boschi renzi

1. PER I POTERI FORTI RENZI È UN ‘’VENDITORE DI FUMO’’, UNO CHE PRETENDE DI GOVERNARE UN INTERO PAESE IN TRE: LUI, LADY BOSCHI E LOTTI. MANCO MUSSOLINI HA OSATO TANTO 2. COME SI È VISTO DALLA STORIA DELLE PENSIONI, IL CUORE DELLA MACCHINA STATALE GLI È PROFONDAMENTE OSTILE E APPENA PUÒ SI METTE DI TRAVERSO PER FARLO INCIAMPARE 3. MAGISTRATI, QUESTORI, AMBASCIATORI, BANCA INTESA, ETC.: SONO TUTTI CONTRO RENZI E LO ASPETTANO AL VARCO. DALL’ENI ALL’ENEL, SOLO I BOIARDI CHE HA SCELTO LUI GLI SONO FEDELI

RENZI GILETTI RENZI GILETTI

DAGOREPORT

 

Prima ancora di vedere il gioco di prestigio del “bonus” sulle pensioni i poteri forti hanno emesso la loro sentenza su Matteo Renzi: è un venditore di fumo, con l’aggravante di essere uno che governa praticamente da solo. Ma al momento non ci sono alternative e solo una crisi economica può scalzare il bulletto di Rignano sull’Arno da Palazzo Chigi, anche se una sconfitta alle elezioni in Liguria potrebbe aprirgli una ferita dolorosa sul fianco sinistro e metterne in discussione il potere.  

 

scuola renziscuola renzi

La sentenza della Corte Costituzionale sulle pensioni, divulgata il 30 aprile senza che per un mese e venti giorni Renzi ne fosse informato (la decisione infatti era del 10 marzo), la dice lunga sull’isolamento del premier rispetto a certi poteri costituiti come le alte magistrature. Nemmeno Giuliano Amato, giudice costituzionale e mandarino di prima categoria, ha fatto un fiato con Palazzo Chigi e di questo Renzi si è molto dispiaciuto. Così lo schiaffo è arrivato in piena faccia con tanti saluti al “tesoretto” e ai progetti di mance elettorali in vista delle Regionali.

 

vincino vignette 2vincino vignette 2

Ma i giudici della Consulta non sono i soli a guardare a Renzi come un mezzo intruso. Nell’avvocatura dello Stato, tra i consiglieri di Stato e in generale tra tutti i grand commis c’è una sorda avversione per il primo presidente del Consiglio che ha scelto di non avvalersi dei “professionisti delle leggi”, ma di privilegiare il Giglio magico e gli amici degli amici.

 

RENZI, BOSCHI,RENZI, BOSCHI,

Lo stesso discorso vale per questori e prefetti: l’ossatura del Viminale e della Polizia di Stato non ama personaggi un po’ arroganti come Renzi e preferisce un tratto più democristiano. Ed è cambiata l’aria anche tra i carabinieri, dove con il passaggio di consegne tra Leonardo Gallitelli e Tullio Del Sette il tasso di anti-renzismo è salito nettamente (mentre alla Guardia di Finanza, guidata dal generale Capolupo, i renziani sono in maggioranza).

 

renzi house of casta trentino aereo blu renzi house of casta trentino aereo blu

Non parlate poi del segretario del Pd agli ambasciatori, piuttosto nervosi per i tagli alle indennità. Alla Farnesina sanno di non essere amati da Palazzo Chigi, che preferirebbe di gran lunga diplomatici non di carriera, e adesso si preparano a un nuovo scossone come le dimissioni del viceministro Lapo Pistelli, che fu il primo a essere rottamato da Renzi (dopo averlo politicamente svezzato).

 

Contro Renzi ci sono anche i vertici della Rai, con l’ectoplasma Tarantola che in commissione di Vigilanza ha demolito la riforma di Viale Mazzini e il dg Luigi Gubitosi che non è mai riuscito a farsi ricevere dal premier e mastica amaro. Mentre Palazzo Chigi resta trattato con i guanti bianchi da tutti i giornaloni, per quello che vale.

 

renzi contestato alla festa dell unita a bologna  9renzi contestato alla festa dell unita a bologna 9

Tra le altre principali controllare del Tesoro, invece, le cose vanno benone per Renzi. Ma del resto non potrebbe essere diversamente in Eni, Enel e Terna, dove i vari Descalzi, Starace e Del Fante sono stati messi proprio dal premier-

 

Nelle due principali banche del Paese la situazione è articolata. Ai vertici di Intesa Sanpaolo c’è un Abramo Bazoli ancora fieramente prodiano e lettiano, ringalluzzito dal match point siglato sulla nomina di Fontana al Corriere della Sera.  L’ad Carlo Messina invece si tiene a distanza dalla politica e con il governo si barcamena.

 

renzi family e napolitanorenzi family e napolitano

In Unicredit l’ad Federico Ghizzoni ha espresso in varie interviste parole di incoraggiamento per l’azione di Palazzo Chigi e il potente vicepresidente Fabrizio Palenzona, che in azienda muove le sue pedine attraverso la regia del vicedirettore generale Paolo Fiorentino, è un renziano a tutto tondo. Per inciso, l’ultima tornata di nomine in Unicredit, con il rinnovo del cda, è stata in gran parte decisa a casa di Francesco Gaetano Caltagirone, in un summit al quale hanno partecipato Palenzona e Luca Cordero di Montezemolo.

 

renzi  - vincino renzi - vincino

In Ubi Banca, uno dei primi cinque istituti italiani, l’influenza di Bazoli si fa sentire e per Renzi c’è poca simpatia. Il dato non è di poco conto perché Ubi è una delle possibili soluzioni al problema Monte dei Paschi di Siena che preoccupa Piercarlo Padoan, Ignazio Visco e Mario Draghi.  

 

E per restare nell’alta finanza va registrato che Renzi non vuole rimanere tagliato fuori da quello che bolle in pentola sul fronte delle telecomunicazioni e del riassetto televisivo, insomma dalle partite che incrociano i destini di Telecom Italia, Mediaset e Sky. Per questo è ansioso di incontrare Vincent Bollorè, il patron di Vivendi che con la sua quota in Telecom sarà uno dei registi della nuova stagione.

 

RENZI PINOCCHIORENZI PINOCCHIO

Sul fronte della grande industria, infine, le cose per ora non vanno male per Renzi. A parte lo sbandieratissimo appoggio della Fiat di Marchionne a Renzi, c’è da registrare una generale soddisfazione per gli sgravi ottenuti e per il quadro macroeconomico che spinge l’export.

 

Un quadro che è merito in gran parte di Draghi, che con l’iniezione di liquidità da parte della Bce e il calo record dell’euro ha creato le condizioni ottimali, insieme al crollo del petrolio, per una ripresa dell’industria italiana.  

 

Se questo è il quadro del “sentiment” dei poteri forti nei confronti di Renzi, vediamo quali sono le accuse principali. La prima è quella del “fumo”, delle troppe chiacchiere, della propaganda continua. La seconda è quella di muoversi con arroganza, senza costruire il giusto consenso intorno alle sue scelte e cercando sempre un “nemico” da abbattere, che sia il sindacato o la Pubblica amministrazione. Ma l’addebito più pesante è quello di governare praticamente da solo. Anzi, in tre: lui, la Madonnona Boschi e Luca Lotti.

PIZZA MATTEO RENZIPIZZA MATTEO RENZI

 

“Nemmeno Mussolini ha preteso di governare l’Italia con due persone”, fa notare un grand commis di grande esperienza. E coglie nel segno, perché davvero Renzi si fida solo del ministro delle Riforme e del suo sottosegretario fiorentino. Al massimo apre ogni tanto la porta delle “decision room” a Paolo Aquilanti, segretario di Palazzo Chigi, e allo spin doctor Filippo Sensi.

 

In questo quadro, una battuta d’arresto di Renzi in Liguria potrebbe essere uno schiaffo pesante per come incendierebbe un partito che finora non ha saputo resistergli, ma non ne sancirebbe la sconfitta, anche se darebbe voce e spazio ai suoi avversari. Il fatto è che al momento non c’è un vero “competitor” per Renzi ed è per questo che la sua vera sconfitta potrebbe arrivare solo da una crisi economica innescata da un default della Grecia.

RENZI 
LOTTI
RENZI LOTTI

 

La partita tra Atene e la Troika è assolutamente aperta e Roma assiste incrociando le dita. La nostra ripresa, anzi, ripresina, è tutta “drogata” dalle mosse di Draghi e si scioglierebbe come neve al sole in caso di esplosione della crisi greca. Con il nostro debito pubblico-monstre e il deficit sempre in bilico, l’Italia sarebbe il bersaglio preferito della speculazione internazionale. E il governo Renzi sarebbe costretto a fare le valige.

 

 

Ultimi Dagoreport

giorgia meloni nordio mantovano almasri francesco franco lo voi

DAGOREPORT - QUANDO LA MELONI DICE "NON SONO RICATTABILE", DICE UNA CAZZATA: LA SCARCERAZIONE DEL TORTURATOR ALMASRI È LA PROVA CHE LA LIBIA USA I MIGRANTI A MO' DI PISTOLA PUNTATA SULL'ITALIA - CHE POI PALAZZO CHIGI NON SAPPIA GESTIRE LE SITUAZIONI DI CRISI E' LAMPANTE: SAREBBE BASTATO METTERE IL SEGRETO DI STATO, INVECE CHE MANDARE PIANTEDOSI A CIANCIARE DI " ALMASRI, PERICOLO PER LA SICUREZZA", E NESSUNO SI SAREBBE FATTO MALE - L'ATTO GIUDIZIARIO DELLA PROCURA DI ROMA NON C'ENTRA NIENTE CON IL CASO SANTANCHÈ - LO STRETTO RAPPORTO DI LI GOTTI CON I MAGISTRATI - LE VOCI DI VOTO ANTICIPATO PER CAPITALIZZARE ''GIORGIA MARTIRE DELLA MAGISTRATURA''. CHE NON È SUL TAVOLO: SOLO MATTARELLA DECIDE QUANDO SCIOGLIERE LE CAMERE (E SERVIREBBE CHE O LEGA O FORZA ITALIA STACCASSERO LA SPINA AL GOVERNO...)

friedrich merz donald tusk giorgia meloni trump emmanuel macron olaf scholz mario draghi

DAGOREPORT - AL PROSSIMO CONSIGLIO EUROPEO SARANNO DOLORI PER LA MELONI INEBRIATA DAL TRUMPISMO - IL PRIMO NODO DA SCIOGLIERE SARÀ LA RATIFICA, UNICA MANCANTE DEI 27 PAESI, ALLA RIFORMA DEL MECCANISMO EUROPEO DI STABILITÀ (MES), A GARANZIA DI UNA CRISI BANCARIA SISTEMICA. LA DUCETTA AVEVA GIA' PROMESSO DI RATIFICARLO DOPO LA FIRMA DEL PATTO DI STABILITÀ. MA ORA NON POTRÀ INVENTARSI SUPERCAZZOLE DAVANTI A MACRON, SCHOLZ, TUSK, SANCHEZ, LEADER CHE NON NASCONDONO DIFFIDENZA E OSTILITÀ NEI CONFRONTI DELL'UNDERDOG CHE SI È MESSA IN TESTA DI ESSERE IL CAVALLO DI TROIA DELLA TECNODESTRA AMERICANA IN EUROPA - MA IL ROSPO PIÙ GROSSO DA INGOIARE ARRIVERÀ DALL’ESTABLISHMENT DI BRUXELLES CHE LE FARÀ PRESENTE: CARA GIORGIA, QUANDO VAI A BACIARE LA PANTOFOLA DI TRUMP NON RAPPRESENTI LE ISTANZE EUROPEE. ANZI, PER DIRLA TUTTA, NON RAPPRESENTI NEMMENO L’ITALIA, MEMBRO DELLA UE QUINDI SOGGETTA ALLE REGOLE COMUNITARIE (CHE HANNO TENUTO A GALLA IL PIL ITALIANO CON I 209 MILIARDI DI PNRR), MA RAPPRESENTI UNICAMENTE TE STESSA…

donald trump elon musk

DAGOREPORT – SIC TRANSIT GLORIA MUSK: A TRUMP SONO BASTATI MENO DI DIECI GIORNI DA PRESIDENTE PER SCAZZARE CON IL MILIARDARIO KETAMINICO – LA VENDITA DI TIKTOK A MICROSOFT È UN CAZZOTTO IN UN OCCHIO PER MR. TESLA (BILL GATES È UN SUO ACERRIMO NEMICO). POI C’È LA DIVERSITÀ DI VEDUTE SUL REGNO UNITO: MUSK VUOLE ABBATTERE IL GOVERNO DI STARMER, CHE VUOLE REGOLAMENTARE “X”. E TRUMPONE CHE FA? DICE CHE IL LABURISTA STA FACENDO UN “GOOD JOB” – L’INSOFFERENZA DEL VECCHIO MONDO “MAGA”, L’INTELLIGENZA ARTIFICIALE E I DAZI ALL’EUROPA: IL TYCOON ASPETTA PERCHÉ VUOLE DISCUTERE CON LONDRA…

stefano boeri cino zucchi beppe sala

DAGOREPORT! LA "POLITECNICO CONNECTION" MILANESE, CHE HA PORTATO AI DOMICILIARI STEFANO BOERI E CINO ZUCCHI ERA STATA RACCONTATA SUL “FATTO” DA EMILIO BATTISTI NELL’AGOSTO DEL 2022 – L’ARCHITETTO SQUADERNAVA LA RETE DI RELAZIONI PROFESSIONALI TRA I VINCITORI DEL CONCORSO E I COMMISSARI BOERI E ZUCCHI LA “RIGENERAZIONE URBANA” A COLPI DI GRATTACIELI, SULLA QUALE IL SINDACO SALA TRABALLA, NASCE SEMPRE NELLA SCUOLA DI ARCHITETTURA DEL POLITECNICO, DOVE IMPAZZA DA DECENNI UNA LOTTA INTESTINA TRA DOCENTI, QUASI TUTTI DI SINISTRA - L’INUTILITÀ DEI CONCORSI, OBBLIGATORI, PERÒ, PER LEGGE, QUANDO SAREBBE PIÙ ONESTO CHE...

nicola gratteri giorgia meloni magistrati magistratura toghe

DAGOREPORT – IN POLITICA IL VUOTO NON ESISTE E QUANDO SI APPALESA, ZAC!, VIENE SUBITO OCCUPATO. E ORA CHE IL CENTROSINISTRA È FRAMMENTATO, INCONCLUDENTE E LITIGIOSO, CHI SI PRENDE LA BRIGA DI FARE OPPOSIZIONE AL GOVERNO NEO-TRUMPIANO DI MELONI? MA È OVVIO: LA MAGISTRATURA! - LA CLAMOROSA PROTESTA DELLE TOGHE CONTRO NORDIO ALL’INAUGURAZIONE DELL’ANNO GIUDIZIARIO, LE INDAGINI SU SANTANCHE' E LA RUSSA, I DOCUMENTI DEI SERVIZI SEGRETI SU GAETANO CAPUTI, PASSATI “ACCIDENTALMENTE” DALLA PROCURA DI ROMA AL “DOMANI”: TUTTI “INDIZI” CHE LA GUERRA È COMINCIATA – VIDEO: GRATTERI CONTRO NORDIO A “OTTO E MEZZO”

giorgia meloni ignazio la russa daniela santanche

QUESTA VOLTA LA “PITONESSA” L’HA FATTA FUORI DAL VASO: IL “CHISSENEFREGA” LANCIATO A GIORNALI UNIFICATI POTREBBE ESSERE LA GOCCIA CHE FA TRABOCCARE IL VASO DELLE SUE DIMISSIONI - LA MINISTRA DEL TURISMO, CON ARROGANZA MAI VISTA, DICHIARA URBI ET ORBI CHE SE NE FOTTE DEL PARTITO E DELLA MELONI (“L’IMPATTO SUL MIO LAVORO LO VALUTO IO”). INFINE LANCIA UN AVVERTIMENTO ALL’AMICO-GARANTE LA RUSSA (“NON MI ABBANDONERÀ MAI”) – ALT! LA "SANTADECHÈ" SMENTISCE TUTTO: "SE GIORGIA MELONI MI CHIEDESSE DI DIMETTERMI NON AVREI DUBBI. NON HO MAI DETTO 'CHISSENEFREGA". QUINDI NON UNO, MA QUATTRO GIORNALISTI HANNO CAPITO MALE E HANNO FATTO "RICOSTRUZIONI FANTASIOSE"?