CI VUOLE UN COMMISSARIO PER DEBERLUSCONIZZARE LA RAI - IN VISTA DELLE ELEZIONI, I TIPINI FINI E PIERFURBY VOGLIONO ACCHIAPPARE LE NUOVE DIREZIONI PER TG1 E TGR - PER BYPASSARE LA LEGGE GASPARRI SERVE UN DECRETO, COME PROPONE IL PD - RIGOR MONTIS AVREBBE GIÀ L’ASSO NELLA MANICA DEL LODEN: L'EX COMMISSARIO STRAORDINARIO DI PARMALAT, ENRICO BONDI, CHE PER RISANARE COLLECCHIO CHIAMÒ UN GIOVANE E BRILLANTE MANAGER, GIOVANNI MONTI, FIGLIO DI…

Paolo Bracalini per "il Giornale"

Un manager tecnico, gradito al Terzo Polo e Pd, nuova maggioranza, che metta subito mano alle pratiche più urgenti da che Rai è Rai: le direzioni. Cioè l'informazione delle testate giornalistiche, soprattutto due, il Tg1 e la TgR, da cambiare in fretta perché si avvicina un appuntamento elettorale che interessa le segreterie di partito, le amministrative di maggio.

Ma come fare per farlo in fretta? Cambiare la governance Rai presuppone una nuova legge che sostituisca l'attuale Gasparri, quindi molto tempo. L'altra strada compatibile con le leggi in vigore è il cambio dei vertici aziendali una volta che l'attuale Cda scadrà, subito dopo l'approvazione del bilancio 2011 che si stima per fine aprile.

A quel punto la Commissione di Vigilanza Rai si riunirebbe per nominare il nuovo consiglio, compreso il nuovo presidente Rai e di conseguenza il direttore generale. In seconda battuta i nuovi vertici nominerebbero le nuove direzioni del Tg, delle Reti e delle testate radiofoniche. Ma è tecnicamente impossibile farlo prima di maggio-giugno, perciò non è questa la via chiesta dai terzopolisti montiani, Fini e Casini con l'appoggio di Bersani.

L'unica soluzione per i partiti che non si sentono rappresentati dallo scacchiere dei direttori Rai (ancora espressione della precedente maggioranza Pdl-Lega) è quindi un blitz governativo, un commissariamento di Viale Mazzini che si realizzerebbe con un decreto legge, appunto del governo, come infatti propone parte del Pd. Congelando la «legge Gasparri» con un decreto si nominerebbe un commissario che cambierebbe le due pedine importanti per una campagna elettorale televisiva che soddisfi Casini, Fini e Bersani.

Si parla in primis del Tg1, che dopo la stagione Minzolini è sotto la guida di Alberto Maccari, sempre area centrodestra. E poi delle testate regionali della Rai, la TgR, fondamentale in una tornata amministrativa come la prossima, e che al momento è sotto la direzione di Alessandro Casarin, quota Lega-Pdl. Il commissariamento per «togliere le mani della politica dalla Rai» metterebbe le mani subito su queste due testate, ancora troppo bossian-berlusconiane per il Terzo polo.

Piccolo problema: il commissariamento della Rai è una novità che non è prevista da alcuna norma. «Non è previsto dalle leggi e non ci sono neppure i presupposti - spiega il consigliere Rai Antonio Verro - Quello che può fare la Vigilanza è nominare un nuovo Cda quando l'attuale va a scadenza». E un decreto legge per commissariare Viale Mazzini, è possibile? Anche qui ci sono problemi.

I decreti legge sono ammissibili (secondo la Costituzione) solo «in casi straordinari di necessità e di urgenza», per essere controfirmati dal capo dello Stato. Nel caso della Rai, però, non si vede la straordinaria necessità e urgenza di cambiare i vertici aziendali, prima delle normali scadenze che tra l'altro sono prossime, anche perché quest'anno, grazie alla politica di tagli iniziata con l'ex dg Masi e proseguita dalla Lei, il bilancio chiuderà non in rosso ma in leggero utile. Difficile che il presidente della Repubblica possa firmare un commissariamento, tramite decreto legge, di un'azienda che non sta andando male.

I vertici dell'azienda hanno parlato con Monti e Passera, e risulta che il presidente della Rai Paolo Garimberti abbia suggerito la via del rinnovo del consiglio d'amministrazione, quella più naturale e che è vista favorevolmente dal ministro dello Sviluppo economico Corrado Passera che ha già dei nomi per la direzione generale: Claudio Cappon, Rocco Sabelli e Francesco Caio (mentre Monti indicherebbe Enrico Bondi, già commissario straordinario di Parmalat, che chiamò come manager tra gli altri anche Giovanni Monti, il figlio del premier).

Lorenza Lei, attuale direttore generale, punta ovviamente a una riconferma, sulla base dei risultati economici ottenuti da Viale Mazzini nello scorso anno (anche se la Lei è diventata dg solo a maggio del 2011).

 

PIERFERDINANDO CASINI GIANFRANCO FINI SILVIO BERLUSCONIMARIO MONTIAlessandro CasarinEnrico BondiALBERTO MACCARIantonio verroMONTI E PASSERA

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