CHI TROVA UN AMICO (DI DRAGHI E NAPO), TROVA IL TESORO – PER L’ECONOMIA RENZI VUOLE UN MINISTRO CHE NON SIA SUCCUBE DEI DIKTAT TEDESCHI MA VIENE ROTTAMATO DALL’ASSE DRAGHI-NAPOLETANO

Fabio Martini per ‘La Stampa'

Resterà la giornata nella quale Matteo Renzi fece la spola su e giù dal Quirinale con in mano una rosa di ipotetici ministri dell'Economia, anche se a fine giornata non aveva ancora pescato quello "giusto". Tra le 15,30 e le 21 di ieri il presidente incaricato ha fatto visita, prima al Governatore della Banca d'Italia e poi al Presidente della Repubblica che, come è noto, risiedono a pochi metri di distanza: il primo nella sede di Bankitalia, in via Nazionale, il secondo nella sede della Presidenza della Repubblica, in cima al colle del Quirinale.

A Ignazio Visco e a Giorgio Napolitano, il presidente incaricato - accompagnato dai due ex sindaci Graziano Delrio e Lorenzo Guerini - tra le altre cose ha spiegato quali fossero le idee e i profili riguardanti il ruolo più importante nella squadra di governo, il ministero dell'Economia.

Matteo Renzi ha espresso la sua idea di fondo: il prossimo ministro dovrà essere un tutt'uno con palazzo Chigi, rispondere al capo del governo, non ai capi dell'Europa politica e neanche ai superburocrati del Tesoro. Renzi ha capito che sarebbe rischioso replicare il dualismo palazzo Chigi-Economia che ha segnato gli ultimi governi, con i ministri tecnici "nelle mani" dei grandi burocrati.

E Renzi ha anche squadernato i nomi dei possibili ministri: il presidente dell'Istat Pier Carlo Padoan, l'ex rettore della Bocconi Guido Tabellini e, in seconda fila, l'attuale ministro per gli Affari regionali Graziano Delrio e l'ex presidente della Commissione Bilancio del Senato Enrico Morando. Più indietro Franco Bernabè.

Nei due palazzi le reazioni sono state simili ma con sfumature diverse. Il Capo dello Stato aveva già fatto sapere di nutrire grande stima nei confronti di Graziano Delrio, ma di ritenere necessario un profilo diverso per un ruolo come quello di ministro dell'Economia e durante il colloquio ha spronato Renzi a sommare competenze, ascolto in Europa, peso specifico.

Quanto al Governatore della Banca d'Italia, era stato sondato nei giorni scorsi con la massima riservatezza sulla sua disponibilità ad accettare la guida del ministero dell'Economia, aveva ringraziato ma lasciato cadere, dichiarando la propria indisponibilità per ora e per il futuro ad un incarico di tipo politico. Un no che ha fatto seguito ad analoghi dinieghi espressi a richieste più o meno esplicite: i no di Romano Prodi, Lucrezia Reichlin e di Fabrizio Barca, sia pure in un contesto rocambolesco come quello della trasmissione radiofonica la "Zanzara".

Nell'incontro di ieri con Renzi, il Governatore Visco era accompagnato dal board di Bankitalia e nel corso dell'incontro avrebbe espresso apprezzamento per il ministro dell'Economia ancora in carica, Fabrizio Saccomanni, per il suo ottimo lavoro e per l'efficace raccordo garantito con la Bce. Poi, per non ingenerare l'equivoco su una ingerenza nella formazione del governo, la Banca d'Italia ha prodotto un comunicato nel quale ha escluso ogni riferimento a singole personalità.

Ieri, lo staff di Renzi ha proseguito il pressing per raggiungere un obiettivo oramai evidente: evitare a tutti i costi un ministero che rassomigli troppo a quello precedente. Un obiettivo che Renzi immagina di ottenere anzitutto rimescolando le deleghe ai ministri del Nuovo centrodestra, Alfano, Lorenzin e Lupi. Ma anche insidiando posizioni finora considerate quasi intoccabili. Come quella di Emma Bonino.

 

 

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