PETE STOP – L’AUDIZIONE AL SENATO DI HEGSETH, CANDIDATO DI TRUMP ALLA GUIDA DEL PENTAGONO, NON È ANDATA BENISSIMO: PER DIFENDERSI DALLE ACCUSE DI RAZZISMO, MISOGINIA, VIOLENZE SESSUALI E BANCAROTTA, L’EX STAR DI FOX NEWS HA CIANCIATO DI UN PRESUNTO COMPLOTTO DEI MEDIA (“SONO COME TRUMP”). POI HA INVOCATO LA “CULTURA DEI GUERRIERI”, MA COME GUERRIERO È APPARSO IN DIFFICOLTÀ DI FRONTE AL FUOCO DI FILA DI DOMANDE DEI SENATORI DEMOCRATICI. HA ANCHE SBAGLIATO I NOMI DEI PAESI DELL’ASEAN. PER IL FUTURO CAPO DELLA DIFESA USA, CONCENTRATA CONTRO LA CINA, NON PROPRIO UNA BELLA FIGURA…
— Politi_Rican ?? X ?? (@TheRicanMemes) January 15, 2025
1. HEGSETH IN BILICO, NUOVE ACCUSE I CINQUE GIORNI DI FUOCO DI TRUMP
Estratto dell’articolo di Alberto Simoni per “la Stampa”
I democratici all'attacco, i repubblicani morbidi […] e tre contestatori allontanati dal Dirksen Building dove Pete Hegseth, candidato alla guida del Pentagono, apre la danza delle audizioni per la ratifica dei componenti dell'Amministrazione Trump.
Oggi fra gli altri toccherà a Marco Rubio (segretario di Stato) che nel suo discorso di apertura, secondo quanto trapela, dirà «l'ordine mondiale del dopoguerra non è solo obsoleto ma è un'arma usata contro l'America».
Anche lui metterà l'accento sugli interessi Usa primari «rispetto a preservare l'ordine globale». Non sono ancora in agenda le due più controverse e ancora in bilico: quella di Tulsi Gabbard all'Intelligence e Robert Kennedy junior alla Sanità, entrambi hanno diversi repubblicani ostili. Per Kennedy a pesare è il fatto di essere pro-aborto.
proteste contro pete hegseth al senato usa
Hegseth, 44enne veterano con esperienze in Afghanistan, un diploma ad Harvard e star della conservatrice emittente televisiva Fox News, ha cercato di mescolare aperture e conferme, di bilanciare le sue posizioni dinanzi ai democratici, che pur con gradi e toni diversi, gli dicono che non è «qualificato per guidare il Pentagono».
[…] Il curriculum di Hegseth racconta di un'aggressione sessuale "chiusa" con un pagamento per il silenzio della donna; di due charity per i veterani in cui le spese superavano le donazioni e finite a gambe all'aria sotto la sua direzione; e infine di un'ostilità per le donne nei ranghi dell'esercito e posizioni politiche contro l'inefficienza e la burocrazia che regna al Dipartimento della Difesa. Nonché di uno scetticismo – confermato in aula - verso la Convenzione di Ginevra sui prigionieri.
pete hegsetch donald trump jennnifer cunningham rauchet
«Le guerre di oggi sono diverse», la spiegazione prima di precisare che gli Usa seguiranno le regole internazionali sotto la sua leadership. Sono questioni sollevate nei giorni seguenti la nomina, in novembre. Hegseth ha dapprima vacillato, poi ha – sostenuto da Trump – cominciato un'opera di convincimento presso i senatori, incontrandone molti (e per molte volte) di persona, spiegando e chiarendo. L'audizione è una trasposizione in pubblico di quei discorsi tenuti in privato.
Il confronto fra senatori e Hegseth si allunga oltre le 6 ore. Dietro di lui c'è la moglie Jennifer. A introdurlo l'ex senatore del Minnesota Portman e soprattutto Mike Waltz, prossimo consigliere per la Sicurezza nazionale, che ne elogiano carattere e soprattutto la voglia di cambiamento. Come in tutte le audizioni però non sono le presentazioni a contare o a incidere.
Nel suo discorso introduttivo Hegseth riconosce gli errori del passato, parla di «redenzione» e di aver iniziato una nuova vita «grazie a Gesù» e alla moglie.
E lancia lo slogan programmatico: «Riporterò la cultura dei guerrieri al Pentagono».
Gli occhi sono puntati su tre donne repubblicane, Susan Collins, Joni Ernst, Lisa Murkowski. E su tre senatori, Mitch McConnell, Todd Young e John Curtis.
Sono l'ago della bilancia e ognuno per diversi motivi ha più di un dubbio per confermare Hegseth. A Joni Ernst, ex colonnello della Guardia Nazionale, e vero punto di svolta, Hegseth fornisce rassicurazioni sul ruolo delle donne in battaglia: «Servono alti standard, ma devono essere uguali per uomini e donne», spiega. Lo scontro è caldo con Kirsten Gillibrand, democratica di New York, che gli ricorda che sono donne il 18% dei militari Usa e lo accusa, alzando la voce, con le sue precedenti dichiarazioni «di averle umiliate e degradate».
Hegseth ammette di «non essere in disaccordo» con la fine della politica che vietava alle persone dichiaratamente gay di servire nelle Forze militari. Viene incalzato però anche sul caso – risalente al 2017 – di aggressione sessuale. La difesa di Hegseth è all'insegna dell'affondo contro «i media liberal che hanno orchestrato una campagna vergognosa contro di me». Le accuse – ricorda – sono basate su fonti anonime, e tutti coloro che mi hanno difeso non sono mai stati citati.
Un altro nodo è legato alla mancanza di esperienza nella gestione di grandi strutture. Il Pentagono ha 3 milioni di addetti fra soldati, civili e contractor, gestisce un bilancio che sfiora i 900 miliardi all'anno e Hegseth è accusato di essere stato deposto da due fondazioni per i veterani.
2. HEGSETH SULLA GRATICOLA TRA ABUSI E BANCAROTTA “RIPORTERÒ AL PENTAGONO LA CULTURA DEI GUERRIERI”
Estratto dell’articolo di Massimo Basile per “la Repubblica”
Davanti al fuoco incrociato dei senatori Democratici che per oltre tre ore gli hanno contestato il suo passato fatto di tradimenti, dipendenza dall’alcol, razzismo, misoginia, presunte violenze sessuali e bancarotta, Pete Hegseth si è difeso evocando il nome che tiene uniti i Repubblicani.
«Sono come Donald Trump — ha detto — non ho commesso niente di male, su di me solo accuse false, anonime e orchestrate. I media mi attaccano perché rappresento il cambiamento».
La scelta di Hegseth di presentarsi come copia minore di Trump è stata probabilmente suggerita dallo staff del presidente eletto per superare l’esame della commissione Forze Armate del Senato, che ha condotto l’audizione di convalida della nomina a nuovo segretario della Difesa. Il voto si terrà il 20 gennaio.
audizione di pete hegseth al senato
[…] come “guerriero”, hanno notato i media americani, Hegseth è parso in difficoltà, incerto, incapace di rispondere con un sì o un no alle domande dei senatori progressisti. Schiererà — gli hanno chiesto — l’esercito in Groenlandia per attaccare un alleato Nato, se glielo chiederà Trump? È pronto a dimettersi se dovesse bere? Sul ruolo delle donne al fronte, definite un mese fa «portatrici di guai», Hegseth ha fatto retromarcia: «Sono capaci di dare un grande contributo», ha detto, ma non ha convinto.
Quella andata in scena a Washington era una delle audizioni più attese, perché riguardava un candidato di rottura: è un veterano ma non un generale, viene dalla tv, si vede come un crociato.
Durante l’udienza si è definito «cristiano sionista» e rivendicato il tatuaggio della Croce di Gerusalemme sul petto. Hegseth ha ammesso di aver «commesso errori in passato » ma anche di essersi «redento grazie al salvatore Gesù e a mia moglie ». Per tre volte il suo intervento è stato interrotto da contestatori, portati via dagli agenti.
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Hegseth ha fornito alcune indicazioni sulla politica estera: ha definito l’invasione russa in Crimea nel 2014 una «incursione minore», dichiarato di essere con Israele per l’ «eliminazione fino all’ultimo esponente di Hamas». La questione morale, però, lo ha assediato per tutta l’audizione. In particolare l’accusa di stupro del 2017 quando, ubriaco, si chiuse in una camera d’hotel in California con una donna che poi lo denunciò.
Il senatore dell’Arizona ed ex Navy Seal Eli Crane ha liquidato la storia con una frase: «Nessuno di noi avrebbe i requisiti per fare il chierichetto». Parole arrivate poche ore dopo la pubblicazione del report del procuratore speciale Jack Smith, secondo il quale Trump «sarebbe stato condannato» per i «crimini senza precedenti» commessi nel 2020 «se non eletto».
jennifer rauchet, moglie di pete hegseth
Dopo la pubblicazione della prima parte del report, relativa al tentativo di sovvertire il risultato elettorale quattro anni fa, Trump ha chiamato Smith «squilibrato» e rivendicato il fatto di «essere stato eletto dagli americani» come prova della sua innocenza.
Hegseth ha seguito la stessa linea: ha evocato complotti, accusato i Democratici di portare avanti «tentativi patetici» per metterlo in difficoltà. La senatrice e veterana della guerra in Iraq Tammy Duckworth, gli ha chiesto: «Mi dica alcuni nomi dei Paesi dell’Asean (l’Associazione delle nazioni del sudest asiatico, ndr ) ». Hegseth ha tentato la fortuna, rispondendo «abbiamo alleati in Corea del Sud, Giappone e… Australia ». Duckworth lo ha gelato: «Nessuno dei Paesi da lei citati ne fa parte. Sarà meglio che faccia un po’ di compiti a casa prima di prepararsi per questo tipo di negoziati».
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