MINZO, STAI MANZO - PER SEDARE LA MARETTA INTERNA A “FARSA ITALIA”, BERLUSCONI FA LO SHAMPOO A MINZOLINI E BRUNETTA, CAPETTI DELL’ANTIRENZISMO AZZURRO: "L'ACCORDO SI RISPETTA" - MA I SENATORI “RIBELLI” POTREBBERO ESSERE 25
Ugo Magri per “la Stampa”
Berlusconi si ricorda di essere il Capo, batte i pugni sul tavolo e zittisce la dialettica interna con una nota scritta il cui senso è: a Forza Italia comando io, la riforma del Senato si farà e basta. «Invito i nostri senatori a sostenere convintamente questo percorso», recita la dichiarazione resa pubblica nel pomeriggio. Non si fa menzione di nuovi incontri con i gruppi parlamentari, segno che l’appuntamento di martedì pomeriggio è da considerarsi soppresso (sebbene Fitto insista per un supplemento di discussione).
Renzi è stato informato della nota ancor prima che venisse diffusa. Già l’altra sera Verdini gli aveva suggerito di star tranquillo, la buriana scatenata da Brunetta e da Minzolini all’assemblea dei gruppi non avrebbe avuto seguito, Berlusconi era pronto a onorare i patti... Addirittura gli aveva passato al telefono l’ex Cavaliere, in modo da far cadere ogni dubbio.
A questo punto, la Commissione affari costituzionali è nella condizione di votare in fretta la riforma del senato e di arrivare in aula mercoledì prossimo, al massimo giovedì. Da quel momento scopriremo quanti sono i senatori fedeli a Silvio fino alla morte e quanti invece, nonostante il suo diktat, rifiuteranno di obbedirgli. Secondo stime prudenti, la quota di «ribelli» potrà oscillare tra i 5 e i 25 senatori (sui 59 che compongono il gruppo di Forza Italia).
Molto dipende da quanto Berlusconi vorrà impegnarsi in prima persona per riassorbire il dissenso che, se esacerbato da gesti inconsulti, getterebbe le basi di una nuova scissione, questa volta «da destra».
Comunque Brunetta, uomo leale, fa già sapere che le decisioni di Berlusconi saranno rispettate. A condizione, si capisce, che pure Renzi onori i suoi impegni in tema di legge elettorale. Se non verrà approvata in fretta, mette in guardia Gasparri, Forza Italia potrà sempre prendere in ostaggio le riforme...
RENZI E BERLUSCONI PROFONDA SINTONIA
Il premier ne è consapevole. E sull’«Italicum» si mostra deciso a tenere la barra dritta. Non sembra affatto turbato dalla fronda bersaniana che è tornata a farsi viva per dire no alle liste bloccate e sì alle preferenze. L’ex segretario è tranchant, «anche un bambino capirebbe» che la legge elettorale va cambiata. Cuperlo paventa i soliti rischi di incostituzionalità.
Ma il vicesegretario Guerini chiude la porta, nel partito se n’è discusso una quantità di volte e «un’ampia maggioranza ha già indicato la strada da seguire», inutile tornarci su. E se le preferenze fossero chieste dai grillini come condizione per dare una mano sulle riforme? Alza le spalle l’altra vicesegretaria Pd, Deborah Serracchiani: «A noi le preferenze non mettono paura.
Ma gli accordi al momento non le prevedono. Se tutti saranno d’accordo sulle preferenze, bene. Altrimenti non se ne farà nulla». Del resto, neppure è detto che lunedì si tenga l’incontro tra le delegazioni Pd e Cinque stelle. Forse sì e forse no. L’appuntamento era stato reso noto dai grillini sulla base di un semplice pourparler, lasciando di stucco i renziani. I quali, oltretutto, ancora attendono una risposta ai dieci quesiti messi nero su bianco nei giorni scorsi, che Grillo aveva sprezzantemente trattato come un «compitino». Senza risposte chiare, dicono al Nazareno, ha poco senso vedersi.