Nei valori medi, sull' intera popolazione, per riuscire socialmente contano più la cura del corpo (22,7) e i selfie (18,9) dello studio (14,4). Il posto fisso è al primo posto ma al 38,5. Un tempo era proprio il buon titolo di studio ad essere percepito come biglietto d' ingresso per i piani alti della scala sociale, a proposito di ascensori. Quanto al web, al 52,7 per cento degli italiani è capitato di credere a fake news.

 

L' ORIENTAMENTO

Cos' è accaduto all' Italia? E che futuro ha? «Il tema è come sciogliere i grumi del rancore» dice Valerii, facendo anche riferimento all' ondata populista e sovranista che si fa sentire in Europa. Tirando le fila del Rapporto, il segretario generale del Censis Giorgio De Rita parla di un «2017 in chiaroscuro», perché c' è il segnale della risalita ma la «classe politica resta un passo indietro».

 

PENSIONE POVERTA'

Tanto che l' 84 per cento degli italiani non ha fiducia nei partiti. E il 52,1 boccia la pubblica amministrazione. I sindacati perdono 180mila tessere in un anno.

È saltato il patto intergenerazionale che garantiva continuità di sviluppo e crescita di reddito e benessere.

 

«Oggi il futuro è incollato al presente - sottolinea De Rita - e si fa fatica». Bisogna allora ritrovare «dimensione di sogno, progettazione e sguardo al futuro», altrimenti il «nuovo ciclo continuerà a lasciare solo un segnale debole. La società italiana, che sta in affanno ma che in qualche modo sale, che non ha grande immagine del futuro ma ci prova, ha saputo ascoltarsi. A mancare è la politica: coloro che erano chiamati a fare sintesi e intermediazione non hanno avuto la forza né la capacità di ascoltare se stessi né la società».

 

SUD POVERO

I DATI

E così l' Italia del Rapporto Censis è ancora un Paese in difficoltà. Rispetto al 2007 crescono del 165 per cento le persone in povertà assoluta. E ci rimpiccioliamo: nel 2016 diminuisce la popolazione, con meno 76.106 abitanti. Ma crescono Roma e Milano. L' industria sale e supera pure le performance tedesche: il dato del primo semestre 2017 (più 2,3) è il migliore d' Europa.

 

Il manifatturiero ha fatto crescere il valore aggiunto per addetto del 22,1 per cento in sette anni. Nella risalita fanno eccezione gli investimenti pubblici (meno 32,5 nel 2016). Mentre le catastrofi naturali, in settant' anni, hanno provocato oltre 10mila vittime e danni economici per 290 miliardi. Tra 2013 e 2016 la spesa delle famiglie è salita di 42,4 milioni. Ed entra in gioco un nuovo fattore: la felicità soggettiva quotidiana. Il 45,4 è pronto a spendere un po' di più per concedersi almeno una vacanza all' anno, il 40,8 per prodotti alimentari di qualità, il 24,7 per comprare abiti e accessori.

 

DISOCCUPATI

Ma la felicità soggettiva quotidiana - registra il Rapporto - viene pagata anche in nero: 28,5 milioni di italiani dicono di aver acquistato, nell' ultimo anno, almeno un servizio o un prodotto senza scontrino né fattura, senza troppe distinzioni di settore. Cresce il turismo, con il 22,4 per cento di arrivi in più nel 2016 sul 2008. Nell' occupazione, diminuiscono impiegati, artigiani e operai e mancano laureati, che comunque il mercato fa fatica ad assorbire. Più in generale, c' è una «forte carenza di capitale umano qualificato, sia tra i nativi che tra stranieri».

 

Quanto agli stranieri, si sottolinea la mancanza di «una visione strategica» che ponga il «tema della povertà dei livelli di formazione e di competenze del capitale umano che attraiamo». Un altro dato: il 66,2 per cento dei genitori sarebbe contrario alle nozze della figlia con un islamico.

 

Nell' altalena del lavoro, crescono professioni individuali e dei servizi personali, ma soprattutto il personale non qualificato. L' incremento più rilevante tra 2015 e 2016 viene dagli addetti allo spostamento e alla consegna delle merci: più 11,4. E gli italiani che fanno le valige e vanno all' estero nel 2016 sono triplicati sul 2010: 114.512.

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