POVERA ITALIA - CETO MEDIO ADDIO: IN ITALIA OLTRE AI 10 MILIONI DI PERSONE IN POVERTÀ RELATIVA OGGI SI CONTANO OLTRE 6 MILIONI DI POVERI ASSOLUTI: IL 25% DELLA POPOLAZIONE NON È IN CONDIZIONE DI TIRARE AVANTI!

Mauro Magatti per il “Corriere della Sera

 

matteo renzi arriva in smart all incontro con letta matteo renzi arriva in smart all incontro con letta

Uno degli effetti che più preoccupano della lunga crisi europea è la progressiva erosione del ceto medio, cioè di quella parte di società che, attraverso il lavoro dipendente e autonomo, ha avuto stabilmente accesso, nei decenni scorsi, a condizioni di benessere materiale e sicurezza esistenziale. 
 

Anche se con intensità diversa, un tale fenomeno si registra un po in tutti i Paesi avanzati: all’aumento della disuguaglianza — fenomeno che inizia già negli Anni 90 — si sommano ormai diversi anni di stagnazione economica. Per l’Italia, basta un dato: oltre ai 10 milioni di persone in povertà relativa oggi si contano oltre sei milioni di poveri assoluti (quasi il 25% della popolazione totale). 
 

Gli effetti sui sistemi democratici sono ben visibili: forte disaffezione politica — con l’aumento del non voto; crescita di partiti che contestano l’intero impianto istituzionale europeo (come nel caso del Front National in Francia e del M5S in Italia); riduzione dello spazio politico per l’alternanza destra-sinistra. Il rischio è l’ulteriore restringimento di questo centro politico. Se ciò accadesse, la democrazia entrerebbe in una fase convulsa e dagli esiti incerti. Si tratta allora di lavorare per invertire il trend , tornando a offrire possibilità di vita e di lavoro a una platea sufficientemente ampia di cittadini. 
 

marine le penmarine le pen

Se vogliamo riconoscerle nobiltà intellettuale, la discussione di questi mesi all’interno del Pd ruota tutta attorno a questo nodo. Nella diatriba tra la vecchia sinistra e il nuovo partito di Renzi si cela la ricerca di un equilibrio nuovo tra le esigenze della concorrenza e quelle della integrazione sociale.

 

La discussione, tuttavia, appare molto confusa. Da un lato Renzi ha perfettamente ragione quando dice che, in un Paese per molti versi arretrato e diviso tra garantiti e non, ci vuole un mercato del lavoro più moderno (cioè più efficiente). Ma — e qui hanno ragione i suo oppositori — un tale obiettivo non può essere costruito contro il lavoro. Soprattutto oggi, dopo che la progressiva perdita della quota di valore aggiunto distribuita al lavoro (calata negli anni di oltre dieci punti) ha finito per impoverire l’intero Paese. 
 

Che le politiche del passato non funzionino più lo si vede anche in Germania e negli Usa, dove il problema di cui si discute oggi è che la quota di risorse prodotte dall’economia e distribuite nella società rimane troppo bassa. Non solo perché si registrano livelli di concentrazione della ricchezza che non si vedevano dagli Anni 20, ma anche perché la quota di profitti effettivamente reinvestita — a favore della speculazione finanziaria — ha raggiunto ormai percentuali inaccettabili.

 

Per uscire dalla crisi, ciò di cui si è alla ricerca è allora una visione politica nuova, che sia capace di delineare uno scambio più avanzato tra capitale e lavoro. Scambio che nel dopoguerra si era articolato attorno alla logica fordista-welfarista (più salari, più consumi, più protezione sociale). E che nei decenni liberisti ha ruotato attorno al rapporto consumo-indebitamento (pubblico o privato). 
 

Beppe grillo a palermoBeppe grillo a palermo

Che l’Italia debba modernizzarsi è fuori discussione. Ma si tratta di capire come. E soprattutto in rapporto alle sfide di questo tempo. La sfida della crisi, infatti, è quella di raggiungere una maggiore efficienza sistemica non con meno ma più integrazione sociale. Ciò richiede una politica in grado di spingere interessi divergenti a convenire attorno ad alleanze strategiche in vista del raggiungimento di obiettivi e priorità comuni, allo scopo di ricreare le condizioni per riavviare il processo virtuoso dell’investimento pubblico e privato. In condizioni di ragionevole integrazione sociale. 
 

Sviluppare una tale visione è anche la risposta da dare all’Europa: l’alternativa all’austerità sta infatti in una diversa concezione della crescita che fa della produzione di valore comune — di natura non solo economica ma anche sociale, ambientale, istituzionale — la sua precondizione. 
 

matteo salvini 3matteo salvini 3

Per un partito come il Pd, al 40% dei consensi, senza una vera alternativa, con un personale giovane, l’ambizione non può che essere quella di essere all’altezza della sfida. Ambizione che certo richiede una discussione. Ma che poi ha bisogno di quella visione e quella decisione che ancora molti faticano a vedere. 

Ultimi Dagoreport

andrea orcel gaetano caltagirone carlo messina francesco milleri philippe 
donnet nagel generali

DAGOREPORT - COSA FRULLAVA NELLA TESTA TIRATA A LUCIDO DI ANDREA ORCEL QUANDO STAMATTINA ALL’ASSEMBLEA GENERALI HA DECISO IL VOTO DI UNICREDIT A FAVORE DELLA LISTA CALTAGIRONE? LE MANGANELLATE ROMANE RICEVUTE PER L’OPS SU BPM, L’HANNO PIEGATO AL POTERE DEI PALAZZI ROMANI? NOOO, PIU' PROBABILE CHE SIA ANDATA COSÌ: UNA VOLTA CHE ERA SICURA ANCHE SENZA UNICREDIT, LA VITTORIA DELLA LISTA MEDIOBANCA, ORCEL HA PENSATO BENE CHE ERA DA IDIOTA SPRECARE IL SUO “PACCHETTO”: MEJO GIRARLO ALLA LISTA DI CALTARICCONE E OTTENERE IN CAMBIO UN PROFICUO BONUS PER UNA FUTURA PARTNERSHIP IN GENERALI - UNA VOLTA ESPUGNATA MEDIOBANCA COL SUO 13% DI GENERALI, GIUNTI A TRIESTE L’82ENNE IMPRENDITORE COL SUO "COMPARE" MILLERI AL GUINZAGLIO, DOVE ANDRANNO SENZA UN PARTNER FINANZIARIO-BANCARIO, BEN STIMATO DAI FONDI INTERNAZIONALI? SU, AL DI FUORI DEL RACCORDO ANULARE, CHI LO CONOSCE ‘STO CALTAGIRONE? – UN VASTO PROGRAMMA QUELLO DI ORCEL CHE DOMANI DOVRA' FARE I CONTI CON I PIANI DELLA PRIMA BANCA D'ITALIA, INTESA-SANPAOLO…

donald trump ursula von der leyen giorgia meloni

DAGOREPORT - UN FACCIA A FACCIA INFORMALE TRA URSULA VON DER LEYEN E DONALD TRUMP, AI FUNERALI DI PAPA FRANCESCO, AFFONDEREBBE IL SUPER SUMMIT SOGNATO DA GIORGIA MELONI - LA PREMIER IMMAGINAVA DI TRONEGGIARE COME MATRONA ROMANA, TRA MAGGIO E GIUGNO, AL TAVOLO DEI NEGOZIATI USA-UE CELEBRATA DAI MEDIA DI TUTTO IL MONDO. SE COSÌ NON FOSSE, IL SUO RUOLO INTERNAZIONALE DI “GRANDE TESSITRICE” FINIREBBE NEL CASSETTO, SVELANDO IL NULLA COSMICO DIETRO AL VIAGGIO ALLA CASA BIANCA DELLA SCORSA SETTIMANA (L'UNICO "RISULTATO" È STATA LA PROMESSA DI TRUMP DI UN VERTICE CON URSULA, SENZA DATA) - MACRON-MERZ-TUSK-SANCHEZ NON VOGLIONO ASSOLUTAMENTE LA MELONI NEL RUOLO DI MEDIATRICE, PERCHÉ NON CONSIDERANO ASSOLUTAMENTE EQUIDISTANTE "LA FANTASTICA LEADER CHE HA ASSALTATO L'EUROPA" (COPY TRUMP)...

pasquale striano dossier top secret

FLASH – COM’È STRANO IL CASO STRIANO: È AVVOLTO DA UNA GRANDE PAURA COLLETTIVA. C’È IL TIMORE, NEI PALAZZI E NELLE PROCURE, CHE IL TENENTE DELLA GUARDIA DI FINANZA, AL CENTRO DEL CASO DOSSIER ALLA DIREZIONE NAZIONALE ANTIMAFIA (MAI SOSPESO E ANCORA IN SERVIZIO), POSSA INIZIARE A “CANTARE” – LA PAURA SERPEGGIA E SEMBRA AVER "CONGELATO" LA PROCURA DI ROMA DIRETTA DA FRANCESCO LO VOI, IL COPASIR E PERSINO LE STESSE FIAMME GIALLE. L’UNICA COSA CERTA È CHE FINCHÉ STRIANO TACE, C’È SPERANZA…

andrea orcel francesco milleri giuseppe castagna gaetano caltagirone giancarlo giorgetti matteo salvini giorgia meloni

DAGOREPORT - IL RISIKONE È IN ARRIVO: DOMANI MATTINA INIZIERÀ L’ASSALTO DI CALTA-MILLERI-GOVERNO AL FORZIERE DELLE GENERALI. MA I TRE PARTITI DI GOVERNO NON VIAGGIANO SULLO STESSO BINARIO. L’INTENTO DI SALVINI & GIORGETTI È UNO SOLO: SALVARE LA “LORO” BPM DALLE UNGHIE DI UNICREDIT. E LA VOLONTÀ DEL MEF DI MANTENERE L’11% DI MPS, È UNA SPIA DEL RAPPORTO SALDO DELLA LEGA CON IL CEO LUIGI LOVAGLIO - DIFATTI IL VIOLENTISSIMO GOLDEN POWER DEL GOVERNO SULL’OPERAZIONE DI UNICREDIT SU BPM, NON CONVENIVA CERTO AL DUO CALTA-FAZZO, BENSÌ SOLO ALLA LEGA DI GIORGETTI E SALVINI PER LEGNARE ORCEL – I DUE GRANDI VECCHI DELLA FINANZA MENEGHINA, GUZZETTI E BAZOLI, HANNO PRESO MALISSIMO L’INVASIONE DEI CALTAGIRONESI ALLA FIAMMA E HANNO SUBITO IMPARTITO UNA “MORAL SUASION” A COLUI CHE HANNO POSTO AL VERTICE DI INTESA, CARLO MESSINA: "ROMA DELENDA EST"…