E’ STATO SOLO UN ‘ASSANGINO’ - PER MR. WIKILEAKS ED SNOWDEN HA APPENA INIZIATO A VUOTARE IL SACCO
1 - ASSANGE: «LE RIVELAZIONI DI SNOWDEN CONTINUERANNO»
Dal "Corriere della Sera"
Nel corso di un'intervista all'emittente televisiva statunitense Abc, il fondatore di WikiLeaks Julian Assange ha affermato che la pubblicazione dei documenti segreti sul sistema di spionaggio della National Security Agency continuerà . Assange ha definito l'ex analista della Cia, Edward Snowden, un «eroe» e ha anche spiegato che un team di legali di WikiLeaks sta assistendo l'ex analista, che si trova ancora nella zona di transito dell'aeroporto di Mosca, nell'attesa che si chiarisca la sua posizione in merito alla richiesta di asilo inoltrata all' Ecuador.
«Da un punto di vista ideale Edward Snowden dovrebbe poter tornare negli Stati Uniti» ha affermato Assange, che ha anche rivelato come, da parte di WikiLeaks, ci sia «grande attenzione per assicurare che Snowden non possa subire pressioni e interrompere il processo di pubblicazione». Il fondatore di WikiLeaks ha poi criticato e definito «inaccettabile» la telefonata effettuata dal vicepresidente statunitense Joe Biden al presidente ecuadoriano Rafael Correa per chiedere la bocciatura della richiesta di asilo.
E proprio su questo fronte non sembrano giungere buone nuove per Edward Snowden. Il presidente Correa ha infatti spiegato che il destino di Snowden è nelle mani delle autorità russe e che il governo di Quito non potrà valutare la sua richiesta di asilo fino a quando l'ex analista non riuscirà a raggiungere l'Ecuador o un'ambasciata del Paese.
Nelle parole del presidente ecuadoriano molti hanno letto una presa di distanza da parte del governo di Quito rispetto alle posizioni di Julian Assange, al quale Correa ha garantito l'asilo politico. Il presidente dello Stato sudamericano, a scanso di equivoci, ha però confermato l'appoggio del suo governo nei confronti del fondatore di WikiLeaks, nonostante alcuni recenti attriti dovuti al caso Snowden.
2 - LA NUOVA TALPA E I SUOI «SCOOP» FANTASIOSI
Guido Olimpio per il "Corriere della Sera"
Wayne Madsen ha lavorato per almeno quattro anni, dall'84 all'88, all'agenzia di spionaggio elettronico Nsa. E probabilmente avrà maneggiato, come analista, molte informazioni riservate. Dunque potrebbe essere ascoltato come fonte di misteri, operazioni clandestine, attività poco ortodosse da parte dei suoi ex colleghi. Il problema è che le «bombe» che spara paiono paradossali, molto complottistiche e non suffragate da pezze d'appoggio.
L'ultima sortita di Madsen ha toccato i rapporti Europa/Usa con il presunto passaggio di informazioni riservate. Una storia prima apparsa sul quotidiano The Guardian, poi ritirata in attesa di accertamenti. Strano che gli attenti segugi del giornale abbiano preso subito come buone le «rivelazioni» dell'ex funzionario dell'intelligence. Non nuovo a racconti intriganti privi però di riscontri obiettivi.
Non c'è parte del mondo che non sia stata oggetto dei suoi improbabili scoop, raccolti però da quanti sono predisposti a farlo. A prescindere da quello che sostiene. Nel 2008 si è unito alla carovana di quanti negano che Barak Obama sia nato in America. Un tema emerso più volte in campagna elettorale con ben altri testimonial. Sempre sul presidente e alcuni collaboratori: «E' noto che frequentavano locali gay di Chicago». Ciarpame arricchito da testimonianze di personaggi improbabili sulla vita privata del numero uno statunitense.
Altro tema forte quello dell'attentato dell'11 settembre 2001. Mescolando elementi plausibili a teorie cospirative, Madsen ha più volte parlato di un coinvolgimento del Mossad, di ambienti americani, di personalità saudite. Insieme o divisi per abbattere le Torri Gemelle. Il servizio segreto israeliano ritorna anche in un'altra vicenda: quella che secondo l'ex funzionario porta all'eliminazione di decine di scienziati in Iraq.
Nel suo lavoro Madsen parte da elementi che talvolta hanno sostanza, dati che possono essere un punto in cui scavare le fondamenta di un'indagine, solo che costruisce il suo «castello». Rientra nella categoria, la «rivelazione» che alcuni dei virus diffusisi in questi ultimi anni siano stati costruiti a tavolino dai militari, un parallelo con quanto avvenne durante la guerra fredda. Nella denuncia continua degli «ispiratori occulti», Madsen ha riservato sospetti anche a WikiLeaks.
All'epoca della diffusione di un video che mostra un elicottero americano sparare su alcuni civili in Iraq, afferma che il movimento di Assange potrebbe essere manovrato, via Islanda, dal miliardario George Soros. E continuando su questo filone asseconda i sospetti sul ruolo dei social network nelle rivoluzioni che hanno sconvolto molti Paesi arabi. Il teorema, che ha molti sostenitori, è che Twitter o Facebook sono strumenti nelle mani della Cia, con i quali condiziona le proteste di piazza.
Il problema di Madsen, oggi vicino ai 60 anni, è che a forza di spargere storie dubbie finisce per inficiare quelle giuste. Inoltre la sua appartenenza al mondo dell'intelligence è datata. Parliamo dell'88. Da allora è diventato un personaggio scomodo. Eventuali fonti sanno chi è, conoscono le sue passioni. Ed è rischioso avvicinarsi ad un uomo che, in gergo, è diventato radioattivo.
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