PAX FOR TAX - PER SCONGIURARE LA SECESSIONE DELLA SCOZIA, LONDRA LANCIA L’OFFERTONA A EDIMBURGO: AUTONOMIA FISCALE E MANI LIBERE SUL WELFARE - LE NUOVE MISURE DI DEVOLUTION PARTIRANNO NEL 2015

Fabio Cavalera per “Il Corriere della Sera

primo ministro alex salmond primo ministro alex salmond

 

Ci vuole lo spauracchio della Scozia indipendente a mettere d’accordo i leader dei maggiori partiti britannici e a convincerli a firmare un documento col quale si promettono a Edimburgo grande autonomia fiscale e mani libere sulle politiche di welfare.

 

Maggioranza e opposizione a Westminster non vanno d’accordo su niente. E pure all’interno del governo il carburante della collaborazione fra tory e liberaldemocratici si è esaurito. Ma l’idea che nel referendum del 18 settembre i sì alla secessione possano inaspettatamente prevalere ha convinto David Cameron, Ed Miliband e Nick Clegg a elevare una barricata comune.

DAVID CAMERON E IL PREMIER SCOZZESE ALEX SALMOND DAVID CAMERON E IL PREMIER SCOZZESE ALEX SALMOND

 

I sondaggi dicono che allo stato attuale 46 scozzesi su 100 restano favorevoli all’unione con Londra, mentre 40, fra i quali moltissimi sedicenni e diciassettenni che votano per la prima volta, supportano la prospettiva dell’addio. Cinquecentomila elettori sono indecisi. I margini danno a «Better together», il comitato che guida la campagna del no, una discreta tranquillità.

 

Ma nel segreto dell’urna non si sa mai. Anche perché Alex Salmond, il first minister e leader indipendentista scozzese, è abile sia nell’arte della convinzione sia nella fatica dell’inseguimento: come ha dimostrato alle elezioni, quando dato per spacciato ha poi conquistato la maggioranza dei seggi al Parlamento di Edimburgo.

 

ED MILIBANDED MILIBAND

Dunque meglio non fidarsi dei numeri virtuali. E allora ecco la promessa, nero su bianco, dell’insolito terzetto anti Braveheart, il premier Cameron, il vicepremier Clegg e l’aspirante premier Ed Miliband: «Garantiamo di consegnare maggiori poteri al Parlamento scozzese il più velocemente possibile nel 2015». Unità nazionale e impegno solenne: devoluzione ampia e profonda. Toccherà materie delicate: sicurezza sociale e soprattutto tasse. La Scozia determinerà e gestirà le imposte sul reddito. Autonomia piena da Londra.

 

E’ un passaggio rilevante. Salmond, da navigato protagonista di campagne elettorali, risponde con sarcasmo dicendo che «gli scozzesi non si lasceranno prendere per il naso dai soliti, vecchi e mai mantenuti giuramenti di Westminster», chiudendo ogni spazio al dialogo.

 

ED MILIBAND GNAM THE INDEPENDENTED MILIBAND GNAM THE INDEPENDENT

E’ solo a combattere contro tory, laburisti e liberaldemocratici. Ma è forte di un consenso e di una popolarità che vanno ben oltre i confini del suo partito, lo Scottish National Party, e che lo installano al primo posto per indice di simpatia, con largo distacco sui leader delle altre tre forze politiche. Non è un caso che tanto Cameron, quanto Clegg e Miliband si siano ben guardati dal partecipare attivamente alle schermaglie referendarie, essendo stato valutato un loro intervento diretto e sul campo quasi come un possibile regalo al fronte avversario.

 

Nick Clegg Nick Clegg

Il 18 settembre si conteranno i sì e i no, chi vince, vince. Superata la sbornia dei risultati, in un modo o nell’altro, Salmond ha infilato comunque in tasca un risultato: Londra ha già iscritto «la questione scozzese» nell’agenda prossima e ventura, il Parlamento che uscirà dalle consultazioni generali della primavera 2015 avrà il dovere, come sancito dalla dichiarazione di Cameron, Clegg e Miliband, di deliberare nel giro di pochi mesi una nuova devoluzione, attribuendo a Edimburgo sovranità fiscale e di welfare che oggi non ha. Ma ciò che vale nell’immediato è portare dalla propria parte i 500 mila ultimi indecisi, su 4 milioni di iscritti al voto.

 

Nick Clegg Nick Clegg

Il dibattito di due ore che si è svolto ieri sera fra Alex Salmond e Alistair Darling è stato un momento cruciale. In televisione si è giocata la partita dell’indipendenza. Da un parte l’ex manager di Royal Bank of Scotland, Salmond.

 

E dall’altra l’ex cancelliere dello Scacchiere, l’ex ministro del Tesoro, il laburista Darling, a capo dello schieramento del no. L’ottimismo di Salmond («lontano da Londra saremo più ricchi col nostro petrolio») contro il pragmatismo di Darling («l’unione per gli scozzesi significa avere in tasca 1.400 sterline in più all’anno»). La volata finale è cominciata: se il Regno sarà Unito lo deciderà forse chi buca meglio il video.

 

 

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