QUANDO IN PATRIA TI DETESTANO, BUTTATI SULLA POLITICA ESTERA – COSA ACCOMUNA JOE BIDEN, BORIS JOHNSON, OLAF SCHOLZ ED EMMANUEL MACRON? I LEADER, CHE AL G7 IN GERMANIA HANNO FATTO GLI SBORONI CONTRO PUTIN, HANNO GROSSI PROBLEMI DI CONSENSO. ANCHE PER QUESTO, STRAPARLANO DI POLITICA ESTERA, MA QUANDO SI TRATTA DI ARRIVARE AL DUNQUE NICCHIANO. COME NEL CASO DEL TETTO AL PREZZO DEL GAS, PROPOSTO CON FORZA DA DRAGHI E RISOLTO CON UNO SPOMPISSIMO INVITO AD “ESPLORARE” LA POSSIBILITÀ…
Daniele Dell'Orco per “Libero quotidiano”
G7 IN GERMANIA - BORIS JOHNSON - JOE BIDEN - OLAF SCHOLZ - EMMANUEL MACRON - MARIO DRAGHI
La differenza tra una democrazia e un'autocrazia è che l'autocrate usa il pugno duro in politica interna per affermarsi in politica estera, il liberale cerca di affermarsi in politica estera per non perdere voti in patria. Potrebbe essere riassunto così il G7 di Schloss Elmau, che si è chiuso ieri ma avrà una sorta di revival in queste ore a Madrid, dov' è in programma un rovente vertice Nato.
Il Gruppo dei Sette ha sancito il supporto dei leader ad un piano comune per cercare di limitare i prezzi dell'energia e sostenere l'Ucraina a tempo indeterminato.
Un piano fatto di molte buone intenzioni ma al momento poca concretezza.
MEME SULLA SCONFITTA ELETTORALE DI MACRON
Il Cancelliere tedesco Olaf Scholz, che sta rischiando di dilapidare il tesoro di stabilità politica lasciato da Angela Merkel, ha ottenuto un ulteriore impegno da 4,5 miliardi di dollari per imbastire un'alleanza globale per la sicurezza alimentare ed evitare la carestia mondiale, e l'impegno a sostenere il «club del clima» per coordinare meglio i programmi nazionali di riduzione delle emissioni di carbonio ed evitare future dispute commerciali sulle tariffe verdi.
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Il severo Joe Biden, che nonostante il tema aborto rischia il tracollo alle elezioni di midterm di novembre, ha cercato di convincere gli altri leader a non affibbiare solo agli Usa il costo delle forniture militari a Kiev, ed è rimasto freddo alla richiesta degli altri di limitare il prezzo del petrolio russo.
Il sogno (che resta un miraggio) di Mario Draghi, ma anche di Emmanuel Macron, un altro che in casa ha ormai più nemici che alleati. Il canadese Justin Trudeau aveva come obiettivo il grande piano "green" anticinese, messo in ombra dalla necessità manifestata dagli altri di investire nella produzione di combustibili fossili per sostituire il petrolio e il gas russo.
Il presidente Joe Biden con gli appunti della Casa Bianca
Il suo Paese, poi, tra prezzi alle stelle e aeroporti in tilt a causa della mancanza di personale, al momento ha mille problemi più urgenti. Nel Regno Unito i primi che tentano di impallinare Boris Johnson sono i suoi alleati conservatori, per la crisi del costo della vita e per le feste illegali a Downing Street durante la pandemia. Uno su quattro tra i suoi parlamentari ha votato la sfiducia appena pochi giorni fa, ma lui spera di riaccendere gli animi dei britannici continuando a puntare sull'antiputinismo di ferro.
Ha incoraggiato gli altri leader a rafforzare il loro sostegno economico, militare e politico all'Ucraina, inasprendo al contempo le sanzioni contro Vladimir Putin, e si è divertito a scherzare con Trudeau, davanti alle telecamere della prima sessione. Visto il caldo africano, Johnson si è chiesto se fosse il caso di togliersi la giacca o se fosse il caso di dimostrare «che siamo più duri di Putin». Trudeau lo ha esortato a «cavalcare a torso nudo», un riferimento alle famigerate cavalcate di Putin, e Johnson ha risposto: «Dobbiamo mostrare i nostri pettorali».
Agli ucraini, però, la voglia di ridere è passata da un pezzo. Vero vincitore del G7 è stato il Primo ministro giapponese Fumio Kishida. Il Giappone è un baluardo anticinese, e Kishida ha voluto dimostrare soprattutto i suoi forti legami con Biden, riuscendo a convincere tutti che debba essere la Cina a stare in cima all'agenda. Non a caso, Kishida è stato uno dei pochi leader ad ottenere un incontro bilaterale con Biden, di norma molto taciturno e isolato.
Molto meno festante Mario Draghi, che in politica interna deve solo attendere novità dalle elezioni 2023, ma che dalla sua idea del tetto sul prezzo del gas russo continua a ricevere pacche sulla spalla, attestati di fiducia e poi, quando si arriva al dunque, un arrivederci alla prossima puntata.
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