FIORI D’ARANCIO AL ‘CASTELLO’ DI DON RAFFAÈ – POLEMICHE SUL REALITY DELLE NOZZE DI REAL TIME: LA LOCATION È QUELLA IN CUI IL BOSS CUTOLO TENEVA I SUOI SUMMIT?

Claudio Pappaianni per "l'Espresso"

Felicia pretende dal boss la sala reale del Grand Hotel La Sonrisa, perché ha sempre sognato «un matrimonio da principessa». Per Rita e Paolo «una festa non è festa se non ci sono i frutti di mare crudi». Luca, invece, per la sua cerimonia di nozze al "castello" di Sant'Antonio Abate vuole «vedere lo spreco del cibo, perché a Napoli così si usa». Quando lo scorso 10 gennaio è andata in onda la prima puntata del "Boss delle cerimonie" su RealTime, in tempo reale è montata pure la polemica sui social network.

A cominciare da chi si è indignato per quella rappresentazione stereotipata dei "matrimoni della tradizione napoletana", come recitava lo spot della trasmissione poi cambiato in corsa. La produzione ha replicato sottolineando che nel loro format non c'è nulla di inventato. Un Grande Fratello ai fiori d'arancio.

D'altronde, pure "Reality" di Matteo Garrone, il film vincitore del Grand Prix a Cannes nel 2012, cominciava con un fastoso matrimonio girato non a caso a "La Sonrisa": una scena grottesca e sfarzosa di abiti scintillanti e divi in elicottero. A RealTime, intanto, si fregano le mani per il boom di ascolti: con il 4,4 per cento di share nell'ultima puntata e quasi il 4 di media, "il boss delle cerimonie" è la trasmissione più vista del canale dopo "Back Off Italia".

Numeri che non bastano a chi, anche attraverso interrogazioni parlamentari, ha ricordato il passato giudiziario imbarazzante del protagonista della trasmissione, il boss dei ricevimenti all'ombra del Vesuvio, Antonio Polese. Tra indagini per commercio di alimenti adulterati e abusi edilizi, fino ai rapporti con la Nuova camorra organizzata di Raffaele Cutolo. Insomma, non proprio un esempio da esportare.

Polese, coinvolto nel maxiblitz contro la Nuova camorra organizzata del 1983, fu processato perché ritenuto, insieme ad altri tre soci, implicato nella compravendita del Palazzo del Principe di Ottaviano, il famigerato Castello di Cutolo confiscato nel 1991 dallo Stato, dove don Raffaè teneva i suoi summit.

A gestire l'operazione era stata la Immobiliare Il Castello, di cui oggi risulta amministratore unico Adolfo Greco, imprenditore che, dopo il maxiprocesso, fu pure coinvolto nell'affaire Cirillo (l'ex assessore regionale della Dc rapito nel 1981 dalla Brigate Rosse, ndr): aveva accompagnato nel carcere di Ascoli il funzionario del Sisde Giorgio Criscuolo, per le trattative intavolate con il boss per il rilascio del politico campano. Un altro socio era Agostino Abagnale, nipote di Alfonso Rosanova, ritenuto il cassiere e il riciclatore di Cutolo: era il ras di Sant'Antonio Abate, proprio il comune dove sorge "La Sonrisa".

Dal reality al thriller. «Ai piedi del Vulcano sorge un luogo da favola dove il tempo sembra essersi fermato», recita la voce fuori campo che apre la finestra su ogni nuova puntata del "boss delle cerimonie", tra il luccichìo delle paillettes e i tacchi dodici, la gigantografia di Mario Merola e le immagini della suite dove ha dormito Sofia Loren.

E il tempo deve essersi fermato pure per Raffaele Cutolo, quando apre lo scrigno dei suoi ricordi durante un colloquio in prigione con la nipote Roberta, la figlia del primogenito del boss assassinato nel 1990. Il colloquio, come consuetudine per chi è sottoposto al regime di carcere duro del 41 bis, è videoregistrato: un altro reality, stavolta tra le mura del penitenziario. Siamo nel 2010. Ironia della sorte, quel giorno è un 10 gennaio: come la data delle prima assoluta in tv del "boss delle cerimonie". Roberta racconta al nonno di suo fratello, rimasto senza lavoro. Il boss, irrequieto, la indirizza «dall'avvocato Cesaro di Sant'Antimo che è diventato importantissimo... e mi deve tanto... faceva il mio autista, figurati!».

Gli atti finiscono nel corposo fascicolo su cui si fonda la richiesta di arresto per Luigi Cesaro, Giggino 'a Purpetta, il deputato amico di Berlusconi che in quei giorni è presidente della Provincia di Napoli. Un'istanza da due anni ancora nelle mani di un gip del Tribunale di Napoli.

Quel giorno, nel carcere di Voghera, il dialogo non si limita, tuttavia, al solo nome di Cesaro: «Io vorrei uscire un paio di mesi per mettere a posto a te e a Raffaele. E anche a Mauro, per l'amor di Dio!», è lo sfogo del padrino, che mai come in quel momento appare come un animale ferito rinchiuso in una gabbia. «Potrei fare mille e mille cose. Vedi, c'è una località dove comprammo un vecchio rudere spagnolo, 700 milioni no?... Adesso vale sessanta miliardi (di lire, ndr). Eravamo quattro soci, no... Tre stanno lì... Dove fanno il festival della canzone...», aggiunge. «A Sanremo?», chiede la nipote a don Raffaè. Cutolo fa cenno di no con il capo, poi pronuncia una parola impercettibile.

Quale è l'investimento del grande capo camorrista sfuggito alle confische? Un'ipotesi investigativa porta dritto al Grand Hotel La Sonrisa, la location del "boss delle cerimonie", finito sotto sequestro tra il 1984 e il 1989 perché ritenuto il frutto di attività illecite legate all'organizzazione cutolianea.

Anche il riferimento al festival canoro pare portare al castello prediletto dalle coppie campane che convolano a nozze. È lì infatti che per trent'anni, fino al 2012, si è celebrato un appuntamento fisso con la canzone napoletana, trasmesso pure da RaiUno. I soci della Sonrisa spa - quattro milioni di fatturato nel 2012 per 41mila euro di utile - sono effettivamente tre, come ricorda Cutolo. E, a quanto risulta a "l'Espresso", a trasformare quel rudere nel castello spagnoleggiante di oggi sarebbe stata la società "Il Castello", la stessa che gestì la compravendita del maniero di Cutolo a Ottaviano finita sotto inchiesta anni fa.

"L'Espresso" ha provato a parlarne direttamente con don Antonio Polese ma il suo genero, Matteo, direttore della Sonrisa, ci ha risposto che «in questi giorni sta poco bene ed è cardiopatico: meglio evitare». Ce n'è abbastanza per alimentare l'ennesimo mistero intorno alla leggenda del padrino della Nuova camorra organizzata, che custodisce i suoi segreti da trent'anni in isolamento volontario nella cella: non vuole parlare con nessuno, nemmeno per la socializzazione concessa anche nel carcere duro.

 

 

RAFFAELE CUTOLO NEGLI ANNI OTTANTA GRAND HOTEL LA SONRISA ANTONIO POLESE

Ultimi Dagoreport

giorgia meloni daniela santanche

DAGOREPORT - MA QUALE TIMORE DI INCROCIARE DANIELA SANTANCHÈ: GIORGIA MELONI NON SI È PRESENTATA ALLA DIREZIONE DI FRATELLI D’ITALIA PERCHÉ VUOLE AVERE L’AURA DEL CAPO DEL GOVERNO DALLO STANDING INTERNAZIONALE CHE INCONTRA TRUMP, PARLA CON MUSK E CENA CON BIN SALMAN, E NON VA A IMMISCHIARSI CON LA POLITICA DOMESTICA DEL PARTITO - MA SE LA “PITONESSA” AZZOPPATA NON SI DIMETTERÀ NEI PROSSIMI GIORNI RISCHIA DI ESSERE DAVVERO CACCIATA DALLA DUCETTA. E BASTA POCO: CHE LA PREMIER ESPRIMA A VOCE ALTA CHE LA FIDUCIA NEI CONFRONTI DEL MINISTRO DEL TURISMO È VENUTA A MANCARE - IL RUOLO DEL "GARANTE" LA RUSSA…

barbara marina pier silvio berlusconi giorgia meloni

L’AMBIZIOSA E INCONTROLLABILE BARBARA BERLUSCONI HA FATTO INCAZZARE MARINA E PIER SILVIO CON LA DICHIARAZIONE AL TG1 CONTRO I MAGISTRATI E A FAVORE DI GIORGIA MELONI, PARLANDO DI “GIUSTIZIA A OROLOGERIA” DOPO L’AVVISO DI GARANZIA ALLA PREMIER PER IL CASO ALMASRI - PRIMA DI QUESTA DICHIARAZIONE, LA 40ENNE INEBRIATA DAL MELONISMO SENZA LIMITISMO NE AVEVA RILASCIATA UN’ALTRA, SEMPRE AL TG1, SULLA LEGGE PER LA SEPARAZIONE DELLE CARRIERE TRA GIUDICI E PM (“È SOLO UN PRIMO PASSO”) - E NELL’IMMAGINARIO DI MARINA E PIER SILVIO HA FATTO CAPOLINO UNA CERTA PREOCCUPAZIONE SU UNA SUA POSSIBILE DISCESA IN POLITICA. E A MILANO SI MORMORA CHE, PER SCONGIURARE IL "PERICOLO" DELLA MELONIANA BARBARA (“POTREBBE ESSERE UN’OTTIMA CANDIDATA SINDACA PER IL CENTRODESTRA NELLA MILANO’’, SCRIVE IL “CORRIERE”), PIER SILVIO POTREBBE ANCHE MOLLARE MEDIASET E GUIDARE FORZA ITALIA (PARTITO CHE VIVE CON LE FIDEJUSSIONI FIRMATE DA BABBO SILVIO...) - VIDEO

giorgia meloni nordio mantovano almasri francesco franco lo voi

DAGOREPORT - PER RISOLVERE LA FACCENDA ALMASRI ERA SUFFICIENTE METTERE SUBITO IL SEGRETO DI STATO E TUTTO SAREBBE FINITO LÌ. INVECE LA MAL-DESTRA HA PRESO IL SOPRAVVENTO BUTTANDOLA IN CACIARA E METTENDO NEL MIRINO IL PROCURATORE LO VOI, MOLTO LONTANO DALLA SINISTRA DELLE “TOGHE ROSSE” - QUELLO CHE COLPISCE DEL PASTICCIACCIO LIBICO È CHE SIA STATO CUCINATO CON I PIEDI, MALGRADO LA PRESENZA A FIANCO DI GIORGIA MELONI DI UN TRUST DI CERVELLONI COMPOSTO DA UN EX MAGISTRATO AL MINISTERO DELLA GIUSTIZIA (CARLO NORDIO), UN PREFETTO A CAPO DEGLI INTERNI (MATTEO PIANTEDOSI) E DI UN ALTRO EX GIUDICE ALFREDO MANTOVANO, SOTTOSEGRETARIO DI STATO - NELL’INCONTRO AL COLLE, LA DUCETTA HA ILLUSTRATO A MATTARELLA (CHE RICOPRE ANCHE LA CARICA DI PRESIDENTE DEL CSM), COSA AVREBBE TUONATO VIA SOCIAL CONTRO LE “TOGHE ROSSE”? OVVIAMENTE NO… - I VOLI DI STATO PER IL TRASPORTO DI AUTORITÀ, LE MISSIONI E GLI INTERVENTI A FAVORE DI PERSONE COINVOLTE IN “SITUAZIONI DI RISCHIO” (DA CECILIA STRADA AD ALMASRI), VENGONO EFFETTUATI DAI FALCOM 900 DELLA CAI, LA COMPAGNIA AERONAUTICA DI PROPRIETÀ DEI SERVIZI SEGRETI, CHE FA BASE A CIAMPINO

romano prodi dario franceschini giuseppe conte elly schlein

DAGOREPORT - COME ANDRÀ A FINIRE LO PSICODRAMMA MASOCHISTICO DEL CENTRO-SINISTRA IN VISTA DELLE REGIONALI 2025 E DELLE POLITICHE DEL 2027? A PARTE FRANCESCHINI, L’HANNO CAPITO TUTTI CHE MARCIANDO DIVISI, PER I PARTITI DELL’OPPOSIZIONE LA SCONFITTA È SICURA - CHIUSA NEL BUNKER DEL NAZARENO CON UNA MANCIATA DI FEDELISSIMI, ELLY SCHLEIN HA GIÀ UN ACCORDO SOTTOBANCO COL M5S DI CONTE PER MARCIARE UNITI ALLE PROSSIME REGIONALI IN TOSCANA, CAMPANIA E PUGLIA E VENETO. UNA VOLTA UNITE LE FORZE, LE PRIME TRE, ACCORDO IN FIERI COL REGNO DI NAPOLI DI DE LUCA, IL SUCCESSO PER L’OPPOSIZIONE È SICURO - IN VISTA DELLE POLITICHE DEL 2027 VINCERÀ L’IDEA DI UN ‘’PARTITO-PLURALE’’ CON ELLY CHE SI ACCORDERÀ CON IL PADRE NOBILE E SAGGIO DELL’ULIVO, ROMANO PRODI, SULLE PRIORITÀ DEL PROGRAMMA (NON SOLO DIRITTI CIVILI E BANDIERE ARCOBALENO), E FARÀ SPAZIO ALL'ANIMA CATTO-DEM DI BONACCINI, GENTILONI, GUERINI, RUFFINI...

fedez chiara ferragni game over matrimonio x

“CHIARA, TI RICORDI QUANDO HAI AMMESSO A FEDEZ CHE TI SEI SCOPATA ACHILLE LAURO?” - IL “PUPARO” DEL RAPPER, FABRIZIO CORONA, BUTTA BENZINA SUL FUOCO: “RACCONTERÒ LA MOGLIETTINA PERFETTA CHE SEI, QUANTE STRONZATE RACCONTI DA 15 ANNI, I TUOI AFFARI SPORCHI E L'AMORE CHE PERÒ HAI VISSUTO TRADENDOLO COSTANTEMENTE" - L’IRRESISTIBILE SCENEGGIATA, RICCA DI MIRATISSIMI COLPI ALL'INGUINE MESSA IN SCENA DALL’EX DUO FERRAGNEZ, CONFERMA LA PIÙ CLASSICA CONVINZIONE FILOSOFICA-EUCLIDEA: L'IDIOZIA È LA PIÙ GRAZIOSA DISTANZA FRA DUE PERSONE (SALVO POI SCOPRIRE CHE, AL LORO CONFRONTO, I COSIDDETTI MEDIA TRASH SCANDALISTICI SONO INNOCENTI COME TUBI) - AMORALE DELLA FAVA: IL LORO MATRIMONIO CELEBRATO NEL 2018 IN UNA LOCATION DI LUSSO DI NOTO, TRASFORMATO IN LUNA PARK VERSIONE FLOWER POWER, CON RUOTE PANORAMICHE E CONSOLLE DI DEEJAY, ERA UNA PROMESSA DI FUTURO: PAGLIACCIATA ERA, PAGLIACCIATA È STATA - VIDEO

luigi lovaglio - francesco gaetano caltagirone - giancarlo giorgetti - milleri - alberto nagel - philippe donnet mediobanca mps

DAGOREPORT - NEL GRAN RISIKO BANCARIO, L’UNICA COSA CERTA È CHE MONTE DEI PASCHI DI SIENA È ORA NELLE MANI DI DUE IMPRENDITORI PRIVATI: MILLERI E CALTAGIRONE. ALTRO CHE BANCA LEGHISTA COME CIANCIA SALVINI - ALTRA CERTEZZA: L’OPS SU MEDIOBANCA SARÀ COMPLETATA DOPO L’ASSALTO A GENERALI - SE L’IMMOBILIARISTA CALTARICCONE SOGNA LA CONQUISTA DELLA SECONDA COMPAGNIA EUROPEA CHE GESTISCE 32 MILIARDI DI EURO DI BENI IMMOBILI, ALCUNI EREDI DEL VECCHIO ACCUSANO MILLERI DI ESSERE SUBALTERNO AL DECISIONISMO DI CALTA - SULLA PIAZZA DI MILANO SI VOCIFERA ANCHE DI UNA POSSIBILE DISCESA IN CAMPO DI UN CAVALIERE BIANCO CHE LANCI UN’OPA SU MEDIOBANCA PIÙ RICCA DELL’OPS DI CALTA-MILLERI-LOVAGLIO...