PIÙ CHE INVASORE, INVASATA - CHI È, CHI NON È E CHI SI CREDE DI ESSERE MARIA ZAKHAROVA, LA PORTAVOCE DEL MINISTRO DEGLI ESTERI RUSSO LAVROV OSPITE DA GILETTI A SPROLOQUIARE DI GUERRA E NEGARE L'INVASIONE DELL'UCRAINA - NON È MAI STATA NOTA PER LE SUE DOTI DI DIPLOMAZIA, RIDICOLIZZA DI CONTINUO I MEDIA OCCIDENTALI, COME QUANDO DICHIARÒ, POCO PRIMA DEL 24 FEBBRAIO: "ANNUNCIATE VOI L’ESATTA SCALETTA DELLE NOSTRE 'INVASIONI' PER L’ANNO IN CORSO COSÌ CHE IO POSSA PIANIFICARE LE MIE VACANZE…" (MA C'ERA POCO DA RIDERE, E INFATTI POCO DOPO PUTIN HA ATTACCATO DAVVERO)
Fabrizio Dragosei per www.corriere.it
massimo giletti maria zakharova 1
A differenza del suo capo Sergej Lavrov, Maria Zakharova, la portavoce del ministero degli Esteri di Mosca, non è mai stata famosa in passato per le sue qualità di fine diplomatico o di accorta mediatrice.
No, la quarantasettenne Maria Vladimirovna, ha fatto carriera soprattutto per le sue dichiarazioni sfrontate, unilaterali, e spesso in contraddizione diretta con la realtà dei fatti.
maria zakharova ospite di giletti
Un esempio? Il sedici febbraio, quasi una settimana esatta prima che Mosca iniziasse la sua Operazione militare speciale contro l’Ucraina, Maria si è lanciata contro i giornali e le tv occidentali tentando di ridicolizzarli per il continuo richiamo alla possibilità di una invasione russa.
«Vorrei avanzare una richiesta ai media di disinformazione americani e britannici, Bloomberg, New York Times, il Sun, eccetera. Annunciate l’esatta scaletta delle nostre “invasioni” per l’anno in corso così che io possa pianificare le mie vacanze».
Figlia di un padre diplomatico, la Zakharova si ritrovò a Pechino quando l’Unione Sovietica collassò nel 1991. Tornata a Mosca, si è laureata in giornalismo e ha iniziato a lavorare al ministero degli Esteri, direttamente nel settore del servizio Stampa, con una breve parentesi all’Onu tra il 2005 e il 2008.
Maria Zakharova portavoce esteri Russia
Dal 2015 è a capo del settore per scelta del ministro Sergej Lavrov. Neanche un anno e il suo rapporto con la stampa occidentale si fece quasi incandescente, quando parlò delle presunte interferenze russe nelle elezioni presidenziali americane. Con un finto accento ebraico, scherzò sostenendo che erano gli emigrati russi di nazionalità ebraica a manipolare i voti negli Usa.
Poi, negli anni, è stata tutta una serie di dichiarazioni decisamente forti e ben lontane dallo stile felpato al quale i diplomatici sono abituati. Esercitazioni in Europa paragonate alla pratica preparazione della Nato per un «primo colpo» contro il suo paese. Fino ai tweet alla vigilia della guerra in Ucraina.
Il 15 febbraio, poco prima della uscita sulla volontà di programmare le proprie vacanze in relazione agli annunci dati dai media di Usa e Gb, aveva scritto sulle previsioni americane che indicavano proprio metà febbraio come possibile data dell’attacco. Attacco che invece avvenne una settimana più tardi. «Il 15 febbraio 2022 rimarrà nella storia come il giorno del fallimento della propaganda di guerra occidentale. Umiliati e distrutti senza nemmeno sparare un colpo».