PADIGLIONE QUIRINALE - IL PM PAOLO IELO CHIEDE DUE ANNI E UN MESE DI CARCERE PER GAETANO GIFUNI, EX SEGRETARIO GENERALE DEL COLLE - E’ ACCUSATO DI PECULATO E ABUSO D’UFFICIO - SI È FATTO COSTRUIRE UN MOBILE DAL FALEGNAME PRESIDENZIALE, SENZA PAGARE - PIU’ CONSISTENTE LA “CRESTA” DEL NIPOTINO DI GIFUNI, EX DIRIGENTE DEL SERVIZIO TENUTE E GIARDINI, ACCUSATO DI ESSERSI APPROPRIATO DI OLTRE 4 MILIONI DI EURO…

Maria Elena Vincenzi per "la Repubblica"

Un armadietto, solo un armadietto. È per un mobile di legno che rischia di essere condannato l'ex segretario generale della Presidenza della Repubblica, Gaetano Gifuni. Ieri il pubblico ministero Paolo Ielo, nel corso della sua requisitoria, ha chiesto ai giudici due anni e un mese di reclusione per lo storico dirigente del Quirinale, accusato di peculato e abuso d'ufficio. Gifuni si sarebbe fatto fare alcuni lavori di falegnameria, nella sua residenza all'interno della tenuta di Castelporziano, dalla manovalanza che lavora lì. Il tutto, ovviamente, senza pagare.

E ora quella "cortesia" rischia di costargli cara. L'inchiesta, ben più ampia, riguarda i presunti sprechi dei fondi destinati dal Quirinale alla tenuta, un processo che vede indagato (la sua posizione è stata stralciata) anche il nipote di Gifuni, Luigi Tripodi, ex dirigente del Servizio Tenute e Giardini al quale viene contestato di essersi appropriato di oltre 4 milioni di euro tra il 2002 e il 2008.

Una vicenda in cui il potente zio non c'entra nulla. Il suo armadio, quello che lo ha trascinato davanti all'ottava sezione del tribunale penale di Roma, valeva circa 1.500 euro. Non conta. «Il valore dell'armadietto costruito per la casa di Gifuni - ha detto il pm durante la requisitoria - è irrilevante per il reato nel momento in cui sono impiegati beni appartenenti alla pubblica amministrazione. Se il sindaco di un Comune utilizzasse maestranze comunali per fare un armadio a casa sua avremmo dubbi a dire che è peculato? Allo stesso modo, se un pm utilizzasse gli autisti della Procura per fini privati certamente commetterebbe il reato di abuso».

Il magistrato ha anche sollecitato ai giudici la condanna a due anni e otto mesi per l'ex direttore della tenuta, Alessandro De Michelis, che risponde di peculato e falso. Per il funzionario del Servizio Tenute e Giardini, Giorgio Calzolari, e per il contabile di Capocotta, Paolo Di Pietro, Ielo ha invece chiesto l'assoluzione. Nel corso del procedimento aveva già patteggiato la pena a cinque anni di reclusione, di cui 3 condonati grazie all'indulto, l'altro contabile, Gianni Gaetano.

«Con il rispetto che ho sempre avuto nei confronti della magistratura ho preso atto delle richieste del pubblico ministero. Certo della mia innocenza aspetto serenamente la sentenza del tribunale», questo il commento dell'ex segretario del Quirinale. La sentenza è attesa per novembre.

 

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