FATTI I GIAVAZZI TUOI! - QUANDO SI SENTE ATTACCATO, IL ‘SOBRIO’ UOMO IN GRIGIO S’INCAZZA COME UNA BISCIA MESTRUATA - COME ACCADUTO CON FRANCESCO GIAVAZZI, SUO COMPAGNO DI EDITORIALI SUL ‘CORRIERE’, CHE HA OSATO CRITICARE LA MANOVRA E IN CONFERENZA STAMPA, RIFERENDOSI A ‘FRETTOLOSI E VALENTI ECONOMISTI’ PRATICAMENTE GLI HA DATO DEL CAZZARO - QUANDO L’EX AN GUSTAVO SELVA GLI HA CHIESTO PERCHÉ NON RINUNCIAVA ALLO STIPENDIO DA PREMIER E DA MINISTRO, MONTI S’È INVIPERITO COME UNA ZITELLA ACIDA…
Giorgio Meletti per il "Fatto quotidiano"
Mario Monti e Francesco Giavazzi sono amici da molti anni, colleghi all'Università Bocconi e compagni di avventura come editorialisti di punta per l'economia al Corriere della Sera. Amici al punto che Giavazzi ha anche collaborato alla preparazione del discorso programmatico con cui il nuovo presidente del Consiglio si è presentato al Parlamento. Per questo le botte che si sono dati domenica hanno lasciati tutti di stucco. à vero che ha cominciato Giavazzi, robusto polemista, ma la reazione dell'amico e collega, se commisurata al ruolo e alla rinomata sobrietà , ha fatto ancora più impressione.
Dunque domenica mattina il Corriere della Sera esce con un editoriale firmato da Giavazzo con un altro economista prestigioso, Alberto Alesina, dal titolo inequivocabile: "Caro Presidente, così non va". E giù un attacco forsennato alla manovra che Monti stava per varare, appena attenuato dalla forma rispettosa della lettera aperta, piena di Lei con la maiuscola. Capo d'accusa principale: è una manovra di tasse. "La spirale di aumenti di aliquote, recessione, riduzione di gettito - hanno scritto i due professori - tende a creare un circolo vizioso in cui l'economia si avvita in una recessione sempre più grave".
Botta finale, di quelle che fanno imbufalire gli accademici: Monti non taglia la spesa pubblica, come si dovrebbe. "Quante volte Lei stesso lo ha scritto su questo giornale?". Verosimilmente tra i due amici è intercorsa qualche telefonata di fuoco nel corso della giornata, fino a quando Monti, nella conferenza stampa di domenica sera, ha dimostrato di essere sobrio ma non mansueto. Anzi, si è dimostrato cattivissimo.
Prima ha sfilato dalla manovra l'aumento dell'aliquota Irpef del 43 per cento, che aveva scatenato le critiche, poi ha dato la sciabolata ai colleghi professori come se quel balzello sventato in extremis se lo fossero sognato: "La via più semplice di gravare sui soliti noti sarebbe stata quella di alzare l'aliquota Irpef - ha detto come se non ci avesse mai pensato - cosa già condannata da frettolosi e valenti economisti amici che si sono fidati più delle vostre indiscrezioni che del nostro buonsenso". Come dire che Giavazzi è uno che spara a zero su bubbole che ha letto sui giornali.
Monti è uno che quando c'è da picchiare picchia. Con la giusta dose di suscettibilità . Come ha dimostrato, durante la conferenza stampa in diretta tv, maltrattando in modo prolungato il povero Gustavo Selva, anziano ex giornalista e politico, da tempo inoffensivo a causa dell'età , che gli ha chiesto perché non rinunciava allo stipendio da premier e da ministro. Anziché cavarsela con un semplice "stia tranquillo, ho appena detto che lo farò", che avrebbe chiuso l'incidente, Monti ha voluto specificare con una serie di lentissime circonlocuzioni che sicuramente era colpa sua e della sua pessima dizione se il povero Selva, sicuramente lucido e dotato di udito finissimo, non aveva sentito.
Poco prima la stessa Elsa Fornero, esibendosi nella indimenticabile scena del pianto, aveva assaggiato la sorridente cattiveria del premier, che prima ha continuato la sua spiegazione della riforma previdenziale dove lei l'aveva interrotta causa singhiozzi. Ma poco dopo non ha resistito a trattarla come un professore tratta l'allieva adolescente in crisi ormonale: con un mezzo sorrisetto condiscendente le ha intimato: "Commuoviti ma correggimi".
Per poi chiudere in tono super paternalistico: "Non pretendo di far sorridere il ministro del Lavoro, ma almeno di non farla più piangere".Chissà come l'ha presa lei, che fin dalla nomina si è spesa in difesa della dignità del ruolo femminile. Forse ha pensato, come tutti, che Supermario è molto sobrio, ma anche molto cattivo.
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