SPINGENDO IL LETTINO PIÙ IN LÀ – L’ULTIMA SPERANZA DEL CAV PER FAR CADERE IL GOVERNO SI CHIAMA RENZI: ‘UNO CHE HA STRAVINTO LE PRIMARIE DEVE ANDARE SUBITO ALL’INCASSO PER NON BRUCIARE IL CONSENSO’!

Ugo Magri per "La Stampa"

Se fosse al posto di Renzi, Berlusconi si comporterebbe da caimano: sbranerebbe Letta e andrebbe di corsa alle urne. «Uno che ha stravinto le primarie», non ha dubbi il Cavaliere, «dovrebbe passare all'incasso senza rischiare che il capitale di simpatie vada in fumo...».

Gliel'ha pure detto, a Renzi, per telefono domenica a mezzanotte, con tanto di congratulazioni: «Bravissimo, anche se vincere contro Cuperlo era come se il Milan avesse giocato col Cittadella» (paragone infelice perché i rossoneri, di questi tempi, potrebbero buscarle da chiunque). Con una postilla: «Sei anche fortunato, caro Matteo, perché io non potrò candidarmi contro di te» causa le note disavventure con la giustizia... Chiaro l'intento di ingolosire Renzi, di fare leva sull'autostima dell'avversario per spingerlo a ciò che Berlusconi maggiormente desidera: una bella crisi di governo dettata dall'avidità, catastrofica per la sinistra.

Se il Cavaliere nutre un rimpianto, è proprio quello di non poterla innescare lui stesso. Aveva una cartuccia e se l'è già sparata precocemente con il passaggio all'opposizione dopo la decadenza. Pazientando altre due settimane, invece, avrebbe potuto far leva sulla sentenza della Corte contro il «Porcellum», che riversa sul Palazzo un sospetto di illegalità.

E comunque, tentando la crisi oggi anziché farsi prendere dalla frenesia, sarebbe stato nelle condizioni di offrire un assist a Renzi, casomai il neo-segretario Pd davvero volesse sgambettare il governo. Ma ormai è troppo tardi per rientrare nei giochi...
Qualcuno, come il capogruppo «azzurro» Brunetta, coglie il lato positivo. «Renzi è un ossimoro vivente», spiega, «finché sostiene il governo non può dare il segno di cambiamento promesso. Per lui Letta sarà il bacio della morte».

Insomma, se non staccherà la spina, perfino il Rottamatore finirà omologato al sistema. Ma come Brunetta, o come Minzolini che sostiene le stesse teorie, può ragionare solo chi guarda al futuro e dunque non teme di attraversare il deserto. Invece Berlusconi ha fretta, non può girarsi i pollici.

Lo raccontano già stufo delle manifestazioni di affetto, delle pantomime protestatarie, delle assimilazioni a Grillo. Sente incombere su di sé le tre «i»: isolamento, irrilevanza, impotenza. Oltre, si capisce, alla morsa delle sentenze. I suoi avvocati hanno presentato giorni fa ricorso contro i due anni di interdizione dai pubblici uffici fissati dalla Corte d'Appello. Non si sa quando arriverà il verdetto della Cassazione, né è chiaro il destino del condannato Berlusconi: il «percorso rieducativo» con gli assistenti sociali è ancora tutto da definire.

Questo destino precario lo inquieta. E si sussurra che Silvio, consapevole di essere finito in fuorigioco, come capita ai grandi strateghi voglia adesso scaricarne la colpa sugli attendenti, specialmente su quelli che gli hanno fatto cacciare Alfano. Eccezion fatta per Verdini (che in quanto fiorentino conosce i punti deboli di Renzi), tutti i «falchi» sono virtualmente in disgrazia. Aspettano con ansia che il Capo convochi una riunione per distribuire gli incarichi di partito, ma non è chiaro se e a chi li darà.

Vengono avanti figure nuove come Fiori, ex Protezione civile, e Toti, comunicatore Mediaset. Con le fedeli «amazzoni», che premevano per ottenere i coordinamenti regionali, Berlusconi è stato poco Cavaliere: anche loro saranno messe da parte. Corre voce che altri 3-4 senatori delusi dalla piega degli eventi possano mollare Forza Italia e chiedere asilo nel Nuovo centrodestra, che già fa razzia tra i sindaci con radici sul territorio.

 

 

RENZI E BERLUSCONILA CONDANNA DI BERLUSCONI PELLEGRINAGGIO A PALAZZO GRAZIOLI SCHIFANI E BRUNETTA BRUNETTA E BERLUSCONI Minzolini intervistato MARCELLO FIORI Giovanni Toti

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