PORTONE APERTO PER BERTONE: FINITA L’ERA DI TARCISIO-RICHELIEU

Marco Ansaldo per "la Repubblica"

Un Segretario di Stato nuovo, una Curia riformata, un approccio diverso della Chiesa nel mondo. Sono i tre pilastri su cui si dirigerà l'azione di governo del nuovo Papa. Come ha detto ieri il canadese Jean-Claude Turcotte: «Sono sicuro che in pochi anni si vedrà un cambiamento nella Chiesa».

E su Jorge Mario Bergoglio ha aggiunto: «Lo conosco da molti anni. Mi ha sempre colpito: è un uomo molto santo, un uomo di preghiera. Sono sicuro che da Papa vorrebbe correggere delle cose. La Chiesa ha difetti. Non li possiamo accettare. Ma non ha intenzione di cambiare il Vangelo, non vi preoccupate».

Cambiamenti, dunque. E quelli nell'esecutivo della Santa Sede appaiono ineludibili. A partire dalla Segreteria di Stato, il cui titolare, il cardinale Tarcisio Bertone, si avvia il prossimo dicembre a compiere 79 anni.

L'arrivo di Francesco alla guida della Chiesa è destinato a chiudere una stagione controversa dove all'indubbio attivismo e accentramento hanno corrisposto accuse esterne e interne. Come lo scandalo Vatileaks ha rivelato. E soprattutto, come nota un osservatore di lungo corso a proposito di Bertone, «il suo tempo è legato al vecchio Pontefice». E allora, se «nella peggiore delle ipotesi il Segretario di Stato è destinato a durare solo alcune settimane, nella migliore si arriverà a qualche mese».

Bertone potrebbe al limite durare fino al 2 dicembre, giorno del suo compleanno. Ma, più realisticamente, quel ricambio Francesco lo opererà prima. Chi potrebbe arrivare al suo posto? Per anni si è parlato del cardinale Mauro Piacenza, oggi prefetto della Congregazione per il clero. Ma le critiche all'attuale Segretario di Stato riguardavano il fatto di avere avuto un approccio troppo da protagonista.

Bertone non proviene dalla prestigiosa scuola diplomatica vaticana, ma è un canonista. E allora il Papa nuovo, secondo molte voci ecclesiastiche, potrebbe pescare proprio tra i ranghi dei diplomatici da tempo finiti lontano da Roma. E se, con un Pontefice argentino, fosse ancora l'Italia a ricoprire l'importante casella della Segreteria di Stato, ecco allora spuntare due nomi. Il primo è quello dell'arcivescovo Pietro Parolin, attuale nunzio apostolico in Venezuela, già in Messico e Nigeria, uomo che Bergoglio conosce bene.

Rientrato a Roma come sotto-segretario agli Esteri, Parolin è uno dei diplomatici vaticani più stimati. L'altro nome è quello del cardinale Fernando Filoni. Oggi a capo di Propaganda Fide, dicastero per l'Evangelizzazione dei popoli, Filoni ha svolto apprezzate missioni in Sri Lanka, Iran, Brasile e Filippine. Molti lo ricordano però a Bagdad, negli anni della guerra, quando non abbandonò il Paese nonostante i grandi rischi personali.

Con l'elevazione pontificale di Bergoglio, cade invece l'ipotesi del cardinale argentino Leonardo Sandri come possibile Segretario di Stato: attuale prefetto della Congregazione per le Chiese orientali, Sandri era il candidato numero uno nel caso che l'arcivescovo di Milano, Angelo Scola, fosse diventato Papa.

Ma insieme alle stelle di Sandri e Bertone sembra affievolirsi anche quella di Angelo Sodano, 85 anni, cardinale decano. Il "ticket" Scola-Sandri era la carta che i "sodaniani" potevano giocarsi in Conclave per raggiungere i 77 voti richiesti, nel tentativo di far confluire sul porporato italiano - che per la verità era apparso un po' riluttante - i voti dei curiali che nelle prime votazioni avevano forse accordato il loro consenso a Odilo Scherer, l'arcivescovo di San Paolo con un passato nella Curia Romana.

Ma qualcosa ha mandato il piano all'aria. Molto probabile dunque che il decano del Collegio cardinalizio abbia concluso la sua carriera con l'omelia della messa Pro Eligendo Pontifice di martedì scorso, essendo in prorogatio da ben 5 anni. In calo pure le quotazioni del cardinale Giovanni Battista Re, il più anziano del Conclave, al quale l'operazione di incoronare Scherer non è riuscita.

Ma un altro porporato brasiliano potrebbe beneficiare degli scontri avuti con Bertone nelle Congregazioni generali pre-Conclave: Joao Braz de Aviz. Il coraggio dimostrato nell'attaccare i privilegi della Curia romana, e la sincerità nel difendersi dalle successive accuse del Segretario di Stato, gli hanno valso la stima di molti confratelli.

E a contendere prima, condividendo infine con Bergoglio i voti per la sua elezione, è stato il canadese Marc Ouellet, oggi capo della Congregazione dei vescovi. Atteggiamento che Francesco non mancherà di considerare nel momento in cui metterà mano al rimescolamento di incarichi nella sua nuova Curia.

 

CARDINALE TARCISO BERTONEPAPA BERGOGLIO Angelo Sodano

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