RICORDATE QUANDO IL GOVERNO DICEVA CHE IL PREMIERATO NON AVREBBE TOCCATO I POTERI DEL QUIRINALE? E' FALSO – VIA LIBERA IN COMMISSIONE AL SENATO ALL'ARTICOLO 4 DELLA RIFORMA CHE REGOLA LE CRISI DI GOVERNO: IL CAPO DELLO STATO NON SI POTRÀ OPPORRE ALLA RICHIESTA DEL PREMIER DI ANDARE AL VOTO IN CASO DI SUE DIMISSIONI – MA LA LEGA MUGUGNA: VUOLE MANTENERE IL POTERE DEL PARLAMENTO DI SFIDUCIARE IL PREMIER SALVAGUARDANDO LA LEGISLATURA – IL CARROCCIO SFIDA FRATELLI D'ITALIA: METTETE NERO SU BIANCO CHE IL QUIRINALE AVRA’ “SOLO UN RUOLO NOTARILE”
Estratto dell’articolo di Francesco Olivo per “la Stampa”
MARIA ELISABETTA ALBERTI CASELLATI - GIORGIA MELONI
Si litiga sulle parole, ci si accapiglia per un aggettivo, ma c'è un tema di fondo che esce dall'ombra: i poteri del presidente della Repubblica. Giorgia Meloni e Maria Elisabetta Casellati hanno ripetuto sempre che la riforma del premierato non tocca le prerogative del Quirinale, ma, discutendo sui dettagli dei testi, sempre lì si torna.
Quella che la premier ha definito «la madre di tutte le riforme», imponendo un ritmo più che serrato, corre verso l'Aula del Senato, anche se appare sempre più complicato arrivare a una prima approvazione in tempo per le Europee.
SERGIO MATTARELLA MATTEO SALVINI GIORGIA MELONI
Ieri, la commissione Affari Costituzionali di Palazzo Madama ha dato il via libera all'articolo 4, che regola le crisi di governo. Un punto delicatissimo perché, come detto, coinvolge direttamente i poteri di scioglimento delle Camere, oggi in mano al presidente della Repubblica.
Nella ricerca di eliminare alcune ambiguità linguistiche è emersa la volontà della maggioranza di chiarire che il Capo dello Stato non si potrà opporre alla richiesta del premier eletto di interrompere la legislatura in caso di sue dimissioni e che, di conseguenza, «non ci saranno mai più governi tecnici».
MARIA ELISABETTA ALBERTI CASELLATI
Secondo le opposizioni in questo modo «la maggioranza ha gettato la maschera», come spiega il senatore del Pd, Dario Parrini. Il testo dell'articolo 4 approvato prevede che, nel caso in cui il premier eletto venga sfiduciato con una «mozione motivata», si vada direttamente a elezioni anticipate.
Restano molte ambiguità, che lasciano spazio a possibili interpretazioni. Dopo un lungo dibattito politico/lessicale la maggioranza ha fatto prevalere la fretta alla chiarezza (in caso di modifiche sostanziali le opposizioni avrebbero chiesto di far ripartire l'iter). La Lega ha molti dubbi e vuole mantenere il potere del Parlamento di sfiduciare il premier salvaguardando la legislatura.
MATTEO SALVINI E GIORGIA MELONI
Secondo il Carroccio, in sostanza, un incidente di percorso non può automaticamente significare una crisi di governo.
Il senatore leghista Paolo Tosato ha chiesto che questo principio venga inserito nel prossimo passaggio in aula. Non si tratta di un dettaglio, ma di due visioni diverse tra Lega (più attenta alle prerogative del Parlamento) e Fratelli d'Italia (sbilanciata sul premier eletto) che non sono state risolte con i molti vertici di maggioranza degli ultimi mesi.
[…]
Le polemiche però sono arrivate da un'altra proposta di Tosato, secondo il quale andrebbe esplicitato che il Presidente della Repubblica debba avere «solo un ruolo notarile». «Tosato ha fatto una operazione verità» ha commentato Parrini del Pd, rendendo cioè chiaro che il vero scopo della riforma è limitare i poteri del Quirinale. Il Capo dello Stato «sarà ridotto a maggiordomo del premier», ha aggiunto Alessandra Maiorino del M5s. […]
La corsa parallela tra autonomia e premierato vive di grandi accelerazioni, ma anche di frenate. La regola imposta da Meloni e accettata dagli alleati - stessi percorsi per le due riforme - è faticosissima da far rispettare e non solo per la diversa natura dei provvedimenti (uno è una riforma costituzionale, l'altro no).
GIORGIA MELONI - LAURA E SERGIO MATTARELLA
Ieri, per esempio, il presidente della Camera Lorenzo Fontana ha chiesto un approfondimento alla commissione Affari costituzionali per cercare di trovare più spazio per la discussione delle opposizioni. Una mossa dovuta, secondo gli uffici di Montecitorio, che però ha destato sospetti tra i leghisti, attentissimi a individuare qualsiasi possibile ostacolo alla corsa sfrenata verso l'approvazione dell'Autonomia, possibilmente prima delle elezioni europee. Il risultato della ricerca smaniosa dell'equilibrio tra le due riforme è che nessuna delle due sarà approvata, (in prima lettura, nel caso del premierato) prima dell'inizio della campagna elettorale. [...]