grillo salvini

SEMPRE PIU’ VICINI I POPULISTI DE NOANTRI – TERRENI IN COMUNE FRA LEGA E GRILLO: DAL REFERENDUM ANTIEURO ALLA SIMPATIA PER PUTIN E TRUMP – BEPPE E SALVINI NON ANNUNCERANNO MAI UN’ALLEANZA PRIMA DELLE ELEZIONI: PESCANO NELLO STESSO ELETTORATO DELUSO, MA DOPO IL VOTO TUTTO PUO' SUCCEDERE…

 

1. E SE ALLE ELEZIONI M5S E LEGA SUPERASSERO PD-FI?

Aldo Cazzullo per il Corriere della Sera

 

GRILLO EUROGRILLO EURO

«Hommes d' Etat forts». Beppe Grillo se la prende con i traduttori: ma c' è un solo modo di tradurre la sua frase, riferita a Donald Trump e a Vladimir Putin, «beneficio per l' umanità». Certo, l' elogio dell'«uomo forte» appare più ingenuo che inquietante. Ma, al di là della questione terminologica, l' intervista del leader del primo partito italiano al Journal du Dimanche segna un' autentica svolta. Perché evidenzia quel che appariva sotto traccia.

 

Parla Grillo; ma sembra di sentire Salvini. Il vero discrimine che oggi definisce gli schieramenti della politica italiana è l' Europa, è l' euro. E il fondatore dei Cinque Stelle ribadisce non solo la richiesta del referendum, ma anche del superamento della moneta europea: che dovrebbe essere «in comune», non «unica».

TRUMP PUTINTRUMP PUTIN

 

Grillo propone di svalutare l' euro del 20% per i Paesi del Sud Europa, in modo da rendere più competitive le loro economie. Una linea che non dispiace affatto alla Lega. Intendiamoci: le critiche all' Europa non vanno demonizzate. Tutto può essere sottoposto a pensiero critico: a maggior ragione un' istituzione e una moneta che non hanno creato la ricchezza e la coesione che promettevano. Resta un dato oggettivo. Grillo non soltanto ha fatto saltare il bipolarismo italiano creando un terzo polo; ha anche disgregato gli altri due.

 

TRUMP SALVINITRUMP SALVINI

Ormai le alleanze tradizionali, centrosinistra e centrodestra, non esistono più. Da una parte il Pd è diviso e isolato; la proposta di Pisapia nasceva nella prospettiva di una vittoria del Sì al referendum; oggi un elettore di sinistra deluso o irritato da Renzi è attratto più da Grillo che da uno Speranza o un Civati. Dall' altra parte, Berlusconi prepara ormai apertamente il ritorno al proporzionale e l' intesa con il Pd di Renzi e Gentiloni, piuttosto che salvare il maggioritario e l' alleanza con i lepenisti Salvini e Meloni.

 

Letti i dati dei sondaggi, e sentita l' aria che tira nella Rete e nel Paese, non ci sarebbe da stupirsi se alle prossime elezioni politiche i Cinque Stelle e la Lega conquistassero più seggi di Renzi e Berlusconi. La novità è che i programmi delle forze populiste appaiono sempre più compatibili. I loro nemici sono comuni: il globalismo, l' immigrazione, l' euro, la Merkel, le banche, i media; indicati in blocco, a prezzo di qualche confusione, come nemici del popolo. E sono comuni anche i loro amici, come apprendiamo dal Journal du Dimanche : a cominciare appunto dagli «hommes forts» Trump e Putin.

GRILLO E FARAGEGRILLO E FARAGE

 

L' intervista è, come sempre, interessante. Grillo racconta ad esempio di aver amato l' espressione «Comunità europea», e di non riconoscersi in un'«Unione» costruita attorno alla moneta. Di solito i politici italiani, quando parlano con un giornale straniero, tendono a compiacere i lettori e le élites cui si rivolgono; Grillo invece definisce l' Europarlamento un carrozzone inutilmente costoso anche perché ha due sedi, Bruxelles e Strasburgo, «per compiacere i francesi». E su questo è difficile dargli torto.

 

Altre proposte sono però decisamente contraddittorie. È difficile esaltare nello stesso tempo il protezionismo e il made in Italy, che da una chiusura dei mercati avrebbe tutto da perdere. Un Paese esportatore come il nostro, in cui i consumi interni languono e vanno bene solo le imprese con una forte propensione internazionale, avrebbe tutto da perdere da una stretta protezionista guidata dagli Stati Uniti.

 

matteo salvini for putinmatteo salvini for putin

Ma non è certo la coerenza che cercano in Grillo i suoi elettori, e in genere la fascia crescente dell' opinione pubblica profondamente delusa dai partiti tradizionali. Il Paese respira un' atmosfera in cui indignazioni giuste e condivisibili si mescolano a suggestioni irrazionali. E il comune sentire tra Grillo e Salvini si candida a rappresentarle.

 

I due leader non annunceranno mai un' alleanza prima delle elezioni. Anzi, almeno a parole si combatteranno, visto che si contendono lo stesso elettorato. La loro implicita sintonia resterà sottotraccia rispetto a quella, ormai palese, tra Renzi e Berlusconi; a maggior ragione se, come sembra, Pd e Forza Italia scriveranno e voteranno insieme la nuova legge elettorale. Ma, il giorno dopo il voto, i populisti potrebbero trovare un terreno d' intesa; a cominciare dalla battaglia contro la moneta unica.

 

 

2. MA NEL MOVIMENTO A NON TUTTI PIACE TRUMP

Da la Repubblica

 

Nel Movimento 5 Stelle non a tutti piace Donald Trump e non tutti si sentono «abbastanza ottimisti» dopo l’insediamento del presidente degli Stati Uniti. La senatrice Elisa Bulgarelli, ad esempio, che aveva chiesto qualche giorno fa l’intervento di Beppe Grillo a proposito della piattaforma Rousseau, ha condiviso su Facebook un post molto critico sulla cancellazione della riforma sanitaria di Obama.

ELISA BULGARELLIELISA BULGARELLI

 

Una riflessione arrivata prima che l’intervista di Grillo facesse il giro del web, ma quando già si facevano strada le tendenze “pro Trump”. «Dal primo febbraio chi non avrà un’assicurazione privata, in Usa, non avrà diritto all’assistenza sanitaria – si legge nel post di Sergio Di Cori Modigliani, condiviso da Bulgarelli – è il trionfo del masochismo puro. Si sono inventati un sistema per cui la gente si eliminerà da sola con delle martellate sulla testa».

 

E anche sul blog di Beppe Grillo arrivano le critiche. «Questo non è il M5S per cui ho votato – scrive Davide in calce all’articolo “Donald Trump tra Kennedy e Reagan” - Trump ha più volte negato l’esistenza del riscaldamento globale, Beppe che ne pensi?» E c’è anche chi, come Francesco Zani, conclude: «Ho seguito Grillo dal primo post, ma adesso sono tornato alla Lega. Il M5S con Trump non c’entra».

 

Ultimi Dagoreport

andrea orcel gaetano caltagirone carlo messina francesco milleri philippe 
donnet nagel generali

DAGOREPORT - COSA FRULLAVA NELLA TESTA TIRATA A LUCIDO DI ANDREA ORCEL QUANDO STAMATTINA ALL’ASSEMBLEA GENERALI HA DECISO IL VOTO DI UNICREDIT A FAVORE DELLA LISTA CALTAGIRONE? LE MANGANELLATE ROMANE RICEVUTE PER L’OPS SU BPM, L’HANNO PIEGATO AL POTERE DEI PALAZZI ROMANI? NOOO, PIU' PROBABILE CHE SIA ANDATA COSÌ: UNA VOLTA CHE ERA SICURA ANCHE SENZA UNICREDIT, LA VITTORIA DELLA LISTA MEDIOBANCA, ORCEL HA PENSATO BENE CHE ERA DA IDIOTA SPRECARE IL SUO “PACCHETTO”: MEJO GIRARLO ALLA LISTA DI CALTARICCONE E OTTENERE IN CAMBIO UN PROFICUO BONUS PER UNA FUTURA PARTNERSHIP IN GENERALI - UNA VOLTA ESPUGNATA MEDIOBANCA COL SUO 13% DI GENERALI, GIUNTI A TRIESTE L’82ENNE IMPRENDITORE COL SUO "COMPARE" MILLERI AL GUINZAGLIO, DOVE ANDRANNO SENZA UN PARTNER FINANZIARIO-BANCARIO, BEN STIMATO DAI FONDI INTERNAZIONALI? SU, AL DI FUORI DEL RACCORDO ANULARE, CHI LO CONOSCE ‘STO CALTAGIRONE? – UN VASTO PROGRAMMA QUELLO DI ORCEL CHE DOMANI DOVRA' FARE I CONTI CON I PIANI DELLA PRIMA BANCA D'ITALIA, INTESA-SANPAOLO…

donald trump ursula von der leyen giorgia meloni

DAGOREPORT - UN FACCIA A FACCIA INFORMALE TRA URSULA VON DER LEYEN E DONALD TRUMP, AI FUNERALI DI PAPA FRANCESCO, AFFONDEREBBE IL SUPER SUMMIT SOGNATO DA GIORGIA MELONI - LA PREMIER IMMAGINAVA DI TRONEGGIARE COME MATRONA ROMANA, TRA MAGGIO E GIUGNO, AL TAVOLO DEI NEGOZIATI USA-UE CELEBRATA DAI MEDIA DI TUTTO IL MONDO. SE COSÌ NON FOSSE, IL SUO RUOLO INTERNAZIONALE DI “GRANDE TESSITRICE” FINIREBBE NEL CASSETTO, SVELANDO IL NULLA COSMICO DIETRO AL VIAGGIO ALLA CASA BIANCA DELLA SCORSA SETTIMANA (L'UNICO "RISULTATO" È STATA LA PROMESSA DI TRUMP DI UN VERTICE CON URSULA, SENZA DATA) - MACRON-MERZ-TUSK-SANCHEZ NON VOGLIONO ASSOLUTAMENTE LA MELONI NEL RUOLO DI MEDIATRICE, PERCHÉ NON CONSIDERANO ASSOLUTAMENTE EQUIDISTANTE "LA FANTASTICA LEADER CHE HA ASSALTATO L'EUROPA" (COPY TRUMP)...

pasquale striano dossier top secret

FLASH – COM’È STRANO IL CASO STRIANO: È AVVOLTO DA UNA GRANDE PAURA COLLETTIVA. C’È IL TIMORE, NEI PALAZZI E NELLE PROCURE, CHE IL TENENTE DELLA GUARDIA DI FINANZA, AL CENTRO DEL CASO DOSSIER ALLA DIREZIONE NAZIONALE ANTIMAFIA (MAI SOSPESO E ANCORA IN SERVIZIO), POSSA INIZIARE A “CANTARE” – LA PAURA SERPEGGIA E SEMBRA AVER "CONGELATO" LA PROCURA DI ROMA DIRETTA DA FRANCESCO LO VOI, IL COPASIR E PERSINO LE STESSE FIAMME GIALLE. L’UNICA COSA CERTA È CHE FINCHÉ STRIANO TACE, C’È SPERANZA…

andrea orcel francesco milleri giuseppe castagna gaetano caltagirone giancarlo giorgetti matteo salvini giorgia meloni

DAGOREPORT - IL RISIKONE È IN ARRIVO: DOMANI MATTINA INIZIERÀ L’ASSALTO DI CALTA-MILLERI-GOVERNO AL FORZIERE DELLE GENERALI. MA I TRE PARTITI DI GOVERNO NON VIAGGIANO SULLO STESSO BINARIO. L’INTENTO DI SALVINI & GIORGETTI È UNO SOLO: SALVARE LA “LORO” BPM DALLE UNGHIE DI UNICREDIT. E LA VOLONTÀ DEL MEF DI MANTENERE L’11% DI MPS, È UNA SPIA DEL RAPPORTO SALDO DELLA LEGA CON IL CEO LUIGI LOVAGLIO - DIFATTI IL VIOLENTISSIMO GOLDEN POWER DEL GOVERNO SULL’OPERAZIONE DI UNICREDIT SU BPM, NON CONVENIVA CERTO AL DUO CALTA-FAZZO, BENSÌ SOLO ALLA LEGA DI GIORGETTI E SALVINI PER LEGNARE ORCEL – I DUE GRANDI VECCHI DELLA FINANZA MENEGHINA, GUZZETTI E BAZOLI, HANNO PRESO MALISSIMO L’INVASIONE DEI CALTAGIRONESI ALLA FIAMMA E HANNO SUBITO IMPARTITO UNA “MORAL SUASION” A COLUI CHE HANNO POSTO AL VERTICE DI INTESA, CARLO MESSINA: "ROMA DELENDA EST"…