matteo renzi mento

E SE FOSSE VERO, COME HA IMMAGINATO “IL FOGLIO”, CHE PRODI, D’ALEMA E ENRICO LETTA STANNO FACENDO PRESSIONI SUI POTENTONI EUROPEI PER COMMISSARIARE RENZI? I TRE VORREBBERO PIAZZARE A PALAZZO CHIGI UN TECNICO ALLA MARIO MONTI, IL NOME INDICATO E’ TITO BOERI

1 - SVELATA LA MANOVRA PER SOSTITUIRE RENZI

Adalberto Signore per “il Giornale”

 

RENZI 
PRODI
RENZI PRODI

Il timore della tempesta perfetta inizia a prendere piede se a Palazzo Chigi, pure nel riserbo più assoluto, si ragiona sulle contromisure e si studiano vie d' uscita. D'altra parte, ci sta che Matteo Renzi possa essere preoccupato dopo i tanti e ripetuti segnali di queste ultime settimane. A partire da Giorgio Napolitano che, intervistato qualche giorno fa da Repubblica, ha sollecitato il premier a una maggiore «accortezza» con l' Europa e con Angela Merkel, invitando però a non fare «analogie» tra il Berlusconi del 2011 e il Renzi di oggi.

 

PRODI RENZIPRODI RENZI

L' ex capo dello Stato, insomma, ha voluto smentire i timori di chi pensa che sia in atto un' operazione per far saltare il governo Renzi. Ma, forse, ottenendo l' effetto di rafforzarli. D'altra parte, è proprio questo il sospetto che ieri campeggiava sulla prima pagina del Foglio, quotidiano solitamente informatissimo sulle cronache renziane, al punto che più d'una volta ne ha anticipato le mosse (per esempio sull' abolizione dell' Imu sulla prima casa).

 

In un lungo pezzo a firma del direttore Claudio Cerasa si racconta di un forte pressing presso l'establishment europeo da parte dei tre ex premier Romano Prodi, Massimo D'Alema e Enrico Letta, uniti dall' obiettivo comune di voler commissariare Renzi e sostituirlo con un tecnico alla Mario Monti (il nome che rilancia Il Foglio è quello dell'attuale presidente dell' Inps, Tito Boeri). Uno scenario non nuovissimo, ma ora avvalorato anche dall'inner circle del premier.

RENZI DALEMA TOTTIRENZI DALEMA TOTTI

 

E di segnali, in questo senso, ce ne sono stati. Dalle brusche oscillazioni dei mercati e di Piazza Affari fino al sali e scendi dello spread tra titoli di Stato italiani e tedeschi, uno dei principali indicatori per capire i segnali che arrivano dalla burocrazia di Bruxelles. Ma la tempesta potrebbe essere perfetta anche per l' imminenza di una tornata amministrativa delicatissima, con la minoranza del Pd che sta lavorando alacremente per mettere i bastoni tra le ruote a Renzi.

 

RENZI  dalemaRENZI dalema

A Roma in particolare, dove a sostenere Roberto Morassut alle primarie del Pd contro il renzianissimo Roberto Giachetti ci sono Walter Veltroni, Massimo D' Alema, Goffredo Bettini e Pierluigi Bersani. A cui, pare, potrebbe aggiungersi la sponda silenziosa del defilato governatore del Lazio Nicola Zingaretti. Giachetti, insomma, rischia non poco.

 

E per Renzi la sconfitta potrebbe essere ancora più sonora se, oltre a «perdere» le primarie di Roma, il Campidoglio dovesse poi finire ai Cinque stelle. Una notizia che farebbe il giro del mondo in pochi minuti e che avrebbe ripercussioni non solo d' immagine per il premier, ma anche nei suoi rapporti con Bruxelles. Potrebbe essere questo, insomma, l' ultimo tassello dell' operazione anti-Renzi.

 

MATTEO RENZI E LA BOMBA A ENRICO LETTA MATTEO RENZI E LA BOMBA A ENRICO LETTA

Che, non a caso, racconta chi è di casa a Palazzo Chigi e molto vicino al leader del Pd, starebbe già ragionando su cosa fare da grande. Dietro agli affondi all' Europa e i botta e risposta con il presidente della Commissione Ue Jean Claude Juncker, infatti, potrebbe esserci la volontà di prepararsi il terreno per un' eventuale corsa proprio alla sua successione. È uno scenario a lungo termine, perché il mandato di Juncker scade nel 2019. Ma che torna non solo con la scelta di attaccare frontalmente la Merkel, che dal versante Ppe ambirebbe anche lei a quella poltrona, ma pure con una proposta lanciata qualche giorno fa dallo stesso Renzi. Quella di fare delle primarie del Pse per scegliere il prossimo candidato alla presidenza della Commissione Ue.

ENRICO LETTA CON MATTEO RENZI ENRICO LETTA CON MATTEO RENZI

 

2 - CHI VUOL MANDARE IN PENSIONE RENZI

Claudio Cerasa per “il Foglio”

 

La scena che vi stiamo per descrivere si ripete ormai da un po' di settimane con una certa continuità. E da quando i mercati hanno deciso di punire con decisione le Borse europee, e soprattutto quella italiana, facendo registrare delle brusche oscillazioni sui titoli bancari (ieri Milano ha chiuso a meno 5,63 per cento) e rimettendo in movimento lo spread tra titoli di stato italiani e titoli di stato tedeschi (spread che ieri ha superato i 150 punti base), capita sempre più spesso che i collaboratori più stretti del presidente del Consiglio si ritrovino a rispondere a domande brusche come quelle ricevute in queste ore, a Roma, da diversi ambasciatori.

 

TITO BOERITITO BOERI

Il tema è il seguente e la domanda è stata rivolta ancora una volta ieri, da parte di un importante ambasciatore, a un esponente del Pd vicino al premier: "Ci risulta ci sia un piano per far cadere questo governo. Siete sicuri che il presidente del Consiglio non faccia la fine che ha fatto Berlusconi nel 2011?". Il collaboratore di Renzi anche in questa occasione ha risposto con un sorriso e ha argomentato l' inesistenza di questa eventualità. La scena si ripete ormai da settimane con vari pezzi più o meno pregiati della diplomazia straniera.

 

Ma al contrario di quello che si potrebbe credere, la ragione per cui si è diffusa, anche in molte ambasciate romane, la voce che ci sia qualcuno che stia provando a lavorare ai fianchi il presidente del Consiglio non è legata a un' invenzione di qualche malelingua diplomatica. E' legata, piuttosto, alla presenza sulla scena internazionale di un pezzo di establishment italiano, un po' sgangherato, che da alcune settimane tende a sponsorizzare la tesi, esplicita, che ci sia una connessione precisa tra lo stato di salute delle Borse italiane e lo stato di salute del governo.

RENZI NAPOLITANORENZI NAPOLITANO

 

Un pezzo di establishment, dicevamo, guidato da uno speciale club con ottimi contatti in Europa formato da ex presidenti del Consiglio (Enrico Letta, Massimo D' Alema, Romano Prodi) che da tempo, a vario titolo, sostiene, in modo più o meno implicito, che - per salvare l' Italia e non condannare il nostro paese a una nuova recessione e a un imminente collasso economico - sia necessario, urgentissimo, preparare la strada a un' alternativa all' attuale presidente del Consiglio.

 

RENZI NAPOLITANO 1RENZI NAPOLITANO 1

Commissariare, adesso. L' idea che D' Alema, Letta e Prodi - spalleggiati da un establishment in movimento e in leggero riposizionamento che si riconosce negli editoriali di Eugenio Scalfari e in molti fondi del Corriere della Sera improvvisamente critici con il governo - possano ambire a innescare una scintilla capace di far saltare Renzi può apparire goffa e sconclusionata anche perché i tre ex presidenti del Consiglio si trovano ormai distanti anni luce dal Parlamento e dai giochi di palazzo e difficilmente sarebbe sufficiente una raffica di interviste o una mitragliata di dichiarazioni sulle agenzie, come quelle registrate negli ultimi giorni, per far cambiare il volto di un governo (anche se Enrico Letta, per esempio, mantiene da tempo ottimi rapporti con il Mef, dove si trovano diversi tecnici che Letta aveva a Palazzo Chigi, e con lo stato maggiore del Quirinale).

 

napolitano monti stretta di manonapolitano monti stretta di mano

Eppure, a credere alla possibilità di uno switch off, non sono soltanto gli amici del club degli ex premier e alcuni ambasciatori ma è anche un personaggio particolare, un tecnico di lusso con il profilo da perfetto politico, che da mesi prova ad accreditarsi, anche con il Quirinale, come il sostituto naturale di Matteo Renzi in caso di improvviso collasso di questo governo. Come se fosse lui, in un certo senso, il Mario Monti del 2016.

 

Il nome del tecnico è quello dell' attuale presidente dell' Inps Tito Boeri, economista di fama internazionale, professore ordinario di Economia del lavoro all' Università Bocconi, già consulente del Fondo monetario internazionale, della Banca mondiale, della Commissione europea, già senior economist all' Ocse dal 1987 al 1996, già direttore della Fondazione Rodolfo Debenedetti, ottimi rapporti con il mondo Rep. e ottimi legami con la sinistra non solo del Pd (ai tempi della riforma del mercato del lavoro, la proposta alternativa al Jobs Act, la legge Boeri -Garibaldi, fu sponsorizzata non solo dalla sinistra del Pd ma persino dalla sinistra a sinistra del Pd, fronte Pippo Civati).

mattarella napolitanomattarella napolitano

 

Nonostante sia stato proprio Renzi a nominarlo a capo dell' Inps - anche se la decisione è stata presa più sulla base della rinuncia degli altri candidati che su quella di un investimento specifico di Palazzo Chigi - dal giorno del suo insediamento all' Istituto nazionale della previdenza sociale Boeri ha scelto di muoversi con un passo non da tecnico puro ma da tecnico politico.

 

Già pochi mesi dopo la sua nomina (24 dicembre 2014) ha cominciato a intestarsi alcune battaglie squisitamente politiche: lotta ai vitalizi ("Dimezziamo quelli sopra gli 80 mila euro"), lotta alle pensioni d' oro ("Ricalcoliamo tutte le pensioni retributive o miste con il solo calcolo contributivo"), lotta a favore dell' introduzione del reddito minimo ("Andrebbe introdotto un reddito minimo garantito per gli over 55").

 

mattarella cagnolinomattarella cagnolino

Al di là delle dichiarazioni, che quasi somigliano comunque a una bozza di agenda di governo, la tentazione di Boeri (fratello di Stefano, architetto, ex assessore della giunta Pisapia) di svestire i panni del tecnico per indossare gli abiti del politico era già emersa esattamente due anni fa, quando il fondatore del sito Lavoce.info si illuse che le voci che lo davano come prossimo ministro del Lavoro del governo Renzi fossero vere - Boeri digerì a fatica la scelta fatta dal segretario del Pd di affidare invece quel ruolo a Giuliano Poletti.

 

Oggi Tito Boeri coltiva una nuova illusione. E se da un lato il club delle prime mogli (D' Alema, Letta, Prodi) probabilmente non crede fino in fondo alla possibilità di spodestare Renzi da Palazzo Chigi (anche perché il presidente della Bce Mario Draghi, pur mantenendo alcune riserve nei confronti dell' atteggiamento del governo in Europa, non ha alcuna intenzione di triangolare neanche lontanamente con il partito della zizzania), dall' altro lato si può dire che il bocconiano Boeri sogna ormai da tempo di poter essere un giorno la guida di un governo alternativo a quello attuale (e poi chissà).

Mattarella e RenziMattarella e Renzi

 

Oggi i renziani sorridono, e sorridiamo anche noi. Ma se un domani dovesse esserci un qualche cortocircuito al governo il partito trasversale di Tito Boeri proverà in tutti i modi a trasformare il presidente dell' Inps nel Monti del 2016. Auguri, e figli spread.

 

Ultimi Dagoreport

meloni giorgetti fazzolari caltagirone nagel donnet orcel castagna

DAGOREPORT - A 53 GIORNI DAL RINNOVO DELLA GOVERNANCE DI GENERALI, A CHE PUNTO È IL RISIKO BANCARIO? NEL SUO SOGNO DI CONQUISTARE IL LEONE DI TRIESTE, EVITANDO PERO' IL LANCIO DI UNA COSTOSISSIMA OPA, PARE CHE NELLA TESTA DI CALTA FRULLI UN PIANO IN DUE TEMPI: INTANTO CONQUISTARE LA MAGGIORANZA NEL CDA DELLA COMPAGNIA, DOPODICHÉ PAPPARSI MEDIOBANCA COL SUO 13% DI GENERALI (SEMPRE CHE NON ARRIVI A PIAZZETTA CUCCIA UN CAVALIERE BIANCO) – ALL’OFFENSIVA DI CALTA, L’ASSO NELLA MANICA DI DONNET SI CHIAMA UNICREDIT. ORCEL AVREBBE PERSO L’ENTUSIASMO PER BPM E SAREBBE BEN FELICE DI PORTARSI A CASA BANCA GENERALI - TANTO PER SURRISCALDARE IL CLIMA GIÀ TOSSICO È ARRIVATA IERI “LA STAMPA” CHE LANCIAVA ‘’L’IPOTESI DEL CONCERTO CALTAGIRONE-MILLERI” (SMENTITA)…

luca richeldi papa francesco bergoglio sergio alfieri

DAGOREPORT - I MEDICI DEL GEMELLI CHE CURANO IL PAPA (SERGIO ALFIERI E LUCA RICHELDI) SONO STATI CHIARI CON FRANCESCO: SE E QUANDO VERRÀ DIMESSO, BERGOGLIO DOVRÀ DIMENTICARE LA VITA MOVIMENTATA CHE HA CONDOTTO FINORA, E DARSI UNA REGOLATA. IL FISICO DEL PONTEFICE 88ENNE È MOLTO PROVATO E NON POTRÀ REGGERE AD ALTRI VIAGGI, OMELIE AL GELO E MARATONE DI INCONTRI CON I FEDELI – IL FUMANTINO CAPO DELLA CHIESA CATTOLICA ACCETTERÀ LA “CAMICIA DI FORZA” DI UNA CONVALESCENZA "PROTETTA" A SANTA MARTA?

angela merkel friedrich merz

DAGOREPORT – IL MURO DI BERLINO NON E' MAI CADUTO: MERZ E MERKEL SONO LE DUE FACCE DI UN PAESE CHE NON HA SANATO LE STORICHE DISEGUAGLIANZA TRA IL RICCO OVEST E IL POVERO EST – FIGLIOCCIO DI SCHAUBLE LUI, COCCA DI KOHL LEI, MERZ E MERKEL SI SFIDARONO NEL 2000 PER LA LEADERSHIP DELLA CDU. MA LA DEFLAGRAZIONE DEI LORO RAPPORTI SI È AVUTA CON LA POLITICA MIGRATORIA DI ANGELONA, FALLIMENTARE AGLI OCCHI DI MERZ (CHE RITENEVA NECESSARIO INTEGRARE I TEDESCHI DELL’EST, PRIMA DI ACCOGLIERE SIRIANI E TURCHI) - SE LA MERKEL L’AVESSE ASCOLTATO, OGGI L’AFD NON SAREBBE AL 20%...

beppe sala elly schlein

DAGOREPORT - TE LO DO IO IL CENTROTAVOLA! - L'IDEONA DI ELLY SCHLEIN PER NEUTRALIZZARE CHI SOGNA LA NASCITA DI UN PARTITO CENTRISTA ALLEATO DEL PD: CREARE LISTE CIVICHE PER LE REGIONALI E, SE FUNZIONANO, RIPROPORLE IN CHIAVE NAZIONALE ALLE ELEZIONI POLITICHE DEL 2027 COL NOME DI "ALLEANZA PER L'ITALIA" - LEADER DEL PROGETTO DOVREBBE ESSERE BEPPE SALA, CHE PERÒ HA PERSO SMALTO (LE INCHIESTE SULL’URBANISTICA MILANESE) - L'ISOLAMENTO DI SCHLEIN NEL PD SUL PIANO DI RIARMO DI URSULA E LA SUA MANCANZA SI CARISMA: I SUOI GIORNI AL NAZARENO SONO CONTATI...

elon musk trump zelensky jd vance

DAGOREPORT – LE SPARATE DI ELON MUSK SONO SOLO UN MODO PER ATTIRARE L’ATTENZIONE E RISPONDERE AL PRESENZIALISMO DI JD VANCE, CHE MR. TESLA CONSIDERA UN “BURINO” – IL MILIARDARIO KETAMINICO HA PRESO MALISSIMO LA VISIBILITÀ OTTENUTA DAL VICEPRESIDENTE USA GRAZIE ALL’IMBOSCATA TESA A ZELENSKY. TRUMP CONOSCE BENE L’EGO-MANIA DEL SUO “DOGE”: PER QUESTO HA CHIESTO AL CONGRESSO UNA STANDING OVATION PUBBLICA PER MUSK (E QUELLO, TUTTO TRONFIO, SI È ALZATO COMPIACIUTO MOSTRANDO IL POLLICE)…

matteo salvini donald trump ursula von der leyen giorgia meloni ue unione europea

DAGOREPORT – IL VERTICE TRA GIORGIA MELONI E I SUOI VICEPREMIER È SERVITO ALLA PREMIER PER INCHIODARE IL TRUMPIAN-PUTINIANO SALVINI: GLI HA INTIMATO DI NON INIZIARE UNA GUERRIGLIA DI CRITICHE DAL MOMENTO IN CUI SARÀ UFFICIALE L’OK ITALIANO AL RIARMO UE (DOMANI AL CONSIGLIO EUROPEO ARRIVERÀ UN SÌ AL PROGETTO DI URSULA VON DER LEYEN), ACCUSANDOLO DI INCOERENZA – LA DUCETTA VIVE CON DISAGIO ANCHE LE MOSSE DI MARINE LE PEN, CHE SI STA DANDO UNA POSTURA “ISTITUZIONALE” CHE METTE IN IMBARAZZO LA PREMIER