SPONSORIZZATO DALLA MERKEL, RIGOR MONTIS POTREBBE GUARDARE BEN OLTRE L’ITALIETTA E PUNTARE ALLA GUIDA DELL’EUROGRUPPO, L'ORGANISMO CHE RACCOGLIE I MINISTRI ECONOMICI E FINANZIARI DELL'EUROZONA, AL POSTO DI JUNCKER - IN LIZZA CI SONO ANCHE LA FRANCIA (CON MOSCOVICI) E LA FINLANDIA - LA GERMANIA SI BUTTA SUI CONTRATTI VINCOLANTI PER COMMISSARIARE I PAESI PIÙ DEBOLI…
1 - PER IL DOPO JUNCKER SPUNTA (FORSE) LA CANDIDATURA DEL PROFESSORE
L. Off. per il "Corriere della Sera"
Il francese Pierre Moscovici o la finlandese Jutta Urpilainen, o il suo connazionale Olli Rehn? O magari l'italiano Mario Monti, secondo quanto continuano a sussurrare certe voci insistenti? O ancora l'olandese Jeroen Dijsselbloem? La fila si allunga, aumentano ogni giorno i candidati veri o presunti alla successione di Jean-Claude Juncker, presidente uscente dell'Eurogruppo, l'organismo che raccoglie i ministri economici e finanziari dell'eurozona. Fra poco, si deciderà . E si scalda sempre più la «guerra» fra ambasciate, palazzi Ue, istituzioni finanziarie. Perché chi guida l'Eurogruppo può dire parole molto importanti sull'austerità , la crescita, le vie di risoluzione della crisi.
Angela Merkel e François Hollande hanno levato le loro mani unite al cielo, l'altro giorno, alla cerimonia del premio Nobel in quel di Oslo. Ma qui a Bruxelles, quelle stesse mani possono anche guidare «eserciti» opposti, proprio quelli che si contendono il timone dell'Eurogruppo.
Tanto per cambiare, alcuni Paesi più ricchi schierati sulla linea del rigore a ogni costo si scontrano con altri del Centro e Sud dell'Europa più favorevoli alla crescita. Ci sono veti incrociati, manovre tattiche. Wolfgang Schäuble, ministro delle Finanze tedesco, sarebbe stato escluso dalla lizza perché la Germania è considerata da molti fin troppo presente sullo scacchiere europeo, e anche perché un tedesco - Klaus Regling - guida già il Fondo salva Stati.
Analogamente una candidatura Monti - ammesso sia vera - potrebbe trovare un ostacolo teorico nella presenza di un italiano, Mario Draghi, al vertice della Banca centrale europea. In questa cornice, la Francia di Hollande preme con forza per il «suo» Moscovici, ideale contrappeso al colosso germanico. E la lotta ha infine spettatori lontani, ma molto interessati: quelli che ad Atene attendono le decisioni dell'Eurogruppo come una sentenza inappellabile, o quasi.
2 - CONTRATTI VINCOLANTI PROPOSTA TEDESCA CHE NON PIACE A ROMA E PARIGI...
I. C. per il "Corriere della Sera"
Il presidente francese François Hollande ha fatto capire la sua contrarietà sollecitando, implicitamente e provocatoriamente, un impegno della Germania a «ridurre le sue eccedenze commerciali e a sostenere la domanda interna» per compensare gli sforzi per i Paesi che devono migliorare la «competitività ». Ma la richiesta tedesca di introdurre nell'eurozona dei contratti vincolanti per evitare gli squilibri macroeconomici non piace anche all'Europarlamento, al Belgio, all'Austria e viene esaminata con prudenza dall'Italia. Il timore è che a Berlino vogliano imporre, tramite Bruxelles, una ampia cessione di sovranità nelle politiche economiche nazionali e di fatto la possibilità di «commissariare» un governo.
I contratti vincolanti sono così diventati uno dei temi più delicati nelle trattative anticrisi destinate a confluire nel Consiglio dei capi di Stato e di governo di domani e venerdì a Bruxelles. Lo ha confermato il ministro degli Affari europei Enzo Moavero commentando i negoziati già iniziati nel Consiglio affari generali su questi «impegni aggiuntivi per le riforme», inseriti nel rapporto per il vertice dal presidente stabile del Consiglio Ue, il belga Herman Van Rompuy, su pressioni tedesche.
«Il testo è ancora generico e su questi accordi di natura contrattuale non c'è ancora un'idea precisa - ha spiegato Moavero -. Ma l'Italia segue con attenzione l'argomento». I contratti vincolanti riguarderebbero tutti i 17 Paesi membri dell'eurozona. Stati in difficoltà come Grecia e Spagna (o anche Italia), però, avrebbero un potere contrattuale con Bruxelles molto minore rispetto alla Germania.
Non a caso Hollande ha puntato l'indice sullo squilibrio macroeconomico dell'eccesso di export, che praticamente è l'unico punto su cui il governo di Berlino potrebbe essere costretto a impegnarsi in questi «accordi di natura contrattuale». L'Europarlamento teme proprio le asimmetrie che si potrebbero creare nella cessione di sovranità nazionale a svantaggio dei governi più deboli.




