1- IL CAINANO SAPEVA, ‘’TRAMITE UNO DELLA FINANZA’’, DELL’INDAGINE DELLA MAGISTRATURA NAPOLETANA SU FINMECCANICA E HA AVVISATO ORSI E GUARGUAGLINI, IN OCCASIONE DELLA SFILATA DEL 2 GIUGNO, DÌ STARE ATTENTI ALLA “CONSULENTE” DEBBIE CASTANEDA 2- SCAJOLA SBLOCCò L’AFFARE DI FINCANTIERI PER LA FORNITURA DI NAVI A RIO CON UNA TELEFONATA, BYPASSANDO I BLOCCHI IMPOSTI DA LA RUSSA DOPO L’AFFAIRE BATTISTI 3- I CAPOCCIONI BONO E GUARGUAGLINI HANNO SMENTITO A VERBALE LE ACCUSE DI BORGOGNI PER LA PRESUNTA TANGENTONA (TENTATA) DELL’11% SULLE FREGATE INDIANE. LO STESSO HA FATTO IL CAPOCCINO PAOLO POZZESSERE, NONOSTANTE SIA IN CARCERE DA UNA SETTIMANA, MA CON LE CARTE IN USCITA DA NAPOLI IL DIVERTIMENTO È SEMPRE ASSICURATO 4- LO SCHEMINO DI PONZELLINI PER LA FINMECCANICA: MILANESE, COSENTINO, PAPA, BISIGNANI
1- PRONTO, SILVIO? NEI VERBALI DELL'INCHIESTA-FINMECCANICA LA TELEFONATA TRA BERLUSCONI E PONZELLINI
Marco Lillo per il "Fatto quotidiano"
Agli atti dell'ultimo rivolo dell'indagine napoletana dei pm Henry John Woodcock e Vincenzo Piscitelli su Finmeccanica c'è una telefonata del 2 agosto 2011 tra Silvio Berlusconi e Massimo Ponzellini, allora potente presidente della prima società di costruzioni italiana, Impregilo.
La conversazione secondo i pm di Napoli dimostra i rapporti tra il "soggetto corruttore" Lavitola e il "corrotto" (per quanto non punibile), il presidente di Panama Ricardo Martinelli, e il "protettore" politico-istituzionale, e lo sponsor del Lavitola, Silvio Berlusconi, presidente del Consiglio dell'epoca.
Ponzellini: Ciao Silvio tutto bene? Che piacere sentirti ...
Berlusconi: No bene no, sto proprio male ma comunque andiamo avanti, senti una cosa, ti telefono perché, mi telefonano da Panama e dicono che devo contattare i vertici Impregilo, tu sei ancora Impregilo vero?
P: Son presidente sì.
B: E dire che sulla questione ospedali dovete trovare l'accordo con Panama, si altrimenti il presidente del Panama rilascerà alle 19 e 30 di questa sera ora panamense una dichiarazione per bloccare l'opera di Impregilo sullo stretto, con un grave tracollo, conseguente in borsa per Impregilo, io ti passo l'informazione cosi come me l'hanno lasciata scritta a seguito questo qui, è quel tale Lavitola no, amico del presidente di Panama. Mi ha telefonato sei volte mi ha trovato alla fine e mi ha lasciato detto questo.
P: Ti ringrazio come sempre di tutto dell'informazione mi metto in moto subito siccome domani alle 7 e 30 sono da Gianni Letta ti lascio la soluzione, ma stasera già intervengo. Mi hai fatto un regalo mi ha fatto piacere, ho fatto gli auguri per la mano, spero che vada bene. Tu domani sei a Roma? B: Lasciamo perdere vado a parlare due volte sia alla Camera sia al Senato per un discorso per cui non sono per niente convinto.
La mattina dopo, il 3 agosto alle 11 e 37 Ponzellini chiama subito l'allora amministratore delegato di Impregilo Rubegni (carica che ha lasciato nel luglio scorso).
Ponzellini: Ho preso un inculata ieri sera, sfurioso del presidente Berlusconi.
Rubegni: Per che cosa?
P: Perché gli ha telefonata Lavitola che Martinelli è incazzato per la scuola.
R: E vabbè a Lavitola gli passa... no la scuola era un ospedale, gli passerà l'incazzatura, oh basta non che tutti, tutti con interposta persona... quello telefona... ma che cazzo di Paese è, uno stato di banane... E quindi durissimi, quindi il titolo anzi semmai c'è lo fa salire.
Agli atti c'è anche l'intercettazione di una telefonata nella quale si accusa Silvio Berlusconi di fuga di notizie sull'inchiesta a beneficio degli indagati. Il 20 agosto del 2011 Paolo Pozzessere, direttore commerciale di Finmeccanica, parla con la consulente del gruppo, e modella colombiana, Debbie Castaneda, delle indagini in corso su di lei. La fonte della soffiata è niente meno che il presidente Berlusconi ma lei non ci vuole credere.
Questa è la sintesi effettuata dalla polizia per la Procura di Napoli: "Debbie dice che ha parlato con Berlusconi che ha negato di aver detto una cosa (non specifica quale) e Paolo dice non è vero perché tale cosa Berlusconi l'ha detta a tre persone differenti e che la cazzata invece l'ha detta a lei (Debbie). Paolo dice che Berlusconi ha parlato con Orsi, Lardella e Guarguaglini in occasione della sfilata del 2 giugno e gli avrebbe detto dì stare attenti a Debbie perché la stessa è coinvolta in un'indagine della magistratura, cosa che avrebbe lasciato di stucco le tre persone, visto i problemi che Finmeccanica ha già con la magistratura. Tale cosa è stata riferita a Paolo Pozzessere successivamente da Guarguaglini".
Parla Pozzessere tranquillo perché come dice al telefono: "Tanto questo è il telefono brasiliano quindi posso pure parlare", e poi aggiunge altri particolari così sintetizzati nell'informativa: "A dire di Paolo Pozzessere tale notizia sarebbe arrivata a Berlusconi tramite uno della Finanza".
Infine dall'inchiesta emerge nitido il ruolo di Claudio Scajola: è intervenuto per sbloccare la vendita da parte di Fincantieri e Finmeccanica delle navi brasiliane da 5 miliardi, vendita sulla quale sarebbe stata chiesta una mazzetta pari all'undici per cento della commessa, secondo l'ex direttore centrale Finmeccanica Lorenzo Borgogni e che invece, secondo il racconto ai pm di Giuseppe Bono, amministratore delegato di Fincantieri, si trasforma nell'acquisto di un'azienda brasiliana per un valore di 70 milioni, pari al 3 per cento della commessa.
L'ex ministro dello sviluppo economico Scajola avrebbe messo in pista il deputato del Pdl Massimo Nicolucci, amico dell'imprenditore Salvatore Graziano, a sua volta legato al ministro della difesa brasiliano Nestor Jobin. Ci fu anche una riunione tecnica alla presenza anche dell'attuale sottosegretario alla difesa Filippo Milone, allora consigliere del ministro La Russa, contrario alla vendita.
2- FU SCAJOLA A SBLOCCARE L'AFFARE DI FINCANTIERI PER LA FORNITURA DI NAVI IN BRASILE CON UNA TELEFONATA
Dario Del Porto e Conchita Sannino per "la Repubblica"
Le pressioni su Impregilo, esercitate da Valter Lavitola attraverso il presidente panamense Ricardo Martinelli e il premier Silvio Berlusconi. E la telefonata ai vertici di Fincantieri di Claudio Scajola, che offrì un intervento per sbloccare la trattativa da 5 milioni di euro per fornitura di navi Brasile. Sono due retroscena dell'inchiesta dei pm di Napoli Vincenzo Piscitelli e Henry John Woodcock sugli affari esteri di Finmeccanica che vede in cella l'ex direttore commerciale della holding Paolo Pozzessere.
Depositate anche le dichiarazioni dell'ex presidente del colosso di Stato, Pier Francesco Guarguaglini il quale, sentito come teste, esclude di essere stato a conoscenza della "percentuale di ritorno" dell'11 per cento sull'affare con il Brasile: una maxi tangente, secondo la Procura. In questo filone sono indagati per corruzione internazionale, ma respingono energicamente le accuse, Scajola, il deputato del Pdl Massimo Nicolucci e il presidente degli industriali di Napoli Paolo Graziano.
LA TELEFONATA DI SCAJOLA
Sulla commessa brasiliana, tuttora congelata, è stato sentito come teste anche l'ad di Fincantieri Giuseppe Bono. Nel dicembre 2010, racconta, fu contattato da Scajola: «Mi chiese se eravamo interessati a facilitare i rapporti con il Brasile, dove lui riteneva di poter superare i no di La Russa», ministro della Difesa che aveva bloccato i rapporti commerciali con il Paese sudamericano a seguito delle tensioni sulla fuga di Cesare Battisti.
«Gli rappresentai che ero ben disposto a valutare ogni possibilità e lui mi disse che per suo conto sarebbe venuto l'onorevole Massimo Nicolucci». Furono convocate diverse riunioni che portarono alla riapertura delle trattative con il Brasile, anche con l'imprenditore Graziano che ha interessi in quel Paese.
IL MEDIATORE BRASILIANO
Bono riferisce poi di aver incontrato a Rio «un certo Mauro Campos, che mi venne presentato come quello che aveva la disponibilità di un cantiere navale. Mi fu detto che per agevolare la trattativa era necessaria una stabile presenza in Brasile che avremmo potuto assicurare comprando dal Campos il 50 per cento del cantiere per il quale la richiesta era di settanta milioni di euro. Prendo atto del fatto che, considerato il valore del nostro affare (2.500 milioni di euro) i 70 milioni corrispondevano a circa il 3 per cento dell'affare».
Una cifra che a Bono non sembrò eccessiva. «Tuttavia - ha spiegato - essendo un accordo tra le istituzioni dei due governi, ritenevo di non dover corrispondere senza titolo alcunché. Risposi che al massimo avrei pagato dieci milioni di euro per il 50 per cento del cantiere di Campos. Non so a chi sarebbero andati i soldi chiesti da Campos ma trattandosi di una somma sproporzionata io intuii che ci poteva essere un "ritorno" verso la politica italiana e/o brasiliana».
AMBASCIATOR NON PORTA PENA
B. «Senti una cosa, ti telefono perché mi telefonano da Panama e dicono che devo contattare i vertici di Impregilo. Tu sei ancora in Impregilo,vero?»
P: «Sì, sono il presidente».
La sera del 2 agosto 2011, dieci minuti alle 20. Il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi telefona a Massimo Ponzellini, in quel momento numero uno di Impregilo. E si fa «ambasciatore» di una richiesta del presidente panamense Martinelli, sollecitata da Valter Lavitola, che reclama dall'azienda italiana la costruzione di un ospedale in base a un impegno informale assunto al momento della partecipazione alla gara per la realizzazione del metrò nel paese centro-americano.
B: «Sulla questione ospedali dovete trovare l'accordo con Panama. Altrimenti il presidente del Panama rilascerà alle 19.30 di questa sera ora panamense una dichiarazione per bloccare l'opera di Impregilo sullo stretto con grave tracollo pensano conseguente in borsa per Impregilo. Io ti passo l'informazione così come me l'hanno lasciata scritta a seguito questo qui è quel tale Lavitola, no, amico del presidente di Panama. Mi ha telefonato sei volte, mi ha trovato alla fine mi ha lasciato detto questo».
P: «Ti ringrazio come sempre di tutto, mi metto in moto subito, siccome domani alle 7.30 sono da Gianni Letta ti lascio la soluzione, ma stasera già intervengo»
B: «Ecco, vedi un po'. Io ho fatto l'ambasciatore che non porta pena ».
LA SFURIATA DI SILVIO
Il giorno successivo, Ponzellini contatta l'amministratore delegato Rubegni al quale dice di aver «preso una inc.. ieri sera sfuriosa del presidente Berlusconi». La vicenda viene così ricostruita da Ponzellini ai pm: «Dalle telefonate emerge come Martinelli, tramite Lavitola, avesse minacciato Impregilo di ritorsioni se non avessimo dato corso ai finanziamenti per la costruzione dell'ospedale. Non se ne fece più nulla dal momento che Impregilo non si aggiudicò l'appalto relativo al metrò e dunque non fu finanziata la costruzione dell'ospedale».
LO SCHEMINO DI PONZELLINI
Durante la perquisizione effettuata il 10 novembre 2011 per l'indagine milanese sul caso Corallo, viene trovato a Ponzellini un appunto scritto a mano con quattro nomi in colonna: Milanese, Cosentino, Papa, Bisignani. «In quel periodo - ha spiegato il manager si faceva tra l'altro il mio nome come presidente di Finmeccanica. Avevo buttato giù uno schemino di quelli che secondo me erano gli equilibri di potere e le cordate che avrebbero influito su tale nomina ».

















