POLVERE DI 5 STELLE, IL GOVERNO RISCHIA – FIORAMONTI CONTRO DI MAIO: "È UN INCAPACE. È COLPA SUA SE IL MOVIMENTO È IN FASE DI DECOMPOSIZIONE" - CONTE CONFIDA: "VOLEVO IMPEDIRE LE SUE DIMISSIONI MA MI E’ STATA CHIESTA LA SUA TESTA" – IL PREMIER PUNTA A FAR SLITTARE ANCHE IL VOTO SU SALVINI PER IL CASO GREGORETTI: L’OBIETTIVO E’ NON FAR PASSARE L’EX MINISTRO PER UN MARTIRE A UNA SETTIMANA DALLE REGIONALI – IL CASO SCALFAROTTO
Francesco Verderami per corriere.it
LORENZO FIORAMONTI GIUSEPPE CONTE
Convivere con il bradisismo è una necessità che Conte prova a spacciare per virtù. Ogni giorno il suo governo si trova costretto a fronteggiare un’emergenza che non è provocata dagli avversari ma dalle forze che lo sorreggono, in particolare dai grillini. Al punto che Renzi osserva il campo di cui pure fa parte e ritiene che «così non si può andare avanti»: più che un avviso di sfratto al premier è un modo per tenersi a distanza dai suoi alleati e soprattutto dai loro atteggiamenti.
Il caso Fioramonti, per esempio, testimonia il livello dello scontro nel Movimento, se è vero che Conte avrebbe evitato che l’ormai ex ministro (a lui molto caro) si dimettesse: «Volevo impedirlo — ha confidato — ma mi è stata chiesta la sua testa». Perché è vero che Fioramonti gli aveva inviato la lettera d’addio, tuttavia la road map riservatamente concordata prevedeva che il presidente del Consiglio la respingesse e con un gesto pubblico rassicurasse sui futuri finanziamenti alla scuola. Chi si sia opposto al lieto fine, lo si intuisce dalle parole usate da Fioramonti con un ministro del Pd: «Di Maio è un incapace. È colpa sua se il Movimento è in fase di decomposizione. Ma io mi muoverò a sostegno di Conte perché il suo governo arrivi a fine legislatura».
luigi di maio lorenzo fioramonti
Il timore di scivolare
Potrà sembrare strano: più il premier si indebolisce, più aumentano le manifestazioni in suo sostegno. In realtà il paradosso prova che l’agonia dell’esecutivo potrebbe durare anni, fino al termine della legislatura se nel frattempo non si concretizzasse una credibile alternativa.
E siccome l’alternativa per ora non c’è, e (quasi) nessuno vuole tornare al voto, Conte può convivere con il bradisismo senza doverlo temere. Nel governo e in Parlamento sono al lavoro per puntellarlo in vista di gennaio, quando sono previsti fenomeni tellurici di una certa intensità. Intanto, per evitare che sulla prescrizione si possa organizzare un’imboscata alla Camera, il Pd ha presentato un provvedimento che quasi certamente farà slittare il voto in Aula, voluto dall’azzurro Costa. Tale è il timore che il governo cada su una buccia di banana, che persino nell’opposizione si fa il possibile per evitare guai: basti vedere le assenze che hanno decimato il gruppo di Forza Italia al momento di votare un pericoloso ordine del giorno sulla giustizia, che avrebbe potuto mandare sotto la maggioranza. Infatti l’ordine del giorno è stato bocciato.
Salvini «martire»
luigi di maio lorenzo fioramonti 1
Ma il passaggio più delicato si svolgerà al Senato, dove l’Assemblea il prossimo mese sarà chiamata a decidere sulla richiesta di autorizzazione a procedere presentata dal Tribunale dei ministri contro Salvini per il «caso Gregoretti». L’impegno già preso dai gruppi parlamentari di maggioranza, d’intesa con Palazzo Chigi, è di far posticipare la data del voto che il presidente della Giunta Gasparri aveva di fatto indicato: il 20 gennaio.
Come racconta un autorevole esponente del governo, «Salvini e i suoi amici si illudono se, a una settimana dalle Regionali in Emilia-Romagna e Calabria, pensano di sfruttare quell’appuntamento per trasformarlo in una tribuna elettorale a favore del centrodestra, per far passare l’ex ministro dell’Interno come un martire». «Martire», proprio così. Si desume allora che la maggioranza abbia già trovato un accordo tanto sulla data quanto sul merito della votazione...
Diametralmente opposti
Insomma, nonostante tutto l’esecutivo continua a reggere, scossa dopo scossa. Ieri se ne è verificata un’altra che non è stata registrata dai sismografi: il sottosegretario di Italia viva Scalfarotto — stanco di attendere da Di Maio la delega al Commercio estero — aveva annunciato al premier e al ministro competente la sua lettera di dimissioni, dopo essere stato escluso da un importante appuntamento istituzionale, assegnato invece a un collega grillino.
Dopo una rapida consultazione, l’unità di crisi del governo ha delegato a Ivan Scalfarotto il compito di rappresentare la Farnesina, ha annunciato l’imminente arrivo della delega e ha evitato il peggio. Perché dietro le quinte della maggioranza (ma anche dell’opposizione) c’è uno stuolo di facilitatori pronti a districare i casi più rognosi. Per tutto il resto c’è Conte, a cui è affidata l’immagine. Infatti al premier oggi toccherà la tradizionale conferenza stampa di fine anno. E, caso più unico che raro nella storia politica italiana, dovrà stilare il consuntivo di due governi: uno diametralmente opposto all’altro.