clinton putin eltsin

QUANDO BILL CLINTON VOLEVA LA RUSSIA NELLA NATO CON UN PROCESSO "GRADUALE, COSTANTE, TRASPARENTE" – ELTSIN ERA D'ACCORDO E PUTIN, CHE GLI SUCCESSE AL POTERE, SEMBRAVA CONDIVIDERE L'IDEA - NEL 1999 PROPOSE AGLI USA DI FARE FRONTE COMUNE CONTRO AL QAEDA E NEL 2002 CI FU IL VERTICE DI PRATICA DI MARE - I SOGNI DI ELTSIN CHE SPERAVA DI POTER ESTENDERE L'INFLUENZA DI MOSCA IN EUROPA: “BILL, TI CHIEDO UNA COSA. DATE L'EUROPA ALLA RUSSIA”- E CLINTON, DI RIMANDO: “NON CREDO CHE GLI EUROPEI LO APPREZZEREBBERO MOLTO” - IL LIBRO

Paolo Mastrolilli per “la Repubblica” - Estratti

 

bill clinton vladimir putin

Vladimir Putin si rivolge a Bill Clinton, che gli sottolinea l’importanza del passaggio pacifico del potere da Eltsin a lui attraverso le elezioni, e costernato ammette: «Purtroppo non è così. La Russia non ha un sistema politico consolidato. Gli elettori non leggono i programmi. Guardano i volti dei leader, indipendentemente dal partito. La strategia dell’opposizione è basata su questo, suscitare agitazione, avere un impatto emotivo. Eltsin lo capisce e ne tiene conto.

 

Alcune sue azioni potrebbero sorprenderla. Altre sono errori. È necessario però che lei tenga conto delle motivazioni. Tenga presente che abbiamo dei piani e stiamo agendo secondo quanto prevedono ». Clinton annuisce e commenta: «Non vedo l’ora di vedere come si realizzeranno». Putin lo rassicura: «Apprezzo tutto quello che ha fatto per contribuire allo sviluppo delle relazioni tra i nostri Paesi».

 

l'america di clinton

È il 12 settembre 1999 e il presidente Usa ormai in uscita, che ha gestito l’allargamento a Est della Nato, incontra allo Stamford Plaza Hotel di Auckland il premier russo, destinato a diventare presidente 8 mesi dopo. Leggere questo dialogo nei documenti del libro di Maria Vittoria Lazzarini Merloni e Andrea Spiri “L’America di Clinton”, in uscita oggi da Carocci, costringe a riesaminare i rapporti tra Mosca e Washington dopo la Guerra Fredda, alla luce dell’invasione dell’Ucraina. Perché si capisce che il dialogo sull’allargamento Nato era più profondo e gestibile di quanto non ammetta oggi la Russia.

 

(...)

Il 12 gennaio 1994 Clinton incontra a Praga i leader dell’Est. Si parla della Partnership for Peace per costruire la fiducia Nato-paesi ex Urss.

Si discute di Russia e Ucraina, e il polacco Walesa avverte che «la Russia ha firmato tanti accordi, ma non sempre ha mantenuto la parola: in una mano teneva la penna, nell’altra una granata». Il ceco Havel dice che «non bisogna isolare Mosca, senza darle il veto su chi entra». Clinton concorda, ma il ministro degli Esteri polacco Olechowski domanda: «Gli Usa faranno un accordo con la Russia sopra la nostra testa, accettando una nuova sfera di influenza di Mosca? ». Clinton lo esclude: «Non tracceremo una nuova linea in Europa.

bill clinton e papa francesco

 

(...) Il 21 aprile Clinton ne parla con Eltsin a Mosca. «Sulla Nato sai che sono impegnato ad evitarti sorprese. L’allargamento procederà con le modalità di cui ho parlato: graduale, costante e trasparente. Facciamo il possibile affinché non sia un problema, in coerenza con quanto abbiamo concordato dal principio».

Eltsin risponde «Ok (annuisce)».

 

Questi documenti vanno letti con quelli del 1994 e 1995 della George Washington University, dove si vede l’evoluzione di Eltsin dalla resistenza all’allargamento giudicato «un’umiliazione», alla comprensione della strategia di Clinton. Putin la eredita e sembra condividerla. Nell’incontro del 12 settembre 1999 propone anche di fare causa comune contro al Qaeda: «Chi ci attacca nel Daghestan sono gli stessi che hanno colpito gli Usa. Bin Laden intende trasferirsi in Cecenia. Non si muove perché teme che lo catturiamo».

Due anni dopo c’è il vertice di Pratica di Mare, che sembra avvicinare la Russia alla Nato, ma nel 2008 tutto inizia a crollare con la guerra di Putin in Georgia.

 

ELTSIN DISSE A CLINTON: «DATE A NOI L’EUROPA»

bill e hillary clinton

Mario Ajello per “il Messaggero” - Estratti

 

Per evitare disastri futuri (già intravedeva la guerra di Putin contro l'Ucraina?) è meglio che l'Europa la date in gestione a noi russi e voi americani occupatevi di altre parti del mondo. Questa la richiesta di Boris Eltsin, il primo presidente non comunista della Federazione Russa, al presidente degli Stati Uniti, Bill Clinton. Il documento, riservatissimo e finora inedito, si trova negli archivi del Dipartimento di Stato di Washington e fa capire come le questioni odierne che infiammano l'Europa affondino in un passato che sembra lontano vent'anni ma è di fatto vicinissimo.

 

VLADIMIR PUTIN E BILL CLINTON

Il 19 novembre del 1999, Eltsin - come risulta da queste carte appena declassificate - confida a Clinton la sua speranza di vedere un'Europa finalmente affrancata dalla tutela americana visto che il Muro è crollato e la minaccia comunista non esiste più per nessuno: «Bill, ti chiedo una cosa. Date l'Europa alla Russia. Gli Stati Uniti non sono in Europa, e l'Europa dovrebbe essere un affare degli europei. La Russia è per metà europea e per metà asiatica».

 

«Quindi, caro Boris, vuoi anche l'Asia?», domanda il leader della Casa Bianca. La risposta non lascia spazio ad equivoci: «Certo, certo, Bill. Alla fine, dovremo concordare su tutto questo. Io sono un europeo. Vivo a Mosca. Mosca è in Europa, e questo mi piace.

Tu puoi prenderti tutti gli altri Stati del mondo e provvedere alla loro sicurezza. Io mi prenderò l'Europa e penserò alla sua sicurezza. O meglio: non lo farò io, lo farà la Russia». E Clinton, di rimando: «Non credo che gli europei lo apprezzerebbero molto».

 

 

ELTSIN CLINTON

Le posizioni e i ragionamenti di Eltsin, che ben conosceva Putin e al collega statunitense parlava bene di lui dipingendolo addirittura come un «sincero democratico», in questo documento - e negli altri report trovati insieme a Maria Vittoria Lazzarini Merloni dallo storico Andrea Spiri, docente di storia alla Luiss, negli archivi americani e da qui il libro in uscita: L'America di Clinton - fanno capire quanto le mire europee di Putin, che riguardano terribilmente per ora l'Ucraina ma anche i Paesi baltici, siano il frutto, militarista e guerrafondaio, di pretese imperiali russe che non ha certamente inventato l'attuale inquilino del Cremlino. Ma che Putin applica con brutalità e cieco nazionalismo panrusso.

 

bill clinton 4

(…)

Ultimi Dagoreport

elly schlein almasri giuseppe conte giorgia meloni

DAGOREPORT - BENVENUTI AL GRANDE RITORNO DELLA SINISTRA DI TAFAZZI! NON CI VOLEVA L’ACUME DI CHURCHILL PER NON FINIRE NELLA TRAPPOLA PER TOPI TESA ALL'OPPOSIZIONE DALLA DUCETTA, CHE HA PRESO AL BALZO L’ATTO GIUDIZIARIO RICEVUTO DA LO VOI PER IL CASO ALMASRI (CHE FINIRÀ NELLA FUFFA DELLA RAGION DI STATO) PER METTERE SU UNA INDIAVOLATA SCENEGGIATA DA ‘’MARTIRE DELLA MAGISTRATURA’’ CHE LE IMPEDISCE DI GOVERNARE LA SUA "NAZIONE" - TUTTE POLEMICHE CHE NON GIOVANO ALL’OPPOSIZIONE, CHE NON PORTANO VOTI, DATO CHE ALL’OPINIONE PUBBLICA DEL TRAFFICANTE LIBICO, INTERESSA BEN POCO. DELLA MAGISTRATURA, LASCIAMO PERDERE - I PROBLEMI REALI DELLA “GGGENTE” SONO BEN ALTRI: LA SANITÀ, LA SCUOLA PER I FIGLI, LA SICUREZZA, I SALARI SEMPRE PIÙ MISERI, ALTRO CHE DIRITTI GAY E ALMASRI. ANCHE PERCHE’ IL VERO SFIDANTE DEL GOVERNO NON È L’OPPOSIZIONE MA LA MAGISTRATURA, CONTRARIA ALLA RIFORMA DI PALAZZO CHIGI. DUE POTERI, POLITICO E GIUDIZIARIO, IN LOTTA: ANCHE PER SERGIO MATTARELLA, QUESTA VOLTA, SARÀ DURA...

donald trump zelensky putin

DAGOREPORT - UCRAINA, LA TRATTATIVA SEGRETA TRA PUTIN E TRUMP È GIA' INIZIATA (KIEV E UE NON SONO STATI NEANCHE COINVOLTI) - “MAD VLAD” GODE E ELOGIA IN MANIERA SMACCATA IL TYCOON A CUI DELL'UCRAINA FREGA SOLO PER LE RISORSE DEL SOTTOSUOLO – IL PIANO DI TRUMP: CHIUDERE L’ACCORDO PER IL CESSATE IL FUOCO E POI PROCEDERE CON I DAZI PER L'EUROPA. MA NON SARA' FACILE - PER LA PACE, PUTIN PONE COME CONDIZIONE LA RIMOZIONE DI ZELENSKY, CONSIDERATO UN PRESIDENTE ILLEGITTIMO (IL SUO MANDATO, SCADUTO NEL 2024, E' STATO PROROGATO GRAZIE ALLA LEGGE MARZIALE) - MA LA CASA BIANCA NON PUO' FORZARE GLI UCRAINI A SFANCULARLO: L’EX COMICO È ANCORA MOLTO POPOLARE IN PATRIA (52% DI CONSENSI), E L'UNICO CANDIDATO ALTERNATIVO È IL GENERALE ZALUZHNY, IDOLO DELLA RESISTENZA ALL'INVASIONE RUSSA...

donnet, caltagirone, milleri, orcel

DAGOREPORT - COSA POTREBBE SUCCEDERE DOPO LA MOSSA DI ANDREA ORCEL CHE SI È MESSO IN TASCA IL 4,1% DI GENERALI? ALL’INIZIO IL CEO DI UNICREDIT SI POSIZIONERÀ IN MEZZO AL CAMPO NEL RUOLO DI ARBITRO. DOPODICHÉ DECIDERÀ DA CHE PARTE STARE TRA I DUE DUELLANTI: CON IL CEO DI GENERALI, PHILIPPE DONNET, OPPURE CON IL DUPLEX CALTAGIRONE-MILLERI? DIPENDERÀ DA CHI POTRÀ DARE PIÙ VANTAGGI A ORCEL - UNICREDIT HA IN BALLO DUE CAMPAGNE DI CONQUISTA: COMMERBANK E BANCO BPM. SE LA PRIMA HA FATTO INCAZZARE IL GOVERNO TEDESCO, LA SECONDA HA FATTO GIRARE LE PALLE A PALAZZO CHIGI CHE SUPPORTA CALTA-MILLERI PER UN TERZO POLO BANCARIO FORMATO DA BPM-MPS. E LA RISPOSTA DEL GOVERNO, PER OSTACOLARE L’OPERAZIONE, È STATA L'AVVIO DELLA PROCEDURA DI GOLDEN POWER - CHI FARÀ FELICE ORCEL: DONNET O CALTA?