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PRIMARIE FATTE A MAGLIE - SI RITIRA PURE JOHN KASICH: DONALD TRUMP INCASSA LA NOMINATION, E ORA PARTE LA VERA CAMPAGNA CONTRO LA CLINTON. SU DONALD SI È DETTO DI TUTTO, MA LA CHARACHTER ASSASSINATION DI HILLARY È APPENA INIZIATA
Maria Giovanna Maglie per Dagospia
Donald Trump se lo poteva risparmiare l’attacco a Rafael Cruz, padre dello sconfitto Ted, anzi dell’umiliato Ted, nell’Indiana che doveva fermare la corsa dell’avversario. Tanto avrebbe vinto lo stesso, e se è vero che gli americani non smettono mai di ricordare la macchia dell’assassinio di John Kennedy, anzi lo uccidono ogni anno per la prima volta, in queste primarie non serviva proprio a niente accusare il vecchio pastore bigotto di aver partecipato alla trappola di Dallas, complotto al quale hanno messo in mano molti poteri forti internazionali e nazionali, compreso quell’establishment democratico che voleva evitare un sicuro imminente inevitabile impeachment per mafia del presidente tanto amato.
Fuori Cruz, che si ritira facendo un discorso da invasato, e dimostrando quanto bene abbiano fatto gli elettori repubblicani a non fidarsi di lui, il presidente del Comitato Repubblicano e già grande avversario di Trump, Reince Priebus, fa un bagno di realismo e dà l’annuncio via twitter che con 1050 delegati popolari più o meno, ancora nessun rivale degno di nota, Donald Trump è il nominato probabile, ed è giunto il tempo che il partito si unisca e lo sostenga per sconfiggere la Clinton. Ci fa pure l’hashtag, #NeverClinton, e facciamola finita con #NeverTrump, che di danni ne ha fatti abbastanza.
Dallo staff di John Kasich rispondono picche per dovere, e partono per la California, ma è davvero diventato un punto d’onore, niente di più. E infatti dopo poche ore annunciano anche loro il ritiro. Certo, la battaglia interna più feroce della storia del partito repubblicano, molto più di quella combattuta contro Ronald Reagan nel 1976, lascia feriti, dirigenti intontiti, senatori spaventati, e non sarà senza conseguenze nella prossima futura organizzazione delle elezioni generali.
Contando per quel che valgono, cioè niente, le ipotesi dei commentatori democratici secondo i quali tanti repubblicani disgustati voteranno a novembre per la Clinton, pensate però all’atmosfera e al linguaggio della convention di Cleveland, quando dovranno tutti far finta di essere entusiasti di uno che detestano. E come farà lui, theRealDonald, a trasformarsi in uomo di lotta e di governo? La spinta popolare non gliela toglie nessuno, ma dalla nomination la musica cambia, la character assassination si scatena, ci sono gli swing States, gli Stati indecisi, i media in maggioranza lo detestano,insomma, o calibri ogni parola e mossa, o contro tutti non ce la fai.
Alla campagna generale stanno già pensando da mesi i Clinton, altro che balle, Bill ha pronosticato già a marzo l’affermazione di Trump, e da allora le cose non sono andate come sperato, ultima la fastidiosa sconfitta di ieri in Indiana.
Donald Trump (s), Ted Cruz (c) e John Kasich
Intendiamoci, Bernie Sanders non ce la farà mai, non solo perché la Clinton ha già 1,645 delegati popolari contro i suoi 1318, ma perché ha 520 superdelegati contro 39 di Sanders, numero destinato a gonfiarsi grazie al meccanismo nuovo deciso dal comitato del partito democratico, e bersaglio obbligato delle critiche di Sanders e del disprezzo degli elettori più giovani e più radicali.
La preoccupazione nello staff è un’altra, è di linea politica, perché per riacchiappare, o sperare di farlo, i voti di Sanders, la campagna deve accettare una deriva di sinistra populista che aliena i voti dei centristi preoccupati di tasse e portafogli.
Ma soprattutto la famiglia Clinton, che è il cuore dello staff, si sta organizzando contro Trump in una campagna ombra negli Stati swing, gli incerti, assoldando esperti locali di comunicazione, trasferendo ai comitati statali centinaia di migliaia di dollari dal Comitato nazionale,organizzando incontri con imprenditori e dirigenti politici. Lo possono fare?
No, non potrebbero, intanto perché Sanders è ancora in corsa e darlo per fatto fuori è non solo scorretto, proprio illegale; poi perché fino alla convention si può utilizzare solo denaro destinato alla campagna delle primarie, non quello delle elezioni generali. Ma tant’è, ci sarà una ragione se a tanti elettori Hillary Clinton appare una donna rapace e poco sincera, se la famiglia è considerata una dinasty avida e potente. Giusto negli Stati Uniti si diventa dinasty in una sola generazione, visto che Bill Clinton è nato a Hope, Arkansas, 300 abitanti, casupola sulla ferrovia e pezze al culo, padre e madre alcolizzati.
national enquirer il padre di ted cruz legato all omicidio kennedy
La neo dinasty, sia pur cautamente, ha assunto gente forte nella comunicazione e lobbying, come Chris Wyant, direttore in Ohio della campagna di Barak Obama nel 2012, e più o meno uno dello stesso calibro in ogni Stato. Sottoponendosi a un vero tour de force, Hillary è già tornata in Florida, Ohio, Colorado,Virginia e Michigan,per incontri riservati, e in altri ha spedito Bill e la figlia Chelsea. La campagna di novembre è partita, insomma, e tra le ragioni che spingono ad accelerare c’è la certezza di un grande freddo che sarebbe ingiusto attribuire solo a Hillary Clinton. Già nel 2012 e di nuovo nel 2014,le elezioni di metà mandato, l’astensione tra i tradizionali elettori democratici è stata molto alta.
I responsabili contano molto sull’afflusso di latini e neri, ovvero di categorie che sarebbero spaventate da Trump; contano anche molto negli anatemi della stampa amica, già oggi il New York Times, per dirne uno, suona le campane a morto per il partito repubblicano che non sarà mai più lo stesso, che ha perso l’onore, come se il NY non fosse sempre stato pro democratici e antirepubblicano; e contano in attacchi furibondi all’avversario, che esperti di schizzi di fango stanno preparando.
bernie sanders hillary clinton
bernie sanders hillary clinton
I rischi sono di due tipi: il primo sta in Trump medesimo, che peggio dipinto di come è stato finora non si può; il secondo è che agli epuratori può toccare di essere epurati. Gira un video di Fox, con annesso dibattito urticante,che alla femminista Clinton ricorda un processo degli anni 80, quando da bravo e giovane avvocato fece assolvere uno stupratore di ragazzine. Si sente la sua voce, mentre accusa la ragazzina di essere una viziosa che adesca gli uomini più anziani, mentre ridacchia sul fatto che il suo assistito aveva passato la prova della macchina della verità, ragione per la quale lei, Hillary, non ha mai più creduto a quel tipo di prova. Ecco.