CI MANCAVA SOLO ANTONIO DI PIETRO SULL’AFFAIRE TOTI: "SPINELLI? DICE CHE PAGAVA TUTTI. QUINDI, FACEVA COME RAUL GARDINI. SI ATTENDEVA UN RITORNO. TANGENTOPOLI NON È MAI FINITA, SEMMAI SI È INGEGNERIZZATA" – POI “TONINO” ESIBISCE UN PROFILO GARANTISTA: “IN QUELLE INTERCETTAZIONI SULLA BARCA CI SONO BATTUTE DA PANFILO O CONFESSIONI GRAVISSIME?” – “LA SEPARAZIONE DELLE CARRIERE? NON CAPISCO L'ANM SECONDO CUI TOGLIE INDIPENDENZA AI MAGISTRATI”
Giuseppe Legato per lastampa.it - Estratti
«Mi aspetta un attimo in linea?» Certo. «Ho finito di levare le erbacce dall'orto. Il trattore ormai lo prendo ogni tanto, ma il tempo passa meglio se non si è seduti a fare nulla. Mi faccia posare gli attrezzi». Prego: «Tangentopoli? Non è mai finita, semmai si è ingegnerizzata». Eccolo Tonino di Pietro, simbolo di una stagione che sembrava consegnata al passato: «Ho finito, dica pure».
Di Pietro, ci risiamo o stiamo esagerando?
«Mi sembra che ci sia un filo di continuità che non si è mai interrotto. Qualcosa è cambiato, non tutto».
Cosa è rimasto della sua Tangentopoli?
«La privatizzazione della funzione pubblica: un fenomeno sociale che è sempre lo stesso direi».
(...)
«Spinelli dice che lui pagava tutti. Quindi, sul punto, faceva come Raul Gardini. Evidentemente si attendeva un ritorno».
Ha letto dei cellulari lasciati fuori dallo yacht prima degli incontri?
«Sì, ma su questo devo dire che per quello che mi risulta, leggendo Palamara, lo facevano anche alcuni magistrati».
Una stilettata al suo ex mondo per dire cosa?
«Per riflettere su questa domanda: in quelle intercettazioni sulla barca ci sono battute da panfilo o confessioni gravissime? Stare attenti coi telefonini a prescindere vuol dire tutto e niente».
È diventato più garantista?
«Sono orgoglioso di quello che ho fatto in anni molto impegnativi, ben sapendo che - come tutti quelli che fanno qualcosa - ho commesso degli errori. Ma bisognerebbe vivere due volte per non sbagliare mai».
Tornando a Tangentopoli?
«Quando scoppiò Mani Pulite percepimmo tutti nel cittadino un sussulto d'orgoglio, di speranza, un anelito di rivincita perché vedevano una possibile svolta per le loro vite. Oggi nell'elettore è intervenuta una forma di assuefazione, di indifferenza».
Altri distinguo?
«Tra l'eletto corruttore e l'elettore corrotto sono più arrabbiato con il secondo. Non è possibile svendere l'ultimo vero diritto rimasto che è quello del voto per 50 euro».
Le diranno che se la prende coi poveri disperati...
«Non do colpa all'elettore, specifichiamolo: voglio stimolarlo a reagire. Piuttosto si saltano due pranzi e due cene, ma si rimane liberi».
È più triste un cittadino, vedi Bari, che promette il suo voto per una bombola del gas per cucinare perché non ha soldi o un primario, leggi Torino, che garantendo il suo consenso riceve una tessera autostradale gratis?
«La risposta è nella domanda. Il ladro per bisogno non è il medico per una tessera del pedaggio».
E poi c'è la questione dei tempi degli arresti. Bari, Genova: non pochi abbracciano il complotto della "giustizia a orologeria". Lei?
«Quale sarebbe rispetto alle 24 ore di un giorno, quella giusta per fare le indagini o seguire le misure cautelari? Quale mese? Quale anno? In Italia si vota di continuo. Le inchieste sono complesse: il giudice deve leggere migliaia di pagine, valutarle criticamente, immagazzinare i contenuti, per fare una sintesi intellegibile».
ANTONIO DI PIETRO CIRCONDATO DAI GIORNALISTI
Le dicevano che arrestava troppe persone. Ricorda?
«Ma io seguivo lo schema della formica. Un reato alla volta, un indagato dopo l'altro e poi avevo un solo filo conduttore: bloccare il possibile inquinamento delle prove».
Sta per dire che oggi è diverso?
«Ci sono molte inchieste sulla corruzione ed è un bene - anche - eredità dei tempi di Mani Pulite, ma questo presuppone il rischio che alcune indagini più che per accertare chi ha commesso il reato vengano svolte per accertare se qualcuno lo ha commesso. Ed è la tecnica della pesca a strascico».
Altra stilettata…
«Non sposo a pieno il modo in cui alcuni pm svolgono il proprio lavoro. Ho le mie riserve, ma ho anche la mia solidarietà. Non credo affatto che le inchieste siano finalizzate a fermare nessuno in particolare: non ho mai chiesto a che partito appartenesse una persona e credo che gli altri magistrati stiano facendo altrettanto».
Il ministro Crosetto dice che alcuni pm sono politicizzati.
ANTONIO DI PIETRO CON I SUOI ASINI
«Accusare pm e giudici di faziosità non è corretto perché semmai al magistrato va fatta una riflessione su quale sia il meccanismo investigativo che ha utilizzato. E si torna alla formica e al pescatore. Certo il pm è come un becchino e di solito arriva quando il reato c'è già stato ergo quando c'è scappato il morto».
Che idea si è fatto delle riforme (già portate a casa e in cantiere) sulla giustizia? Indeboliscono la lotta alla corruzione?
«Assolutamente sì a cominciare dalle intercettazioni. Limitarle anche sui reati di pubblica amministrazione è deleterio: non condivido questa battaglia di Nordio».
E l'Alta Corte per giudicare i magistrati?
«La giustizia extraprocessuale non mi ha mai convinto. Perché, per la sua conformazione di correnti, rischia di aiutare te oggi e me domani».
Via l'abuso d'ufficio. Bene, male, malissimo?
«È stato talmente sbriciolato che, così com'è, non serve a niente: rischia di creare processi che si concludono in nulla».
La separazione delle carriere è il male assoluto o è l'antidoto?
«Io professo senza se e senza me l'indipendenza della magistratura, ma non ho ancora capito alcuni politici e l'Anm che dicono che con la separazione delle carriere viene a mancare l'indipendenza».
ANTONIO DI PIETRO ACCERCHIATO DA CRONISTI DURANTE MANI PULITE
Vede che è d'accordo con Nordio?
«È Nordio che è d'accordo con me (sorride ndr)».
Posizione un po' isolata nel suo ex mondo…
«Ma sono abituato. Quando ci fu lo sciopero dei magistrati con Cossiga, quest'ultimo mandò felicitazioni all'unico che non aderì. Cioè io».
Il concorso esterno in associazione mafiosa - sempre Nordio dixit - è un reato gassoso.
la deposizione di bettino craxi davanti ad antonio di pietro
«È un reato giurisprudenziale: liquefarlo ha i suoi benefici e i suoi rischi è inutile nasconderci dietro un dito. Per capirci: c'è un sistema criminale mafioso e c'è il sistema di chi la gira ma non la tocca».
Le viene in mente qualcuno?
«Andreotti chissà perché».
Perché?
«Lima ha fatto tutto senza che lui sapesse niente?».
antonio di pietro gherardo colombo francesco greco piercamillo davigo