PRIMARIE TRUFFA! - NEL SILENZIO DEI GIORNALONI, SI STA GIOCANDO LA VERA PARTITA DELLE PRIMARIE PD (CHE POTREBBERO DECIDERE IL PROSSIMO PREMIER): LO SCONTRO TOTALE SULLE REGOLE CAPESTRO! - ALTRO CHE PRONUNCIAMENTO INUTILE, DOPO L’ALT DEL GARANTE (PIDDINO) ALLA PRIVACY SORO, IL PARTITO HA DOVUTO MANDARE AL MACERO 6 MILIONI DI CEDOLINI E RISTAMPARLI COL DIVIETO DI PUBBLICAZIONE DEI VOTANTI - IL VERO RISCHIO PER RENZI VIENE DALLE TRUPPE CAMMELLATE DI CULATELLO: MILITARIZZATI I PENSIONATI DELLA CGIL, VALGONO ALMENO UN MILIONE DI VOTI. E AL SUD COMANDANO LE CLIENTELE DEI NOTABILI, TUTTI SCHIERATI COL SEGRETARIO….

1- IL PD MANDA AL MACERO 6 MILIONI DI MODULI, DA RISTAMPARE DOPO L'ALT DEL GARANTE DELLA PRIVACY. INTANTO IN LOMBARDIA E LAZIO PER LE REGIONALI TORNANO LE VECCHIE REGOLE, SENZA PRE-REGISTRAZIONE
Roberta D'Angelo per "Avvenire"

C'è voluta la ristampa dei sei milioni di schede per dare il via ufficiale alla macchina delle pri­marie del Pd, che consente da oggi gli elettori di firmare l'appello e ricevere la tessera elettorale, che darà diritto a votare il 25 novembre. Il ricorso al garante per la Privacy "vinto" solo parzialmente da Matteo Renzi ha reso inutilizzabili i vecchi certificati, sui quali era stampata la possibilità di pubblicare i elenchi dei sottoscrittori.

In pratica è stata riscritta la liberatoria che i votanti dovranno firmare. E se per il responsabile organizzazione del Pd Nico Stumpo «nulla è cambiato», la differenza c'è ed è di sostanza, secondo il costituzionalista Francesco Clementi, collaboratore di Matteo Renzi: «Il Garante ha riconosciuto che la diffusione dei dati personali, tanto on line quanto in altro modo, non è un fatto in sé legittimo».

E non sarebbe un caso allora, la necessità di cestinare ben sei milioni di cedolini, in cui - secondo il pronunciamento del garante per le primarie pd Luigi Berlinguer - si prevedeva il divie­to della pubblicazione, ma solo di quella on line. Un sistema che avrebbe consentito la diffusione cartacea delle liste. Più restrittiva, dunque, 1'interpretazione del Garante Antonello Soro, per il quale gli quale gli elenchi pubblici non saranno comunque pubblicabili.

Piuttosto sarà consentito il voto on line agli italiani all'estero: una delle richieste spuntate dal sindaco di Firenze. «Noi siamo quelli della generazione Erasmus», dicono i suoi, che puntano agli studenti universitari fuori sede. Ma per Renzi sono solo piccole conquiste, che non sfondano il muro che avrebbe allargato la platea elettorale. Esattamente come avviene in Lombardia e nel Lazio, in cui si vota con le regole del passato: «Solo per questa nostra competi­zione, pare, ci sarà bisogno di tutta la trafila dettata dalla paura di perdere che qualche sondaggio di troppo ha diffuso a settembre».

Il meccanismo deciso perla consultazione nazionale, con il doppio passaggio registrazione-voto, è fortemente contestato dal sindaco rottamatore. Il quale, comunque, non si arrende, convinto che, «adesso che il Garante per la Privacy ha dato ragione al nostro ricorso, le regole sono meno astruse. E dunque le possibilità di farcela crescono». Per Renzi, però, «le regole che sono state immaginate per le primarie hanno allontanato molte persone, secondo i sondaggi».

Insomma, al primo cittadino di Firenze resta la certezza che si sia sprecata un'occasione: «È un peccato, specie in considera­zione del fatto che viviamo un tempo in cui l'astensionismo diventa partito di maggioranza assoluta in Sicilia. E temo non solo in Sicilia. La partecipazione è fondamentale e le primarie sono una ghiotta opportunità».
Resta forte l'amarezza dei collaboratori più stretti di Renzi, che oggi vedono tornare in campo il vecchio si­stema con cui si incorona­rono Prodi, Veltroni e Bersani, ma solo per le due ele­zioni regionali.

Duro l'organizzatore della campagna del sindaco Roberto Reggi: «Caro segretario Bersani, mi spieghi perché il Pd è orgo­glioso delle primarie libere in Lombardia mentre ha provato a truccarle nel Paese?», chiede al leader pd. Una polemica che sembra inasprire anche quella sul pensionamento della vec­chia guardia. Renzi pare aver archiviato il termine "rottamare", particolarmente criticato da alleati e avversa­ri, per passare a spiegare il «conservatori­smo di sinistra». Su questo chiama a pronunciarsi democratici e non.

2- LA BASE ATTACCA LE REGOLE DELLE PRIMARIE E BERSANI COPRE ROMA DI POSTER VIETATI
Elisa Calessi per "Libero"


Ma quali regole e regole. Le federazioni, i circoli, insomma i militanti, quelli che, direbbe Pier Luigi Bersani, sono l'orgoglio del Pd, non ci stanno al rigido prontuario per le primarie deciso dal comitato nazionale. E oggetto, per settimane, di polemiche tra bersaniani e renziani. Specialmente non digeriscono la norma che prevede «procedure distinte» per la registrazione (che inizierà da lunedì fino al 25) e la votazione. Ovvero luoghi diversi in cui svolgere queste due operazioni.

Regola che di fatto limita la partecipazione e che quindi, gioco forza, avrebbe danneggiato Matteo Renzi. In quasi tutte le federazioni re­gionali, però, la norma che sarà di fatto ignorata. Nelle grandi città sa­ranno previsti luoghi diversi per le due fasi. Ma nelle piccole, per non parlare dei paesi, il giorno della vo­tazione si farà tutto nello stesso luogo. Con buona pace dei garanti, del comitato, di Rosy Bindi e dell'assemblea nazionale che si è accapigliata un giorno intero attorno a quelle quattro righe.

E' che la realtà è più testarda delle regole. Cosi quando il regolamento è arrivato nei circoli, la reazione è stata dappertutto la stessa: e come facciamo a mettere in piedi il doppio dei gazebo, a trovare il doppio dei volontari e delle sedi? A Roma il coordinatore e il presidente del primo Municipio, insieme ai segretari dei principali circoli, hanno scritto al coordinamento nazionale delle primarie chiedendo tre cose: che si facciano votare almeno coloro che «compiranno 18 anni entro il 30 aprile 2013», cioè entro la data delle politiche, che si permetta di votare agli studenti e ai. lavoratori fuori sede, altra cosa vietata dal regola­mento. Infine, che ci si possa registrare nello stesso luogo in cui si vota: «Per permettere la massima partecipazione». E a firmarlo sono dirigenti che stanno con Bersani.

Lo stesso è accaduto in Emilia Romagna, dove i vertici sono tutti con il segretario. Eppure anche lì l'indicazione è di applicare il regolamento con larghezza. In molti casi sarà possibile registrarsi e votare nello stesso luogo. Così pure in Sardegna. Spiega a Libero Silvio Lai, segretario regionale, bersaniano: «Cercheremo di favorire al massimo la partecipazione, Gli uffici elettorali saranno aperti da lunedì e saranno quasi tutti nei circoli. I seggi anche in sedi pubbliche. Ma è chiaro che nei piccoli comuni, ufficio e seggio saranno nello stesso luogo, magari in stanze diverse. Anche perché non sempre sarà possibile trovare sedi pubbliche».

Solo in Sardegna saranno impegnati 1500 volontari: 900 per i seggi, il resto per gli uffici elettorali. Stessa cosa in Campania. Dice Enzo Amendola, segretario regionale: «Dipende da posto a posto. Nelle grandi città saranno in luoghi diversi, nelle piccole ovviamente no. Abbiamo 500 comuni...».

Intanto nelle primarie che si faranno in Lombardia per scegliere il candidato presidente della Regione non ci sarà alcuna pre-registrazione. Schizofrenia che Roberto Reggi, coordinatore della campagna di Renzi, fa notare: «Perché il Pd è orgoglioso delle primarie libere in Lombardia mentre ha provato a truccarle nel Paese?»

Ma a disfare le regole non sono solo i militanti. Roma è stata tap­pezzata di manifesti che pubblicizzano due eventi della campagna per Bersani che si terranno il 5 novembre. Al primo interverranno Dario Franceschini e Luigi Zanda. Al secondo, Guglielmo Epifani, ex segretario della Cgil, Franco Marini e Giorgio Benvenuto. Entrambi i manifesti hanno il logo del comita­to del segretario: 'Tutti per Bersani". Peccato che l'articolo 7 del regolamento vieti, ai candidati di «ricorrere a qualsiasi forma di pubblicità a pagamento, come, ad esempio, spot su radio, tv, giornali, inter­net o affitto di spazi su cartelloni pubblicitari». Per un fatto di «sobrietà» e di «riduzione dei costi». Peraltro molti sono abusivi. Almeno non è stato pagato lo spazio. Ma il costo dei manifesti?

3- I RISCHI DI RENZI: PENSIONATI DELLA CGIL MILITARIZZATI PER BERSANI, REGOLE CAPESTRO E L'EFFETTO SUD DELLE TRUPPE CAMMELLATE PRO SEGRETARIO
Fabio Martini per "La Stampa" del 1° novembre


Il sindaco continua ad ostentare la proverbiale sicumera, tanta gente continua a radunarsi attorno al suo camper e dentro ai teatri, eppure tra gli uomini di Matteo Renzi comincia a trapelare un filo d'ansia. Qualcosa che somiglia ad un allarme rosso: a 25 giorni dalle Primarie tutti i sondaggi (tranne uno) segnalano un irrobustimento delle preferenze per Pier Luigi Bersani e una contestuale flessione del suo sfidante più quotato. Ma non è solo questione di sondaggi: cominciano ad affiorare tante spie rosse.

A cominciare dalla mobilitazione informale ma massiccia, non tanto del pachiderma Cgil, ma del suo strumento più agile, lo Spi, il sindacato pensionati. Un potenziale di 3 milioni di iscritti-elettori che, attivato soltanto al 30%, collocherebbe Pier Luigi Bersani su un corposissimo piedistallo di partenza. Ma il pericolo più insidioso, visto dai renziani, sta dentro la più controversa delle regole decise dai «saggi» per le Primarie: ci si registra in un posto e si vota in un altro.

Si tratta di una regola destinata a sgonfiare l'afflusso di una parte dell'elettorato di opinione, ma questo effetto nelle regioni del Mezzogiorno potrebbe trasformarsi in un effetto-valanga a favore dei candidato portato dalle strutture di partito.
Matteo Renzi se ne è accorto. Ai suoi lo ripete da qualche giorno: «Finito il giro, bisogna rilanciare». E infatti il giro d'Italia del camper tra le province finisce lunedì e a quel punto Renzi dovrà decidere come lanciare la volata finale.

Imperativo categorico per un personaggio che, nel mettersi in gioco, non ha chiesto il permesso a nessuno dei poteri forti della sinistra: i capi-corrente del Pd, i guru dell'informazione, gli editori di riferimento, i sindacati. L'uomo si fida molto di sé e dunque, sarà una volta ancora il suo estro a dettare i tempi degli ultimi 20 giorni. Le tentazioni sono molte, a cominciare dall'idea di lanciare segnali più forti, per poter dirottare su Renzi «una parte dell'elettorato grillino», come sostiene il supporter Mario Adinolfi.

Ma in attesa dell'ispirazione «giusta», il sindaco e i suoi stanno ragionando su come tamponare le falle. Quella della Cgil, senza dubbio, è imparabile. Sostiene Antonio La Forgia, già presidente della Regione Emilia Romagna: «Bersani parte con un milione di voti in più».
Una valutazione che trova indirettamente conferma in un dato inatteso: i segretari dello Spi dell'Emilia-Romagna, riproponendo in versione aggiornata l'antica cinghia di trasmissione sindacato-partito, hanno dato vita ad un Comitato pro-Bersani.

Ma il campo nel quale Renzi, probabilmente, ha perso una battaglia decisiva è quella delle regole delle Primarie. Anziché impegnare uno dei suoi in una trattativa, volta ad impedire la norma dello sdoppiamento registrazione-voto, Renzi ha ostentato disinteresse («Mi fido di Bersani»), successivamente ha accusato il colpo («Non ci parliamo da settimane», ammette lui stesso), ma ora si trova a dover affrontare a mani nude la battaglia nelle due regioni per lui più ostiche (Sicilia e Calabria), senza dimenticare che alle Primarie 2009 Bersani conquistò in Campania il 60,4%, otto punti in più che a livello nazionale. I precedenti in città come Napoli, Renzi lo sa, consigliano un controllo occhiuto del voto e del «dopo-voto» ma per farlo occorre una macchina organizzativa imponente per coprire i circa diecimila seggi sparsi in tutta Italia e almeno i cinquemila luoghi addetti alla registrazione: mentre Bersani può contare sulla struttura del partito, i renziani dovranno mettere in campo circa quindicimila volontari con le «antenne».

Dice Pino Pisicchio, deputato pugliese di lungo corso: «Nel Mezzogiorno la procedura doppia di registrazione-voto scoraggerà molto la partecipazione e persino le percentuali oggi rilevate dai sondaggi per Renzi, sono destinate a sgonfiarsi».

 

VERNACOLIERE SU RENZI E BERSANIVIGNETTA BENNY DA LIBERO - BERSANI COLPITO DALL'INCUDINE RENZILE SAGOME DI MATTEO RENZI E PIERLUIGI BERSANI PER LE PRIMARIE jpegPIERLUIGI BERSANI E MATTEO RENZI BERSANI RENZIVELTRONI E BERSANI VELTRONI, DALEMA, BERSANIColaninno, Bersani e VeltroniBERSANI VELTRONI Bersani, Letta e Veltronimatteo-renzi-padre-coverMatteo Renzi BERSANI E VELTRONI MATTEO RENZI CON LA MOGLIE AGNESE MATTEO E AGNESE RENZI CON ALBERTO E CHARLENE DI MONACO MATTEO RENZI A PORTA A PORTA - SULLO SFONDO BERSANI

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