
SERVER DEL POTERE - SIETE PRONTI AL CASO 'WIPEWATER'? GLI ARCHIVI EMAIL DELLA CLINTON RIPULITI ('WIPED') PRIMA DI ESSERE CONSEGNATI AL DIPARTIMENTO DI GIUSTIZIA. E LEI, PRESSATA DAI GIORNALISTI, VA NEL PALLONE, CALA NEI SONDAGGI E VEDE RISALIRE IL SOCIALISTA SANDERS - TRUMP: 'SI MERITA LA GALERA'
1. HILLARY E I SEGRETI DI STATO NEL SERVER PIAZZATO IN BAGNO
Francesco Semprini per “la Stampa”
Cosa succede se la posta elettronica del Segretario di Stato di una super potenze mondiale transita su un server tenuto nel bagno di un appartamento e viene gestita da un' azienda a conduzione famigliare? Scoppia, naturalmente, un putiferio. Ed è lì che è finita Hillary Clinton che - durante l' incarico a Segretario di Stato Usa - ha usato un account di posta privato invece che quello governativo.
Gli scambi sotto accusa
È un' estate decisamente complicata per la candidata democratica alle presidenziali 2016, non c' è giorno che non debba fare i conti con qualche grana. La storia dell' account privato usato quando era capo del Dipartimento di Stato non è cosa nuova. Sotto la lente degli inquirente ci sono 305 scambi di mail, il punto è che questa volta vengono rivelati, grazie a un' inchiesta del britannico «Daily Mail», dettagli inquietanti: a quella posta erano consegnate informazioni di un certo interesse, comprese - sembrerebbe - alcune «top-secret».
Veniamo ai fatti: il gestore delle mail di Hillary era la Platte River Networks, una società di Denver, in Colorado, che svolgeva le sue attività in un appartamento, un loft, della città, prima di cambiare sede. Un' organizzazione di dimensioni contenute che aveva relegato il server nel bagno del suddetto loft. Non certo il massimo in quanto a sicurezza.
hillary clinton campagna elettorale
Platte River Networks è un nome ricorrente negli ambienti democratici. La società ha lavorato col governatore del Colorado, John Hickenlooper, durante la sua elezione a sindaco di Denver nel 2003 e il responsabile marketing e vendite della società, David DeCamillis, è ritenuto un forte sostenitore «Dem», e aveva offerto la sua casa a Joe Biden per la convention democratica del 2008, proprio a Denver. Inclinazioni politiche a parte, la Platte River Networks è considerata una società a gestione familiare, come confermano alcuni ex dipendenti.
Tra questi Tera Dadiotis, che usa il termine «mom and pop shop», il negozio di mamma e papà insomma, un posto ideale per lavorare, ma difficilmente adatto a proteggere la riservatezza di segreti di Stato. Tom Welch, tra coloro che avviarono la società nel 2002, conferma che il server si trovava nel bagno, ma erano in pochi a sapere che tra i clienti ci fosse Hillary. A chi ne era a conoscenza fu chiesto di mantenere il riserbo.
I messaggi top secret Secondo i suoi legali, la società fornì servizi all' ex Segretario di Stato solo nell' ultima parte del suo mandato. Gli inquirenti però hanno trovato tra le mail gestite dal provider, quattro messaggi definiti «classified» ovvero classificati, due dei quali «top-secret». Sono infine circa sessanta le mail «riservate» che sono transitate per quel server, sebbene Clinton abbia cancellato i messaggi sensibili dal circuito.
Particolari che non agevolano la posizione della candidata presidente, finita nel mirino delle critiche nei giorni scorsi anche per i tirocini non pagati offerti a giovani neolaureati volenterosi di lavorare per la sua campagna. Un' offerta che, a detta di molti, stride con i suoi richiami all' equa remunerazione formulati nei confronti delle imprese.
La rimonta di Sanders
Ed ecco che tutto ciò si riversa nei sondaggi. Secondo l' ultima rilevazione Cnn/Orc l' ex First Lady scende per la prima volta sotto il 50% dei gradimenti democratici, toccando il 47%, mentre Bernie Sanders sale al 29% e al 14% si attesta Joe Biden, che non ha ancora deciso se correrà. Nello stesso sondaggio condotto un mese fa Hillary risultava al 56% e Sanders al 19%.
Ieri Clinton è finita nel mirino del candidato repubblicano Donald Trump, che dall' alto della copertina di «Hollywood Reporter» ha detto che per lo scandalo delle mail - da lui definito un «Watergate agli steroidi» - la Clinton potrebbe meritare da uno a 20 anni di prigione.
2. LO SCANDALO MAIL SEGRETE PROMOSSO DA “DISTURBO” A PROBLEMA AZZOPPA-HILLARY
Daniele Raineri per "Il Foglio"
Martedì Hillary Clinton ha incontrato i giornalisti a Las Vegas – è un fatto raro – ed è stata messa in imbarazzo dalle domande a proposito della posta elettronica di quando era segretario di stato. L’intera faccenda delle email segue l’ex senatrice da mesi, da ancora prima che si candidasse: la sua posta conteneva informazioni del governo classificate come segrete e però era conservata dentro un suo server privato e quindi non sicuro. Fino a martedì la questione era ai margini del dibattito e ancora nel novero delle faccende che non contano, adesso è un problema serio e ha il potenziale per azzoppare la candidatura di Clinton.
Alla domanda diretta: “Ha ripulito il server prima di consegnarlo al dipartimento di Giustizia?”, Hillary ha tentato di cavarsela con una battuta: “Ripulito con uno straccio?”. E poi: “Non conosco per niente come funziona”. Ma la battuta, il tono e la scusa non hanno funzionato (la risposta in ogni caso è sì, c’è stato un tentativo di cancellare i dati) e questo alza ancora di più l’attenzione.
hillary clinton in iowa
obama hillary e bill clinton
Lo staff dietro il podio continuava a dire ai giornalisti che Hillary non aveva più tempo, ma lei ha continuato a rispondere. Il punto è che non ha una risposta inattaccabile. Non era obbligata a usare un server del governo – adesso è obbligatorio – e il contenuto delle email è stato etichettato come segreto soltanto dopo, quindi tecnicamente non c’è divulgazione intenzionale di segreti.
Ma per chiunque lavori nell’Amministrazione americana c’è la certezza di attacchi informatici da parte di hacker e servizi segreti stranieri e la possibilità di una fuga di segreti è considerata come una colpa anche legale. L’Fbi la settimana scorsa ha cominciato a investigare sul caso e questo fatto elettrizza i titolisti. “Non c’è niente di cui preoccuparsi”, dice Clinton, “questa cosa si spegnerà da sola”. Ma il mantra non funziona.