DA CHE PULPITO! - HOLLANDE, IL CANDIDATO SOCIALISTA ALLE PRESIDENZIALI FRANCESI, GLI DÀ DEL ‘’MASCALZONE’’ E DEL “FALLITO” E SARKOZY GRIDA ALLO SCANDALO - MA IL NANO DELL’ELISEO, SULLO STILE DI SILVIO, DI GAFFE NE HA COLLEZIONATE FIN TROPPE: HA DATO DEL “PICCOLO” A HOLLANDE (SENTI CHI PARLA!), DELLA “NULLITÀ” A MARINE LE PEN, DEL “COGLIONE” A UN CONTESTATORE, DEL “PEDOFILO” A UN GIORNALISTA - ESEMPI DI CHIC TUTTO FRANCESE…

Carlo Nicolato per "Libero"

«Sale mec», che più o meno in francese vuol dire «tipo sporco». «Bastardo! », tradurrebbero gli americani, ma in fondo «mascalzone» rende meglio l'idea ed è la parola che il candidato socialista alle presidenziali francesi, François Hollande, ha usato per definire il presidente e avversario alle prossime presidenziali Nicolas Sarkozy, nel corso di una cena alla quale erano presenti anche alcuni giornalisti. «Io sono il presidente del fallimento » ha detto testualmente Hollande mettendosi temporaneamente nei (ristretti) panni di Sarkozy. «Sono un mascalzone» ha continuato «ma in questo periodo difficile sono l'unico capace, ho il coraggio...».

Stando ai patti i giornalisti avrebbero dovuto tacere, ma la tentazione a quanto pare è stata irresistibile e ne è venuta fuori una bella polemica. I socialisti minimizzano: «Parole mal interpretate» sostengono con la solita scusa. «Hollande non insulta mai nessuno», e quasi siamo tentati di crederci. Ma il problema non è stabilire se Hollande abbia mai dato del «sale mec» a Sarkozy o se quest'ultimo lo sia davvero (su questo giornale lo abbiamo detto tante volte che ormai è davvero poco rilevante).

Il problema è capire se si possa o meno dare del «sale mec» o anche altro a Sarkozy, perché qui sta il punto. Secondo l'Ump, il partito di maggioranza del quale fa parte Sarkozy, insultare il presidente è reato. Nadine Morano, ministra incaricata dell'Apprendistato e della Formazione Professionale, e una collega parlamentare, Valerie Rosso-Debord, parlano di affermazioni «intollerabili e inqualificabili», e chiedono le «scuse pubbliche» di Hollande.

Per Valerie Pecresse, ministra del Bilancio e portavoce del governo, «se sono state pronunciate sono parole inqualificabili e spetta a François Hollande spiegarsi o smentirle». Nessuna smentita invece è dovuta quando a insultare è il presidente. Non è scritto da nessuna parte nella costituzione francese, ma di fatto è così. Sarkò può insultare, dirne di tutti i colori, spararla che più grossa non si può, che nessuno si sogna di chiedergli una smentita.

Lo stesso Hollande qualche tempo fa si sentì dare del «piccolo» da Sarkozy, che non è precisamente come dare del "mascalzone", ma non fa certo piacere, e Sarkò vista la sua altezza lo sa bene. Ma il presidente ha pure definito «nullità» un altro candidato alle prossime presidenziali, quella Marine Le Pen che teme particolarmente proprio perché ha eroso da destra i suoi consensi. Per quanto si sappia il "piccolo" François e la "nulla" Marine non se la sono presa particolarmente e non hanno chiesto le scuse di Nicolas. Forse perché alle gaffe di Sarkozy i francesi han fatto il callo.

Nessuno infatti si è particolarmente scandalizzato quando Sarkò, parlando con Obama, diede del bugiardo al premier israeliano Netanyahu, e il presidente americano da parte sua rispose di essere stanco di dover «fare i conti con il suo entourage tutti i giorni». Sarkò poi, che è un sanguigno, non si risparmia dall'insultare anche semplici cittadini, o chi sta facendo il suo lavoro, solo per il fatto di non pensarla come lui.

O perché si rifiuta di stringergli la mano, come accadde qualche anno fa al Salone dell'Agricoltura e il presidente francese stizzito rispose al "provocatore" «e allora togliti dai piedi pezzo di coglione». Ma il capolavoro Sarkozy lo fece quando prima della cena al vertice Nato di Lisbona del 2010 diede "metaforicamente" del pedofilo a un giornalista che gli chiedeva delucidazione sull'affaire Karachi. «Oh basta!» sbottò «siamo in un mondo di pazzi. Ditemi se solo uno di voi crede veramente che io abbia organizzato commissioni e tangenti per i sottomarini al Pakistan?».

E poi direttamente al reporter: «E lei allora? Non ho niente contro di lei ma mi sembra che lei sia un pedofilo! Chi me l'ha detto? Le fonti, i servizi e poi ne sono convinto intimamente... Come si giustifica ora? Può solo dirmi "io non sono un pedofilo"». «Spero che non vi sia passato l'appetito!» interruppe ironicamente un altro giornalista. «Ma no! Senza rancore» risponde il presidente che rivolgendosi a tutti i giornalisti presenti concluse: «Amici pedofili vi saluto. A domani!»

 

FRANCOIS HOLLANDE francois hollandeNICOLAS SARKOZYsarko e carlaSARKOZY E BERLUSCONI

Ultimi Dagoreport

cecilia sala abedini donald trump

DAGOREPORT – LO “SCAMBIO” SALA-ABEDINI VA INCASTONATO NEL CAMBIAMENTO DELLE FORZE IN CAMPO NEL MEDIO ORIENTE - CON IL POPOLO IRANIANO INCAZZATO NERO PER LA CRISI ECONOMICA A CAUSA DELLE SANZIONI USA E L’''ASSE DELLA RESISTENZA" (HAMAS, HEZBOLLAH, ASSAD) DISTRUTTO DA NETANYAHU, MENTRE L'ALLEATO PUTIN E' INFOGNATO IN UCRAINA, IL PRESIDENTE “MODERATO” PEZESHKIAN TEME LA CADUTA DEL REGIME DI TEHERAN. E IL CASO CECILIA SALA SI È TRASFORMATO IN UN'OCCASIONE PER FAR ALLENTARE LA MORSA DELL'OCCIDENTE SUGLI AYATOLLAH - CON TRUMP E ISRAELE CHE MINACCIANO DI “OCCUPARSI” DEI SITI NUCLEARI IRANIANI, L’UNICA SPERANZA È L’EUROPA. E MELONI PUÒ DIVENTARE UNA SPONDA NELLA MORAL SUASION PRO-TEHERAN...

cecilia sala giorgia meloni alfredo mantovano giovanni caravelli elisabetta belloni antonio tajani

LA LIBERAZIONE DI CECILIA SALA È INDUBBIAMENTE UN GRANDE SUCCESSO DELLA TRIADE MELONI- MANTOVANO- CARAVELLI. IL DIRETTORE DELL’AISE È IL STATO VERO ARTEFICE DELL’OPERAZIONE, TANTO DA VOLARE IN PERSONA A TEHERAN PER PRELEVARE LA GIORNALISTA - COSA ABBIAMO PROMESSO ALL’IRAN? È PROBABILE CHE SUL PIATTO SIA STATA MESSA LA GARANZIA CHE MOHAMMAD ABEDINI NON SARÀ ESTRADATO NEGLI STATI UNITI – ESCE SCONFITTO ANTONIO TAJANI: L’IMPALPABILE MINISTRO DEGLI ESTERI AL SEMOLINO È STATO ACCANTONATO NELLA GESTIONE DEL DOSSIER (ESCLUSO PURE DAL VIAGGIO A MAR-A-LAGO) - RIDIMENSIONATA ANCHE ELISABETTA BELLONI: NEL GIORNO IN CUI IL “CORRIERE DELLA SERA” PUBBLICA IL SUO COLLOQUIO PIENO DI FRECCIATONE, IL SUO “NEMICO” CARAVELLI SI APPUNTA AL PETTO LA MEDAGLIA DI “SALVATORE”…

italo bocchino maria rosaria boccia gennaro sangiuliano

DAGOREPORT - MARIA ROSARIA BOCCIA COLPISCE ANCORA: L'EX AMANTE DI SANGIULIANO INFIERISCE SU "GENNY DELON" E PRESENTA LE PROVE CHE SBUGIARDANO LA VERSIONE DELL'EX MINISTRO - IL FOTOMONTAGGIO DI SANGIULIANO INCINTO NON ERA UN "PIZZINO" SULLA PRESUNTA GRAVIDANZA DELLA BOCCIA: ERA UN MEME CHE CIRCOLAVA DA TEMPO SU INTERNET (E NON È STATO MESSO IN GIRO DALLA BIONDA POMPEIANA) - E LA TORTA CON LA PRESUNTA ALLUSIONE AL BIMBO MAI NATO? MACCHE', ERA IL DOLCE DI COMPLEANNO DELL'AMICA MARIA PIA LA MALFA - VIDEO: QUANDO ITALO BOCCHINO A "PIAZZAPULITA" DIFENDEVA L'AMICO GENNY, CHE GLI SUGGERIVA TUTTO VIA CHAT IN DIRETTA...

meloni trump

DAGOREPORT - NON SAPPIAMO SE IL BLITZ VOLANTE TRA LE BRACCIA DI TRUMP SARÀ UNA SCONFITTA O UN TRIONFO PER GIORGIA MELONI - QUEL CHE È CERTO È CHE DOPO TALE MISSIONE, POCO ISTITUZIONALE E DEL TUTTO IRRITUALE, LA DUCETTA È DIVENUTA AGLI OCCHI DI BRUXELLES LA CHEERLEADER DEL TRUMPISMO, L’APRIPISTA DELLA TECNODESTRA DI MUSK. ALTRO CHE MEDIATRICE TRA WASHINGTON E L’UE - LA GIORGIA CAMALEONTE, SVANITI I BACINI DI BIDEN, DI FRONTE ALL'IMPREVEDIBILITÀ DEL ''TRUMPISMO MUSK-ALZONE'', È STATA COLTA DAL PANICO. E HA FATTO IL PASSO PIÙ LUNGO DELLA GAMBOTTA VOLANDO IN FLORIDA, GRAZIE ALL'AMICO MUSK - E PER LA SERIE “CIO' CHE SI OTTIENE, SI PAGA”, IL “TESLA DI MINCHIA” HA SUBITO PRESENTATO ALLA REGINETTA DI COATTONIA LA PARCELLA DA 1,5 MILIARDI DI DOLLARI DELLA SUA SPACE X …

cecilia sala mohammad abedini donald trump giorgia meloni

DAGOREPORT - A CHE PUNTO È LA NOTTE DI CECILIA SALA? BUIO FITTO, PURTROPPO. LA QUESTIONE DELLA LIBERAZIONE DELLA GIORNALISTA ITALIANA SI INGARBUGLIA – IL CASO, SI SA, È LEGATO ALL’ARRESTO DELL’INGEGNERE-SPIONE IRANIANO MOHAMMAD ABEDINI, DI CUI GLI AMERICANI CHIEDONO L’ESTRADIZIONE. L’ITALIA POTREBBE RIFIUTARSI E LA PREMIER NE AVREBBE PARLATO CON TRUMP. A CHE TITOLO, VISTO CHE IL TYCOON NON È ANCORA PRESIDENTE, SUGLI ESTRADATI DECIDE LA MAGISTRATURA E LA “TRATTATIVA” È IN MANO AGLI 007?