“PIGS” AL FORNO: L’UE SOSPENDERÀ I FONDI EUROPEI A CHI SFORA IL DEFICIT - L’ITALIA RESTA SORVEGLIATA SPECIALE: IN PRIMAVERA ARRIVA LA TROJKA?

Marco Zatterin per "la Stampa"

L'Europa rafforza le sanzioni destinate a colpire chi non rispetterà le linee guida di Bruxelles per la virtuosa manutenzione dei conti pubblici e della competitività dei sistemi economici. D'intesa col Consiglio (i governi) e la Commissione, l'Europarlamento si appresta a reintrodurre la possibilità di sospendere i fondi strutturali a chi non si atterrà alle raccomandazioni Ue.

La durissima sanzione era stata soppressa dall'assemblea comunitaria in prima lettura, ma è in tornata nel testo la scorsa settimana. Inutile la resistenza di italiani, belgi, spagnoli e portoghesi, traditi anche dal fronte francese diviso. Hanno vinto i falchi in un match gravido di pericoli per Roma e le altre capitali che arrancano.

E' un brivido in più con cui deve misurarsi l'Italia, purtroppo uno dei tanti che agitano la settimana degli esami europei che s'inizia in queste ore. La Commissione Ue procede col calendario del «semestre europeo», il coordinamento delle politiche fiscali e macroeconomiche che porta alla valutazione delle leggi di Stabilità nazionali, e dei piani di azione strutturale mirati a ridare verve al ciclo indebolito dalla recessione.

Domani l'esecutivo presenta due documenti: il «Rapporto annuale sulla Crescita» e l'Analisi degli squilibri macroeconomici. Fra giovedì e venerdì sarà la volta delle opinioni e delle raccomandazioni, cioè i giudizi sulle finanziarie (nessuna è stata respinta, s'è appreso ieri) e delle ricette per accelerare l'uscita dalla crisi.

Roma è fra i sorvegliati speciali anche quest'anno, per i motivi di sempre. La Commissione intende ribadire che il Bel Paese resta caratterizzato da rilevanti disequilibri, in particolare per il debito (oltre i massimi della tabella dell'euroverifica) e la dinamica poco competitività del sistema. Criticità sono individuate sull'export, anche se la situazione migliora. La bassa produttività viene nuovamente considerata una barriera alle aspettative di crescita e alla capacità di competere a livello internazionale. La Commissione sottolineerà l'esigenza di avanza con piglio deciso sul fronte delle riforme.

Il testo sugli squilibri macroeconomici ha ottenuto ieri il via libera dei tecnici della Commissione. A proposito dell'Italia si punta il dito su malanni ben noti, particolarmente sul debito, la cui misura frena i progressi strutturali di riduzione imposti dalle regole Ue, complica la manovra di alleggerimento della pressione fiscale e schiaccia la domanda interna.

Non è cambiato molto dallo scorso anno, così anche stavolta Bruxelles ritiene che sia necessario avviare «un'analisi approfondita» della nostra situazione, per esaminare i rischi connessi agli squilibri. Durerà quattro-cinque mesi. E - come successo la scorsa primavera - non ci si attende che dia luogo a punizioni speciali.

Saranno tredici i paesi soggetti all'«opinione» della Commissione Ue, in pratica tutta l'Eurozona (Germania compresa), meno le capitali sotto programma, come Atene e Madrid. Venerdì le valutazioni porteranno alle raccomandazioni, tutte cose - si intende - che dovranno avere l'approvazione del Consiglio, cioè degli stati. A fine percorso, chi avrà un disavanzo superiore al 3% sarà anzitutto punito con una procedura di deficit eccessivo. Chi non rispetterà i consigli macroeconomici, dovrà sottostare a una serie crescente di sanzioni che vanno dal deposito infruttifero a una multa dello 0,1% del pil.

L'ultima in materia è che, se il Parlamento voterà in questo senso la prossima settimana come ci si attende (c'è ancora discussione con gli Stati sui tagli complessivi al bilancio), gli stati potranno perdere una parte dei fondi strutturali, disastro vero perché la politica regionale è un sostegno chiave alle economie più in difficoltà.

Nel chiudere il voto sul bilancio 2014-2020, la commissione Affari regionali dell'assemblea a dodici stelle ha reintrodotto l'art. 21 che lega il funzionamento dei finanziamenti Ue al mantenimento di «un solido governo dell'economica». Lo ha fatto sotto pressione del Consiglio, che minacciava di rinviare il progetto qualora si fosse agito altrimenti. L'urgenza di avere una contabilità funzionante ha convinto i Paesi dell'Est a sostenere l'emendamento, gradito a Consiglio e Commissione.

«Le condizionalità macroeconomiche prefigurano un regime sanzionatorio parallelo a quello del "Six pack" (le norme per il governo economico Ue) e paradossalmente più severo», denuncia Roberto Gualtieri, eurodeputato Pd. Il comma 8 attribuisce alla Commissione la facoltà di proporre la sospensione di fondi in casi specifici: se una capitale non ha fatto il possibile per correggere il deficit; se dopo due raccomandazioni sulla stessa materia non ci si è allineato; se uno stato non dimostra di voler rispettare il programma di aggiustamento definito col Consiglio.

Spiegano le fonti che il governo Letta ha cercato di riaprire la partita e riscrivere la decisione con cui l'esecutivo Monti aveva invece accettato il compromesso sulle prospettive finanziarie (il bilancio ‘14-'20) in febbraio. Non è andata bene, Roma si è trovata isolata, senza l'aiuto sperato della Francia di Hollande.

I critici fanno notare che si tratta di «una condizionalità asimmetrica», poiché in proporzione pagano di più le regioni maggiormente arretrate, mentre si rischia di affossare l'idea di un rafforzamento del coordinamento delle politiche economiche basato su incentivi alimentati da una nuova fiscal capacity (meccanismo di bilancio comune). Per l'Italia non buona notizia. La morsa europea si stringe, come previsto. Mentre il debito è sempre oltre il 130% del pil. E le riforme strutturali languono nella litigiosità della politica.

 

 

EURO CRACITALIA CRAC BUCO letta merkel ENRICO LETTA E ANGELA MERKELANGELA MERKEL E FRANCOIS HOLLANDE HOLLANDE E MERKEL

Ultimi Dagoreport

pier silvio giampaolo rossi gerry scotti pier silvio berlusconi

DAGOREPORT - È TORNATA RAISET! TRA COLOGNO MONZESE E VIALE MAZZINI C’È UN NUOVO APPEASEMENT E L'INGAGGIO DI GERRY SCOTTI COME CO-CONDUTTORE DELLA PRIMA SERATA DI SANREMO NE È LA PROVA LAMPANTE - CHIAMARE ALL'ARISTON IL VOLTO DI PUNTA DI MEDIASET È IL SEGNALE CHE IL BISCIONE NON FARÀ LA GUERRA AL SERVIZIO PUBBLICO. ANZI: NEI CINQUE GIORNI DI SANREMO, LA CONTROPROGRAMMAZIONE SARÀ INESISTENTE - I VERTICI DELLA RAI VOGLIONO CHE IL FESTIVAL DI CARLO CONTI SUPERI A TUTTI I COSTI QUELLO DI AMADEUS (DA RECORD) - ALTRO SEGNALE DELLA "PACE": IL TELE-MERCATO TRA I DUE COLOSSI È PRATICAMENTE FERMO DA MESI...

elon musk sam altman

NE VEDREMO DELLE BELLE: VOLANO GIÀ GLI STRACCI TRA I TECNO-PAPERONI CONVERTITI AL TRUMPISMO – ELON MUSK E SAM ALTMAN HANNO LITIGATO SU “X” SUL PROGETTO “STARGATE”. IL MILIARDARIO KETAMINICO HA SPERNACCHIATO IL PIANO DA 500 MILIARDI DI OPENAI-SOFTBANK-ORACLE, ANNUNCIATO IN POMPA MAGNA DA TRUMP: “NON HANNO I SOLDI”. E IL CAPOCCIA DI CHATGPT HA RISPOSTO DI PETTO AL FUTURO “DOGE”: “SBAGLI. MI RENDO CONTO CHE CIÒ CHE È GRANDE PER IL PAESE NON È SEMPRE OTTIMALE PER LE TUE COMPAGNIE, MA NEL TUO RUOLO SPERO CHE VORRAI METTERE PRIMA L’AMERICA…” – LA GUERRA CIVILE TRA I TECNO-OLIGARCHI E LE MOSSE DI TRUMPONE, CHE CERCA DI APPROFITTARNE…

donald trump elon musk jamie dimon john elkann

DAGOREPORT – I GRANDI ASSENTI ALL’INAUGURATION DAY DI TRUMP? I BANCHIERI! PER LA TECNO-DESTRA DEI PAPERONI MUSK & ZUCKERBERG, IL VECCHIO POTERE FINANZIARIO AMERICANO È OBSOLETO E VA ROTTAMATO: CHI HA BISOGNO DEI DECREPITI ARNESI COME JAMIE DIMON IN UN MONDO CHE SI FINANZIA CON MEME-COIN E CRIPTOVALUTE? – L’HA CAPITO ANCHE JOHN ELKANN, CHE SI È SCAPICOLLATO A WASHINGTON PER METTERSI IN PRIMA FILA TRA I “NUOVI” ALFIERI DELLA NEW ECONOMY: YAKI PUNTA SEMPRE PIÙ SUL LATO FINANZIARIO DI EXOR E MENO SULLE VECCHIE AUTO DI STELLANTIS (E ZUCKERBERG L'HA CHIAMATO NEL CDA DI META)

antonino turicchi sandro pappalardo armando varricchio nello musumeci ita airways

DAGOREPORT – DA DOVE SPUNTA IL NOME DI SANDRO PAPPALARDO COME PRESIDENTE DELLA NUOVA ITA “TEDESCA” BY LUFTHANSA? L’EX PILOTA DELL’AVIAZIONE DELL’ESERCITO È STATO “CALDEGGIATO” DA NELLO MUSUMECI. IL MINISTRO DEL MARE, A DISPETTO DEL SUO INCARICO, È MOLTO POTENTE: È L’UNICO DI FRATELLI D’ITALIA AD AVERE I VOTI IN SICILIA, ED È “MERITO” SUO SE SCHIFANI È GOVERNATORE (FU MUSUMECI A FARSI DA PARTE PER FAR CORRERE RENATINO) – E COSÌ ECCO CHE IL “GIORGETTIANO” TURICCHI E L’AMBASCIATORE VARRICCHIO, CARO A FORZA ITALIA, SONO STATI CESTINATI…

friedrich merz donald tusk giorgia meloni trump emmanuel macron olaf scholz mario draghi

C’ERA UNA VOLTA IL TRENO PER KIEV CON DRAGHI, MACRON E SCHOLZ. ORA, COMPLICE IL TRUMPISMO SENZA LIMITISMO DI GIORGIA MELONI, L’ITALIA È SPARITA DALLA LEADERSHIP DELL’UE - LA DUCETTA PREFERISCE ACCUCCIARSI AI PIEDI DI WASHINGTON (CHE VUOLE VASSALLI, NON ALLEATI ALLA PARI) CHE RITAGLIARSI UN RUOLO IN EUROPA - FRIEDRICH MERZ, PROBABILE NUOVO CANCELLIERE TEDESCO, HA "ESPULSO" L'ITALIA DAL GIRO CHE CONTA: A CHI GLI HA CHIESTO QUALE PAESE ANDREBBE AGGIUNTO A UN DIRETTORIO FRANCO-TEDESCO, HA CITATO LA POLONIA, GUIDATA DAL POPOLARE DONALD TUSK (NEMICO NUMERO UNO DEL PIS DI MORAWIECKI E KACZYNSKI, ALLEATI DELLA DUCETTA IN ECR) - “I AM GIORGIA” SOGNAVA DI ESSERE IL “PONTE” TRA USA E UE E SI RITROVA A FARE LA CHEERLEADER DELLA TECNO-DESTRA DI MUSK E TRUMP…